IL LAVORO BEN FATTO | LIBRO
A SCUOLA CON IL LAVORO BEN FATTO | LIBRO
APPUNTI PER UNA DIDATTICA ARTIGIANA | APPROCCIO
CASELLE IN PITTARI, 18 MARZO 2024
Caro Diario, l’intuizione da cui sono partito e sulla quale ho inziato a lavorare più di 20 anni fa è che al tempo di internet ogni studente è un autore. Vale davvero per tutte/i, dalla prima elementare, forse anche prima, all’università. Se vuoi saperne di più su questp punto ti consiglio di leggere Appunti per una Didattica Artigiana.
Lavorandoci e pensandoci su, è apparso evidente che il lavoro ben fatto e l’utilizzo consapevole delle tecnologie moltiplicano questa possibilità perché rafforzano l’umanità, l’autonomia, la capacità di apprendere, di fare e di pensare di ciascuno di noi, a qualunque età.
Il progetto è nato da qui. Se leggi l’articolo e ti fai un giro tra le esperienze realizzate vedi che funziona nelle scuole di ogni ordine e grado, dalla prima elementare all’università. Che è basato su un unico approccio, una stessa metodologia e tanti percorsi didattici differenti a seconda delle scuole e dell’età. E che coinvolge le classi, le docenti, le famiglie e a volte anche le comunità.
Direi che come presentazione è tutto, come sempre conto su di te per il passa parola. Se qualche tua/o amica/o prof. vuole saperne di più basta che invia una mail a partecipa@lavorobenfatto.org e sarò felice di approfondire il discorso.
PROGETTO
A scuola di lavoro ben fatto, di tecnologia e di consapevolezza
BOARD
Vincenzo Moretti, Irene Costantini, Maria D’Ambrosio, Colomba Punzo, Federico Samaden
ABSTRACT
Lavoro ben fatto e uso consapevole delle tecnologie per connettere fare e pensare in ogni fase del processo di apprendimento in qualunque disciplina.
Per essere autrici e autori. E accrescere la propria autonomia. Il senso civico. La responsabilità. L’approccio critico. La creatività. La capacità di cooperare e di risolvere problemi.
Per valorizzare conoscenze e competenze.
Per utilizzare al meglio la cassetta degli attrezzi analogici e digitali che di volta in volta abbiamo a disposizione.
Per avere a ogni età teste ben fatte invece che teste ben piene, come ci ha insegnato Morin.
In una fase in cui i processi di apprendimento sono riferibili più all’ambito della socialità che a quello dell’informazione, come sostiene Siemens.
ESPERIENZE IN CORSO E REALIZZATE
Gianni Rodari Follonica | Il lavoro ben fatto in 3° A
Lezioni Artigiane | Bottega O 2023
Lezioni Artigiane | Bottega Next Generation
Lezioni Artigiane | Bottega Rodari
Il Lavoro Ben fatto a HIA, Hospitality Innovation Academy Firenze
Lezioni Artigiane in Bottega O, Unisob Napoli
Una Bottega chiamata Aula O, Unisob Napoli
L’alfabeto del lavoro ben fatto e la Prima A, Gianni Rodari, Follonica
Bruno Buozzi, Follonica
Bottega O, Unisob Napoli
La 5° A, Gianni Rodari, Follonica, Gianni Rodari, Follonica
Twins School, Caselle in Pittari
Le mille e una storia della 4° A, Gianni Rodari, Follonica
Il percorso, Le possibilità, Il mosaico, I. C. Follonica 1
Le parole del lavoro ben fatto e i paladini della giustizia, I. C. Follonica 1 e I. C. Leopoldo II di Lorena, Follonica
Bottega Aula O, Unisob
Lavoro ben fatto, tecnologia e consapevolezza, Istituto Salesiani Napoli Vomero
Gli umani, le macchine e la 4° A di Follonica, I. C. Follonica 1
