Le facce, le mani e la città della 5° A

PROGETTO
A scuola di lavoro ben fatto, di tecnologia e di consapevolezza

SCUOLA
Scuola Primaria Buono Buozzi, I. C. Leopoldo II° di Lorena
Dirigente Scolastica: Paola Brunello
Maestre: Ilaria Scarpettini, Marta Vinciarelli
Classe: 5° A

CALENDARIO ATTIVITÀ
6 Ottobre 2020; 14 Ottobre 2020; 17 Novembre 2020; 17 Dicembre 2020; 8 Aprile 2021

#lavorobenfatto

CARO DIARIO

Martedì 6 Ottobre 2020
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Caro Diario, oggi comincia una nuova storia, ancora in una scuola primaria, ancora a Follonica, ancora in una quinta, ancora nella sezione A.
No amico Diario, non è tutto uguale all’altra storia, è diversa la scuola, la Bruno Buozzi, è diversa la Dirigente Scolastica, Paola Brunello, sono diverse le maestre, Ilaria Scarpettini e Marta Vinciarelli.
È già qualche anno che con la mia amica Paola Brunello, si proprio lei, la Preside, ci giriamo intorno, ma quest’anno è venuto il momento suo, e se la sperimentazione funziona magari continuiamo anche per i tre anni di scuola media, ma comunque una cosa alla volta, che lo sanno tutti che fine hanno fatto i poveri figli della gatta che andava sempre di fretta.

Allora, come faccio ogni volta quando comincia una nuova storia, ti faccio un breve riassunto delle puntate precedenti.
All’inizio ma proprio all’inizio c’è stata una bella e lunga telefonata tra la Preside e me durante la quale, come si dice di questi tempi, ci siamo allineati, nel senso che abbiamo definito le linee guida e l’idea di percorso da illustrare in una successiva riunione con le maestre Ilaria e Marta e anche con Irene Costantini, che lei la conosci bene, e la conoscono anche la Preside Paola e le maestre Ilaria e Marta, e insomma le ho chiesto di darmi una mano, sono 5 anni che lavoriamo assieme e la sua esperienza mi può essere di aiuto.
La foto che vedi di seguito dimostra che la riunione l’abbiamo fatta, dopo di che nei giorni successivi ci siamo parlati con la maestra Marta, ci siamo scritti con la maestra Ilaria, e abbiamo definito una prima ipotesi di percorso che le due maestre si sono gentilmente incaricate di mettere nero su bianco, ma di questo ti racconto la prossima volta, per oggi basta così, altrimenti poi dici che esagero.

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Mercoledì 14 Ottobre 2020
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Caro Diario, Giovedì scorso sono stato in classe insieme alle maestre Marta e Ilaria e alle ragazze e ai ragazzi della 5° A, è stato il primo incontro, ed è stato bello assai.
Nei giorni precedenti le maestre mi avevano scritto ma dato che non ti voglio dire tutto subito ti anticipo che il nostro percorso inizierà dall’autoritratto, dalla narrazione visiva che ogni componente della classe ha di se stessa/o, della propria faccia, della propria identità. Naturalmente potranno utilizzare tutte le tecniche e le modalità che ritengono più adatte a rappresentarsi, dal ritratto vero e proprio fino al disegno di oggetti o animali in cui pensano di riconoscersi, dopo di che racconteranno cosa hanno fatto, come lo hanno fatto, il perché lo hanno fatto cosi, e insomma poi te lo faremo vedere man mano che andremo avanti e sarà sicuramente meglio che dirtelo a parole come posso fare io.
Dall’autoritratto, dalle facce, passeremo alle mani, con la loro forma, le loro possibilità, il loro uso e significato, il loro rapporto con il lavoro e con gli attrezzi di lavoro, e a partire da qui ci collegheremo alle mani e al lavoro dei genitori e dei nonni, e chiederemo ai ragazzi di raccontare le loro esperienze di lavoro con le mani, e quelle dei loro familiari.
Fare le cose, costruire con la testa, con le mani e con il cuore, l’importanza di fare bene il proprio lavoro, la consapevolezza con cui occorre utilizzare le tecnologie vecchie e nuove, il martello e lo smartphone, il coltello e il web ci permetteranno di arrivare pian piano alla nostra idea di futuro, a come sarà secondo noi Follonica tra 10 anni, a cosa faranno gli uomini e a cosa faranno le macchine, i robot, l’intelligenza artificiale che sembra un concetto difficile e invece è facile come accendere la luce.
Questo cercheremo di fare, confrontandoci, mettendoci nei panni dedgli altri, ascoltando, immaginando possibilità. E questo ho raccontato io alla classe, con parole semplici, penso facendomi capire, attirando un pochino del loro interesse, spero.
Una cosa è certa, non gli sono stato antipatico, lo dico perché alla fine hanno fatto un sacco di domande su di me, sulla mia famiglia e su tanto altro ancora.
Con questo ti saluto, oggi mi ha riscritto la maestra Marta, dice che abbiamo iniziato il lavoro,
che le bimbe e i bimbi hanno realizzato il disegno libero, lo hanno presentato e raccontato ai compagni e hanno risposto a domande su come si sono sentiti e sugli stati d’animo che ha suscitato questa esperienza, e che tra domani e dopodomani mi manda i materiali e le foto che documentano il lavoro, sono troppo felice, appena mi arrivano ti riscrivo. A presto.

Martedì 17 Novembre 2020
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Caro Diario, qualche giorno fa la maestra Marta Vinciarelli mi ha scritto questo:
Ciao Vincenzo, sono Marta, mi scuso se non ci siamo fatte più sentire ma la classe è stata chiusa per Covid-19 e ancora oggi abbiamo alcuni bambini in quarantena perchè positivi.
Con gli elaborati che ti invio oggi riprendiamo il nostro discorso, seguiranno appena possibile gli altri. Ti arriveranno anche altre foto dalla maestra Ilaria. Un caro saluto e a presto.

Nel file allegato, il racconto del lavoro fatto. È un po’ lungo, ma ti assicuro che vale la pena amico Diario, leggi qua:

Prima Fase – La presentazione del lavoro
Continuiamo con la scrittura della nostra AUTOBIOGRAFIA “IO NEL PRESENTE”.
Per scrivere di noi nel presente dovremo osservare e riflettere sul nostro attuale ASPETTO FISICO, sul nostro CARATTERE, nostro COMPORTAMENTO e realizzeremo DESCRIZIONI OGGETTIVE E SOGGETTIVE e attraverso NARRAZIONI di fatti accaduti racconteremo episodi, per noi importanti, e i nostri COMPORTAMENTI.
Inoltre cercheremo di raccontarci anche attraverso narrazioni scritte mettendoci nei panni delle persone che ci stanno accanto e che ci vogliono bene, raccontandoci visti dal PUNTO DI VISTA DEGLI ALTRI.
Per presentarci a qualcuno in modo credibile e riconoscibile abbiamo bisogno di presentare la nostra CARTA DI IDENTITÀ. VEDI ALLEGATO 1.

Seconda Fase – Realizzazione di un disegno di un oggetto o animale che mi rappresenti
FOTO DEI
DISEGNI. VEDI ALLEGATO 2
.
Queste invece alcune delle motivazioni:
Camilla: Ho disegnato uno specchio rotto perché, anche se non sembra, sono molto fragile; ieri infatti, una bambina mi ha offeso e io non ho fatto cena e sono stata tutta la notte a piangere.
Martina: Ho disegnato un panda perché mi sento affettuosa e timida, una che nasconde cose che non vuole dire perché ha paura di tutto ciò che può succedere. Ho provato a dirlo una volta ma dopo mi sono subito pentita. Un giorno invece ho lasciato tutto stare e ho deciso di essere come un panda dolce e carino.
Lorenzo: Ho disegnato un cane per l’amicizia del cane e dell’uomo, e il doberman è un cane fedele come lo sono io con gli animali.
Dario: Questo disegno rappresenta la mia libertà perché voglio essere libero come quando sono in spiaggia.
Caterina: Ho disegnato un bradipo perché sono estremamente pigra e lenta, infatti quando la mattina mi sveglio per andare a scuola sembro uno zombi che si aggira per casa. Ma non dimentichiamo il pezzo forte, mi garba mangiare anche se non sembra.
Ilaria: Ho fatto disegno perché rappresentano le mie due persone: una è un po’ più silenziosa e tranquilla e l’altra un po’ allegra e gentile. Quando ero più piccola facevo vedere più la seconda , adesso invece faccio vedere più la prima . Sono diventata così da quando all’età di cinque anni mia nonna mi disse che prima di me ci doveva essere un maschietto, quel maschietto però è morto. Io da allora mi sono sempre sentita in colpa come se fossi nata al posto suo.
Natalie: Io ho fatto questo disegno perché è da quando avevo cinque anni che disegno in questo modo.
Tessa: Io mi rappresento come una cicala perché non smetto mai di parlare nemmeno se me lo dice la maestra.
Benedetta: Ho fatto tre fiori nel deserto perchè non mi piace stare con tante persone. Il fiore è chiuso perché non racconto a nessuno le mie giornate perché ho paura che mi giudichino per ciò che faccio.
Giulia: Io ho fatto due disegni. Nel primo ho disegnato una rosa perché sembra bella tranquilla ma ho tante spine pungenti. Nel secondo ho disegnato un cavallo libero che corre libero in un campo perché sono carina ma quando voglio faccio un po’ di testa mia.
Riflettiamo sul nostro lavoro.

