PROGETTO DI RIFERIMENTO
A scuola di lavoro ben fatto, di tecnologia e di consapevolezza
STAZIONE PICCOLO PRINCIPE
Lavoro ben fatto, tecnologia, consapevolezza: stazione Piccolo Principe
SCUOLA
I. C. Samuele Falco di Scafati
Dirigente Scolastico: Prof. Domenico Coppola
CLASSE
Seconda Media Sezione G
BOARD
Loredana Ricchiari, Elvira de Marco, Vincenzo Moretti
DIARIO
@23 Settembre 2017 @27 Settembre 2017 @27 Ottobre 2017 @7 Novembre 2017 @4 Dicembre 2017 @16 Gennaio 2018 @11 Aprile 2018
23 SETTEMBRE 2017 Torna al Diario
Caro Diario, il prossimo Mercoledì 27 Settembre ritorno a Scafati, dove, come di certo ricorderai e in ogni caso puoi rivedere qui, l’anno scorso le ragazze e i ragazzi della Prima G insieme alla prof. Loredana Ricchiari hanno fatto un ottimo lavoro.
Ti voglio dire che sono molto contento di tornare a lavorare e a inventarci cose con le/i ragazze/i della 2 G e con le mie amiche e i miei amici prof., e che sono molto contento anche di conoscere il nuovo Dirigente Scolastico, il prof. Domenico Coppola, che ti devo dire la verità quando ho saputo che Anna Pumpo si era spostata a Milano un po’ mi ero preoccupato, perché sai in questo Paese non è mai facile trovare persone che hanno l’intelligenza, la passione e la disponibilità per ricominciare da tre e non da zero, e invece questa volta è accaduto, e ne sono felice assai.
Che ti devo dire amico mio, sarà che quest’anno la prof. Loredana e io speriamo di coinvolgere di più anche la prof. Elvira de Marco e il prof. Giorgio Simeoli, sarà che le/i ragazze/i continuano a chiedere quando incominciamo, sarà che con noi ci sarà Il Piccolo Principe, ma mi sto facendo l’idea che ne vedremo delle belle, e se riusciamo a organizzare tutto come si deve la Secondo G un giorno la portiamo anche all’università. Vediamo, come mi ha detto la prof. Maria D’Ambrosio quando gliene ho parlato, se le cose le possiamo pensare le possiamo anche fare. A mercoledì.
27 SETTEMBRE 2017 Torna al Diario
Caro Diario, anche oggi mi sono svegliato un po’ troppo di buonora, alle 4.20 a.m., e dato che lo so che una volta sveglio di rimettermi a dormire proprio non mi riesce ho dichiarato ufficialmente aperta la giornata. Acceso il mio Mac ho trovato il disegno del prof. Giorgio Simeoli che vedi in alto, se ci clicchi sopra lo ingrandisci e lo vedi meglio, e che ti devo dire, sono stato contento, e mi aspetto che presto ne arrivino altri dalle mie amiche e dai miei amici artisti e designer. Adesso ti saluto, mi vado a preparare che poi scendo a fare colazione e dopo partenza per Scafati. A più tardi.
Rieccomi amico Diario, oggi giornata ancora più bella di come immaginavo, nonstante sia saltato l’incontro con il prof. Coppola, il dirigente scolastico, ma purtroppo chi fa il suo lavoro deve fare i conti con mille imprevisti e insomma sarà per la prossima volta.
Allora, sono arrivato a scuola e dato che la prof. Loredana Ricchiari era in classe a fare lezione ho trovato ad attendermi il prof. Giorgio Simeoli, che come ti dicevo spero che quest’anno ci possa dare una mano con la sua creatività e la sua arte.
Alle 11.00 in punto siamo entrati con Loredana in classe e ti assicuro che le/i ragazze/i mi hanno accolto con un entusiasmo commovente. Sono stato contento assai, dico solo questo.
Fatto fare a uno dei ragazzi un rapido riassunto a partire dalle tre parole chiave sulle quali abbiamo cominciato a lavorare lo scorso anno – #lavorobenfatto, #tecnologia e #consapevolezza – abbiamo detto alle/ai ragazze/i che la prima cosa che devono fare è leggere il libro, compresi quelle/i che lo hanno già letto, che è bene che ci ritornino su, perché poi devono fare le cose che abbiamo scritto sulla lavagna, il punto 3 non è ancora scritto perché te lo dico tra qualche giorno, bisogna prima che tutte le cose che devono andare a posto vadano a posto.