Di umani, di macchine e di futuri possibili, Unisob
Grazie Aula O, Unisob
Raccontare il Tempo a Unisob, Aula O
Raccontare il tempo a Follonica, in 3° A
Stazione Loreto: Istituto Alberghiero A. Nebbia, Loreto, Ancona
Il Piccolo Principe disegnato da voi
Il Piccolo Principe al I. C. Samuele Falco di Scafati
Il Piccolo Principe all’Università
Stazione Piccolo Principe
Stazione Follonica: I.C. Follonica 1
Stazione Modugno: 3° Circolo Didattico Don Lorenzo Milani
Stazione università, Star Wars Station, Unisob
Stazione Scafati: I. C. Samuele Falco
Stazione Torre Annunziata: Liceo Artistico Giorgio de Chirico
Stazione Porchiano: I. C. Bordiga Porchiano
Stazione Roma: Istituto Comprensivo Pablo Neruda
Stazione Soccavo: 33° Circolo Didattico Risorgimento
Stazione Marcianise: Istituto Novelli
Stazione Scampia: ITI Galileo Ferraris
Stazione Ponticelli: I. C. Marino Santa Rosa
Stazione Nola: Liceo Carducci
PARTE PRIMA: ABOUT
Scuole – Materie – Età
Tutte
Claim
Ciò che va quasi bene non va bene
Linguaggi
1. Verbale (orale, scritto, comune);
2. Non verbale (corpo, tono, frequenza e ritmo della voce, silenzio, spazio, abiti, ecc.);
3. Segni (mani, faccia, corpo, ecc.)
Piattaforme
1. Piattaforme Web, Social Network, Blog, Wiki, ecc.;
2. Libri, eBook, Paper, ecc.;
3. Smartphone, Tablet, Computer, Console videogiochi, ecc.
Hashtag
#lavorobenfatto #tecnologia #consapevolezza
#pensare #fare #apprendere
#donare #scambiare #comunicare
Parole e Concetti Chiave
Ambiente, apprendere, autonomia, bellezza, comunicare connettivismo, consapevolezza, contesto, cooperazione, corpo, cultura organizzativa, donare, fare, intelligenza artificiale, intelligenze plurali, internazionalizzazione, internet, lavoro ben fatto, miti razionali, pensare, potenziamento, processi di competizione collaborazione, problem solving, protesi, rapporti scuola famiglia, scambiare, sensemaking, serendipity, spazio fisico, tecnologia, territorio.
PARTE SECONDA: APPROCCIO, IDEE, OBIETTIVI
Approccio
Fondato sull’accesso, il nostro approccio mira ad accrescere l’autonomia e il senso critico, a evidenziare le connessioni tra il fare e il pensare, ad attivare i processi di costruzione di senso e di significato, a moltiplicare le opportunità, ad ampliare le possibilità e i processi di inclusione.
Accesso è anche l’acronimo che ci siamo scelti per sintetizzare con sette parole il nostro lavoro, vediamo più da vicino di cosa si tratta:
A come artigiano, come necessità di mettere sempre qualcosa di sé in quello che si fa, come urgenza di fare bene le cose a prescindere, perché è così che si fa. Per il docente artigiano il lavoro o è ben fatto o non è. Nella sua cassetta degli attrezzi ci saranno perciò amore per il proprio lavoro e per la classe, conoscenza, competenza, disponibilità, motivazione, sensibilità. In questo senso è interprete di una cultura e di una vocazione che lo porta a fare con gioia le cose che fa.
C come classe, come comunità, come condivisione, come ambiente di apprendimento orientato alla crescita personale e sociale di ciascuno dei suoi componenti.
C come consapevolezza, come approccio civico alla vita, al lavoro, allo studio, alle tecnologie, con tutto ciò che ne consegue dal versante dei diritti e dei doveri di ciascuno.
