Tutta la notte minuto per minuto o quasi

Caro Diario, per il quinto anno consecutivo la nostra notte ha tenuto assieme luoghi e persone di ogni parte di Italia e di qualche pezzetto di mondo – Buenos Aires, Busteni (Romani), Davis (USA), Marsiglia – che hanno letto, raccontato, cantato, semplicemente e meravigliosamente, storie di lavoro.
Sui social negli ultimi giorni «aggio fatto ‘o pazzo», come si diceva nella mia Secondigliano da ragazzi. Ho fatto il matto per spiegare a tutte/i che il verbo della notte del #lavoronarrato è partecipare non organizzare.
Sì amico Diario, la nostra notte non è un evento, parola quanto mai abusata, ma un modo per stare insieme, per dire con i nostri racconti, le nostre letture, la nostra musica, i nostri disegni che per noi il lavoro è importante, vale.
Come dici caro Diario? Non è una cosa banale? Sono d’accordo con te!
Un mondo che dà più valore al lavoro e meno valore ai soldi, più valore a ciò che sappiamo e sappiamo fare e meno valore a quello che abbiamo è un mondo più bello, e ha più futuro.
Non voglio usare la parola rivoluzione, che anche lei è assai maltrattata, ma grandi cambiamenti sono cominciati con una donna nera – Rosa Louise Parks – che si è rifiutata di lasciare il posto a sedere a un uomo bianco, con le candele accese sui davanzali, con i lenzuoli bianchi appesi ai balconi.
È per  questo che da qualche anno ci siamo inventati anche il Flashmob, che basta condividere sui social #lavoronarrato, per me il lavoro vale ed è fatta. E adesso goditi la diretta, che sarà lunga, lunga, lunga.

5 MAGGIO
Caro Diario, la mia amica Barbara Catalani, che nella vita insieme a tante altre cose fa anche l’assessore a Follonica, ha raccontato la notte del lavoro di ieri e sono troppo felice di condividere il suo racconto con te. Poi ritorno, ma intanto tu non te lo perdere il racconto di Barbara.

3 MAGGIO
Ciao amico mio, leggi questo, l’ha scritto il mio amico Gennaro Prisco, si intitola Mi chiamo Guarino e sono la piazza.

Rieccomi caro Diario, ti ho già detto che Angelo Ventriglia della Franco Angeli Digitale mi aveva proposto quella bella idea delle parole del lavoro declinate da alcuni suoi autori. Ebbene, quando hai qualche minuto clicca qui e ascolta, vedrai che ti piaceranno come sono piaciuti a me. E poi i file audio hanno una cosa che li rende unici, li puoi ascoltare mentre fai altro e persino se stai da un’altra parte, per esempio nella stanza a fianco.

Buongiorno amico Diario, te l’ho detto che questa notte sarebbe stata lunga, lunga, lunga, guarda che succede domani a Follonica, ti metto la locandina, perché poi un po’ di cose con l’aiuto di Irene Costantini te le racconto domani. A più tardi.
P.S.
Mi accorgo adesso che sul manifesto che le amiche e gli amici del Comune di Follonica, del Magma e del I. C. Leopoldo II di Lorena c’è l’ultima parte della giornata che è intotolata Il lavoro cantato omaggio al lavoro ben fatto, a Vincenzo Moretti e a Napoli. Giuro che sono senza parole, mi è venuto in mente il nonno di Dustin Hoffman che nel film Piccolo Grande Uomo dice “oggi è un giorno buono per morire”, che poi era il grido di battaglia di Cavallo Pazzo, “Hoka Hey! È un buon giorno per morire!”. Sono emozionato, mi sembra esagerato, soprattutto sono una persona normale, perciò il .pdf che mi ha mandato Irene me lo stampo e lo conservo come un caro ricordo. Grazie infinte.