Come dici amico Diario? Dalla foto non si vede bene? Uffah! Te lo riscrivo qui:
1. Leggere Il Piccolo principe;
2. Prendere 3 fogli e scrivere:
2.1. Tutti i lavori ben fatti;
2.2. Tutte le tecnologie che vengono usate;
2.3. Tutti gli esempi di consapevolezza (citati nel libro).
Dopo di che abbiamo disegnato un cappello, scusa no, che dico, un boa che digerisce un elefante, uno dei due ragazzi che ha contribuito all’opera lo puoi vedere nella foto.
Dopo di che abbiamo letto qualche pagina del libro, e poi ho chiesto al prof. Giorgio di dirci qualcosa e lui ci ha parlato dell’importanza dell’immaginazione e da lì siamo finiti alla scatola e alla pecora de Il Piccolo Principe che a me ha ricordato di un’altra scatola meno famosa ma per me altrettanto preziosa, quella che mi regalò un Natale di tanti anni fa il mio amico Salvatore.
Era una scatola di cartone di quelle natalizie con Babbo Natale da un lato, le palline da un altro, le renne e così via. La aprii, e nel vedere che era vuota fui così felice che fui preso dalla commozione e allora Riccardo, il mio secondo figlio, che al tempo aveva 4-5 anni, mi chiese perché ero così contento visto che nella scatola non c’era niente e allora io cercai di spiegargli che la scatola vuota era un modo per dirmi che avrei potuta riempirla di tutte le cose che più desideravo e che se fossi stato così bravo da non riempirla mai avrei potuto sempre in ogni momento metterci quello che desideravo, mentre invece una volta riempita non avrei avuto più possibilità.
Non fui capace di farmi capire da Riccardo e credo di non essere stato capace di farmi capire neanche oggi quando l’ho raccontato, però credo che la mia scatola abbia a che fare con la cassetta e la pecora del piccolo principe.
Avremo modo comunque di tornarci su, per ora ti dico solo che quest’anno abbiamo in classe un nuovo ragazzo e una nuova ragazza, e la ragazza è araba, e non parla ancora italiano, ed è stata bellissimo che la sua compagna di banco, pure lei araba, le abbia fatto una sorta di traduzione simultanea in francese delle cose che ci siamo detti, che per ora va bene così, e molto presto anche lei parlerà italiano, e già lo legge, che insomma se gli adulti facessero un po’ più i ragazzi molti problemi si risolverebbero assai più facilmente.
Ti saluto amico mio, alla prossima.
27 OTTOBRE 2017 Torna al Diario
Caro Diario, l’altro ieri, Mercoledì, sono tornato al I.C. Samuele Falco perché sono stato invitato a leggere Il Piccolo Principe nell’ambito della IV° Edizione di Libriamoci.
C’erano le/i ragazze/ della 2° G nella quale come sai lavoriamo con la prof. Loredana Ricchiari insieme ad altre due seconde, la B e la E, e alla prima G.
Non è stato bellissimo, di più, fantastico, almeno per me, per loro spero almeno un pochino, comunque ti metto tre foto che tu ci puoi cliccare sopra e le vedi tutte, che grazie al prof. Antonio Ferrara che le ha scattate l’emozione e la partecipazione secondo me si vede, e ti assicuro che non è facile con 60 – 70 ragazze/i che stanno tutti assieme in un posto, fosse pure l’aula multimediale.
Per prima cosa mi fa piacere condividere con te questo post pubblicato dal Preside Domenico Coppola sul profilo social della scuola: «Racconto di un’emozione grande: Ieri sono entrato in punta di piedi in Aula Magna, il sociologo Vincenzo Moretti leggeva agli alunni un passo de “Il piccolo principe”. Disse la volpe. “Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”. Una grande lezione di vita. Stamattina ero in dubbio se allestire l’Aula Magna o la Palestra per accogliere i genitori al primo incontro. Nel pomeriggio il corso Trieste è rimasto bloccato e la palestra stracolma, un popolo di genitori di San Pietro mi ha avvolto in un abbraccio, mi ha regalato una grande emozione. Temevo di essere stato troppo duro. La risposta è stata immediata: un applauso assordante, una distanza annullata in quel passaggio di mano, il segnale in codice della gratificazione per il percorso di “cura” avviato e già percepito. Tanti presagi positivi e buoni auspici. Un applauso che è già energia nuova per coprire di colori quelle pagine bianche, perché il grande salto sia consapevole e maturo. Grazie alle famiglie del IC Samuele Falco per avere guardato l’essenziale, e con gli occhi del cuore.»
