Caro Diario, come sai la fatica non mi spaventa, piuttosto mi appassiona, però ci stanno giornate inusuali anche per me, giornate che non durano un giorno solo, giornate come questa del 4 Dicembre a Potenza che in realtà è cominciata ieri, Domenica.
Ebbene sì amico mio, se togli il pranzo domenicale e il tempo del viaggio in auto da Bacoli al Petraio fino a tarda sera mi sono dedicato solo a lei e il bello, se vogliamo dire così, è che durerà come minimo fino a mercoledì perché, come sai, quando posso il giorno dopo mi piace dedicarlo all’attività di retrospezione, e dopo domani in treno avrò tutto il tempo di ripensarci su.
Come dici? Se per cominciare ti dico che cosa devo fare a Potenza domani forse è meglio? Certo, vengo subito al punto, basta che non mi metti ansia che davvero non ne ho bisogno.
Allora, la mattina ho due ore con le classi terze del Liceo Scientifico Pier Paolo Pasolini, sono stato invitato dalla prof. Antonietta Comodo, stanno facendo un percorso di alternanza scuola lavoro, competenze trasversali (soft skill), sapere e saper fare, e dopo le esperienze dei due anni precedenti quest’anno la prof. ha deciso, giustamente, di far riflettere le/i ragazze/i sul senso di questa attività, in maniera tale che ne possano cogliere in modo più pieno il significato.
Te lo posso dire caro Diario? Sono piuttosto spaventato, abbiamo dovuto dividere in due gruppi le classi ma saranno comunque tre terze alla volta – ragazze/i di 16 – 17 anni – con le quali interagire su questi temi, e come puoi immaginare che non è facile. È per questo che mi sono portato avanti con il lavoro, a partire dalle idee che ho sintetizzato nell’articolo Insegnare vuol dire dalle quali ho tirato fuori gli otto hashtag che mi aiuteranno domani con le/i ragazze/i: #pensare, #lavoro, #rispetto, #convinzione, #fare, #sbagliare, #collaborare, #risolvereproblemi.
Sai che faccio, approfitto del fatto che molte/i di loro conoscono la versione di Generale di De Gregori cantata da Anastasio a X Factor per parlare di Generale di Brecht, e poi magari ci attacco anche un pezzetto di Domande di un lettore operaio, anche solo qualche riga, che ne so l’inizio, “Chi costruì Tebe dalle Sette Porte? Dentro i libri ci sono i nomi dei re. I re hanno trascinato quei blocchi di pietra?” oppure la strofa in cui il grande poeta e drammaturgo tedesco si domanda e ci domanda “Il giovane Alessandro conquistò l’India. Lui solo? Cesare sconfisse i Galli. Non aveva con sé nemmeno un cuoco? Filippo di Spagna pianse, quando la sua flotta fu affondata. Nessun altro pianse? Federico II vinse la guerra dei Sette Anni. Chi vinse oltre a lui?”
Sì, lo faccio, e naturalmente ti faccio sapere.
Invece dalle 15:30 sono insieme a Vito Verrastro, sì, proprio lui, il mio amico giornalista e autore di Generazione Boomerang, io un po’ di tempo fa l’ho raccontato qui, è lui il motore che sta dietro a tutto questo. Il tema questa volta è il processo decisionale, quello che secondo James March “aumenta l’eleganza e la bellezza della vita”.
Come dici? Sì, confermo, anche secondo me, per questo lo faccio molto volentieri, anche qui saremo attesi da una cinquantina di persone con le quali in due ore e mezza proveremo a condividere le gioie, le difficoltà e le opportunità che ci si presentano ogni qualvolta ci tocca prendere una decisione. Per l’occasione ho rimesso mano al blog dedicato all’argomento, con tutto il rispetto per gli amanti delle slide io resto legato al blog, lo trovo per definizione più interattivo, più adatto a sostenere l’idea di processo di apprendimento di cui sono fautore.
Alle 18:30 finiamo alla Camera di Commercio e sempre con Vito, persona di capacità, disponibilità e pazienza pressocché infinite, ci spostiamo alla Libreria Sognalibro della nostra amica Angela Di Maggio dove a partire dalle 19:00 raccontiamo Novelle Artigiane.
Adesso però non dire che a quel punto finalmente mi posso riposare perché mi arrabbio come una belva, lo sai quanto io ci tenga ai miei racconti, spero piuttosto che siano in tante/i a partecipare, sarà una bellissima occasione per salutare vecchi amici e incontrarne di nuove/i.