E come errore. Come capacità di imparare dalle incongruenze, dalle aspettative che vengono disilluse, dagli sbagli che si fanno. Perché «conoscenza ed errore discendono dalle stesse fonti psichiche; solo il risultato permette di distinguerli. L’errore riconosciuto con chiarezza è, come correttivo, altrettanto utile cognitivamente della conoscenza positiva». (Mach)
S come scuola. Scuola come casa della conoscenza, del sapere e del saper fare. Come contesto nel quale sviluppare l’attitudine e l’abitudine a pensare, a esercitare i propri diritti e doveri di cittadinanza, a fare bene le cose, a collaborare, a utilizzare in modo civico le tecnologie. E anche come ambiente sociocognitivo serendipitoso che favorisce lo sviluppo per genio e per caso di idee, opportunità, creatività, crescita sia di chi ci studia che di chi ci lavora.
S come storie. Storie di persone che danno valore al lavoro, alla bellezza, al futuro. Storie dell’Italia che mette testa, mani e cuore nelle cose che fa. Storie raccontate in ogni modo e con ogni mezzo (media) possibile da studenti/autori di ogni età. E anche storie nel senso di Weick: «Le storie aiutano la comprensione, perché integrano quello che si sa di un evento con quello che è ipotizzato, suggeriscono un ordine causale tra eventi che in origine sono percepiti come non interconnessi». Nel senso di Lopez: «Le storie che raccontiamo alla fine si prendono cura di noi. A volte una persona per sopravvivere ha bisogno di una storia più ancora che di cibo. Ecco perché inseriamo queste storie nella memoria gli uni degli altri. È il nostro modo di prenderci cura di noi stessi». Nel senso di Sennett: «Un racconto non è solo un semplice susseguirsi di eventi, ma dà forma al trascorrere del tempo, indica cause, segnala conseguenze possibili».
O come opportunità. Come sviluppo delle abilità e delle capacitazioni (gli insiemi di combinazioni alternative di funzionamenti – stati di essere o di fare cui gli individui attribuiscono valore – che una persona è in grado di realizzare; Sen) dei componenti della classe. Come capacità di cogliere e dunque moltiplicare le occasioni che si presentano nel corso delle nostre vite. Come ampliamento delle opportunità che una società meno ingiusta è tenuta ad offrire a ciascuno dei propri componenti, a partire chi sta senza averne colpa più indietro, per sostenerlo nei suoi progetti di crescita umana, culturale e sociale.
Idee
1. Il lavoro ben fatto come motore del nuovo corso italiano, come attitudine e abitudine a tenere assieme i processi del pensare e del fare, a mettere testa (sapere), mani (saper fare) e cuore (amore) in ogni cosa che si fa.
È un processo di innovazione che comincia dal come fare le cose, dall’urgenza di farle bene, dall’idea che il cambiamento prima ancora che una questione tecnologica sia una questione culturale, riferibile cioè all’approccio, al modo di pensare, perché se lo fai bene qualunque lavoro ha senso. Fare bene una cosa, qualunque sia la cosa da fare, è insomma un valore, una possibilità, un diritto e allo stesso tempo un dovere. (Moretti)
2. L’uso consapevole delle tecnologie come opportunità, come occasione di crescita e di apprendimento delle persone e delle organizzazioni.
Le tecnologie sono da sempre – fin dai primi utensili ricavati da pietre, legno e parti animali – strumenti imprenscindibili dell’evoluzione e dello sviluppo umano, e in quanto tali non sono né buone e né cattive, è il modo in cui le usiamo a determinare di volta in volta le loro qualità.
Il bisogno di usarle in modo civico, appropriato, consapevole vale dunque in ogni circostanza, anche se naturalmente non con le stesse caratteristiche, sia nella sfera analogica che in quella digitale e questo suggerisce qualcosa di significativo sul valore della risorsa educazione e sull’importanza strategica della scuola. (Moretti, Cotugno, D’Ambrosio, Punzo, Strazzullo, Turtoro)
3. La narrazione come mezzo di cambiamento culturale e sociale. Perché come abbiamo visto raccontando storie ci prendiamo cura di noi, attiviamo processi di innovazione, impariamo a produrre e non solo a consumare contenuti, diventiamo autori, incrementiamo il valore sociale delle reti e delle comunità con le quali interagiamo. (Lopez, Sennett, Siemens, Weick et al.).