follonica1

2 MAGGIO
No, scusa, non ti arrabbiare amico Diario, ti prometto che almeno fino a stasera non ti scoccio più, ma ho letto appena adesso questo post di Angela Lagrotta, ho accennato a lei nella storia di Angela Di Maggio, alla fine ti metto anche lo screenshoot delle foto.
«La notte del #Lavoronarrato. Ritrovarsi, conoscersi, raccontarsi, condividere, imparare. Essere affamati e folli per me vuol dire questo: crescere, diventare grandi pur restando semplicemente umani. Ieri sera ho raccontato la mia #vitadacreativa e sentivo dentro di me quella emozione che solo chi ha imparato il significato della parola “scegliere” può vivere. Pino Daniele un giorno ha cantato: si nasce un po’ dove si capita prendila con ironia. Io sono nata a Napoli, a Secondigliano, aret o’ Vesuvio, dietro il Vesuvio, ma questa è un altra storia che forse non scriverò mai o l’ho già scritta e non lo so.
La vita, con la sua infinita ironia, mi ha portato altrove, lontana dal mare e ora sono qui, su questa terra Brigante e spesso mi chiedo: cosa mi ha portato qui. Io la risposta ancora non ce l’ho ma il vero senso della vita è questo continuo cercare che muove il sentimento e ci fa andare avanti.
Volevo ringraziare Angela Di Maggio e Filomena Di Maggio della libreria Sognalibro di Potenza per aver dato potere alla parola e spazio alle emozioni, e Vincenzo Moretti per il suo #lavoronarrato, non ci siamo mai incontrati nel nostro rione in tanti anni e poi in questa libreria a Potenza un pomeriggio. Incredibile.
Ho conosciuto altre storie ieri sera e ho pensato che proprio in questi momenti ci si sente meno soli. Grazie Edoardo e Luigi io vi voglio bene, e voglio bene agli amici che in privato mi hanno detto: fatica e forza ce la puoi fare! Non potrei immaginare un giorno senza un vostro messaggio anche se spesso non vi rispondo. E voglio bene alle colleghe amiche fantasiose che mi sostengono e che ci sosteniamo in questo percorso lavorativo. E grazie anche a questo mio lavoro che cresce ogni giorno con me in questa mia #nuevaVida.
lagrotta

Caro Diario, i giorni trascorrono e la nostra notte non finisce.
Sui social stanno arrivando molti di quelli che la sera del 30 hanno pensato a viverla più che a condividerla la loro notte dedicata al lavoro, e davvero io trovo tutto questo bellissimo, stavo per scrivere commovente ma è meglio non esagerare.
Nel mentre ti invito ancora a visitare il gruppo Facebook e a fare una ricerca con l’hashtag #lavoronarrato su tutti gli altri social, ti metto qui una mini galleria con alcune delle foto, spero con calma di riuscire a recuperarle tutte, ma non è facile, io sono uno e le cose sono tantissime. A più tardi.

1 MAGGIO
Caro Diario, adesso non mi ricordo se di Simone Bigongiari e del suo post, I racconti di mio nonno, ti ho parlato già, magari sì, perché adesso è arrivata Anita Santalucia con nonna Dora, il lavoro nei campi e le donne d’altri tempi. Ora la mia domanda è: ma è un caso che al tempo di Internet Simone e Anita raccontano di nonne/i? Tu pensaci, io intanto provo a girare la domanda alle nostre amiche e ai nostri amici della notte.

Scusami amico mio, per la verità contavo di arrivare più tardi, però è successo che mentre stavo facendo una ricerca per vedere che cosa si trovava sugli altri social con l’hashtag #lavoronarrato mentre su youtube per quest’anno ho trovato poche cose, comunque le puoi vedere qui, quando sono arrivato a Instagram ho visto parecchie belle cose e ho pensato dopo lo metto il link quando mi accorgo che sulla seconda foto, quella dal Comicon che si sta tenendo a Napoli, ci sta mio figlio Luca.
Yes, ha partecipato anche lui al flashmob mentre stava al lavoro e io neanche me ne sono accorto. Dai, per riparare – ma non verso di lui, che manco ci pensa, verso i miei sensi di colpa, che il padre napoletano doc se li porta appresso pure quando il figlio ha 67 anni, ho fatto lo screenshot, cos’, per fartelo vedere.
instagram

