Beppe, le mani e il lavoro come dignità

Caro Diario, il viaggio a Bari per la presentazione di Novelle Artigiane è stato assai serendipitoso, un po’ delle belle cose che sono accudute se ancora non l’hai fatto le puoi leggere su Note a Margine.
Alla voce serendipity ci sta anche l’incontro con Beppe Palma, barese di 47 anni, ingegnere meccanico, che Cinzia e io al B&B Levantino ci siamo arrivati davvero per genio e per caso, e così lo abbiamo conosciuto, e ci sono piaciute subito la sua pelle bruna, la sua faccia, la sua disponibilità, il suo sorriso.
Per la verità il mio quinto senso e tre quarti ha cominciato a vibrare quando ci ha detto una cosa tipo “qui funziona tutto però se qualcosa non dovesse andare chiamatemi che io arrivo e l’aggiusto”, ancora un po’ di chiacchiere e ho deciso, gli ho detto delle mie regole da storyteller e ci siamo dati appuntamento al mattino seguente, chiacchiere e colazione al bar quello bello della Bari vecchia che fa i pasticciotti buoni. Siamo arrivati, ci siamo seduti, tre pasticciotti, due caffè e un cappuccio e pronti via.

La prima cosa che ci ha detto è che gli piace molto fare con le mani, soprattutto lavorare il legno, “ma comunque so riparare tutte le cose, e poi mi piace fare operazioni di recupero con materiali di risulta, per esempio legno recuperato dalla spiaggia, anche nel  B&B ci sono diversi esempi, le abat-jour, i reggi valigie, l’albero di natale dell’ingresso. E poi mi piace viaggiare, naturalmente mi piace mio figlio Angelo, mi piace mangiare e bere, fare kite surf, che trovo bellissimo, o anche il SUP,  acronimo di Stund up Puddle, in pratica una variante del surf con la pagaia”.
Come dici amico Diario? È proprio un bel tipo questo Beppe? Aspetta che siamo solo all’inizio, perché nonostante sia uomo di mare il nostro Beppe è anche un grande appassionato di montagna, gli piace fare snow board in montagna e ha preso il brevetto di parapendio.
“Mio padre da questo punto di vista è stato sconvolgente, avevo 17 anni quando ho visto questo tizio a Livigno con il paracadute e gli sci attaccati ai piedi. Mi ha folgorato, ho raggiunto mio padre e gli io ho detto lo vedi quello? Lo devo fare assolutamente! Lo sai lui che mi ha risposto?”
“Lo immagino, ma preferisco che me lo dica tu.”
“Mi ha detto andiamo, e così ci siamo messi in auto, lo abbiamo raggiunto, il giorno dopo ero a fare il corso di parapendio, e l’anno dopo mi sono preso il brevetto di volo libero a Trento”.
Lo ammetto, a questo punto pensavo che a questa parte della storia potevo scrivere la parola fine e invece Beppe ha detto che gli piace la politica, e allora io gli ho chiesto che cosa intende per politica e lui mi ha risposto “lo strumento per dare le stesse posibilità a chiunque nella società.  Al di là delle tante chiacchiere che si fanno c’è troppa ingiustizia dal punto di vista sociale, la strada che resta da fare prima di garantire reali opportunità di accesso a tutti è ancora molto lunga”.
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Sì, caro Diario, siamo d’accordo, Beppe mi sembra il mostro della porta a fianco di Massimo Troisi, quello che sapeva fare tutto lui, e così gli ho chiesto di parlare di lavoro, di dirci quando è stata la prima volta che la parola lavoro è entrata consapevolmente nella sua vita.
“Vincenzo, i miei genitori lavoravano tutti e due, papà agente di commercio e mamma insegnante, e insomma la cultura del lavoro è stata sempre presente a casa nostra.
Ho visto mio pade lavorare così tanto che ho pensato spesso che non avrei mai fatto una vita così.
Da lui ho ereditato la manualità, mi viene da dire che me l’ha passata, però non ho mai pensato che quella poteva essere la mia vita. Avevo la moto, la smontavo, la riparavo e così scelsi di fare ingegneria meccanica; è stato un percorso di studio durissimo però dopo ho fatto lavori molto belli, direi bellissimi, anche se in un certo senso sono stato fregato perché lavoravo più di mio padre.
Ho imparato tante cose, parlo bene inglese e tedesco, lo spagnolo normale, appena un po’ di russo, insomma a un livello che non lo puoi mettere nel curriculum.
Ho lavorato alla Bosch, ho fatto il lavoro che volevo, mi sono occupato di tante questioni tecniche, di iniezione diesel, di pompe, di common rail. Non so se lo sai che il common rail è stato inventato a Bari. Comunque la mia vita da ingegnere si può dividere in due parti, una nel settore sviluppo e tecnica e un’altra come tecnico commerciale, mi occupavo di macchine automatiche per bevande. Ti posso raccontare cosa mi è capitato quando sono stato assunto alla Bosch?”
“Certo che puoi!”
“Mi avevano proposto un posto come progettista ma io ho detto che non mi interessava. L’uomo che mi faceva il colloquio non ci poteva pensare, ma come lei è così giovane, ancora non è laureato e rifiuta un posto di lavoro alla Bosch? Non è che rifiuto – ho risposto – è che se lei mi mette davanti a un computer dalla mattina alla sera io muoio, non fa per me, mi conosco.
Che ti devo dire, invece di mandarmi via l’uomo si è consultato con il suo capo e mi hanno proposto un lavoro bellissimo, facevo da collegamento tra lo stabilimento di produzione e il centro sviluppo, già nel passaggio delle consegne – dovevo sostituire un ingegnere tedesco – mi interfacciavo con tutto lo stabilimento, con tutte le funzioni interne, e quando c’era bisogna del super esperto – che ne so, l’ingegnerone delle viti – o io andavo da lui in Germania o lui veniva giù a Bari, a seconda delle esigenze. Ah, non ti ho detto che appena laureato avevo vinto anche il dottorato ma  ho scelto di rimanere nel settore privato.
Ho girato un bel po’ di aziende, ho venduto impianti dal 2006 al 2013, il 2009 è stato un anno tremendo dal punto di vista lavorativo, la crisi sembrava bloccare tutto, bisognava andare a tappeto da tutti i possibili clienti”.
Quando ormai non solo ci eravamo ripresi ma avevamo saturato la capacità produttiva dello stabilimento vengo licenziato, differenti punti di vista strategici, per me bisognava investire per trovare  nuovi mercati e nuovi clienti, per il proprietario dell’azienda no.
Erano anni in cui a Bari l’economia non si era ripresa, pesava la mancanza di centri decisonali e di sviluppo, Bosch a parte, di attività strategiche di profilo elevato non c’erano, le proposte di lavoro che mi arrivavano erano assai interessanti ma tutte al Nord o in Germania.
Ci ho pensato su e in un paio di mesi ho messo su il B&B Levantino qui a Bari e un altro a Malta con degli amici. A Malta volevamo avviare anche un birrificio artigianale ma poi l’impresa non è andata in porto, lo scorso anno ho lasciato anche il B&B a Malta e ne ho aperto un altro qua”.