DOMANDE
Questo lavoro ti è piaciuto? Perché?
Come ti sei sentita mentre lo facevi? Perché?
Hai avuto delle difficoltà? Se sì, quali? Perché?
Come ti sei sentito/a mentre raccontavi il tuo disegno ai compagni? Perché?
E dopo? Perché?

RISPOSTE
Caterina: Questo lavoro mi è piaciuto tanto perché io adoro disegnare. Mentre lo facevo mi sono molto divertita perché l’ho fatto buffo. Ho avuto difficoltà a disegnare tutte le ciambelle ma non ho fatto il buco a tutte. Mi sono sentita molto imbarazzata davanti a tutti perché pensavo che quando dicevo che mi svegliavo come uno zombi si sarebbero messi a ridere. I miei compagni hanno ridacchiato alla fine ma io sono stata contenta.
Ilaria: Questo lavoro mi è piaciuto tanto perché ho potuto raccontare per la prima volta di mio fratello morto prima che nascessi io e ho potuto sapere qualcosa in più dei miei compagni. Mentre lo facevo mi sono sentita triste e allo stesso tempo libera perché sono riuscita a scriverlo nonostante mi facesse molto male. Ho avuto delle difficoltà , ero indecisa se parlarne o meno perché non l’avrei mai raccontato a nessuno però poi ho deciso che dopo tanti anni era giusto raccontarlo a qualcuno. Dopo che l’ho raccontato mi sono sentita meglio.
Natalie: Io mi sono sentita bene perché mi sono sentita come un’artista. Mentre lo facevo ero rilassata perché pensavo al mio futuro, pensavo di essere un’artista quando sarò grande. Non ho avuto nessuna difficoltà perché io disegno molto bene e sono la migliore della classe. Quando ho raccontato il mio disegno ai compagni mi sono sentita coraggiosa perché io sono forte dentro di me.
Camilla: A me questo lavoro è piaciuto tantissimo perché ognuno poteva esprimere le sue emozioni e i propri sentimenti. Mentre lo facevo mi sono sentita insicura nel senso che non sapevo se raccontare quello che provo. Però ho visto i miei compagni fare tutti il lavoro così ho preso il coraggio e ho raccontato tutto. Ho avuto un po’ di difficoltà nel disegno nel senso emotivo perché mi sentivo molto insicura e avevo paura a raccontare a tutta la classe i miei sentimenti. Dopo aver spiegato il mio disegno alla classe mi sono sentita sollevata.
Tessa: Questo lavoro mi è piaciuto tantissimo perché è stata un’esperienza piena di emozioni. Mentre lo facevo mi sentivo agitata e non sicura di me perché io non disegno bene e non ho neanche tanta fantasia; tutti dicono che disegno bene ma a me non piace come disegno. Ho avuto difficoltà a trovare qualcosa che mi rappresentasse e poi a disegnare la cicala perché non l’avevo mai vista. Mi sentivo ansiosa e non sicura, poi è intervenuta la maestra che mi ha consigliato e dato coraggio. Mentre raccontavo il disegno ai miei compagni mi sentivo timida e imbarazzata; dopo mi sono sentita libera.
Benedetta: Questo lavoro mi è piaciuto perché tutti hanno detto come si sentono realmente. Mentre lo facevo mi sono sentita molto bene. I fiori sono lontani perché mio babbo è nelle Marche e mia mamma è sempre al lavoro, quindi io devo rimanere con mio fratello. On ho avuto difficoltà perché quando la maestra ci ha spiegato quello che dovevamo fare a me è venuto subito in mente. Dopo che ho raccontato il mio disegno ai miei compagni mi sono sentita bene così tutti sanno perché io me ne vado quando ci sono troppi compagni a ricreazione.
Giulia: Questo lavoro mi è piaciuto molto perché era divertente. Mentre facevo il disegno mi sono sentita libera di pensare e mi è piaciuta l’idea che ognuno esprimesse se stesso. Dopo che ho raccontato il mio disegno mi sono sentita felice perché è stato molto divertente.

Terza Fase – L’AUTORITRATTO
Che cosa è un autoritratto? Un autoritratto è un disegno di noi stessi, ci disegniamo da soli.
Definizione dal vocabolario: Disegno realizzato dalla persona raffigurata (il pittore/ la pittrice disegna se stesso/a).
Abbiamo visionato alcuni autoritratti celebri. Indubbiamente sono tutti molto belli e ci raccontano il volto di chi li ha dipinti. Ci rivelano però anche il carattere, le tecniche pittoriche diverse utilizzate; ci forniscono informazioni sull’abbigliamento in voga nel periodo in cui sono vissuti.
Qualcuno si è rappresentato da giovane, altri da vecchi, c’è stato anche chi ne ha realizzati nei diversi momenti della propria vita , forse per testimoniare la trasformazione che il suo viso ha avuto nel tempo. A noi sono piaciuti tutti anche per se per motivi diversi.
Andrea: A me è piaciuto Leonardo perché si è dipinto da molto anziano come se volesse farci sapere quante conoscenze ed esperienze avesse accumulato nella sua lunga vita.
Francesca: Anche a me sono piaciuti i ritratti di volti “ maturi” perché volevano lasciare il messaggio che anche la vecchiaia ha la sua bellezza.
Camilla: A me è piaciuto Picasso perché ha usato un nuovo stile pittorico, diverso, che esprime anche il carattere tormentato.
Tessa: A me è piaciuta Frida Kahlo perché, pur essendo molto bella, ha marcato i suoi lineamenti e ha evidenziato il lato maschile del suo volto. Secondo me ha cercato di esprimere più che la bellezza la diversità.
Giulia e Benedetta: A noi è piaciuta Frida Kahlo perché ha rappresentato se stessa sicura di sé anche se diversa.
Lorenzo e Marco: A me sono piaciuti due autoritratti completamenti diversi: mi è piaciuto Raffaello perché ha rappresentato la bravura nel dipingere e la bellezza del suo viso; poi mi è piaciuto anche Picasso perché ha espresso le sue emozioni rivoluzionando il modo di dipingere.
Akser e Gioele: A noi è piaciuto Van Gogh perché si è ritratto nei vari momenti della vita evidenziando anche un certo malessere . Inoltre ha usato delle tecniche innovative colorate e particolari.
Tommaso: A me è piaciuto Van Gogh perché pur essendo in difficoltà ha dipinto quadri molto belli e particolari.
Victoria Bu e Alessio: Anche a noi è piaciuto Van Gogh perché anche se aveva problemi economici ha continuato a dipingere seguendo la sua passione.
Dario e Martina: A noi è piaciuta Frida Kahlo perché ha realizzato quadri in cui c’è uno sfondo con le piante e gli animali.
Victoria Bo e Noemi: A noi sono piaciuti tutti ognuno ha rappresentato se stesso con le proprie diversità.

DOMANDE
Secondo te quali di questi autoritratti potrebbe essere maggiormente utilizzati in un moderno spot pubblicitario? Perché? Per la pubblicità di quale prodotto potrebbe essere utilizzati?

RISPOSTE
Andrea: Secondo me sarebbe utilizzato quello di Raffaello perché è bello e potrebbe fare la pubblicità ad una crema per il viso.
Camilla: Secondo me sarebbe utilizzato quello di Frida Kahlo perché sarebbe perfetta per pubblicizzare le strisce di cera depilatorie perché ha il mono ciglio e i baffetti.
Tessa: Secondo me sarebbe utilizzato quello di Raffaello perché è molto bello e indossa i cappelli. Farebbe la pubblicità ai vestiti alla moda.
Benedetta: Secondo me sarebbe utilizzato quello di Frida Kahlo perché nello sfondo c’è la giungla con le piante e gli animali e gli animali piacciono a molte persone. Potrebbe fare pubblicità ad una crema al profumo di fiori.