Obiettivi
1. Attivare e sviluppare a ogni età e in ogni fase del processo di apprendimento la capacità critica e l’attitudine dei ragazzi ad affrontare con approccio olistico e collaborativo i problemi e le loro soluzioni, il che vuol dire semplicemente insegnare loro a pensare, a lavorare insieme, a interagire, a valorizzare la propria autonomia, a vivere quella degli altri come un’opportunità. In una fase come quella attuale, nella quale i processi di apprendimento sono riferibili sempre più all’ambito della socialità piuttosto che a quello dell’informazione, formare teste ben fatte invece che teste ben piene vuol dire in buona sostanza questo: fornire alle/ai ragazze/i le conoscenze e le competenze necessarie per utilizzare al meglio la cassetta degli attrezzi che di volta in volta – in ciascuna fase del loro percorso di studio, di lavoro e di vita – avranno a disposizione.
2. Promuovere a ogni età e in ogni fase del processo di apprendimento la cultura del lavoro ben fatto e dell’uso civico delle tecnologie. Da un lato la consapevolezza che qualunque cosa una persona debba fare – studiare, cucinare la pasta e fagioli, progettare una soluzione smart per un borgo antico, costruire il centro direzione di Tokyo, rammendare un calzino – è importante e ha senso solo se la fa bene. Dall’altro la (ri)scoperta che il carattere di una tecnologia è dato dal modo in cui la utilizziamo, e che questo vale sempre, per il coltello come per la rete, per il bastone come per lo smartphone, per l’ago come per il computer.
3. Condividere e confrontare idee, esperienze, metodologie, buone pratiche, errori.
PARTE TERZA: AZIONI PRELIMINARI, FASI, OUTPUT
Azioni Preliminari
1. Individuare le/i docenti con le quali lavorare in classe. È solo il primo passo, ma è quello decisivo. Sbagliare a questo livello può avere controindicazioni assai rilevanti.
2. Condividere approccio, metodologia, obiettivi, tempi.
3. Definire le domande giuste per conferire senso e significato al lavoro dei docenti e a quello della classe, valorizzando l’autonomia, le competenze e le conoscenze di ciascun suo componente.
4. Confrontarsi sulle attività da svolgere, sulle modalità, sugli strumenti, sugli output.
5. Coinvolgere le famiglie (è decisivo nella scuola elementare, molto importante nella scuola media inferiore, utile nella scuola media superiore e con le modalità appropriate – ad esempio attraverso lo storytelling familiare – anche all’università).
Fasi
1. Il lavoro ben fatto (senso, bellezza e utilitas del fare bene le cose)
2. Le tecnologie (definizione, uso e neutralità, dalla leva allo smartphone)
3. La consapevolezza (pensare e agire con approccio civico)
4. Il racconto (senso, identità, comunità, appartenenza)
5. L’autore (idee, progetti, prodotti)
6. La verifica (ripensarci su, aspettative e risultati, possibili nuove ipotesi)
Output
1. Narrazione e inchiesta partecipata (diari, reportage, serie web, documentari, racconti, serie tv, film, teatro, danza, ecc.).
2. Progettazione e design della classe e dei suoi arredi.
3. Progettazione e realizzazione di giochi e videogiochi.
4. FabLab, Think Tank, SerendipityFab, Laboratori del pensare e del fare aperti a più scuole e a più soggetti presenti sul territorio.
5. Format inediti
LIBRI
Il lavoro ben fatto. Che cos’è, come si fa e perché può cambiare il mondo
Il coltello e la rete
#Lavorobenfatto
#LavoroBenFatto. Industria culturale 3.0 e …