Nessuno si senta escluso

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Cara Irene, il 2022 è stato un anno buono per Il Lavoro Ben Fatto. Non mi riferisco soltanto al libro, ma anche alla Collana, alle idee, al Manifesto, al movimento, come da tempo, in tanti, lo definiscono. La fatica che ci vuole per stare sul punto è tanta, ma la bellezza le toglie peso, e lo stesso fa il senso, così continuo ad avere voglia di alzare l’asticella, di spostare un poco più avanti il limite, e sono contento.
Per questo primo articolo del 2023 ho pensato a una nuova possibilità, che ne so, se avessi le risorse penserei a un social del lavoro ben fatto, a uno spazio pubblico condiviso dove le persone che si iscrivono raccontano le cose che fanno bene ogni giorno, l’amore che ci mettono, e l’impegno, e il senso che danno a tutto questo, il perché. Penso che non ci possiamo accontentare del mondo così com’è. Dai, ci ritorno alla fine del post, prima, ti racconto un po’ delle cose che sono accadute nel 2022.

Collana #Lavorobenfatto
Non siamo una vera e propria casa editrice, forse un giorno lo diventeremo e forse no, ma intanto nel 2022 per la nostra collana sono stati pubblicati quattro volumi: AlphaBeta, Faccio Pizze Sforno Storie, ABCip e Intrecci. Non tocca a me dire quanto sono belli, anche se muoio dalla voglia di farlo, posso dire però che se siamo in grado di pubblicare 4 titoli di qualità in un anno possiamo pensare di fare la casa editrice, una piccola casa editrice, piccola come tutte le cose nostre, ma una vera casa editrice. Qui devo aggiungere soltanto che senza il lavoro e le competenze di Luca Moretti tutto questo non potremmo neanche pensarlo; e che il fatto che riesca a farlo a un ottimo livello zigzagando tra la sua vita e il suo lavoro di libraio rende ancora più sincero il mio apprezzamento come uomo e il mio orgoglio come padre. Per quanto tutto questo possa sembrarti sdolcinato, ti assicuro che funziona proprio così.

Didattica Artigiana
I tre post si intitolano Appunti per una Didattica Artigiana, Lezioni Artigiane | HIA e Lezioni Artigiane | Bottega O e la cosa più sensata che io possa fare è invitarti a leggerli, se non lo hai fatto già. Qui aggiungo soltanto che il passo avanti che abbiamo fatto nel 2022 è importante perché riguarda più piani, non solo quello della teoria e delle idee, ma anche quello della metodologia, quello della ideazione e della sperimentazione di contenuti e quello della creazione di nuovi format educativi. Perché davvero ogni corso è un racconto, ogni classe è una bottega che apprende e ogni studente è un autore, ma tu questo già lo sai.

Il podcast di Angelo e i costruttori di futuro di Vito
A metà ottobre è il mio amico Angelo Sciaudone a parlarmi del percorso che sta portando avanti con Feltrinelli Education. Mi dice che ogni partecipante ha il compito di presentare un progetto ralativo ai podcast e che la sua idea è di presentare una serie incentrata su Il lavoro ben fatto, dal libro alle storie. Mi chiede un confronto e io naturalmente sono felice di ascoltarlo. Quando a fine Novembre mi manda un messaggio audio che racconta contento che il progetto è stato molto apprezzato nel corso del seminario tenuto a Milano, mi emoziono. L’idea che Angelo realizzerà la sua serie mi manda al manicomio, decido che per Dicembre mi devo inventare qualcosa per rilanciare il libro, e così faccio, ma su questa parte ci ritorno tra poco.
Nel frattempo, a metà Novembre, mi scrive anche Vito Verrastro e mi propone di avere una particina nell’ambito del progetto “Next Generation – Costruttori di Futuro” promosso dal Consiglio Regionale della Basilicata in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale in occasione dell’Anno Europeo dei Giovani. Si tratta di un processo di “Contaminazione Attiva” che ha 4 parole (Europa, Lavoro, Volontariato, Ambiente) al centro dei tavoli di discussione. A corredo delle tante attività già definite decidiamo di organizzare una giornata di lavoro in bottega con 40 studentesse e studenti della Consulta Studentesca, ragazze e ragazzi che frequentano l’ultimo e il penultimo anno delle scuole superiori provenienti dalle città e dalle province di Potenza e Matera. L’obiettivo? Fornire a ciascuna/o di loro un metodo e un po’ di arnesi per scrutare i segni del tempo, come ci ha raccontato Kant, per esplorare il futuro, come invece avrebbe detto Eliot, per ideare, organizzare e realizzare idee e progetti. Uno dei temi chiave sarà naraturalmente il lavoro ben fatto.