Ecco, direi che per ora è tutto, ti riscrivo presto per gli aggiornamenti.
Caro Diario rieccomi, è passata da qualche minuto la mezzanotte e anche se in teoria siamo all’inizio del Martedì le due cose che voglio dirti starebbero meglio alla fine del Lunedì.
La prima cosa che mi fa piacere raccontarti è che nel pomeriggio mi ha scritto la prof. Comodo, però io ero già per strada e non ho potuto pubblicare la sua mail. Lo faccio ora, perché inquadra sicuramente meglio di quanto non abbia fatto io l’iniziativa di domani.
«Caro Moretti, il Comitato scientifico per l’alternanza scuola lavoro del Liceo scientifico Pier Paolo Pasolini di Potenza, nell’ambito dell’attività di individuazione delle linee strategiche per la progettazione delle attività, ha deciso che i percorsi di alternanza delle classi terze avessero inizio con un incontro in Camera di Commercio sulle finalità di tale istituto.
Gli incontri – tenuti per ciascuna classe dal dott. Saverio Primavera, Responsabile del FORIM, area formazione, innovazione e creazione d’impresa presso la Camera di commercio di Basilicata – sono stati programmati con lo scopo di motivare gli studenti, far comprendere loro le ragioni e l’utilità dell’alternanza e indurli a riflettere sul funzionamento del mercato del lavoro.
Infatti, per usare le parole del dott. Primavera, molti esperti di selezione del personale ritengono che la giusta combinazione di competenze disciplinari e trasversali sia il viatico per entrare rapidamente nel mondo del lavoro. Mentre le competenze disciplinari sono l’oggetto principale del percorso di studio e della formazione degli studenti, quelle trasversali per loro natura devono essere “apprese” e metabolizzate in contesti diversi dalle aule scolastiche e universitarie e dunque l’alternanza scuola lavoro può servire a questo, ma è importante renderne consapevoli gli studenti affinché la loro partecipazione sia motivata e convinta. Durante gli incontri il dott. Primavera mediante esercitazioni, giochi, spezzoni di film e video ha fatto capire ai ragazzi il significato, l’importanza e l’utilità di alcune competenze trasversali quali la creatività e pensiero laterale, lavoro di gruppo e problem solving. A coronamento di questa attività si colloca il suo incontro di domani con le classi terze. Ancora grazie della sua disponibilità.»
La seconda cosa è invece di carattere più personale, si riferisce alla bellissima serata che ho trascorso insieme a Vito e alla moglie Giuliana, due ore e mezzo in compagnia di una pizza, una birra e un po’ di chiacchiere, un po’ per modo di dire, perché quando sto con le persone a cui voglio bene non la smetterei mai di chiacchierare.
Come dici caro Diario? Sono d’accordo con te! Le cose veramente belle della vita sono tutte cose semplici e vere. Con loro ci rivediamo domani, e anche con te, perché adesso è davvero ora di andare a dormire. Ah, quasi dimenticavo, Vito e Giuliana in coppia non solo sono una forza ma portano pure fortuna: mi sono venuti a prendere in stazione e l’intercity 707 per Taranto è arrivato a Potenza con due minuti di anticipo, siamo andati a mangiare la pizza e il Napoli ha battuto l’Atalanta a Bergamo per 2 a 1. A domani, o forse è meglio dire a più tardi.
Caro Diario, come temevo mi sono svegliato alle 6:10, l’avevo detto ieri sera a Mariangela e a suo marito Sergio, le abitudini sono abitudini. A proposito di Mariangela, al Leucos sono ritornato nella camera dove sono stato la prima volta, quella con il numero 0971 sulla porta e dedicata a Potenza, l’ho fatta vedere anche a Vito e Giuliana, è davvero molto bella e curata, come del resto tutto qui, a partire dal sorriso e dalla gentilezza dei padroni di casa. Comunque sono stato fortunato, oggi Sergio è arrivato alle 6:00 perché degli ospiti sono dovuti partire a quell’ora, e così alle 6:30 ho potuto prendere il caffè, la colazione invece più tardi, l’appuntamento con la prof. Comodo è alle 9:30 e posso fare con calma. A dopo.
Caro Diario rieccomi, come dice il mio amico Vito ieri è stata una giornata bellissima ma #senzatregua.
Il buongiorno è cominciato dal mattino, con Mariangela che durante la colazione mi ha raccontato due cose che mi aveva chiesto di tenere riservate, invece sono riuscito a farmi dare il consenso a raccontarle, però te le dico dopo perché le ho dette anche alle ragazze e ai ragazzi a scuola.
