Caro Diario, spero che capiti anche a te, perché è una cosa bella assai, ma io certe mattine mi sveglio con la musica nella testa e non mi posso mantenere, devo ascoltare, guardare, cantare. Lunedì scorso, Festa della Repubblica, è successo con Janis Joplin, per tutti la più grande voce blues della storia del rock, per me l’autrice di alcune delle canzoni più belle tra quelle che compongono la colonna sonora della mia esistenza. È stato così che mi sono alzato, ho avviato il mac e mi sono “sparato” in rapida successione Piece of my heart, Cry Baby, Maybe e Summertime, però quest’ultimo te lo devi proprio guardare, in bianco e nero, anno di grazia 1969.
Cinzia non è stata contenta. Mi ha lasciato fare perché mi vuole bene, ha persino bevuto il caffè seduta sul divano con me perché mi vuole molto bene, ma non è stata contenta. Non è la sua storia, non è il suo genere, e così io che sono cattivo ho cominciato a prenderla in giro, e poi a cantare insieme a Janis, che come puoi immaginare non è un bel sentire, e quando lei è andata a prepararsi per il mare ho messo una canzone di Fiorella Mannoia dicendole che questo era il suo livello, anche se naturalmente scherzavo, perché Fiorella è altissimo livello, e piace un sacco anche a me.
Arrivati a mare, l’incontro con Nicola Lettieri e Katia Tessitore, i genitori de “I Lettieri“, ricordi?, li ho raccontati a luglio dell’anno scorso qui.
Un po’ di chiacchiere di varia umanità con i nostri cari amici fino a quando il discorso non è andato a finire sul mio tributo mattutino a Janis Joplin, perché a quel punto Nicola mi ha fermato e ha raccontato della Porsche 356 C Cabriolet di Janis Joplin e del modellino che custodisce con amore nella sua collezione, dopo di che non ho capito più niente.
Come dici amico Diario? Certo che ti racconto tutto, faccio anche di più, la storia della Porsche 356 C Cabriolet te la faccio raccontare direttamente dal lui, l’avvocato Nicola Lettieri. Prima però ti consiglio di leggere questo articolo di un altro mio amico, Lorenzo Peluso, giornalista e scrittore, così potrai saperne di più sulla passione di Nicola per il modellismo e per la Porsche.
Ecco, adesso sei pronto per il racconto di Nicola.
“Caro Vincenzo, penso che nulla possa descrivere meglio l’iconica Porsche 356 C Cabriolet di Janis Joplin delle parole del direttore di Sotheby’s, Ian Kelleher, quando fu battuta all’asta, nel 2015, per 1,8 milioni di dollari: “È un modello fantastico che trascende l’arte, la cultura pop e i movimenti sociali, splendido e rivoluzionario come è stato chi l’ha posseduta”.
La frase di Kelleher descrive questo “oggetto” che ha avuto un impatto profondo nel mondo dell’auto, del rock, della pop art, superando le aspettative e influenzando significativamente la cultura e il pensiero contemporaneo.
La Porsche 365 in questione fu acquistata usata da Janis nel 1968 dal concessionario Estes-Zipper di Beverly Hills per 3.500 dollari. Originariamente era di colore “dolphin gray”, grigio delfino, una tinta a metà strada tra il bianco perlato e il grigio chiaro, definito dalla stessa Janis “gorgeous, looked like a pearl”, stupendo, sembrava una perla.
L’auto fu affidata a Dave Richards, artista e “roadie” di Janis, che per soli 500 dollari, la trasformò in un’opera d’arte dal titolo “La storia dell’Universo”. Dave riprodusse sull’auto, dopo aver applicato una base di colore “Candy Apple Red”, i ritratti della Joplin e della sua band, i Big Brother and the Holding Company, alcuni paesaggi della California, the “Eye of God”, farfalle, funghi, meduse, il Capricorno, segno zodiacale di Janis Joplin ed altri disegni ispirati alla cultura pop. Il tutto fissato da un’abbondante mano di vernice trasparente.