GLI STRUMENTI
Per realizzare il nostro auto ritratto cosa ci servirà?
Un foglio, una tela, una tavola, un pezzo di intonaco o qualsiasi altra superficie su cui disegnare; Lapis, carboncini, per fare la bozza; Vari tipi di colore; Pennelli, spatole, bombolette spray, ritagli di carta, materiale riciclato ecc…; Uno specchio.
Possiamo riutilizzare diverse tecniche e soprattutto farlo il più possibile simile alla nostra immagine oppure diverso mettendo in evidenza le caratteristiche che riteniamo importanti.

PER REALIZZARE IL MIO AUTORITRATTO
Il racconto di come penso di farlo e perché.
Caterina: Io vorrei realizzare il mio auto ritratto su una tela non troppo piccola. Vorrei utilizzare la tecnica di Van Gogh ma il viso lo vorrei fare il più possibile al mio perché voglio far vedere come sono. Vorrei utilizzare colori di verso tipo.
Victoria Burato: Io mi voglio rappresentare assomigliante a come sono. Vorrei realizzare il mio autoritratto con il volto diviso in due: da una parte vorrei rappresentare la rabbia e dall’altra la mia faccia felice . Vorrei rappresentare come sono perchè mi arrabbio spesso e perche sono anche felice. Vorrei realizzare questo lavoro su una tavoletta bianca.
Natalie: Io vorrei realizzare il mio auto ritratto il più possibile simile a me, mettendo in evidenza i miei occhi scuri. Vorrei utilizzare le matite su un foglio bianco e usare il mare come sfondo perchè mi piace l’estate.
Camilla: Vorrei realizzare il mio autoritratto simile al mio viso perché in fondo mi piaccio. Lo vorrei colorare con le matite così potrò fare le sfumature.
Tessa: Io vorrei realizzare il mio autoritratto diverso da come sono perché ogni volta che mi guardo allo specchio mi sento diversa da tutti. Mi piacerebbe realizzarlo su un cartoncino grigio perché mi piacciono i colori scuri. Vorrei usare gli acquerelli e le tempere perché se sbaglio a colorare sembra fatto apposta per sfumare.
Benedetta: Vorrei realizzare il mio autoritratto simile al mio viso e far vedere la mia cicatrice per far vedere che bisogna essere come si è. Lo vorrei fare su di una tavoletta e colorare con le tempere.
Giulia: Io vorrei fare il mio autoritratto come Frida Kahlo in mezzo alla natura con gli animali. Lo vorrei fare simile a me perché mi piaccio, lo fare su una tavoletta e userei le tempere.

REALIZZO IL MIO AUTORITRATTO CON L’AIUTO DELLO SPECCHIO. VEDI ALLEGATO 3.
LA DESCRIZIONE OGGETTIVA DEL MIO VISO. VEDI ALLEGATO 4.

#lavorobenfatto

Giovedì 17 Dicembre 2020
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Caro Diario, qualche giorno fa le maestre Marta e Ilaria sono ritornate con il lavoro ben fatto della loro 5° A, Bruno Buozzi, I. C. Leopoldo II di Lorena.
Il tema questa volta sono “Le mani”, il percorso che hanno fatto con le bimbe e i bimbi te lo faccio raccontare da loro, e con esso il senso, io mi limito a schematizzare il lavoro che hanno fatto insieme alla classe, poi ritorno solo con una brevissima considerazione alla fine.

1. L’importanza e la funzione delle mani
Le mani sono importanti perchè ci permettono di compiere tantissime azioni e hanno diverse funzioni; per comodità le dividiamo in tre grandi gruppi: per la sussistenza e la cura della nostra persona; per compiere azioni in generale; per esprimere e comunicare emozioni.

2. Una descrizione oggettiva
Le nostre due mani sono le ultime estremità delle braccia e sono simmetriche rispetto al corpo.
Sono orientate in modo opposto fra di loro, sono sovrapponibili, ma nel sovrapporle notiamo che una è leggermente più grande dell’altra. Quella più grande è quella che usiamo di più.
Entrambe le mani hanno due facce: quella in alto si chiama dorso, quella rivolta in basso si chiama palmo.
Se premiamo leggermente con le dita dell’altra mano sentiamo, sotto la pelle e ai muscoli, le ossa, lunghe e sottili, che proseguono con le dita.
Quattro delle cinque dita sono attaccate in alto, alla parte centrale.
L’unico dito attaccato più in basso, in un lato della mano, è il pollice. Questo dito, collocato in modo da essere opponibile, è molto importante perchè permette la presa degli oggetti. Funziona come una pinza e ci permette di compiere molte azioni ed è stato indispensabile nel percorso dell’evoluzione umana.
Il pollice è composto solo da due falangi, mentre le altre dita ne hanno tre.
Questa struttura in pezzi permette alle dita di piegarsi per afferrare e stringere gli oggetti.
Nella parte superiore le dita terminano con le unghie, mentre nella parte inferiore ci sono i
polpastrelli con le Impronte Digitali, cioè tanti piccoli solchi che formano disegni diversi per ogni individuo. Queste sono usate come segni di riconoscimento sui passaporti.
Anche il palmo della mano è solcato da molte linee, quelle più lunghe tagliano in modo obliquo il palmo e, come le impronte, sono diverse per ogni individuo. Per chi ci crede, in queste linee è scritto il futuro della persona.
Le unghie sono servite molto di più ai nostri antenati, che, come gli animali, le usavano per afferrare, scavare, graffiare ecc… Oggi le teniamo curate, pulite, in certi casi lunghe e colorate e possono farci capire la cura che ha la persona del proprio aspetto,e anche che lavoro svolge.
Tutta la mano,come del resto tutto il corpo, è ricoperta dalla pelle.
La pelle del dorso è poco tirata, sotto c’è pochissimo muscolo, si sentono bene le ossa e i tendini. Quella del
palmo è più tirata, sotto c’è più muscolo e sotto le dita può essere più spessa ed avere i calli.
Quando chiudiamo o stringiamo la mano si evidenziano le articolazioni, soprattutto fra il dorso e le dita, sono quelle che noi chiamiamo “nocche” o “ noccole”.

3. Il racconto della classe
Raccontiamo come sono le nostre mani e come le usiamo anche narrando episodi della nostra vita.

ANDREA
Io le mie mani le tengo un po’ sporche e un po’ pulite. A volte sono sporche di colore perché uso spesso i pennarelli e il colore mi rimane attaccato alle dita o sul fianco della mano. Le tengo, diciamo, non molto curate perché, anche se taglio le unghie e le pellicine, e tolgo tutte le cose strane che mi crescono sulle dita o mi trovo sulle mani, sono sempre graffiate e rovinate perché non ho paura di usarle per toccare e conoscere.
Le mie unghie sono corte perché le unghie lunghe mi danno noia, se mi gratto mi faccio male e mi graffio e poi anche perché non hanno un bel aspetto e sotto entra tutto lo sporco.
Una volta a scuola ho tolto una pellicina che era attaccata all’unghia. L’unghia era rotta, si era staccato un pezzettino e da lì era uscito molto sangue. Ero a scuola, in fila perché era ora di uscire, eravamo sulle scale, io ero vicino alla ringhiera di ghisa verde acqua, sulle scale c’erano le strisce di direzione e i bollini blu per mantenere la distanza. All’improvviso la mia amica Giulia, che litigava con il mio amico Dario, mi ha involontariamente spinto e sono caduto in terra però ho cercato di aggrapparmi alla ringhiera e mi sono fatto male al dito. Si era rotto un pezzetto di unghia e si era alzata la pellicina, io l’ho morsa ed è uscito tanto sangue. Dario mi ha aiutato ad alzarmi mentre Giulia rideva ma anche lei mi ha aiutato. A casa mia mamma mi ha medicato e mi ha messo un cerotto.
In un’altra occasione, ero sempre a scuola, stavo scrivendo con la mia penna, quella nera bellissima con le scritte da per tutto, su un meraviglioso quaderno, con una copertina blu con sopra disegnato un Tirex, diciamo, un po’ stropicciato.
Avevo preso la penna in mano usando il pollice, l’indice, il medio e l’anulare, avevo appoggiato la penna e la mano sul foglio e muovevo il polso per scrivere quando, all’improvviso, mentre scrivevo la penna esplose e tutto l’inchiostro andò sulle mani e sul quaderno. Il quaderno lo dovetti buttare e usai mezzo flacone di sapone per togliere l’inchiostro. Alla fine il lavoro non venne tanto bene perché ero stato mezzora in bagno e avevo perso tempo.
Io penso di dover migliorare la scrittura perché sono un po’ spreciso, niente che non si possa migliorare, perché voglio avere i quaderni più in ordine.