Come puoi immaginare amico Diario, essendo io un normale essere umano, sono stato contento del riferimento al nostro incontro, però ti assicuro che quello che veramente ho trovato straordianario, per le/i ragazze/i che hanno partecipato all’incontro e le loro famiglie in primo luogo, ma anche per tutta la comunità del Samuele Falco, è l’immediata connessione operata dal Preside tra un’opera fantastica come Il Piccolo principe e la vita reale, perché come sai proprio questo è un punto centrale del nostro lavoro, dalla prima elementare all’università, credere nelle proprie possibilità e nei propri sogni, impegnarsi a fondo – a scuola, nel lavoro, nella vita – per poter fare le cose che ci rendono felici.
Tornando alla mattinata con le/i ragazze/i, era già da qualche giorno che stavo pensando a come coinvolgerli, perché sai uno che legge e 70 che ascoltano e basta non è che funziona tanto alla loro età, io al loro posto mi sarei annoiato da morire.
Come dici caro Diario? Che cosa mi sono inventato? Piccole cose, anzi no, piccolissime, che però secondo me hanno funzionato.
Innanzitutto ho pensato di far scegliere a loro quali pagine leggere. La mia edizione de Il Piccolo Principe è di 130 pagine (da 9 a 141 per l’esattezza) che ho pensato di dividere in 13 parti, da 9 a 20, da 21 a 30 e così via fino a da 130 a 141. Arrivato in aula, prima ho chiesto loro chi aveva già letto il libro, quasi la metà, e poi ho diviso le/i ragazze/i in 13 gruppetti (non è stato difficle, c’erano 11 file più 2 gruppi tra quelle/i che erano in piedi vicino alla finestra) e una/o di ogni gruppetto, quella/o che per prima/o ha alzato la mano allo scrocchiare delle mie dita ha scelto la pagina tra le dieci disponibili e io l’ho letta come puoi vedere dalle foto.
Dopo ogni pagina letta ne abbiamo parlato brevemente insieme, e ti assicuro che sono venute fuori un sacco di cose simpatiche, per esempio quando ho letto dell’astronomo turco che nel 1909 aveva avvistato l’Asteroide B 612 e nessuno gli aveva creduto perché era vestito da astronomo turco, che però poi si era vestito con un vestito molto elegante e allora tutti furono d’accordo con lui. Da lì ci siamo detti che i grandi, nel senso degli adulti, a volte sono molto strani, le cose gliele devi spiegare molte volte, e insomma è stato così a ogni pagina letta, e un po’ ci siamo anche divertiti, almeno penso.
Alla fine ho chiesto a qualcuna/o di loro di dire qualcosa, e anche questa è stata una parte molto bella, per esempio una delle ragazze ha detto che se lei fosse La Piccola Principessa dal suo paese di origine eliminerebbe la povertà, e un ragazzo, se ricordo bene Matteo, ha raccontato molto bene il cartone animato La gatta cenerentola dopo che un suo compagno aveva detto che aveva visto il cartone de Il Piccolo principe e non gli era piaciuto molto, così abbiamo fatto sia un esempio di cartone animato che ci era piaciuto sia di cartone animato che invece no. A proposito, a questo ragazzo qui, che chiedo scusa a te e a lui ma non ricordo come si chiama, ho promesso che gli avrei regalato il libro, cosa che farò la prossima volta che vado a scuola, l’8 di Novembre, perché penso che il libro gli piacerà e lui ha promesso di leggerlo.
Ecco, penso di averti detto un po’ di quello che abbiamo combinato l’altro giorno, voglio aggiungere solo che lunedì 6 Novembre le/i ragazze/i della 2G incontreranno a Unisob le/i ragazze/i di Aula M e penso proprio che anche lì ne vedremo delle belle. Alla prossima.