Ciao, sono sempre io, e per forza dirai tu, come raccontavo ieri ai miei amici ci sta più o meno la metà dei partecipanti alla nostra notte che le cose le posta il giorno successivo, e anche due giorni dopo, ma sinceramente non è un gran problema, già così non riesco a stare appresso a molte delle cose che sono state fatte.
In ogni caso, ti rimetto qui il link al gruppo su Facebook, è aperto, non serve essere iscritti per leggere tutto, mentre questo è il link a Twitter dopo aver usato come criterio di ricerca l’hashtag #lavoronarrato.
Sempre a proposito di #lavoronarrato, stamattina ho pubblicato anche la storia di Michele Cignarale.
Infine, ma dopo ritorno, ti segnalo le due storie raccontate via Davis (California) – Cecina (Italia) da Laura Bertolini. La prima è quella di Lorenzo Lessi, la seconda quella di Loris Bertolini, capisci a me. A dopo. sdr

Rieccomi amico Diario, per dirti di Maria D’Ambrosio e del suo bel racconto su Artifici, si intitola Racconti di lavoro tra arte e impresa, e per dirti del messaggio che mi ha postato Antonio Fresa, non te lo perdere perché davvero dice un mondo: «Amico mio permettimi lo sfogo che forse ogni anno si ripete. Un’idea bellissima la tua alla quale mi associo sempre con gioia e che pure mi lascia un’ombra di amarezza. Anche ieri tanta gente e più di quella prevista e ce l’abbiamo fatta per il buon cuore di tutti. E come non pensare al patrimonio di umanità e passione che la cosiddetta sinistra ha saputo disperdere. E a volte mi sento davvero scoraggiato e non so chi mi rappresenta, forse non mi rappresenta nessuno e mi ritrovo felice comunque a coinvolgere le persone in cose che hanno insieme un sapore antico e un approccio nuovo e questo siamo oggi e forse non è poco. Un abbraccio forte. Antonio».

Caro Diario, oggi la giornata comincia alle 6:35 con il messaggio di Laura Ressa che mi avverte che ha pubblicato il racconto della sua notte e delle nostre chiacchiere su Frasivolanti, è bellissimo, mi emoziono, come dico sempre sono una persona fortunata assai. La chat mi dice che Laura l’ha postato alle 5:06, leggi qua che scrive: «Caro Vincenzo, è stata una lunga notte e io ho finalmente dato alla luce il mio testo inserendo molti riferimenti ai tuoi articoli. Grazie ancora per le suggestioni, per il racconto approfondito e per le parole che ci siamo scambiati al telefono, per la tenacia con cui affronti questo progetto. Spero che si continui a parlare sempre di lavoro narrato e dei valori del lavoro. È un argomento che mi sta molto a cuore, parlarne aiuterà a creare maggiore consapevolezza. Un abbraccio! E a presto».

30 APRILE
22:14 Caro Diario, ho una domanda per te e per tutte le amiche e gli amici della nostra notte: Se poteste cambiare qualcosa sul luogo di lavoro già domattina, cosa cambiereste?

21:02 Sono arrivati Dominique Pellecchia, Stefania Zolotti, Osvaldo Danzi, Luca Carbonelli. Sono contento assai. Ho scoperto che Osvaldo è un napoletano “deportato” a Firenze (cit. Rodolfo Baggio), mentre Stefania è marchigiana. Dominique è napoletana, Luca, come me, di Secondigliano. Io gli ho raccontato dla storia di mio padre che giocava a carte con il suo amico Pellecchia e mentre lui bestemmiava, l’altro diceva sempre sia lodato. Ci siamo fatti una risata e le risate fanno bene alla salute, adesso stanno condividendo il #lavoronarrato a pazze/i.

20:39 Sono disperato amico mio, mi sono buttato in una missione impossibile.
Comunque quello che è detto è detto, ogni tanto mi faccio vivo intanto ti metto qui due link che ti possono aiutare a seguire quello che sta succedendo:
1. Questa è la pagina su Lavoro ben fatto
http://www.lavorobenfatto.org/
2. Questa è la pagina Facebook
A dopo.