CATERINA
In questo periodo io tengo le mie mani più pulite di prima quando non c’era il coronavirus.
Non so come la gente faccia a mangiarsi le unghie, io le ho curate ma non metto lo smalto perché mia mamma non vuole (quando avevo sette anni lo potevo mettere, ora che ne ho dieci no, vai a capire! ). Non curo molto le mie mani, non metto la crema o altre cose del genere, le lascio così come sono. A volte mi disegno delle faccine sui polpastrelli quando non so cosa fare. Con le pellicine spesso ci gioco e quando so annoiata, e sono spesso annoiata, le mangio, infatti le dita sono quasi sempre senza pellicine.
Una volta ero andata in bagno a lavarmi le mani e i denti. Il bagno era occupato da mia sorella che invece di farmi posto iniziò a picchiarmi. Mi faceva così male che sembrava che mi frustassero. Io chiamai mia mamma che dette delle manate a mia sorella e la mise in punizione. Finalmente io potetti aprire il rubinetto, prendere il dentifricio e metterlo sullo spazzolino, mettere lo spazzolino in bocca e con la mano muoverlo avanti e indietro, basso e alto, destra e sinistra, dentro la bocca. Poi mi sciacquai la bocca prendendo l’acqua con le mani, lavai anche lo spazzolino, lo asciugai e lo rimisi a posto.
In un’altra occasione ero andata in montagna con la mia famiglia a sciare. Io scendevo con lo slittino su una pista che era solo per chi usava gli sci. Per sbrigarmi andavo veloce ma caddi sulla neve. Mi feci malissimo perché avevo picchiato la testa su un pezzo di legno. Uno sciatore, vedendomi in difficoltà si fermò, mi tese una mano per aiutarmi, io l’afferrai e, mentre lui mi tirava, riuscii ad alzarmi. Poi lui mi accompagnò dai miei genitori.

LORENZO
Io le mie mani le tengo pulite ma di questi tempi infatti prima andavo e tornavo con le mani tutte terrose. Le tengo curate anche se sono piene di tagli, graffi e buchi perché a casa le uso per aggiustare gli attrezzi e accudire gli animali. Le pellicine morte per me non sono un problema perché non mi vengono, quelle poche volte che ce le ho diventano fini, fini. Le unghie sono quasi sempre pulite perché, come ho detto prima, di questi tempi non mi si sporcano più di tanto perché mi lavo le mani in continuazioni, di solito le taglio e raramente me le strappo. A casa mi lavo le mani in bagno, apro la maniglia a levetta del rubinetto che è sopra al lavandino blu intenso, appoggiato sopra il mobile di cemento, che va da un angolo altro del bagno. Poi mi insapono le mani, le strofino bene, bene, da tutte le parti e poi me le sciacquo.
A scuola scrivo sui fogli bianchi, ci sono tre tipi di fogli: a righe, che si usa per italiano, a quadretti, che si usa di più e è quello dove ci scrivo meglio, e completamente bianchi che sono quelli per il disegno ma a volte ci scrivo e lì vado storto. Per tenere il lapis o la penna uso l’indice e lo stringo con il pollice, le altre tre dita la sostengono. Ormai ho capito come si usa e quando prendo la penna la metto subito nella posizione giusta. Muovo la mano per dare la forma alle lettere e il braccio per spostarmi sul foglio.
Sono molto migliorato nella scrittura però vorrei migliorarmi ancora di più esercitandomi a scrivere in corsivo.

MARTINA
Ogni sabato mattina, a casa mi prendo cura delle mie mani, soprattutto delle unghie, che tengo lunghe, e delle pellicine, che mi tolgo con le pinzette. Prendo dal mobiletto del bagno questo materiale: Una ciotolina, le pinzette e le forbici. Poi prendo un cucchiaio di olio di girasole, uno di olio di mandorle e succo di limone; divido in due parti il limone e lo spremo nella ciotola dove ho messo già i due tipi di olio. Si mescolano gli ingredienti nella ciotola e poi metto a mollo le unghie per circa venti minuti. Dopo mi sciacquo le mani, mi tolgo le pellicine e taglio le unghie. Infine metto la crema perché voglio che le mie mani siano morbide e curate.
A scuola scrivo molto perché mi piace scrivere, scrivo con la penna blu, la prendo con il pollice, l’indice e il medio e poi la stringo. Quando scrivo faccio un movimento circolare con la mano e sposto il braccio. Mi piace scrivere in corsivo però sul foglio a righe perché so dove andare e scrivo diritto. Mi esercito a scrivere in corsivo per migliorare la mia scrittura. Quando finisco di scrivere un lavoro sono contenta perché prima non sono mai sicura di farcela.
Una mattina a scuola eravamo in cortile per la ricreazione. Una mia amica si fece molto male e io, per aiutarla e dimostrarle il bene che le volevo le strinsi le mani e le stetti vicino per rassicurarla. Lei fu molto contenta del mio aiuto e così rinforzammo la nostra amicizia.

LUISA
Una volta mi è venuta voglia di coccolare i miei nonni. Ero in casa a Caserta, in salotto a guardare la T.V., quando ho sentito forte il bisogno di abbracciarli. Eravamo tutti e tre sul divano letto perché avevamo dormito insieme, quando mi sono lanciata su di loro e li ho stretti forte forte in un abbraccio e con le mani stringevo il loro pigiama come per ringraziarli di tutto l’affetto che mi danno. Anche loro mi hanno stretto forte dicendomi che mi volevano bene. Poi ci siamo messi a ridere contenti di essere insieme.

TESSA
Ciao, sono Tessa e vi voglio raccontare un po’ delle mie mani. Le tengo pulite, taglio le unghie più volte a settimana e a volte ci metto lo smalto. L’unico difetto che hanno è che le mangio fino all’osso comprese le pellicine.
La mattina, quando mi alzo mi stiracchio e allungo e stiracchio anche le mani. In quei momenti sono rilassata, una volta da quanto era poco cosciente sono pure caduta, e anche le mani sono morbide e rilassate. Non mi metto subito a mangiare ma mi stendo altri cinque minuti sul divano, metto le mani sotto il collo con le dita incrociate, lo facevo anche appena nata. Poi mi sveglio per bene e vado a fare colazione. Le mani sono informicolite ma vanno da sole perché mangio sempre le stesse cose e sanno già dove andare.
Appena fatta colazione corro in bagno a prepararmi. Con la mano destra apro il rubinetto e con entrambe prendo l’acqua per metterla sul viso: avvicino le mani e le stringo come per formare una piccola bacinella dalla quale l’acqua non passa e arriva tutta sulla mia faccia.
Tutte le mattine poi ci sono sempre gli stessi discorsi. Mamma arriva in bagno e dice:
“Mi raccomando, lavati bene i denti, è molto importante!” Io le rispondo che ho capito perché me lo dice tutte le mattine, poi arriva babbo che mi ordina: “Lavati i denti!!!” E io gli rispondo: “Me l’ha già detto mammaaaaaa!!!”. Per lavarmi i denti mi zuppo sempre la maglietta e quindi mi tocca asciugarla con il phone.
Io ho sempre freddo e quindi uso l’acqua calda e tengo le mani sotto il getto che esce dal rubinetto. In questo momento il calore dalle mani passa a tutto il corpo che si rilassa.
D’estate, certe volte, dopo che mi sono svegliata, mi metto a leggere. Una mattina mi misi a leggere una pagina di un libro intitolato “Petrademone” e mentre lo leggevo trovavo delle parole di cui non conoscevo il significato. Allora presi un lapis lo tenni stretto tra le dita, usai i polpastrelli del medio e dell’indice, la tenni con il pollice, e con il braccio mi spostavo per sottolineare la parola difficile per poi chiedere il significato a mio nonno.
A scuola quando impugno la penna a quattro colori mi sento una scrittrice e quando aspetto che mi vengano le idee la faccio roteare fra le dita.
Non sono molto contenta della mia calligrafia, penso che sia infantile e per questo cerco di migliorare.
Era un sabato mattina e decidemmo di andare a Porto Santo Stefano. A mio fratello venne l’idea di portare la bici e io portai lo skate board. Appena arrivati Enea era molto agitato, io lo presi per mano e gli spiegai che non si doveva agitare perché non serviva a niente essere ansiosi. Lui mi abbracciò e stette così per pochi secondi poi scappò a prendere la sua bici e iniziò ad andare veloce avanti e indietro sul marciapiede vicino all’acqua.
A noi piace questo posto perché è rilassante. Andiamo sempre nel solito ristorante dove cucinano il pesce. Ogni volta che il cameriere ci serve io osservo come allunga le braccia e tiene le mani per reggere i piatti. Prima che io inizi a mangiare il cameriere mi porta un bavaglino e che con le mani mi lega i lacci dietro il collo così evito di sporcarmi; quando ho finito di mangiare infatti è sempre lordo di olio e prezzemolo. Finalmente posso fiondarmi sulla pasta. Con le mani tengo la forchetta e muovo il polso per arrotolare gli spaghetti mentre l’olio schizza da per tutto. Però per mangiare le vongole uso direttamente le mani: prendo i due gusci con le dita, li avvicino alla bocca e tolgo la vongola con la lingua. Quando ho finito corro subito in bagno a lavarmi. Insapono le mani ben ben, le strofino da tutte le parti e le sciacquo, le rinsapono, le ristrofino e le risciacquo perché l’odore del pesce è difficile da mandare via.
Alla fine del pranzo, fuori dal ristorante mi sento sempre sazia e felice di aver mangiato cose buonissime.