7 NOVEMBRE 2017 Torna al Diario
Caro Diario, la giornata di ieri è stata letteralmente straordinaria, ma non perché oggi posso scrivere lo stesso post qui e sulla pagina dell’università, per Flavia Cantiello, che ho incontrato in funicolare insieme a Marika Silvestro e altre/i ragazze/i e mi ha detto «Prof., la lezione di oggi è stata bellissima». Per la prof. Loredana Ricchiari che ieri sera intorno alle 23:00 mi ha scritto «Ciao Vincenzo, sono arrivata a casa alle 21:30 dopo un’odissea di vento, acqua, fulmini e allagamenti. Credo che ricorderò a lungo questo 6 novembre, anche perché ero a scuola dalle 7:45. Detto questo sono troppo contenta. Per le/i ragazze/i è stata un’esperienza nuova, bella e divertente, e questo come sai è la cosa più importante, grazie prof.» Per Rosanna che alla domanda «cosa vuoi fare da grande» ha risposto «la chitarrista». Per Simone Porfido che ha chiesto cosa fanno le/i ragazze/ quando non stanno a scuola e dato che non abbiamo fatto in tempo a rispondere – le cose che sono accadute in due ore sono state davvero tante – alla fine si è fermato a parlare con loro come se fossero coetanei. Per la prof. Elvira de Marco che ti dà sempre un incoraggiamento e una mano e non si fa prendere mai dall’ansia da protagonismo. Per il ragazzo che ha detto che per lui la scuola è la libertà di dire quello che pensa. Per Serena Petrone che ha scritto nel gruppo «mi è piaciuto molto confrontarmi con i piccoli che, con le proprie domande sveglie, attente e piene di curiosità sono stati davvero grandi.»
Come dici amico Diario? Ti sto subissando di cose? Te l’ho spiegato, non è colpa mia, sono le cose che sono tante. Comunque facciamo così, provo a ricominciare dall’inizio e a raccontarti in maniera più ordinata una parte di quello che abbiamo fatto, che tutto è impossibile, nonostante l’aiuto di grandi e piccole/i.
Allora, verso le 15.30 la prof. Maria D’Ambrosio è andata ad accogliere la Seconda G del I. C. Samuele Falco e le/i prof. Elvira de Marco, Antonio Ferrara, Loredana Ricchiari e Giorgio Simeoli e li ha accompagnate/i in Aula M. Fatte un po’ di presentazioni, che anche quelle sono importanti per aiutare tutte/i a sentirsi a proprio agio, abbiamo cominciato a leggere un po’ delle domande che le/i piccole/i avevano preparato per le/i grandi. (Non te l’ho detto? Abbiamo deciso di chiamarci così, proprio come nel libro de Il Piccolo Principe). Ah no, aspetta, non ti ho detto che c’era con noi anche la nostra amica ricercatrice, maestra e tanto altro ancora Marina Spadea che ha contribuito anche lei con le sue domande, la sua curiosità e i suoi commenti finali alla bellezza della giornata.
La prima che abbiamo chiamato per fare una domanda è stata Maddalena che ha chiesto chi aveva capito subito che il disegno era un boa che aveva mangiato un elefante e più dei due terzi dei grandi ha risposto, per alzata di mano, che non l’aveva capito, e una, forse Serena, ha detto che però il puntino dell’occhio l’aveva incuriosita.
Invece alla domanda se Il Piccolo Principe ha fatto bene a lasciare da sola sul pianeta come aveva chiesto lei la stragrande maggioranza ha risposto di sì.
Poi è stata la volta di Carmen, e dopo ancora di Giovanni che ha chiesto ai grandi «come vi trovate all’università?» Detto che quasi tutte/i hanno alzato la mano alla voce «bene» aggiungo che secondo me sono stati un poco bugiardi, ce lo siamo detto anche in classe e un po’ dei piccoli hanno riso.
Le domande sono state tutte belle anche se non te le riporto tutte perché altrimenti non la finiamo più e salto a Vittorio che ha chiesto ai grandi «perché il Piccolo Principe è diventato popolare», tra qualche riga potrai leggere una delle risposte.
Altra domanda bellissima quella di Marco Francesco Tufano che ha chiesto «se foste stati nel deserto del Sahara e aveste incontrato una persona sconosciuta , quale sarebbe stata la vostra reazione?», e anche qui le risposte sono state diverse, dalla felicità di poter stare finalmente in compagnia, alla paura di questo incontro, ai pensieri molto pratici come «speriamo che ha dell’acqua che stiamo nel deserto e ne abbiamo bisogno». Infine Carolina ha chiesto quale insegnamento hanno avuto i grandi da Il Piccolo Principe e se questo libro li ha aiutati nello studio, che poi siamo partiti da qui per curiosare tra le letture che fanno le/i grandi, ma questo magari te lo racconto domani.