Allora amico mio, ho preso un mezzo impegno di fare una specie di diretta, speriamo bene.
Per ora ti racconto di due donne.
La prima si chiama Laura Ressa e mi ha scritto questo:
«Buongiorno, ho appreso di questa splendida iniziativa collettiva che oggi animerà vari luoghi d’incontro e riunirà nel nome del lavoro tante persone, professionisti e chiunque abbia voglia di condividere la propria esperienza. Vorrei essere parte del progetto e dare valore al lavoro parlandone nell’ambito di questa magnifica iniziativa che avete organizzato e divulgato. Chiedendomi come potessi organizzare in itinere la mia partecipazione, mi è venuto in mente di usare il web e di far veicolare i messaggi di questa notte/giornata attraverso il mio blog Frasivolanti. Sul blog parlo spesso di lavoro e questa del #lavoronarrato sarebbe l’occasione ideale per parlare insieme a voi del lavoro protagonista delle nostre vite ed espressione massima del valore umano che le persone portano nel proprio lavoro quotidiano. Un caro saluto. Laura Ressa.»
La seconda è Simona Malta, che mi ha scritto questo:
«Buonasera Vincenzo, sono socia di FdR e oltre a lavorare come Account Manager per un’azienda di telecomunicazioni sono insegnante di Biodanza sistema Rolando Toro. Come FdR per varie ragioni non siamo riusciti a organizzare nulla ma nel mio piccolo stasera, nella serata del corso settimanale di biodanza SRT che tengo presso l’associazione L’Uno Yoga, dedicherò la serata al lavoro. Al lavoro ben fatto. Così che oltre al #lavoronarrato sarà anche il #lavorodanzato. Un caro saluto, Simona»

Rieccomi amico mio. Oggi sono in ferie e così sono andato a fare un sopralluogo a Bar/co Cerillo a Bacoli, dove stasera sarà il quartier generale della notte di quest’anno. E sì caro Diario, è importante avere cura delle cose che fai, e comunque è sempre un piacere fare due chiacchiere con Anna Carannante, Giuseppe Salomone e Diego D’Orso, che se leggi la sua storia ci trovi anche la storia del posto.
Allora, dopo che abbiamo definito un po’ di cose e che ci siamo fatti un po’ di coraggio per stasera, ci siamo seduti un attimo con Diego e Giuseppe e ci siamo messi a chiacchierare, con me che raccontavo di come gli unici posti sempre pieni di persone sono quelli dove si mangia, e a un certo punto ho detto «che poi io neanche se me la porta Elton John la pizza faccio la fila per entrare», dopo di che dupudumpete e Diego che comincia a ridere e a chiedermi «cosa hai detto?». Io all’inizio non capisco, lui me lo chiede ancora, io gli ripeto la frase e lui solleva da terra il libricino che era caduto dalla libreria.
Contiene le canzoni di Elton John, lo puoi vedere dalla foto, tu che dici, è un buon segno?
salomone1

Caro Diario, questa giornata qui inizia alle ore 00:01 con Giuseppe Jepis Rivello che posta questo video, si intitola «Il lavoro è», non te lo perdere.
Buona Notte del lavoro narrato a tutte/i noi.
#lavoronarrato, per me il lavoro vale

 
29 APRILE
Intorno alla mezzanotte è arrivato il mio amico Gennaro Prisco con questo bel post di Adriana Orefici‎:
«Non avevo ben capito che si poteva partecipare anche da lontano a questa iniziativa. Oggi faccio poca attività purtroppo per problemi che non sto qui a spiegare ma credo che finché ci siano persone che sentano l’esigenza di divulgare certi valori, forse c’è ancora da sperare. Se un piccolo uomo nel suo piccolo mondo fa una piccola cosa, il mondo cambia! Mi riprometto per il prossimo appuntamento di partecipare più vivamente, lontana da Napoli è vero, ma la mia vita in Sicilia non è poi così differente, anzi! Terra di fuoco anche questa. Bellissima e affascinanante, prigioniera del suo stesso male ma con tanta, tanta voglia di combattere. Ed io che per anni ho gestito un circolo Arci sono stata in prima linea e capito quanto fosse importante educare le persone alla legalità, al lavoro in quanto sinonimo di dignità, ad imparare io per prima quanto fosse importante il valore della terra, materialmente intendo, zappa e rastrello.
Quanto vale una lacrima di sudore di un contadino e quanto ha da raccontare. Quanto è grande la voglia dei ragazzi di non andare via dalla loro terra, ma non si può, non si può restare. E qui mi fermo perché oltre inutili parole non servono. Scusatemi se mi sono dilungata, ma in realtà volevo semplicemente dirvi grazie!!

