Raccontare il Tempo

Caro Diario ci siamo, quest’anno a scuola di lavoro ben fatto, di tecnologia e di consapevolezza racconteremo il Tempo.
Come dici amico Diario? Eri curioso di capire dove saremmo andati a parare quest’anno Maria D’Ambrosio and me dopo le belle esperienze di due anni fa con Star Wars e dell’anno scorso con Il Piccolo Principe? Speriamo di non averti deluso, ma penso di no, i giochi che si possono fare con il Tempo sono pressoché infiniti e insomma ci sarà da divertirsi, per chi vorrà giocare, come ogni anno, dalla prima elementare all’università.

Più di 10 anni fa, in un libro che avevo scritto e che non ha mai trovato un editore – forse perché mi piaceva troppo? – avevo dedicato un intero capitolo al tempo, ma naturalmente te lo risparmio, prendo solo due delle citazioni che avevo infilato tra un ragionamento e l’altro.

La prima è tratta da un film, Matrix, degli allora fratelli oggi sorelle Wachowski, è il Merovingio a pronunciare – al cospetto di Morpheus, Neo e Trinity, la frase che dice un mondo:
“Chi ha tempo? Ma se non ce lo prendiamo mai, il tempo, quando mai lo avremo, il tempo?”

La seconda viene invece da una bellissima storia di Dylan Dog, il fumetto culto delle generazioni post Tex Willer, nella quale l’indagatore dell’incubo si trova alle prese con una categoria molto speciale di morti viventi. Diversamente dai loro colleghi dei film dell’orrore, canonicamente assettati di vendetta e di sangue, gli inquilini del cimitero di Lowhill, la cittadina nella quale l’autore Michele Medda ha ambientato l’avventura, ritornano alla vita semplicemente perché intendono recuperare tempo, quello che si sono accorti di non aver speso bene nel corso della loro vita, impegnati come erano a correre avanti e indietro, giorno dopo giorno, come forsennati. Come si evince già dal titolo dell’albo, La saggezza dei morti, il messaggio è evidente, così come le sue connessioni con le vite che ci ritroviamo quotidianamente a vivere. Una possibile morale della favola potrebbe essere la seguente: la modernità sta cambiando, assieme al nostro approccio con il tempo, il rapporto con le culture, le storie, i modi di fare e di dire che abbiamo ereditato.

Ho anche una terza citazione, assai più recente, che viene da un magnifico libro di Carlo Rovelli, L’ordine del tempo, che non a caso Maria e io abbiamo deciso di inserire nei libri di testo degli studenti del Corso di Comunicazione e Cultura Digitale di Scienze della Comunicazione a Unisob. È un po’ lunga, ma lo spazio che si prende lo merita tutto:
«Noi siamo storie per noi stessi. Racconti. Io non sono questa istantanea massa di carne sdraiata sul sofà che batte la lettera “a” sul computerino portatile: sono i miei pensieri pieni di tracce della frase che sto scrivendo, sono le carezze di mia madre, la dolcezza serena con cui mio padre mi ha guidato, sono i miei viaggi adolescenti, le mie letture che si sono stratificate nel mio cervello, i miei amori, le mie disperazioni, le mie amicizie, le cose che ho scritto, ascoltato, i volti che sono impressi nella mia memoria. Sono soprattutto quello che un minuto fa si è versato una tazza di tè. Quello che un istante fa ha battuto la parola “memoria” sulla tastiera di questo computer. Quello che un attimo fa immaginava questa frase che ora sto completando. Se tutto questo sparisse, esisterei ancora? Io sono questo lungo romanzo che è la mia vita.»

E infine ne ho una quarta, breve, che basta di per sé, senza bisogno di aggiungere altro:
«Alice: Per quanto tempo è per sempre?
Bianconiglio: A volte, solo un secondo.»