BENEDETTA
Le mie mani non sono molto pulite perché abito in campagna e quindi vado spesso fuori a giocare con il cane e mi sporco abbastanza. Nel pomeriggio, a volte, prima che faccia freddo, torno in casa e vado a farmi una doccia calda perché ho giocato in giardino quindi, per togliermi il sudore, mi lavo le mani e mi faccio la doccia. Spesso sotto le unghie è entrata la terra allora con uno spazzolino cerco di levarla e ci faccio passare anche tanta acqua calda. Le mie mani non sono molto curate, hanno tutte le pellicine che io mi diverto a tirare perché non mi fanno male.
Dopo mi faccio la doccia, apro l’acqua, aspetto che sia calda ed entro dentro la cabina. Prendo lo shampoo, me lo metto sui capelli e li strofino in modo che lo shampoo si espanda per tutta la testa. Poi li sciacquo e mi lavo il corpo strofinandolo bene con le mani.
Infine, dopo che sono sciacquata e asciugata, mi asciugo i capelli con il fon pettinandoli con quella maledetta spazzola per togliere i nodi. La passo diverse volte fra i capelli finché non sono tutti strigati e asciutti.
Le mie mani servono per compiere diverse azioni. A scuola per esempio le uso per scrivere. Io uso la mano destra, uso tre dita, il pollice, l’indice e il medio. Le dita le tengo quasi sulla punta della penna tranne il pollice che sta un po’ più in alto. Io preferisco scrivere con la penna perché ha l’inchiostro e non devo premere come quando uso il lapis. Quando scrivo il mio braccio lavora pochissimo perché si posta di qualche centimetro verso destra o per passare da un rigo all’altro.
Penso di scrivere maluccio e spero di poter migliore e scrivere più ordinato.

NATALIE
Le mie mani sono magre, con le dita lunghe, le unghie sono corte e ogni tanto smaltate perché a me piacciono così, la pelle è liscia e morbida.
La mattina, quando mi pettino, uso la spazzola che tengo con la mano destra mentre con la mano sinistra mi prendo i capelli e li tengo forte perché sono tanti, folti e ricci. Se trovo i nodi con la mano faccio degli strattoni e tiro forte. Poi li lego con un laccino. Infine pulisco la spazzola togliendo con la mano i capelli che sono rimasti attaccati alla spazzola e li butto nella spazzatura. A scuola a volte fermo i miei capelli con due matite colorate incrociate. Le mie mani sono abili a fare questo perché l’ho sempre fatto da sola. A volte pettino anche la mia mamma prendendole i capelli tra le mani. La mia mamma è contenta, mi ringrazia e mi abbraccia.

TOMMASO
Le mie mani sono piccole e proporzionate. Non mi piace tenerle sporche però non le tengo neanche molto curate perché non piace stare in bagno per tanto tempo a lavarmele. Mi mordo le pellicine perché mi danno noia e quindi le stacco con i denti e a volte mi esce anche il sangue. Le unghie le tengo corte ma poi non faccio nient’altro. Quando mi taglio le unghie sono in bagno in un angolo vicino alla porta accanto al lavandino con sotto i profumi, i deodoranti e i saponi di scorta in caso finissero. Alle mie spalle c’è una finestra che dà luce. Di solito la cura delle mani la faccio la sera perché la mattina e il pomeriggio sono occupato.
Uso le mani per compiere tantissime azioni anche per scrivere. Io scrivo quasi solo a scuola, ma per tanto tempo. Scrivo sui quaderni a righe e a quadretti e in questi fogli vado diritto. Sul foglio bianco scrivo pochissime volte e vado un po’ storto. Impugno la penna con l’indice e il medio e il pollice che è loro opposto, e l’appoggio all’anulare e al mignolo. Il foglio lo tengo diritto con la mano sinistra e lo reggo per tenerlo fermo, con il braccio destro sposto la penna. Io devo migliorare la mia scrittura perché me lo dicono le maestre e anche i miei genitori.
Con le mani esprimo anche dei sentimenti. A volte, a casa abbraccio mia mamma, lo faccio così perché mi viene spontaneo, allargo le braccia e la stringo e quindi lo fa anche lei in segno di affetto. Anche ai miei amici do loro la mano, non solo a quelli di scuola ma anche a quelli di tennis. Lo faccio per aiutarli in segno di amicizia. Ora purtroppo non possiamo più farlo.

GIOELE
Io le mie mani le tengo sempre curate perché ci tengo e cerco di non ferirle facendo cose in modo distratto. Di pellicine ne ho poche ma le unghie sono mangiucchiate perché quando mi agito me le mangio un po’, non so il perché ma mi viene spontaneo anche se la maestra mi dice di smettere. Per lavarmi accuratamente le mani bisogna che sia a casa perché mi piace usare l’acqua calda: uso molto sapone così fa molta schiuma, me lo passo su tutta la superficie e inizio a strofinare. Le mani scivolano una sull’altra aiutate dal sapone e io me le sento morbide. Poi le sciacquo tenendole sotto il getto dell’acqua continuando a strofinarle fino a quando non sono perfettamente pulite. Le asciugo con un asciugamano morbido, facendo attenzione e togliere tutta l’acqua perché se no si fredda e fa freddare anche le mani: così sono pronte.
Quando scrivo impugno la penna mettendo il dito medio in orizzontale come fosse un tavolo di appoggio, l’indice è un po’ piegato e preme sulla penna che è appoggiata al medio; il pollice invece è completamente sopra all’indice, la penna è collocata nello spazio tra il pollice e l’indice. I movimenti che faccio sono veloci, la mano si sposta dall’alto in basso e da destra a sinistra in base alle lettere che scrivo. Il braccio si sposta lentamente e quando arriva alla fine del rigo lo sposto per andare sotto. Io scrivo con la mano destra e tengo la sinistra o sul banco o sul foglio. A volte appoggio il gomito sul banco e sulla mano appoggio la faccia.
Sono contento della mia scrittura perché, a parer mio, scrivo in modo chiaro, preferendo fogli a righe o a quadretti perché scrivo più preciso, su quelli bianchi mi perdo.
Una mattina ero fuori con il mio cane. Il mio cane è di taglia media, bianco e marroncino e ha gli occhi marroni cangianti sul nero. Stavamo passeggiando quando ad un certo punto il mio cane passò vicina ad una siepe e vidi uscire delle vespe. Io ero tranquillo ma ad un certo punto sentii un pizzico. Prima non faceva male ma dopo qualche secondo scoppiai in lacrime dal dolore: una vespa mi aveva punto sulla coscia sinistra. Corsi a casa e mia mamma mi abbracciò come per darmi aiuto e sicurezza perché la gamba mi faceva sempre più male. Poi mamma mi mise una crema sulla puntura, strofinandola con la mano destra fino a che non fu completamente assorbita mentre con l’altra mi faceva le carezze per darmi sicurezza ed affetto. Dopo qualche giorno ed alcuni massaggi con la crema la puntura smise di farmi male.