In serata è stata la volta di Franca Meraviglia, Assessore alla Politiche Sociali, del Volontariato e di Sostegno al Lavoro e all’Occupazione Comune di Canegrate, che è arrivata con questo messaggio:
«Buongiorno, con la presente comunico che il Comune di Canegrate ha organizzato, in collaborazione con la Consulta Culturale, la “notte del lavoro narrato”. Saremo a partire dalle 20,30 presso il polo Culturale, P.zza Unità d’Italia – Canegrate. Cordiali saluti.»

Nel primo pomeriggio è arrivata anche Simona De Martino con MòSì e questo bel invito:
«DOMANI sarà una serata speciale, racconteremo della nostra esperienza di lavoro ben fatto, i nostri sogni, i nostri momenti di crisi e cambiamento… leggeremo con voi il MANIFESTO DEL LAVORO BEN FATTO, ascolteremo le vostre storie e perchè no mangeremo insieme… partecipate vi aspettiamo. Ore 20.00 nel giardino di mòsì.
#lavoronarrato, per me il lavoro vale
#lavorobenfatto»
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Verso ora di pranzo è arrivata Sabrina Lettieri, con questo messaggio e la locandina, sono stato troppo contento: «Buongiorno prof., non potevamo mancare.
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Michele Croccia, il maestro pizzaiolo contadino del mio cuore, ha ripostato il bellissimo video dello scorso anno, non te lo perdere amico Diario.

Sempre a proposito di preparativi, è arrivata anche Angela Di Maggio con questa bella foto su Instagram.
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Caro Diario, se non fosse che sono più di 30 anni che siamo amici e ci vogliamo bene, ti direi è arrivato pure ‘o direttore, Luca De Biase, con adda raccuntà ‘a nuttata.
debiase

Fervono i preparativi un po’ dappertutto. Questa per esempio la foto postata nel gruppo Facebook ancora da Davide Locastro con il messaggio «Preparando la notte del #lavoronarrato di Milano.»
locastro

28 APRILE
Questa arriva invece a sera tardi da Marea, Associazione di promozione sociale e Circolo Arci di Salerno: Ciao, da tempo volevamo fermarci, un giorno, nella frenesia del nostro tempo, per ridare valore al lavoro, ridare senso attraverso parole, suoni o immagini. Pensiamo che l’idea della Notte del lavoro narrato possa diffondere e arricchire un nuovo immaginario sul lavoro, che oggi, più che mai, è necessario.
Per tutto questo aderiamo all’iniziativa e ci riuniremo nel nostro spazio comune, dalle 19:15 alle 21:15, a Salerno in via Capobianco 1.
Vi alleghiamo anche una piccola immagine e, dopo un vostro riscontro, vorremo creare un evento fb. Grazie. In attesa di buone nuove, Ciao.

In giornata anche il post con cui Radio Stonata presenta la notte, lo puoi leggere qui amico Diario. Si aggiunge agli articoli e alla segnalazioni già usciti su Mentinfuga, BasilicataNet, Il Mattino, Napoli Today, ResCogita, Informagiovani Salerno, Zero, MetroNapoli e da tante altre parti che naturalmente non le intercetto tutte.

Osvaldo Danzi, Stefania Zolotti e Luca Carbonelli saranno con noi a Bar/co Cerillo a Bacoli il 30 Aprile, e con loro FDR FiordiRisorse e SenzaFiltro. Evvai.

27 APRILE
Anna Rizzo appare sulla mia pagina social così: «La notte del #lavoronarrato a Bologna, per chi vorrà, si terrà a casa nostra. Se avete piacere di partecipare contattateci.»
Poi mi scrive che la notte del lavoro narrato si fa a casa Piella dopo mi che mi telefona e mi dice che lei inviterà tutto il condominio. Che notte, che notte.
annarizzo

