Come studiare il dizionario in cinque mosse

Indice delle voci pubblicate: Voci da un dizionario; Il dizionario interattivo in cinque mosse; Un background, quattro movimenti, una chiave e una definizione; Serendipity; Decision Making; L’Organizzazione Rete; Le Connessioni di George; Le Quattro Ondate di Miles e Snow; Indice delle voci.

Fine 2007. Dalla casa editrice Ediesse mi avvertono che anche la seconda edizione del dizionario sta per terminare. Chiedo se ho la possibilità di apportare qualche modifica, il lavoro in classe è una miniera incredibili di opportunità e sarebbe un peccato non cogliere e valorizzare i miglioramenti proposti dagli studenti. Mi dicono che se ce la faccio in un mese va bene, naturalmente rispondo che me lo faccio bastare, e così nella terza edizione riveduta e ampliata che sarà disponibile nel 2008 ci stanno anche questo capitoletto di una pagina e mezza, «Come studiare il dizionario».  Perché lo propongo qui? Perché in poche righe sono riassunte idee, metodologie e pratiche che sono state pensate, sperimentate e ripensate nel corso di diversi anni di insegnamento con risultati decisamente incoraggianti. Perché queste stesse poche righe raccontano come un libro di carta possa essere pensato, realizzato e usato come un testo «interattivo». E perché – modestia a parte, come avrebbe detto mio padre -, penso che questo lavoro abbia un valore che va al di là del contesto specifico cui si riferisce. Buona lettura.

COME STUDIARE IL DIZIONARIO
Nel dizionario del pensiero organizzativo autori, idee e concetti sono presentati in ordine rigorosamente alfabetico e a meno di non essere diretti discendenti di Ireneo Funes o di Pico della Mirandola risulterà difficile studiarlo partendo dalla prima e finendo all’ultima pagina. Agli studenti e, più in generale, a tutti coloro che hanno interesse a usarlo a mo’ di manuale si consiglia perciò il percorso che segue. Un percorso in cinque mosse per apprendere di più e ottenere risultati migliori. Anche agli esami.

1. La prima mossa è quella che porta al capitolo 5, «Per cominciare», alla necessità di comprendere a fondo il background, i quattro movimenti, la chiave e la definizione lì proposti. Prestando molta attenzione alla spiegazione inerente alle caratteristiche con le quali sono state sviluppate le diverse voci.
Attenzione: l’uso del termine comprendere invece del termine studiare non è casuale. Per apprendere bisogna infatti innanzitutto capire. Poi studiare. Infine cercare di applicare a contesti reali (famiglia, amici, lavoro, svago, studio, affetti, ecc.) ciò che si è studiato.

2. La seconda mossa porta ai seguenti autori: Argyris, Barnard, Deming, Ford, Merton, Miles e Snow, Nonaka e Takeuchi, Schein, Schon, Selznick, Simon, Taylor, Weber, Weick, Williamson.
Detto che come tutte le scelte anche questa non sfugge alle regole della razionalità limitata si può aggiungere che ancora una volta occorrerà comprendere, studiare, cercare di applicare a casi concreti le idee dei diversi autori.

3. La terza mossa è quella che porta ai «Vedi anche» collegati a ciascuno degli autori precedenti, che vanno usati come un ipertesto, come altrettanti link che permettono di definire un ordine di priorità tra le diverse voci (ad esempio a Weber sono collegate le voci Amministrazione, Burocrazia, Crozier, Gouldner, Merton, Pareto, Simon, che è utile trattare con lo stesso approccio – comprendere, studiare, applicare – di quelle precedenti).

4. La quarta mossa porta a fare la stessa operazione con i «Vedi anche» di ciascuna delle sottovoci presenti nei «Vedi anche» degli autori di cui al punto precedente (dirlo è più complicato che farlo; riprendendo l’esempio appena fatto, alla voce Burocrazia, dove siamo arrivati partendo da Weber, si troveranno i seguenti autori e concetti: Amministrazione, Barnard, Crozier, Etzioni, Gouldner, Kelsen, Merton, Simon, Weber; come già in precedenza, quelli già compresi, studiati, approfonditi si lasciano perdere e con gli altri si procede). L’immagine potrebbe essere in questo caso quella dei cerchi concentrici prodotti dal sasso gettato nello stagno.

5. La quinta e ultima mossa è quella che aiuterà a verificare quanto appreso: con l’indice delle voci e dei riferimenti sotto mano si cercherà di capire in che modo e per quali ragioni ciascuna voce è collegata alle altre (esempio: perché Argyris, BPR, Deming, Gestione della conoscenza aziendale, KM, Learning organization, Nonaka e Takeuchi, Schon, sono collegati alla voce «Apprendimento organizzativo»?). Pochi secondi basteranno per verificare mentalmente il collegamento e stabilire se va bene così o è necessario ritornare alla voce in questione per verificarla e/o approfondirla ulteriormente.

C’è insomma meno perfidia di quella che appare a prima vista nella scelta di scrivere questo dizionario, nato da alcune idee e dalla sperimentata convinzione che l’assimilazione mnemonica dei contenuti serve molto poco ai fini dell’apprendimento. La sua struttura, e la metodologia che ha alle spalle, sono insomma intese a facilitare modalità di apprendimento imperniate sulla elaborazione, definizione, costruzione, connessione di mappe cognitive. Per comprendere, organizzare, comunicare, utilizzare meglio tanto ciò che conosciamo, in maniera esplicita e/o tacita, quanto ciò che apprendiamo (secondo il filosofo Michael Polanyi l’ambito del tacito racchiude ciò che sappiamo più che ciò che possiamo dire).
L’idea è in definitiva che sia possibile resistere alla deriva che porta sempre più gli studenti a pensarsi come, e ad essere, dei cacciatori di crediti. L’auspicio che si possa imparare connettendo. E diventare, anche per questa via, soggetti attivi dei processi di apprendimento.
dpo1