VICTORIA BURATO
Le mie mani, in questo periodo, sono molto pulite perché c’è questa brutta malattia. Me le lavo molto spesso e quando entro a scuola o nei negozi, le igienizzo. Quando mi vengono le pellicine, di solito, le mordo perché mi danno fastidio come quando mio fratello mi assilla per giocare con lui. Le unghie le ho poco curate perché me le mangio e per questo sono corte fino quasi alla carne. Non mi piacciono gli smalti e le mie unghie non sono mai colorate.
La mattina, appena svegliata vado a lavarmi le mani prima di fare colazione e dopo ritorno in bagno per lavarmi per bene. Con la mano destra prendo lo spazzolino e la muovo in tutte le direzioni e in tutti i i versi per lavarmi bene i denti. Poi mi lavo la faccia tenendo le mani come una ciotola e butto l’acqua fredda sul mio viso con la speranza di svegliarmi per bene. Dopo mi pettino: prendo il pettine e lo passo dall’alto in basso fra i miei capelli cercando di togliere quei mille nodi che mi si sono formati durante la notte. Con la mano sinistra li tengo per cercare di non farmi tanto male. In questo modo la mattina mi prendo cura della mia persona e vado pulita a scuola.
In altre occasioni invece utilizzo le mani per esprimermi.
Di solito, quando esco da scuola, corro da babbo, gli stringo le mani per fargli sentire che gli voglio bene e per dirgli che mi è mancato perché sono stata tutto il tempo che dura la scuola con i miei compagni di classe senza di lui. Arrivo mentre lui parla al cellulare e per farmi notare gli salto addosso, lo abbraccio e gli stringo le mani. Lui mi dice che sono appiccicosa.
Invece con la mia cagnolina Sofia mi comporto in modo diverso. Quando arrivo dai miei nonni a Montepulciano, arriva ed è lei che mi salta addosso e mi lecca le mani, io so che lo fa perché mi vuole bene. La prendo in braccio e le passo la mia mano sulla testa e le faccio le carezze per esprimere che anch’io le voglio bene. Lei continua a leccarmi e a fare il suo sorriso canino.
Una volta ho usato le mani in modo scorretto e ho fatto una brutta azione. Un giorno eravamo in cortile e stavo litigando con Noemi, una mia compagna di scuola. Lei mi parlava alle spalle, diceva male di me alle mie compagne. Io mi arrabbiai moltissimo e da quanto ero infuriata andai da lei e le urlai sul viso:<>. Poi con la mano l’ho spinta per esprimere la mia rabbia e che mi stava tantissimo antipatica.

ILARIA
Era un martedì mattina, uno come tanti altri. Come al solito mia mamma mi venne a svegliare alle sette e venti. Assonnata mi alzai, misi le mie ciabatte a forma di gatto e mi diressi verso il bagno. Il bagno, già usato da mia sorella in precedenza, era stranamente ordinato: l’asciugamano appeso al suo posto, la piastra e la spazzola lo stesso. Andai verso il lavandino e aprii l’acqua fredda per svegliarmi meglio, misi le mani a forma di nido d’uccello sotto il getto e mi buttai l’acqua fresca sul viso e iniziai a strofinarmi la faccia con le mani che erano diventate fredde e anche un po’ intirizzite. Poi iniziai a lavarmi i denti: destra sinistra, avanti indietro, sopra sotto la mia mano muoveva lo spazzolino che strofinava i denti. Infine con entrambe le mani mi pettinai i capelli facendomi una semplice coda di cavallo. Dopo essermi vestita andai da mia madre e le chiesi se avesse bisogno di qualcosa e lei mi chiese di andare a riempire la borraccia di mio fratello. Presi la borraccia con la mano destra e con la sinistra aprii il rubinetto, poi la chiusi e la misi dentro lo zainetto di mio fratello. Infine presi lui per mano e iniziammo a scendere i sessanta gradini della nostra casa. Aspettammo mamma e andammo a scuola.
Un normale giorno di scuola era finito, io, mio fratello e mia mamma stavamo tornando a casa. A casa feci merenda e poi andai a fare i compiti. Presi il quadernone ad anelli, l’astuccio e i fogli a righe. Presi il lapis e lo strinsi con i polpastrelli, il dito medio della mano destra era più gonfio e lo sentivo pulsare sotto la matita. Io iniziai a scrivere come al solito sul foglio sinistro; gli anelli del quadernone mi davano fastidio e tutti mi dicevano che dovevo semplicemente togliere il foglio e scrivere sul foglio staccato, ma io non volevo sentire nessuno e continuai a farlo in quel modo, anche ora lo faccio così e penso che continuerò a farlo così.
Un giorno mia nonna mi disse che da giovane le piaceva andare a teatro. Una volta aveva preso il biglietto ed era andata in sala non prima di aver sbagliato almeno quattro volte il percorso per trovare la sua poltroncina e io mi dissi: <>. Si sedette in quarta fila e aspettò che si spegnessero le luci. Dopo un po’ sullo schermo apparvero delle ombre di mani molto curate. Era uno spettacolo dove proiettavano le ombre delle mani che con movimenti e gesti, prima solo due, poi se ne aggiunsero altre e altre ancora, raccontavano la storia di una bambina orfana che da grande si prese cura dei suoi fratelli adottivi. : <> Disse ancora sorpresa la nonna. Io fui molto incuriosita e chiesi a mia nonna se portava anche me a vedere uno spettacolo simile e lei mi ripose che l’avrebbe fatto non appena si fosse presentata l’occasione

GIULIA
Io cerco di tenere sempre pulite le mie mani a volte quando mi annoio mi mangio le unghie e le pellicine, mia mamma non vuole però continuo a farlo, è più forte di me.
La sera, quando ho più tempo, possibilmente prima di cena, mi curo la faccia e le mani. Mi diverte tanto perché per me non è solo un passatempo ma è una cura che faccio a me stessa. Vado in bagno, apro il rubinetto dell’acqua per farla venire calda e me la spruzzo sul viso, prendo il sapone e strofino bene la pelle della faccia con le mani. Poi risciacquo e risciacquo fino a quando non sento più, con i polpastrelli, il sapone sul viso. Mi asciugo e quando ho finito passo alle mani. Prendo la crema e me le impiastro tutte. Aspetto che si ammorbidiscano le pellicine e poi le taglio con le forbicine. Dopo taglio anche le unghie perché lunghe mi danno fastidio. Non sempre, ma a volte metto anche lo smalto. Stendo con il pennellino il colore sull’unghia, una alla volta, con molta attenzione, uso colori chiari perché mi rendono allegra.
A volte, quando corro, mi capita di cadere e di sbucciarmi le mani allora vado in bagno per lavarle e togliere la terra che si è attaccata alla ferita, le disinfetto e se non mi sono fatta molto male ritorno a giocare.
A scuola uso la mano destra per scrivere. Per impugnare la penna uso l’indice, il medio e il pollice che sta apposto. Appoggio la penna sul medio e con le altre due dita la tengo ferma. Per scrivere la mano va su e giù, il polso ruota e con il braccio mi sposto. Il foglio sul quale preferisco scrivere è quello a quadretti perché mi obbliga a stare dentro il quadretto e la mia scrittura è più precisa.