Come previsto alle 9:30 in punto mi è venuta a prendere la prof. Comodo, che dopo qualche minuto è diventata Antonietta e dopo qualche ora siamo ci siamo scoperti amici, ma non tanto per dire, amici nel senso vero di persone che condividono delle cose, per esempio l’amore per le/i ragazze/i, persone che hanno piacere di stare a chiacchierare e di scambiare idee ed esperienze.
Lei è una tipa veramente forte, una specie di ponte tra te e le/gli altre/i, non so quante persone mi ha presentato a scuola, della serie “Vincenzo ti voglio presentare questa/o mia/o collega che fa delle cose davvero molto interessanti”.
Qualche minuto prima delle dieci è arrivato il preside, Giovanni La Trofa, e anche lui è stato una bella scoperta, a volte bastano pochissimi minuti per scambiarsi qualche pensiero niente affatto banale su Napoli, Milano, la scuola, le/i ragazzi, la possibilità di ritrovarsi ancora.
Con le/i ragazze/i credo abbia funzionato abbastanza, sono state/i molto educate/i, le/i ho viste/i partecipi e contente/i.
Come ti ho anticipato l’altro giorno ho incontrato 6 terze, 3 nella prima ora e 3 nella seconda, e per cominciare ho chiesto a qualcuna/o di loro di aiutarmi a scrivere il resoconto della nostra chiacchierata, nella prima ora questa parte l’hanno fatta Marzia, Mariangela e Daniela, nella seconda Ida.
Come dici amico Diario? Il fatto che siano tutte ragazze suggerisce probabilmente qualcosa di significativo? Sono d’accordo con te, ma di questo magari parliamo un’altra volta che le cose già sono tante e va a finire che non la finiamo più.
Io per le mie chiacchiere ho seguito lo schema che ti avevo preannunciato, però mi piace cominciare proprio da quello che hanno scritto a mono le ragazze della prima ora su un foglietto che mi hanno consegnato alla fine:
Dobbiamo imparare a pensare.
Il valore del lavoro.
Volere è Potere.
Antonio ha dato la definzione di problem solving.
“Se vuoi combattere il terrorismo lo devi comprendere”.
Comprendere un problema è la premessa per combatterlo.
Flavio ha il padre che lavora alla Fiat.
Analizzare il problema.
Se non studi non sarai nessuno.
Insegno -> Imparo
Qualunque cosa faccio se la faccio bene ha senso.
Mario ha detto che l’importanza del lavoro è il risultato.
Abituarsi a fare bene le cose.
Una partita di calcio senza il campo non funziona!
Questo invece è il resoconto dell’ora successiva redatto da Ida, lei ha fatto tutto da sola e ha scritto sul telefonino.
Flavio vede X Factor.
Imparare a pensare.
Imparare che dietro ogni cosa che esiste c’è il lavoro.
Problem solving (capacità di risolvere un problema).
Peppe dice che “se tu ce l’hai la soluzione l’adotti se non ce l’hai cerchi la strada per risolvere il problema”.
Francesco ha visto Matrix.
Comprendere il problema.
Luca dice “inquadrare”.
Ignazio dice “individuare”.
Fare bene la pasta e fagioli.
Vincenzo fa un esempio.
Ignazio ha detto che ci vuole anche il sale per fare la pasta e fagioli.
Ida ha detto che dopo 25 minuti per farla il piacere è mangiarsi una pasta e fagioli saporita.
Te lo posso dire caro Diario? Le ragazze hanno fatto un ottimo lavoro, la sostanza delle cose che ho detto c’è tutta, per chi non ci legge sempre e dunque ha difficoltà a capire la storia della pasta e fagioli, o della pasta e patate, o del caffè che hanno senso solo se li fai bene, aggiungo soltanto questo:
1. Al di là delle competenze specifiche, la prima cosa che dobbiamo imparare alla voce “soft skills” è quella di non perdere il “difetto” di pensare; a questo ci è servita la poesia di Brecht – ti ricordi?, ci siamo arrivati attraverso Anastasio e la sua versione di Generale – in particolare l’ultima strofa, quella che dice “Generale, l’uomo fa di tutto. Può volare e può uccidere. Ma ha un difetto: può pensare.”
2. La seconda cosa da imparare è che dietro ogni cosa che esiste e che usiamo c’è il lavoro e che qualsiasi lavoro, se lo fai bene ha senso.
3. La terza cosa è imparare che per risolvere un qualsiasi problema bisogna innanzitutto comprenderlo, poi analizzarlo, poi valutare le risorse (umane, tecnologiche, organizzative, finanziarie) che si hanno a disposizione, poi affrontarlo.