Tra le domande che invece le/i grandi hanno fatto alle/ai piccole/i ricordo quella di Marika, «Cosa si aspettano i bambini di oggi dal mondo dell’università e da noi?»; quella di Nicola «Siccome oggi si è marcata più volte la differenza tra piccoli e grandi, qualcuno di voi si sente già in parte vicino al mondo dei grandi?», quella di Simone che ho già ricordato, quella della grande, o del grande, adesso non ricordo, che ha chiesto quale lavoro i piccoli vogliono fare da grande, e oltre alla chitarrista sono venute fuori la disegnatrice, la pediatra e altri che per adesso non ricordo, ho chiesto a tutte/i di scriverlo nei gruppi social, non appena lo fanno ritorno e te lo dico.
Ecco, per finire qualcuna delle risposte che sono state date dalle/dai grandi così come le hanno trascritte:
Alessia Capone: alla domanda «Perché il Piccolo Principe è diventato popolare?» Ho risposto «Perché gli adulti hanno bisogno di sentire la verità su loro stessi, ma detta dai bambini fa meno male, fa meno male sentir parlare dei propri difetti e delle proprie imperfezioni se si usano toni più semplici e infantili, come se si provasse meno dolore e forse un po’ più di speranza.»
Alla domanda di Marco «Se voi foste stati nel deserto del Sahara e aveste incontrato una persona sconosciuta, quale sarebbe stata la vostra reazione?» ho risposto invece che mi sarei sentita felice, sollevata di incontrare qualcuno, in un luogo sconosciuto, lontana da casa e con un guasto al motore. Mi sarei sentita felice perché almeno avrei avuto la consapevolezza di poter dividere il mio tempo, le mie ultime sensazioni ed emozioni con qualcuno, e che se anche fossi andata incontro alla morte, non sarei rimasta sola con lei.
Serena Petrone: alla domanda «se ti trovassi nel deserto del Sahara e incontrassi qualcuno cosa faresti?» ho risposto: «sarei sicuramente spaventata all’inizio», la diffidenza è donna; alla domanda «cosa ti ha trasmesso il piccolo principe?» ho risposto «l’importanza dei valori. L’amore, l’amicizia, la dedizione al lavoro e il non lasciarsi andare alle cose futili.»; alla domanda «avresti lasciato la rosa oppure saresti rimasta con lei?» ho risposto: “sarei rimasta con la rosa”, perché penso che quando si ama, come il principe ama la sua rosa, si deve restare. Però a volte uno non si rende conto del valore che ha chi ci sta a fianco e deve compiere un viaggio per capirlo. Il Piccolo Principe ci ha insegnato anche che non è mai troppo tardi per tornare dal nostro fiore speciale, no?
Infine ho chiesto ai piccoli cosa trovassero di bello nella scuola e un ragazzino mi ha colpita dicendo che della scuola gli piace la libertà, il fatto di poter esprimere il proprio pensiero. Ecco, l’ho trovata bellissima perché quando frequentavo io la scuola media (ahimè 10 anni fa) non mi sentivo per niente libera di esprimermi.
Alessia Mariani: Premettendo che l’incontro di ieri con i ragazzini di Scafati è stato interessante ed inaspettatamente divertente, la cosa che più mi ha colpito è il come, nonostante la timidezza e le circostanze nuove in cui ci siamo trovati, sono usciti fuori dai quei “piccoletti” dei pensieri che, nella loro semplicità, sono riusciti a trasmettermi qualcosa.
Mi ricordo che, alla loro età, non solo trovavo davvero difficile espormi con le persone più grandi, ma vedevo soprattutto i ragazzi universitari come degli alieni ed ero imbarazzata a confrontarmi con loro fino ad arrivare a bloccarmi. Nonostante i pochi momenti di imbarazzo (leciti), che sia per la bravura del professore a spronarli (e a spronarci) o che sia per il fatto che le generazioni di oggi sono più sveglie e dinamiche, i ragazzini sono stati sorprendentemente capaci di interagire con noi e farsi conoscere. C’è chi ci ha detto che della scuola ama il potersi esprimere liberamente, chi invece ama il laboratorio di scienze, c’è chi ci ha detto che da grande vuole fare la chitarrista, chi l’attrice o il medico, chi la pediatra, chi il ballerino, chi la disegnatrice, e poi mentre parlavamo delle differenze tra ‘grandi’ e ‘piccoli’ è uscito fuori che otre alla sincerità, all’aspetto fisico, al modo di vedere le cose, una differenza importante è la patente di guida! Geniale!
Alla domanda Se voi foste stati nel deserto del Sahara e aveste incontrato una persona sconosciuta, quale sarebbe stata la vostra reazione?’’ Ho risposto che, inizialmente, mi avrebbe intimorito perché siamo abituati alla diffidenza di primo impatto di fronte a ciò che non sconosciamo, ma successivamente, essendo in un deserto, mi avrebbe incuriosito il motivo per cui anche lui/lei era lì.