MARCO
Le mie mani le tengo pulite, le lavo spesso e le igienizzo sempre perché non voglio farle puzzare. Le tengo molto curate perché non voglio avere croste, bollicini e calli perché alle persone potrebbero fare schifo. Quando trovo le pellicine le mordo perché mi danno noia e non mi piace vederle. Le unghie le tengo corte e pulite perché se sono lunghe prendono più sporcizia e inoltre posso graffiare i miei compagni o i miei familiari. Appena entro in casa vado in bagno a lavarmi le mani; c’è un bel lavandino grande, apro la cannella, metto il sapone e inizio a strofinare bene. Poi le risciacquo bene bene e le asciugo. La mattina mi faccio la doccia, mi metto lo shampoo sulla testa e comincio a massaggiare i capelli con le mani, cerco di andare in tutte le parti della testa perché voglio che siano puliti, li sciacquo sotto l’acqua passando le dita tra i capelli e li asciugo con il fon, faccio attenzione che siano ben asciutti perche se esco con la testa bagnata posso ammalarmi, poi mi pettino a “modino” per essere più bellino e vado a vestirmi.
A scuola le signore tengo il bagno pulito e quindi tutto è molto sicuro; c’è un lavandino lungo e bianco, murato su due muretti di mattoncini, sopra ci sono tre rubinetti e sopra ancora una mensola di legno verniciata di bianco dove c’è il flacone del sapone e il rotolo della carta per asciugarsi le mani. Noi bambini andiamo spesso a lavarci le mani, c’è un cartello con le figure e le scritte che spiega come dobbiamo fare, io cerco di seguire le indicazioni, metto il sapone, strofino bene sopra, sotto, in mezzo alle dita: <> mi ripeto sempre. Poi le sciacquo, preferirei ci fosse l’acqua calda, ma lo faccio lo stesso e rientro in classe.
A scuola uso le mani per scrivere usando la penna o il lapis su fogli a righe o a quadretti. Tengo la penna con l’indice che sta in basso, il medio che stringe la punta e il pollice che l’avvolge tutta. Muovo la mano, per asciare i segni giusti sul foglio, e il braccio, mi muovo abbastanza veloce e arrivo subito alla fine del rigo, quindi sposto leggermente il braccio per
andare nel rigo sotto. Preferisco scrivere in stampatello minuscolo perché è più chiaro e veloce, quando scrivo in corsivo mi viene male, scrivo storto e a volte mi confondo con le lettere. Sono contento di me stesso, dei miei testi un po’ meno, però io non mi arrendo e cerco sempre di migliorarmi, infatti rispetto agli anni passati, secondo me, sono migliorato.
Io vado a scuola, faccio il tempo pieno: “otto ore” e quindi non vedo i miei familiari e i miei animali per un lungo tempo. Appena esco da scuola vado da chi è venuto a prendermi e allargo le braccia e gli stringo le mani sulla loro schiena per abbracciarlo come per dire: “Vieni, mi sei mancato!”. Anche loro mi abbracciano con affetto, forse gli sono mancato anch’io.
Appena arrivato a casa mi lavo le mani e, prima porto lo yogurt al mio “Bro” preferito, Mattia, lo amo anche se litighiamo sempre, lui si mette a ridere e afferra il vasetto con le mani. Ah, dimenticavo, “Bro” sta per mio fratello. Poi mi fiondo dal mio animale preferito, Artù è un cane di razza barboncino, è piccolo, nero, magro e soprattutto molto affettuoso. Io lo riempio di coccole, lo accarezzo, lo gratto e gli prendo la testa tra le mani e gli muovo le orecchie. Lui scodinzola e mi lecca le mani come per dire: “Quanto sei bravo mio padroncino!”. Infine vado in bagno a lavarmi le mani e faccio merenda anch’io.

CAMILLA
Le mie mani le tengo pulite perché mi sento più sicura nei miei confronti. Le mie mani sono curate per metà nel senso che sono curate fino all’ultima falange poi… si, mi mangio le unghie e le pellicine. Le mangio perché sono stressata e nel mangiarle mi rilasso un po’. Da quanto sono corte non riesco neanche a tagliarle per dare loro una forma definita.
Tutti i giorni la mattina vado in bagno per prepararmi e uso le mani per quella faccenda odiosissima che è pettinarmi i capelli. Apro il cassetto del mobile dove teniamo i pettini e le spazzole e prendo la mia spazzola preferita, dove c’è disegnato un nano di Biancaneve, e inizio a pettinarmi dall’alto verso il basso. E’ quasi impossibile, alla fine trovo sempre un nodo. Allora provo a tirarmelo via con la spazzola e con l’altra mano tengo la ciocca tanto io non provo dolore se mi tiro i capelli. Però, visto che non mi riesce mai slegarmi i nodi da sola urlo: <>. Lei di solito mi chiede se ho bisogno e viene ad aiutarmi. Quando arriva in bagno vede che strillo e mi agito allora, prima di tutto mi calma dicendo che non è niente di grave, poi inizia piano, piano, con le sue mani a sciogliermi i nodi. Una volta andato via il nodo mamma mi dice: <> Io le rispondo che ha ragione e mentre lei esce dal bagno io continuo a pettinarmi. Metto a posto la spazzala e prendo il pettine perché è molto più comodo per fare la divisa nel mezzo ai capelli. Per controllare come mi è venuta accendo la luce che illumina lo specchio e mi guardo: è venuta bene, posso andare a scuola.
A scuola usiamo le mani per scrivere, io preferisco scrivere con il lapis perché così posso cancellare se sbaglio anche se di solito uso la penna non cancellabile. Mi trovo meglio a scrivere sui fogli a righe perché sono più libera rispetto a quelli a quadretti e vado più diritta rispetto a quelli bianchi. Prima prendo il quaderno e lo apro, andando alla prima pagina pulita, poi afferro con una mano l’astuccio e con l’altra apro la cerniera e prendo il lapis o la penna usando la mano come se fosse una pinza. Richiudo e metto apposto l’astuccio e inizio a scrivere. Prendo il lapis e lo stringo forte con i polpastrelli dell’indice e del medio e con il pollice lo pigio. Quando scorro per scrivere, struscio la parte esterna della mano che spesso si sporca, ruoto il polso e muovo il braccio, anche se di poco. Se faccio uno sbaglio giro il quaderno in verticale, stringo con forza la gomma, con le stesse dita con cui tengo il lapis, e muovo veloce il braccio avanti e indietro fino a quando non si vede più nessun segno. Dopo aver cancellato, con la mia mano come se fosse una spazzala, butto tutti i residui di gomma per terra.
Questo lavoro mi è piaciuto particolarmente perché mi sono concentrata su un’azione che faccio da tanto ma senza farci caso. Penso anche che mi sia venuto bene.
Quando mi sento giù di morale ho bisogno di coccole. La sera sono quasi sempre triste quindi ho bisogno dell’affetto di mamma perché nessuno lo sa fare meglio di lei. lei però arriva sempre tardi, io quando sento suonare il campanello mi piombo alla porta per aprirle, ma prima le chiedo se è lei. Quando è in casa le corro in braccio e la stringo forte con le mani e anche lei mi stringe. Dopo cena, a letto, la chiamo e lei arriva e mi fa le coccole mi accarezza il viso con le mani. Le fa pure a mia sorella però, visto che sono gelosa, mi arrabbio e mi metto in mezzo fra loro. Mamma, con pazienza, ritorna a sedersi sul mio letto, continua ad accarezzarmi la faccia fino a quando non sto per crollare dal sonno, poi mi dà un bacino e io mi addormento.
Con mia sorella le cose non vanno sempre in modo delicato. Quando vuole qualcosa di mio inizia a dirmi che sono la sorella migliore del mondo e che mi vuole bene: è come se mi allisciasse con le mani. Io però prima che continui la interrompo chiedendole: “Che vuoi?”, lei mi risponde che non vuole niente. Io però lo so che vuole qualcosa e allora glielo richiedo e le mi dice la cosa che vuole. Io le rispondo che non gliela do ma lei continua ad insistere, continua ad allisciarmi con le mani, in poche parole fa la ruffiana, fino a quando io non le do il permesso di prendere le mie cose. Va a finire sempre così, a forza di allisciarmi ottiene quello che vuole.

FRANCESCA
Io le mani le tengo sempre pulite, quando c’è lo sporco sotto le unghie lo tolgo con lo stecchino e poi le lavo, le tengo curate. Non mi mangio le pellicine perché mi farebbero schifo, invece le unghie, beh … ne possiamo parlare. Si avete capito, mi mangio le unghie che quindi sono corte, pulite, senza smalto, se c’è bisogno, quando non ci sono arrivata con i denti, le taglio con le forbicine.
Una mattina ero a casa perché tutta la classe era in quarantena. Io ero felice perché a casa c’erano anche mia sorella che faceva le video lezioni e mia mamma che puliva le camere. Io facevo la lezione e mi venne l’idea di appuntarmi l’unghia con l’appunta lapis. Sono pazza vero? Ovviamente mi uscì il sangue e andai in bagno a lavarmi le mani con il sapone e poi misi un cerotto. Certo è da immaginarlo che se fai qualcosa di sciocco poi ti fai male!
Una mattina a scuola si doveva usare il quadernone ad anelli ma io non ce lo avevo e neanche alcuni miei compagni. In quel momento ero molto triste perché a me piace scrivere. Meno male che è intervenuta la maestra che ci ha dato un foglio a righe dal suo pacco che tiene nell’armadio, dopo però averlo sanificato. Si lo so, è una noia, ma ogni volta che la maestra ci dà qualcosa, prima la deve sanificare. Comunque presi il foglio a righe, lo preferisco rispetto a quello a quadretti perché mi sento più libera di scrivere, e la penna nera. La penna la stringo con i miei polpastrelli del pollice, dell’indice e del medio per fare in modo che non mi scappi. Quando scrivo muovo il polso per scrivere e il braccio per spostarmi.
Io sono contenta di come mi vengono i lavori perché penso di scrivere bene ma penso anche che posso sempre migliorare.
Un giorno ero dai miei nonni perché la mia mamma era all’ospedale. Io ero molto triste e preoccupata, non riuscivo a muovermi soprattutto non riuscivo a muovere le mani. Era una brutta sensazione. Quando è tornata io l’abbracciai che quasi non riusciva a respirare. Le mie mani finalmente avevano ricominciato a muoversi e la stringevano così forte che quasi mi facevano male.
Ero dal mio papà, ero felice perché mio nonno festeggiava il suo compleanno. Dopo qualche giorno arrivò inaspettatamente la mia mamma. Io e mia sorella le chiedemmo: “Mamma! Cosa è successo?” E così ci arrivò la notizia che il mio nonno materno era morto. La mia mamma ci strinse forte le mani e si mise a piangere. Si tornò a casa. Andai in camera e mi misi sul letto a piangere e con le mani detti i pugni da per tutto fino a che non mi uscì un po’ di sangue. Andai in bagno e mi lavai, il sangue andò via ma le mani erano ferite e io misi un cerotto.
La sera non riuscivo a dormire e tenevo il mio cellulare con una mano e con l’altra scorrevo le foto di mio nonno e ne misi una sullo sfondo. Poi mi addormentai ma con il cellulare con la foto di mio nonno tra le mani. Mi manchi nonno!