4. La quarta cosa è che la risoluzione di un qualsiasi problema è anche la condizione per la nascita del problema successivo, perché funziona proprio così caro Diario, la soluzione finale non esiste.
Ecco, prima di chiudere questa prima parte mi resta da dirti soltanto le due cose che mi ha raccontato Mariangela a colazione:
La prima è che a Marzo di quest’anno si è laureata alla triennale in Scienze Giuridiche. “Vincenzo, dal punto di vista pratico non m serve a niente”, mi ha detto, “sono contenta del mio lavoro qui a Leucos e non ci rinuncio per niente al mondo, è proprio come ti ho raccontato a suo tempo, lo dovevo a me stessa”.
La seconda è il racconto del suo colloquio di assunzione all’azienda nella quale ha lavorato per oltre 20 anni: “Avevo conseguito da poco il diploma e quando mi presento a questo colloquio il datore di lavoro mi domanda che cosa so fare. Lo guardo e rispondo che al di là delle poche o tante cose che potrei dirgli l’unica cosa che conta è quello che posso dimostrare sul campo. Facciamo così, aggiungo, lei mi prenda in prova per uno o due mesi, vediamo come va, lei potrebbe non essere soddisfatto del mio lavoro o anche io potrei non trovarmi bene, alla fine di questo periodo di prova decidiamo. Vincenzo, dopo appena 20 giorni mi chiamò e mi disse domani porta il libretto di lavoro che ti assumo”.
Sì amico Diario, ho raccontato anche questo alla voce soft skills alle/ai ragazze/i, e ti assicuro che ha funzionato.
Finito a scuola la mia amica Antonietta, va bene, va bene, la prof. Comodo, mi ha offerto il caffè e una fantastica fetta di panettone e poi me ne sono tornato al BeB del mio cuore, così prima dell’incontro in Camera di Commercio ho potuto rifare un giro sul blog e mettere a punto il percorso da seguire, perché affrontare un tema affascinante e complesso – nel senso buono del termine – come il processo decisionale in poco più di due ore con un approccio broadcasting – io che parlo e 40 – 50 persone che ascoltano – non è semplice come potrebbe sembrare, soprattutto se il tuo problema è quello di lasciare qualcosa agli altri e non di far vedere quanto sei bravo e preparato, ammesso e non concesso che tu lo sia.
Alle 14:40 sono sceso e ancora una volta ho trovato Vito Verrastro già lì ad aspettarmi, pochi passi e siamo arrivati in Camera di Commercio dove ho ritrovato il dott. Saverio Primavera, l’avevo conosciuto la mattina a scuola dove aveva ricevuto una targa per la sua attività a favore dei ragazzi. Sì, caro Diario, è stato un altro bell’incontro di questa giornata assai serendipitosa che grazie a Vito ho vissuto a Potenza.
Allora, per cominciare ho spiegato perché preferisco il blog alle slides – cantiere sempre aperto e maggiori possibilità di interagire – e poi sono partito con il primo post, quello con le citazioni di Tarantino, Sun Tzu e March, dopo di che con un balzo di quelli che sarebbe piaciuto a Proust sono andato da Peter Drucker e ho parlato della differenza su cosa significa per noi occidentali prendere una decisione e cosa significa invece per i giapponesi, perché nella zona di confine esistente tra la risposta alla domanda e la definizione della domanda ci sono a mio avviso un bel po’ di elementi utili alla definizione del senso e del significato del processo decisionale.
La mossa successiva mi ha portato alla decisione intelligente – raccontare in che senso e perché non esiste mi fa sempre un certo effetto, soprattutto nella parte in cui spiego la necessità di svincolare il processo decisionale da due dei suoi più grandi “nemici”, il tempo e il risultato – e poi sono finito alla decisone come piano inclinato, che anche la storia del campo con tutte quelle porte e tutti quei palloni colpisce ogni volta come sarebbe la prima.
A questo punto ho accennato al perché lasciar perdere il background, Herbert Simon e le tre idee, invitando però i presenti a leggerli per conto proprio, e ho parlato della decisione secondo la logica della conseguenza – valutazione di alternative, aspettative, preferenze e conseguenze – e secondo la logica dell’appropriatezza, con le domande sul riconoscimento, sull’identità e sulle regole. Il momento in cui ho fatto vedere il pezzetto di film da La scelta di Sophie è stato come ogni volta molto intenso, così com la discussione che ne è seguita sulla tipologia di decisione che la protagonista è stata costretta a prendere, conseguenza o appropriatezza.