Alla domanda «quale insegnamento hanno avuto i grandi da Il Piccolo Principe e se questo libro li ha aiutati nello studio» ho risposto che l’insegnamento che mi ha dato il Piccolo Principe l’ho riscontrato maggiormente nella vita, perchè mi ha sorpreso il fatto che, nel libro, dei semplicissimi personaggi di altri pianeti, molto fantasiosi, inventati, rispecchiano in realtà milioni di persone sulla terra, quella vera però, in cui viviamo, e quindi di conseguenza a riflettere sono, contemporaneamente , sia piccoli che grandi.
Detto delle/dei ragazze/i piccole/i e grandi ti dico ancora di quanto siamo state/i contenti Maria ed io quando abbiamo trovato queste righe di commento della nostra collega Marina Spadea: «Ieri pomeriggio in aula M abbio vissuto un momento magico di “fare scuola”. È stato stupendo vivere il confronto tra generazioni di giovani e i loro maestri (scusatemi ma mi piace chiamarci così) sui contenuti di un libro che tutti avevano letto. Meraviglioso il fatto che, ad un certo punto, i ragazzi hanno abbandonato il libro per dare spazio alla reciproca curiosità su aspetti vari della vita di ciascuno. Mi avete convinta, porterò Il Piccolo Principe nei laboratori del tirocinio di scienze della formazione primaria.»
Ecco caro Diario, per adesso è tutto, anzi no, perché c’è ancora il commento di Maria, eccolo: «… Stiamo imparando che la ‘grandezza’ è un concetto relativo, basta uno sguardo curioso e la domanda giusta per inoltrarsi nell’infinitamente grande avventura umana del vivere, conoscere, comunicare, connettersi. Grazie ai nostri piccoli-grandi ospiti della Scuola ‘Samuele Falco’ di Scafati e ai loro insegnanti speciali!! Grazie a Marina Spadea per aver sentito il ‘richiamo’ di questa lezione con ospiti! Grazie al gruppo di studenti del corso di Comunicazione e Culture Digitali per il loro progressivo coinvolgimento in un percorso di apprendimento che chiede più impegno, più partecipazione e più consapevolezza! Credo che la ‘bellezza’ di incontri riusciti come quello di ieri pomeriggio in aula M stia nel fatto che aiutano ad aprire il nostro sguardo e a toccare corde nuove da far risuonare.» Ecco, adesso mi fermo davvero, però conto di ritornare ancora, ho le foto che ha fatto il prof. Ferrara da farti vedere e altre cose ancora da raccontarti. A presto.
4 DICEMBRE 2017 Torna al Diario
Caro Diario, oggi sono riuscito finalmente a tornare in Seconda G e non ti dico come mi hanno accolto le/i ragazze/i altrimenti mi commuovo. Prima di entrare in classe insieme alle prof. Loredana Ricchiari e Elvira de Marco abbiamo fatto il punto della situazione e abbiamo deciso un po’ di cose, ora è inutile che io stia qui a raccontartele perché le scoprirai man mano che vai avanti con la lettura. Anzi, sai che faccio, poiché le cose che abbiamo fatto sono tante ad uso tuo e dei nostri lettori le elenco per punti:
1. Per prima cosa abbiamo chiesto alle ragazze e ai ragazzi di sintetizzare con una sola parola l’esperienza che hanno fatto il 6 Novembre all’Università. Insieme alla prof. Ricchiari abbiamo tirato più avanti la lavagna e abbiamo chiesto a ciascuno di loro di pensare la propria parola e di andarla a scrivere in una nuvoletta sulla parte di dietro della lavagna, in maniera tale da non influenzarsi a vicenda. Il risultato lo puoi vedere nella foto, e però per comodità ti trascrivo le parole anche qui: parlamentare; confronto (2); straordinario; importante; stupendo; felicità; idee – pensieri; entusiasmante; meraviglioso; fantastica (2); favolosa; bella; istruttivo; culturale; meraviglia; insegnare; piacere; poterci confrontare; bello; trasmettere.
2. Abbiamo ragionato con la classe del lavoro che ci aspetta, intorno al quale per la verità le/i ragazze/i stanno già lavorando, alla fine ti metto il link a un po’ di foto altrimenti adesso ti distrai: raccontare il lavoro ben fatto de La Piccola Principessa. Perché sì, forse te lo avevo accennato e forse no, ma con la Seconda G abbiamo intenzione di ideare una storia che abbia come protagonista una donna e non un uomo come Il Piccolo Principe.