Il libro di una vita
Il Lavoro Ben Fatto, il mio libro di una vita, quello che ho scritto con mio figlio Luca e mio padre Pasquale, anche se il nome di papà sulla copertina non c’è, come sai è stato pubblicato su Amazon il 1 Aprile 2020. Proprio così. Avrebbe dovuto essere una festa, ma che festa vuoi fare con quello che c’era in giro. Lo avessimo scritto sulla pandemia saremmo diventati ricchi e famosi, sul lavoro ben fatto è stato un poco più complicato, diciamo così: niente incontri e presentazioni dal vivo, la testa delle persone che necessariamente stava da un’altra parte. Per fortuna che il napoletano “sicche se fa, ma nun more”, diventa magro (per gli stenti) ma non muore, e così tra un’intervista, un video e un commento comunque il libro viene letto (745 copie vendute ad oggi) e recensito (36 solo su Amazon, media voto 4,6 su 5). A inizio dicembre ne ragioniamo con Luca e Cinzia e conveniamo che il libro ha ancora tanto da dire e da dare. Qualche settimana ancora e mi invento una campagna di promozione per le feste di Natale, scrivo una lettera aperta a chi fa impresa, a chi ha letto il libro e pure a Babbo Natale. Le interazioni e i commenti sono decisamente positivi, la cosa mi dà ancora più fiducia, comincio a far girare la voce sulla possibilità di organizzare piccole presentazioni, il fatto che per Gennaio siano in calendario già due appuntamenti, il primo a Sorrento e il secondo a Potenza, suggerisce qualcosa di significativo. Magari rimarranno solo queste due date e magari no, ma intanto si parte e per quanto mi riguarda ho intenzione anche qui di stare sul punto.

Una nuova possibilità
Siamo giunti così all’idea che mi è venuta, mia cara Irene. Non so quante volte mi hai sentito ripetere, o mi hai visto scrivere, la frase credo più citata di Sun Tzu: “Una volta colte, le opportunità si moltiplicano”. Ecco, aggiungine una. La mia opportunità per ora si chiama Anno Internazionale del Lavoro Ben Fatto, dico per ora perché detto così ha qualcosa di inutilmente pomposo che non mi piace e non mi rappresenta. Detto in maniera pratica, “maccheronicamente” avrebbe detto mio padre, vorrei che la nostra bella comunità di donne e uomini che ogni mattina si alzano e fanno bene quello che deve fare, qualunque cosa debbano fare, si mobilitasse per tutto l’anno, ogni volta che può.
Secondo me si può fare. Perché a fare bene le cose ci abitua. Perché fare bene quello che dobbiamo fare è bello, ha senso, è giusto e soprattutto conviene. E perché se ognuno fa bene quello che deve fare tutto funziona meglio. Vale per le famiglie, vale per le imprese, vale per le scuole e gli ospedali, vale per le città, vale per tutto, vale sempre.
Non penso solo a un grandioso, straordinario, infinito passa parola, ma anche a un passa comportamenti e azioni positive, un passa consapevolezza, un passa cambiamento, ciascuna/o di per sé, senza guardare agli altri, semplicemente costruendo connessioni, spazi di comunità, reti di socialità che potremmo condividere su una sorta di quaderno pubblico condiviso e partecipato del lavoro ben fatto.
Sì, potrebbe essere anche questo, un quaderno dove condividiamo tutte le idee e le  cose che facciamo ogni giorno, perché per noi è questo il senso più vero del lavoro fatto bene.
Come dici amica mia, sarebbe un sogno? Io invece dico che ce la possiamo fare. Come ha detto qualcuno, quando si sogna da soli è un sogno, quando si sogna in due ha inizio la realtà. Nessuno si senta escluso.

Post Scriptum
Mentre tutto questo accadeva, accade, accadrà, Sabrina Lettieri sta realizzando la bambola del lavoro ben fatto, che sarà un po’ la mascotte di tutto quello che riusciremo a mettere in piedi per cercare di cambiarlo un pochino in meglio questo nostro mondo, che in fondo, come specie umana, è l’unico che abbiamo.