La molteplicità delle identità che contraddistinguono ciascuno di noi l’ho raccontata con l’aiuto di Pablo Neruda e della sua splendida poesia, Siam Molti, mentre i passi successivi li abbiamo dedicati al team, al potere e al garbage can, il cestino dei rifiuti, che ci ha permesso di affrontare anche la differenza tra incertezza e anmbiguità, con tutto ciò che ne consegue.
Per ultimi, ma sul serio non ultimi, i casi di studio, che è stata la parte più bella e interattiva della lezione, ricca di spunti, di riflessioni, di possibilità.
Se devo scegliere una cosa una da dirti su queste parte è che alla fine è stato abbastanza evidente come l’approccio giapponese, la definizione il più puntale e precisa possibile della domanda prima ancora della ricerca della risposta, possa essere di straordinario aiuto nel processo decisionale e nelle attività di problem solving ad esso connesse.
Ecco, direi che anche con il racconto della seconda parte della giornata è tutto, anche in questo caso penso di non aver fatto troppi danni, le persone mi sono sembrate contente, una di loro è venuta pure alla presentazione di Novelle Artigiane e ha comprato il libro.
Usciti dalla Camera di Commercio, il tempo di scendere con Vito al parcheggio, di salire in macchina e siamo arrivati alla Libreria Sognalibro, dove abbiamo trovato Angela e Filomena Di Maggio ad accoglierci.
E adesso che ti devo dire amico mio, quello Sognalibro è un luogo magico, proprio come le due sorelle che lo hanno pensato e realizzato, facciamo così, la serata te la riassumo con le parole che ha scritto Angela sui social, poi aggiungo solo qualche pensiero mio: “Dai semi delle difficoltà nascono i fiori delle possibilità. Vincenzo Moretti da Sognalibro ha raccontato le sue Novelle Artigiane che da questa sera sono diventate anche un po’ nostre. Lui racconta storie di persone, di botteghe, di mani, di testa, di cuore e di passione. Racconta del potere della gentilezza che trionfa sulla forza e si illumina di bellezza. Racconta di una bottega in cui non conta solo vendere perché ciò che conta è contagiarsi con il valore della relazione e dell’empatia. L’umanità questa sera è passata di qua e noi l’abbiamo incontrata. Grazie Vincenzo.”
Ecco amico Diario, quello che posso aggiungere io è soltanto che sono stato contento.
Contento che anche Giuliana, Antonietta, Mariangela, Sergio, Antonio e Fausto abbiano trovato la voglia e il tempo di venire, facciamo vite complicate, ed esserci non è mai banale e scontato.
Contento di aver conosciuto Daniela Braucci, nipote del mio amico Gino, che quando avevo 23 anni è stato un mio punto di riferimento in Cgil.
Contento di aver promesso a Lucrezia, la nipote di Mariangela e Sergio, 15 anni, che non si sarebbe annoiata.
Contento di aver mantenuto la promessa, magari non del tutto ma un pochino si, l’ho vista sorridere più volte, e salutarmi con piacere alla fine.
Contento di essere stato a cena – finalmente, stavo dalla mattina con la colazione e con la fetta di panettone che ho mangiato con la mia amica prof. Antonietta Comodo – con Giuliana, Michele, Antonio, Vito e Fausto.
Contento delle sei parole chiave che, come fanno ogni volta, Angela, Filomena e Daniela hanno attaccato sullo specchio, sono quelle nella foto, le ho trovate bellissime.
Sì, contento; quando verso mezzanotte ho messo la testa sopra il cuscino sono stato contento.
Caro Diario, l’ultima cosa superfragilisticaespiralitosa è accaduta stamattina. Mi sono svegliato anche se non avrei voluto qualche minuto prima delle sei e mi sono messo a scriverti fino a verso le 7:30, quando sono uscito per fare colazione.
Ora tu mi conosci e sai che se ti dico che Sergio non ha voluto in nessun modo che io pagassi il mio soggiorno lì non ti sto parlando di soldi, ti sto parlando di affetto, ti sto parlando del modo in cui mi ha detto “Vincenzo questa è casa tua”, ti sto parlano dei suoi occhi, delle nostre rughe e della mia commozione. Sì, amico mio, l’ho detto pure a Vito, di fronte a piccoli grandi gesti così io mi commuovo, spero di non finire mai di commuovermi, mi è stato fatto un dono bellissimo, sono esageratamente fortunato ad avere amici così.