3. Abbiamo definito che nel lavoro ben fatto de La Piccola Principessa ci sta anche la narrazione che la Seconda G farà per La Notte del Lavoro Narrato 2018, Quinta Edizione.
4. Abbiamo deciso che racconteremo soltanto storie di donne. Che da adesso in poi la Seconda G diventerà una vera e propria redazione che lavorera su due livelli, quello del reportage e quello della narrazione vera e propria.
5. Abbiamo cominciato a spiegare le differenze tra il racconto e il reportage, e abbiamo definito un punto di partenza e una ipotesi di lavoro.
6. Il punto di partenza è il lavoro delle mamme delle ragazze e dei ragazzi della Seconda G. Per prima cosa abbiamo definito che anche casalinga è un lavoro, probabilmente il più pesante e il meno considerato oltre che non retribuito. Per seconda cosa abbiamo fatto la lista dei lavori delle mamme: Casalinga (10, di cui in passato è stata modellista sarta); Estetista per donna (2); Modellista titolare di sartoria che disegna e realizza vestiti da donna e da uomo; Addetta alle pulizie in un centro di dialisi; Operaia alla B-Ticino; Dipendente di una lavanderia industriale; Collaboratrice domestica; Titolare negozio abbigliamento bambini; Sarta dipendente; Amministratrice legale; Titolare atelier; Insegnante. Per terza cosa abbiamo deciso che ogni figlio intervista la mamma e si fa raccontare una sua giornata di lavoro tipo. Per quarta cosa abbiamo fatto parecchi esempi in classe e abbiamo cercato di capire come si racconta un lavoro, perché è importante non fermarsi ai titoli ma scrivere nel dettaglio le cose che le mamme fanno, quali arnesi (tecnologie utilizzano), se si servono di macchine ecc.
7. L’ipotesi di lavoro è raccontare il lavoro delle donne nel commercio (dai mercati rionali a Ebay, dai mercatini di Natale ad Amazon) e il lavoro delle donne nel mondo delle tecnologie, avendo in tutti e due i casi come punto di riferimento il territorio e le donne del territorio.
Anche in questo caso abbiamo fatto delle riflessioni e abbiamo fatto degli esempi concreti. Per quanto riguarda le riflessioni abbiamo ad esempio ragionato di come si cercano le notizie e dell’importanza di verificarle prima di pubblicarle, per essere sicuri che non sono false. Per quanto riguardo gli esempi abbiamo ragionato del mercato di Angri, comune limitrofo a Scafati, che si tiene il sabato e dunque si può andare per vedere non solo quante donne ci lavorano, ma anche quante ci lavorano come titolari e quante invece come aiutanti o dipendenti.
Ecco, caro Diario, ci siamo lasciati con l’impegno che le/i ragazze/i raccoglievano le storie di lavoro delle loro mamme e stai certo che lo faranno, queste/i sono ragazze/i in gamba, e quando prendono un impegno lo mantengono. Alla prossima.
Ah, dimenticavo, le foto le trovi cliccando qui o sulla foto sotto. A presto.
16 GENNAIO 2018 Torna al Diario
Caro Diario, districarsi tra lo studio e le tante cose da fare non è facile, ma sappi che noi stiamo procedendo e cominciano ad arrivare le prime storie di lavoro di mamma.
Mariano Borrelli per esempio ha scritto questo: «Mia mamma è una modellista, lavora in proprio. Modellista significa: una persona va lì e vuole quel vestito; le dice quanto deve essere grande, cioè le misure; mia mamma lo realizza prima cartaceamente, cioè lo disegna; poi lo realizza tramite il plotner, una stampante grande; poi i pezzi li assembla ed esce il modello (vestito); poi prende la stoffa e la ritaglia in base ai pezzi; infine questi pezzi di stoffa vengono cuciti e si relaizza il vestito.»
Giulietta Fornaro invece ha raccontato così il lavoro della mamma: «Mia madre lavora presso una lavanderia industriale che si occupa del lavaggio e del servizio di noleggio di biancheria di ristoranti e alberghi come: federe, tovaglie e lenzuola. Si occupa, inoltre, del servizio di stiratura per biancheria.
La mansione di mia mamma, che svolge all’interno della lavanderia, è visionare la qualità e la pulizia della biancheria per gli alberghi, ad esempio: asciugamani ospiti, teli e accappatoi. Tutto ciò, dopo essere stato lavato ed asciugato. Dopo che tutto è stato visionato deve piegarlo e deve dividerlo in una serie di colonne da 10, di asciugamani ospiti e teli da bagno, per poi essere imballati e spediti ai clienti.»