Questo è il post che ha scritto su un social Davide Locastro, un mio @mico che parteciperò alla notte che Associazione Metas e ResCogita hanno messo su alla Microsoft House a Milano.
«Una giornata di quasi estate, finalmente. Il sole riscalda questa periferia milanese di campi, villette e tangenziali.
Il giardino è qualcosa che ho sempre desiderato; è l’illusione di una perenne vacanza, un angolo di verde cittadino regalato all’infanzia di mio figlio.
La terra, l’erba e le piante, quelle sempre verdi e quelle da frutto, l’orto, i fiori, richiedono cura, dedizione e lavoro.
Così prendo la zappa e inizio a preparare il terreno per la semina.
Non sono solo. Con me c’è mio suocero, uomo che conosce la terra, la fatica e i segreti dell’orto. Mi aiuta, nonostante le braccia e le gambe abbiano ormai età e peso diverso rispetto al cuore e alla volontà.
Gesti antichi, ripetuti da generazioni attraverso i secoli. Altri uomini, prima di noi, compivano questi gesti per sopravvivere. Per noi è quasi un piacere.
Si lavora in silenzio; per certe cose gli occhi e gli sguardi sono più che sufficienti.
Arriva anche Ruben. Vuole aiutare. Prende zappetta e carriola. Scava un lago e costruisce canali. L’acqua dei suoi giochi ammorbidisce la terra e la nostra fatica.
Pianteremo pomodori, zucchine, melanzane, friarielli, cetrioli e peperoncini. Disgraziato chi non conosce la gioia che è nascosta nel raccogliere e mangiare il pomodoro coltivato nel proprio orto.
Lavoriamo fino a non poterne più, fin quando le braccia si rifiutano di alzare nuovamente la zappa. Non siamo contadini. Sicuramente non lo sono io, che lavoro con le parole e non lo è Ruben, che ancora conosce il mondo giocando. Non lo è neanche suo nonno, che ha lavorato nelle scuole, anche se lui il lavoro nei campi lo conosce bene.
Però oggi lavoriamo, tutti e tre; strappiamo alla terra una promessa.
E questo lavoro, in questo piccolo orto, ci regala un legame speciale. Tre generazioni unite dalla terra, nella terra. L’orto conosce bene le stagioni, sa quanto la vita sia un ciclo che, pur ripetendosi, non è mai uguale a se stesso. Così anche noi componiamo il nostro ciclo familiare, fatto di stagioni antiche e di giornate appena iniziate.
Il nonno ci regala la sapienza che viene dall’esperienza; ci uniscono sangue e amore. Come figlio e come padre regalo a lui e a mio figlio il lavoro condiviso, perché tra tutte le cose che si possono regalare, la condivisione della fatica è una delle più belle, l’ho imparato in montagna. Ruben ci regala il sorriso di chi ha già visto, con i suoi occhi, il pomodoro maturo, perché il tempo dei bambini è diverso da quello della terra.
Oggi è il 25 Aprile, festa della liberazione. Noi abbiamo lavorato, insieme.
Ho ripensato al padre di mio padre e al padre di mia madre.
Uno mai tornato dalla campagna di Russia, l’altro con la tessera del PCI in tasca e le armi seppellite in giardino, nella buca per il concime.
Mi sarebbe piaciuto lavorare con loro. Salvatore amava arrampicarsi sugli alberi e cantare; è morto ragazzo e non ha mai visto suo figlio. Emilio giocava a carte, beveva vino e amava le donne. Arriviamo tutti da una storia; siamo parte di un ciclo. Come la terra possiamo dare buoni frutti, ma occorrono lavoro e fatica. E amore.
Buona liberazione e buon lavoro.
#lavoronarrato #lavorobenfatto»

Una foto e un messaggio postati dalla mia @mica poeta Laura Bertolini:
Segnatevi la data, partecipate! Io vi racconterò di due lavoratori orgogliosi di quello che fanno. Saranno le storie di un bravissimo fotografo e quella di un operaio. Stay tuned!
bertolini

L’idea del mio amico creativo Vittorio Rotta che ti ho fatto già vedere però non ti ho detto che l’ha fatta lui.
vittorio10a

26 APRILE
Caro Diario, dovremmo cominciare il 30 ma si comincia prima e si finisce dopo, per far partecipare n po’ di scuole, perché insomma loro il 30 stanno chiuse per il ponte, e così ci siamo presi questa libertà. Guarda come è bella la locandina del I. C Samuele Falco di Scafati.
scafati
Te lo ripeto amico mio, questo è solo l’inizio, in questi giorni questo post diventerà sempre più ricco di storie, perché la nostra notte è bella proprio per questo, perché è generosità, perché è rispetto per il lavoro e per chi lavora, perché è amore per le cose belle e fatte bene.