AKSER
Io tengo le mani sempre pulite, le lavo tutte le mattine, prima di mangiare e ogni volta entro in casa. Le curo stando attento a non farmi male, quando mi vengono le pellicine cerco di toglierle piano per non farmi male e tengo corte le unghie.
Una volta ero andato in bagno a lavarmi le mani e per sbaglio attappai il lavandino. L’acqua cominciò a riempirlo fino a che non uscì e schizzò tutta fuori. Io cercai di asciugare ma intervenne la mia mamma che mi brontolò. Però alla fine le mie mani erano pulitissime.
A scuola per scrivere uso il lapis o la penna. Preferisco usare il lapis perché ho paura di sbagliare e quindi se faccio un errore uso la gomma, prendendola con i polpastrelli dell’indice e del medio da una parte e con il pollice dall’altra e strofino la gomma muovendo il braccio da sinistra a destra per cancellare l’errore senza dover fare i righi sopra la parola sbagliata che non mi piacciono. Il lapis lo tengo con le stesse dita ma faccio movimenti diversi.
A me la mia scrittura piace, se scrivo con la penna è più chiara e si legge meglio.
Un giorno con la mia mamma andai al parco. Lì feci gli anelli, la mia mamma mi aiutava tenendomi con le mani, le mie invece tenevano strette gli anelli mentre le braccia giravano e io facevo le capriole. Poi salii su altro gioco e mi sporcai le mani perché era terroso e andai a pulirle con una salviettina. Infine mi misi a correre scivolai per non farmi male alla faccia mi parai con le mani, che si ferirono e mi uscì un po’ di sangue. Chiamai la mamma che arrivò di corsa e con l’acqua ossigenata e il cottonfiok le pulì togliendo la terra. Andammo a casa e mi riposai la mano perché avevo ancora la ferita scoperta, mi faceva male e non potevo impugnare le cose.

VIKTORIA BOGAMAZIUK
Le mie mani sono sempre sporche perché faccio sempre qualcosa. A scuola quando scrivo con la penna o con il lapis mi si macchiano di nero o di grigio e a casa di terra o di erba. Non sono molto curate e spesso sono graffiate e hanno delle bollicine. Mi piace mordere le unghie infatti sono corte e rovinate, mordo anche le pellicine, non so il perché però mi piace mangiarle.
Tutte le mattine uso le mani per prendermi cura della mia persona, l’azione più noiosa che compio è pettinarmi. Una triste mattina andai in bagno, lo specchio era sporco e appannato e vedevo a mala pena la mia faccia. Presi dall’armadietto, che è accanto allo specchio, un pettine di legno con i dentini neri con sulla punta dei pallini bianchi che dovrebbero servire a non far male alla testa, e mentre mi guardavo allo specchio iniziai a pettinarmi. Passavo il pettine tra i capelli dall’alto in basso cercando di pettinare i nodi che si formano sempre durante la notte. Lo facevo svogliata e annoiata quando all’improvviso sentii un dolore sulla cute. Il pettine si era incastrato in un nodo e non riuscivo a strigarlo. Con una mano tiravo il pettine e con l’altra reggevo la ciocca per non farmi male. Allora chiamai la mia mamma che alla fine riuscì a pettinarmi e quando ebbe finito mi disse: “Prima di andare a letto pettinati i capelli e poi tienili legati così i nodi non si formeranno!”. Penso che abbia ragione ma difficilmente lo faccio.
Era una bella mattina di sole, entrammo in classe e dopo un po’ la maestra ci disse che dovevamo scrivere uno dei tanti racconti. Io presi dallo zaino il mio quadernone del
“giaguaro” perché sulla copertina davanti ce ne è uno in primo piano e su quella dietro una femmina che lecca il suo piccolo. Nella parte interna della copertina ho fatto tanti disegni, alcuni sono caricature della mia famiglia; è il quadernone dell’autobiografia e contiene le buste raccoglitrici e tanti fogli a righe sui quali scrivo bene perché vado dritta anche se i miei preferiti sono quelli a quadretti dove scrivo più precisa perché devo stare dentro al quadretto. Presi anche il mio lapis nero con le strisce rosse; nella parte nera ci sono disegnate delle stelline che lo rendono allegro. Io impugno il lapis e anche la penna, in modo strano, lo stringo con tutti e cinque i polpastrelli delle dita che così stanno tutti vicini. Poi muovo la mano e per spostarmi anche il braccio. Cominciai a scrivere, ogni tanto mi fermavo per farmi venire le idee e alla fine fui contenta del mio lavoro. Di solito sono contenta della mia scrittura e amo scrivere in stampatello minuscolo.
Una mattina, quando ero piccola ed ero ancora in Ukraina, ero in camera mia. La mia camera era grande, bianca, con mobile di legno con sopra tanti giocattoli e uno scaffale con i libri e una lampadina per fare luce durante la notte. Io stavo per scendere dal piccolo letto dove avevo anche un po’ di peluche, e mi si impigliò un piede nella coperta. Per non battere la faccia appoggiai le mani in terra. Una però la appoggiai male e mi si ruppe, un dolore incredibile. I miei genitori mi portarono all’ospedale e lì mi fasciarono la mano e anche il braccio e così non potevo più muoverli. Dovevo fare tutto con l’altra mano che cominciò a stancarsi. Per fortuna non ci furono inconvenienti e dopo un periodo, per me lunghissimo, mi tolsero il gesso e io tornai a muovere le mie mani.

4. La canzone e i disegni
Dopo aver commentato il testo della canzone di Eduardo de Crescenzo intitolata Mani, abbiamo realizzato dei disegni che la rappresentassero scrivendo anche la motivazione della nostra scelta. Tutti i disegni si possono vedere cliccando qui o sulla foto.

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5. Il video
Per guardare il video clicca qui.

Rieccomi amico Diario, come hai visto tanta roba, in questa fase è meglio lavorare così, con le maestre Marta e Ilaria che organizzano il lavoro e poi periodicamente ci aggiornano. In ogni caso il prossimo Lunedì abbiamo deciso che facciamo una piccola riunione, per salutarci innanzitutto e poi per fare il punto del lavoro che abbiamo fatto e di quello che ci aspetta nei prossimi mesi. Mi rifaccio vivo per un aggiornamento dopo la nostra riunioncina.

Giovedì 8 Aprile 2021
Torna al diario

Caro Diario, mi hanno scritto le maestre Marta e Ilaria, perché in mezzo alle mille difficoltà che puoi immaginare il lavoro della 5° A va avanti.
Tutta la classe ha partecipato alla realizzazione di una “maschera di carnevale” per la città di Follonica e visto il bel lavoro sull’autobiografia, hanno pensato di creare delle maschere che rispettassero le caratteristiche fisiche dei ragazzi. Per creare questi bozzetti hanno scelto come tema “il mondo di Minecraft”. Come dici amico Diario? Lo conosci? Sono contento.
Questo programma è stato scelto perchè i ragazzi stanno riproducendo nel videogioco alcuni ambienti della nostra scuola, dopo che li hanno misurati, secondo me è venuto proprio un bel lavoro, è stato fatto anche un video con i disegni e con le loro voci che spiegano perchè si sono disegnati così.
Gli altri due video raccontano invece il lavoro che è stato fatto sul “Bambino tiranno”, dopo che li hai visti facci sapere cosa ne pensi. Buona visione.

Le nostre maschere
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Il bambino tiranno – la storia letta dai ragazzi
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Il bambino Tiranno – il dibattito
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