Ecco amico Diario, per incuriosirti e per incuriosire un po’ di lettori, di studenti, di docenti, direi che per ora è tutto, ma tu rimani sintonizzato, conto di tornare presto.
tempo1
Post Scriptum del 20 Settembre 2018
Caro Diario, sono di ritorno da Follonica, dove con la maestra Irene Costantini abbiamo lavorato a un bel po’ di cose, ma di questo poi ti dico.
Adesso ti voglio dire invece che ho conosciuto Sayune Sonobe, una delle due figliole di Irene. Come forse avrai già intuito dal nome e cognome, il papà di Sayune è giapponese e come sai il Giappone ha avuto una parte breve ma assai importante nella mia vita umana e professionale, e dato che lei ci ha vissuto per 9 anni così le ho chiesto un po’ di cose, e pure io ho raccontato qualche piccolo aneddoto. Detto che a mia richiesta Sayune mi ha detto che il suo nome, 小揺音, vuol dire “piccola vibrazione del suono del Koto”, aggiungo che a un certo punto le ho chiesto perché secondo lei i giapponesi alle fermate della metro corrono per non perdere il treno dato che quello successivo passa dopo 50 secondi, un minuto al massimo.
Lei ci ha pensato un po’ e poi mi ha detto che secondo lei deriva dal fatto che in Giappone si dà molto valore al presente.
Per la verità lei mi ha detto anche altre cose belle che io purtroppo adesso non mi ricordo, però tu adesso ripensa ad Alice che chiede “Per quanto tempo è per sempre?” e pensa a Bianconiglio, che risponde “A volte, solo un secondo”, e poi pensa a Rovelli che nel suo libro spiega perché l’unico tempo che esiste è il presente.
Capisci cosa voglio dire amico Diario? Lo vedi anche tu il nesso che c’è tra i giapponesi che corrono anche se la metropolitana ripassa tra meno di 1 minuto, Bianconiglio e Rovelli?
Come dici? Hai bisogno di pensarci su? Per la verità anche io. Facciamo così, ritorno domani, intanto chiedo alla mia nuova amica Sayune se me lo riassume lei il senso della cosa che mi ha detto sul marciapidi del binario 2 della stazione di Follonica.

BACKGROUND
A scuola di lavoro ben fatto, di tecnologia e di consapevolezza

COMMENTI
Caro Diario, aggiungo qui un po’ di commenti vari al post, mi sembra utile non disperderli. Ti metto in alto i più recenti, così li trovi per primi.
Luigi Maiello: Anche a me è piaciuto molto il libro di Rovelli e vi lascio questa citazione: “Il mondo non è un insieme di cose, ma è un insieme di eventi. La differenza tra cose e eventi è che le cose permangono nel tempo. Gli eventi hanno durata limitata. Un prototipo di una “cosa” è un sasso: possiamo chiederci dove sarà domani. Mentre un bacio è un “evento”. Non ha senso chiedersi dove sia andato il bacio domani. Il mondo è fatto di reti di baci, non di sassi”.
Roberto Paura: A proposito di Rovelli e di questa bella citazione, qui c’è un mio approfondimento che lega la concezione del tempo di Rovelli con quella di Proust.
Patrizia Quattrone: È davvero importante parlare del tempo e della sua gestione. Non è così facile darsi delle scadenze, organizzare la giornata lavorativa, soprattutto quando si fa una professione intellettuale che non ha attività di durata standard. Rischiamo di non avere tempo per noi, di soddisfare sempre e solo gli altri, di assecondare gli amici che hanno sempre mille domande fuori tempo. Prendersi il tempo per avere tempo non è egoismo: è necessario per fare un lavoro ben fatto. Mi sono accorta che la dilatazione del tempo peggiora la performance, così come il dedicare tempo insufficiente alle questioni tutte, di lavoro e non!
Simone Bigongiari: Bello Vincenzo! Posso intrufolarmi tra gli studenti? Mi metto i calzoncini corti (non so se usa sempre così). A parte gli scherzi, mi piacerebbe partecipare a questi tuoi incontri, sai che sono molto curioso dei tuoi temi e dell’approccio del #lavorobenfatto in aula.

CASI DI STUDIO
2018 – 2019
Raccontare il Tempo
Raccontare il Tempo a Follonica, in 3° A
Raccontare il Tempo a Unisob, in Aula O
2012 – 2018
Il Piccolo Principe all’Università
Il Piccolo Principe al I. C. Samuele Falco di Scafati
Il Piccolo Principe disegnato da voi
Stazione Loreto: Istituto Alberghiero A. Nebbia, Loreto, Ancona
Stazione Follonica: I.C. Follonica 1
Stazione Modugno: 3° Circolo Didattico Don Lorenzo Milani
Stazione Porchiano: I. C. Bordiga Porchiano
Stazione Scafati: I. C. Samuele Falco
Stazione Università: Comunicazione e Cultura Digitale
Stazione Scampia: ITI Galileo Ferraris
Stazione Roma: Istituto Comprensivo Pablo Neruda
Stazione Torre Annunziata: Liceo Artistico Giorgio de Chirico
Stazione Soccavo: 33° Circolo Didattico Risorgimento
Stazione Ponticelli: I. C. Marino Santa Rosa
Stazione Marcianise: Istituto Novelli
Stazione Nola: Liceo Carducci

LIBRI E BLOG
Novelle Artigiane
#Lavorobenfatto
Il coltello e la rete
#LavoroBenFatto. Industria culturale 3.0 e …
Testa, Mani e Cuore
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