Ecco, per ora direi che è tutto, ma conto di ritornare presto.
11 APRILE 2018 Torna al Diario
Caro Diario, oggi sono tornato di nuovo in 2° G e come sempre è stato un grande piacere, anche se in questo periodo dell’anno le/i ragazze/i sono un po’ stanche/i e insomma a un certo punto mi è capitato anche di arrabbiarmi un pochino, ma solo un pochino, perché poi loro hanno sempre voglia di capire e di fare le cose.
Allora, procediamo con ordine: fermo restando che il percorso che stiamo facendo è uno, in questa fase, come avrebbe detto mia madre, le pentole che abbiamo sul fuoco sono sono in buona sostanza due:
1. il racconto del lavoro delle mamme, finalizzato in particolare alla notte del lavoro narrato;
2. l’ideazione e la scrittura della storia de La Piccola Principessa, che è invece parte del percorso triennale che stiamo facendo su lavoro ben fatto e uso consapevole delle tecnologie.
Per quanto riguarda il primo punto, sul gruppo segreto che abbiamo sui social sono state pubblicate parecchie storie, nei prossimi giorni conto di condividerle con te, sono stati prodotti dei video che devo trovare il modo di scaricare e in più i tre ragazzi che vedi nella foto hanno realizzato il bel disegno sul mercato che puoi vedere di seguito.
Per quanto riguarda il secondo punto invece insieme al lavoro realizzato dal gruppetto di ragazze/i che puoi vedere nella foto abbiamo deciso di stringere le fila e di provare a scrivere la storia in maniera collaborativa.
Allora, con l’aiuto di Antonio abbiamo scritto alla lavagna le cose che vedi nella foto in fondo, te le riporto qui per maggiore chiarezza:
1. La Piccola Principessa.
2. L’Aviatore
3. La rosa e la volpe
4. I sette re dei sette pianeti, che però possono essere anche, in tutto o in parte, regine.
Come dici amico Diario? Questo non lo hai capito proprio bene?
Non c’è problema, mi spiego meglio: mentre la piccola principessa e l’aviatore sono per tutti, rispettivamente, una donna e un uomo, ogni ragazza/o può decidere di che sesso sono i re, o le regine dei setti pianeti.
Ciò detto abbiamo deciso che ciascuna/o ragazza/o deve descrivere ciascun personaggio della nostra storia sia dal punto di vista fisico che dal punto di vista del carattere, e per fare una prova abbiamo preso me come cavia e così è venuto fuori che sono molto alto, ho il nasone, le orecchie un po’ a sventola, sono magro, ho un carattere allegro, sono socievole, eccetera eccetera.
Infine abbiamo aggiunto in fondo alla lavagna altre tre parole che ci aiuteranno a sviluppare la nostra storia: 1. luogo; 2. tempo; 3. azione.
Sì, sì, anche qui abbiamo fatto uqualche esempio, per esempio che se una/o vuole ambientare la propria storia nello spazio è meglio che la piccola principessa non abbia paura di volare.
CASI DI STUDIO 2017 – 2018
Stazione Piccolo Principe
Il Piccolo Principe all’Università
Il Piccolo Principe al I. C. Samuele Falco di Scafati
3° Circolo Didattico Don Lorenzo Milani, Modugno
Il Piccolo Principe disegnato da voi
2012 – 2017
Stazione Follonica: I.C. Follonica 1
Stazione Modugno: 3° Circolo Didattico Don Lorenzo Milani
Stazione Porchiano: I. C. Bordiga Porchiano
Stazione Scafati: I. C. Samuele Falco
Stazione Università: Comunicazione e Cultura Digitale
Stazione Scampia: ITI Galileo Ferraris
Stazione Roma: Istituto Comprensivo Pablo Neruda
Stazione Torre Annunziata: Liceo Artistico Giorgio de Chirico
Stazione Soccavo: 33° Circolo Didattico Risorgimento
Stazione Ponticelli: I. C. Marino Santa Rosa
Stazione Marcianise: Istituto Novelli
Stazione Nola: Liceo Carducci
LIBRI E BLOG
L’uomo che aggiustava le cose
Il coltello e la rete
#Lavorobenfatto
#LavoroBenFatto. Industria culturale 3.0 e …
Testa, Mani e Cuore
Questo lo avete scritto voi