Sì caro Diario, è stato così che il nostro Beppe ha fatto il salto dall’industria meccanica al turismo, cercando di realizzare ogni stanza come piacerebbe a lui che ha girato tanto, pensandola ogni volta come la sua stanza ideale, che poi lui si mette lì e se la costruisce, il letto, la spalliera, lo scrittorio, della serie “scusatemi solo i tappetini gli ho presi dagli svedesi perché quelli proprio non li so fare”.

Per Beppe quella di non partire è stata sicuramente una scelta di vita, la voglia di stare vicino al figlio è tanta, anche perché nel frattempo nel 2010 lui e sua moglie si sono separati, e insomma si sa come finisce in questi casi, io di certo lo so, se uno è una persona normale nella vita quotidiana i figli gli mancano.
Non so come dire, l’idea che mi sono fatto io è che Beppe sia una persona che chiede molto a sé stesso, uno che non si riconosce particolari meriti soltanto se ne sta lì con i suoi affetti, i suoi principi, i suoi valori, valori come il lavoro.

“Vincenzo non riuscirei a fare a meno del lavoro, ho visto mio padre e mia madre lavorare sempre, penso che bisogna lavorare per darsi una dignità. Qualche anno fa, nel 2015, ho acquistato un terreno di un ettaro in una riserva naturale, Torre Guaceto, arriva fino alla duna, sul mare.
L’ho comprato sebbene sapessi che giustamente ci sono delle restrizioni molti forti sui SIC, Siti di Interesse Comunitario, ma ho in mente di realizzare un’attività turistica che rispetti tutte le regole, tutto provvisorio, tutto ecosostibile, tutto autosufficiente dal punto di vista energetico, tutto realizzato con tecnologie greeen. In definitiva quello che penso io caro Vincenzo è che rispetto alle regole dobbiamo essere soltanto adeguati, e quello che penso voglio fare, è la mia prossima sfida, intendo mettercela tutta per vincerla”.