Nel 1969 l’auto venne rubata a San Francisco. Purtroppo il ladro, stante la riconoscibilità della vettura, pensò maldestramente di riverniciarla, ma fortunatamente venne arrestato prima di completare l’opera e, grazie alla vernice protettiva applicata da Richards, potè tornare come era prima.
Dopo la morte di Janis, la Porsche fu custodita dal suo manager, Albert Grossman che nel 1975 la restituì alla famiglia della cantante. Il fratello di Janis, Michael Joplin, vai a sapere perché, la riverniciò nell’originale Dolphin Grey, ma per fortuna negli anni ’90 tornò allo splendore iniziale grazie al restauro affidato alle artiste Jana Mitchell e Amber Owen.
La Porsche fu esposta al Rock and Roll Hall of Fame and Museum di Cleveland e nel 2015 fu messa all’asta, come ti ho detto all’inizio, da Sotheby a New York, e aggiudicata ad una donna che preferì rimane anonima per 1,8 milioni di dollari. Da allora la vettura è esposta al Gilmore Car Museum del Michigan.
Aggiungo che nel giugno 2017 i Centri Porsche Milano organizzò in collaborazione con la NABA, Nuova Accademia di Belle Arti, un concorso riservato agli studenti dell’Accademia per decorare una Porsche 718 Boxster con un tema riguardante la città meneghina riprendendo temi e colori psichedelici della Porsche 356 Cabrio che Janis Joplin fece realizzare da Dave Richards.
La vittoria andò a Chiara Marradi, Jessica Anselmini e Silvia Anese con la bella 718 Boxster “Storie di Milano” ampiamente ispirata al lavoro di Richards, riportando il tema ”Universe” sulla parte posteriore della 718 in un elegante mix di toni caldi e non, e con cromie estive tra il giorno e la notte.
Concludo questo mio piccolo racconto dicendo che il successo e la bellezza della vettura di Janis Joplin ha indotto la True Scale Miniature a realizzare il modellino in scala 1/43 della Porsche 356 C Cabrio, perfettamente realizzato e adesso difficile da trovare. Che lo stesso discorso vale per il modellino della 718 Boxster “Storie di Milano” fatto realizzare dai Centri Porsche Milano su base Minichamps in una decina di esemplari. E che sono molto felice di essere uno dei pochi collezionisti ad averli tutti e due.”
Come dici? Sono d’accordo con te cara Diario, Nicola Lettieri ci ha fatto un regalo bellissmo, questa storia è fantastica, una ricostruzione meticolosa e appassionata di una persona che ama quello che fa, affidabile, attenta.
Non ci sta niente da fare, è una questione di daimon, di codice dell’anima, di streppegna, come diceva mio padre. Nicola Lettieri è così nella sua professione di avvocato, è così quando si dedica al suo hobby preferito, è così in famiglia.
Un paio di anni fa, parlando del suo lavoro, si occupa prevalentemente di diritto amministrativo, mi disse che per farlo bene non si può fare a meno di tre cose: ascolto attento, rigore giuridico e orientamento alle possibili soluzioni. “Per me è essenziale che il cliente comprenda davvero la questione giuridica che lo riguarda”, aggiunse più o meno, “con un linguaggio chiaro e accessibile, senza tecnicismi inutili. Per questo ascolto con attenzione, perché ogni caso, anche quelli riguardanti società e Pubblica Amministrazione, ha una dimensione umana che va oltre la carta e i codici. E poi non promettomai risultati irrealistici: se non intravedo concrete possibilità di successo, preferisco rinunciare all’incarico piuttosto che alimentare false speranze o generare spese inutili. Il mio obiettivo è costruire un rapporto di fiducia basato sull’onestà, offrendo una consulenza competente e leale, anche nei momenti più complessi. Con ogni probabilità”, concluse, “questo mio ‘particolare’ approccio alla professione mi impedirà sempre facili guadagni, mma questo è, come si dice a Napoli chi nasce tondo non può morire quadrato”.
Proprio così, questo è. Mi sa che prima o poi il lavoro ben fatto di Nicola lo devo raccontare per bene. Alla prossima.