L’undicesima notte, il lavoro e i suoi racconti

Cara Irene, ti racconto un po’ di quello che è successo durante la nostra notte. I lavori sono ancora in corso, conto di aggiungere ancora delle cose, ma rimarrà comunque solo un po’, selezionato anche senza un criterio oggettivo, della ricchezza di una notte che davvero ogni anno diventa più bella. Ti abbraccio forte.

BELLE VISIONI

 

SCATTI RUBATI

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PENSIERI E PAROLE
Stefania Zolotti
C’è stato fuoco e parola, riso e commozione, rabbia e speranza, ieri sera, presentando La Notte del Lavoro Narrato ideata da Vincenzo Moretti con i lavoratori invisibili del teatro.
Il foyer era pieno, tutti in cerchio allo stesso livello, attori, tecnici, pubblico.
Chi c’è stato, e ha raccontato la sua storia, mi ha detto che non era mai successo di parlare così liberamente in pubblico del proprio lavoro. Bene.
Esistono mestieri a cui non possiamo sottrarci perché senza quei mestieri non troveremmo la nostra forma e sostanza ma il prezzo è altissimo e si paga sulla pelle: discriminazioni, ingiustizie, silenzi.
L’arte, per fortuna, è più forte dei dolori.
A Caserta lavorano o vivono professionisti e maestranze di livello nazionale e internazionale altissimo: di loro si conosce poco o niente. Ci siamo promessi di ritrovarci per continuare a parlare, tenere alta l’attenzione, ripulire una cultura del lavoro ancora debole nel mondo dello spettacolo.

Cinzia Massa
Ci sono storie di bellezza, di riscatto che in questa notte non possono non essere raccontate.
Rosi Selo, nel suo libro “Vincenzina ora lo sa”, racconta in maniera esemplare il LAVORO della Fabbrica, l’Italsider di Bagnoli. È un lavoro intriso di dignità e di senso di appartenenza, un lavoro che dà vita ma anche morte.
#lavoronarrato, per me il lavoro vale

Antonio Fresa
Ieri sera abbiamo organizzato la 11 edizione della Notte del lavoro narrato che è una delle cose che più mi piace fare perché fa incontrare le persone da vicino mettendole insieme e facendole parlare di sé e di quello che fanno. Ognuno dice la sua senza maestri e senza presunzione.
Grazie mille a tutti quelli che hanno reso possibile questa undicesima edizione che si è svolta allo Spazio Fabbrica di Lugnano con il patrocinio del Comune e l’organizzazione delle Unitre di Lugnano e Narni.
Siete stati presenti in tanti e il mio ringraziamento va a tutti.

Barbara Catalani
Oggi la lunga maratona del #lavorobenfatto . Difficile descrivere l’insieme dei progetti, il valore delle persone, l’impegno delle bambine e dei bambini e delle loro insegnanti.
Noi abbiamo scelto la Scuola come portavoce del lavoro ben fatto perché crediamo nel processo educativo come PRIMO cardine della crescita umana e spirituale.
La cosa più difficile, in questo “silenzio” di par condicio, è non poter salutare la comunità ringraziandola per l’impegno e la voglia di condivisione che ha contraddistinto questi 10 anni da assessore.
Con questo ultimo progetto ringrazio infinitamente e dal profondo del cuore il mondo della Scuola per quello che mi ha dato e per come ha raccolto gli spunti e gli stimoli che gli sono stati proposti e di cui questo è un chiaro esempio. Ringrazio Vincenzo Moretti per l’amore che mette e trasmette. Un lavoro bellissimo e commovente.

Giovanna Cortese
Evviva il lavoro e le sue forme di narrazione.

Antonio Monizzi
#lavoronarrato: per me il lavoro vale. È in buona sostanza qualcosa che sento molto affine. È l’orizzonte del mio mestiere, coglie l’essenza del mio “Leggo, imparo, racconto”. Proprio per questo, anticipando di qualche ora La Notte del Lavoro Narrato, con Irene Costantini e Vincenzo Moretti abbiamo parlato di “A Scuola con il Lavoro Ben Fatto”, una storia di lentezza e senso del tempo e passione per le cose fatte bene. Una chiacchierata lunga, intensa, intrisa di passione e di impegno.

Rossana Carlini
Anche in Umbria è stato bellissimo come sempre, evviva il lavoro narrato.

Mirjam Giorgieri
Art. 28: riconoscere il valore delle donne e degli uomini che ogni giorno con il proprio lavoro danno più significato alle proprie vite e più futuro al proprio Paese è lavoro ben fatto.
Questo è solo uno dei punti del Manifesto del Lavoro Ben Fatto, che abbiamo ascoltato oggi, che con le scuole di Follonica abbiamo celebrato La Notte del Lavoro Narrato. Ciò che facciamo con cura, con e per gli altri e le altre è sempre ben fatto.

Gennaro Melillo
Buona sera a tutti, vi presento la mia nuova pizza dedicata ad un lavoro oggi troppo sottovalutato, quello del fornaio. Riservo nel mio nuovo menù uno spazio dedicato alla notte del lavoro narrato e quindi al mio fornaio Salvatore, inserendo questa nuova pizza con base fiordilatte, pomodorini del piennolo, macinato di manzo, pepe e scaglie di parmigiano. Questa pizza mi raccontava Salvatore, è una delle tipiche mangiate nel suo quartiere, un quartiere storico di Napoli, Forcella e per il rispetto che provo io per questo mestiere, e per la persona che rappresenta, l’ho inserita volentieri nel mio Menù.

LE LOCANDINE DELLA NOTTE

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ALTRE STORIE
La Notte del Lavoro Narrato, Gruppo Ufficiale
La Notte del Lavoro Narrato in Umbria 2024
Notte del #LavoroNarrato, Storie di lavoro, dignità, possibilità, Laura Ressa
Storie di Lavoro Narrato, Silva Gironimi
La notte del lavoro narrato “Racconti dentro il vulcano”, Radio Mehari

CHE LAVORO VOLEVI FARE DA PICCOLA/O

 
Laura Ressa
Ricordo benissimo che quando ero bambina volevo fare la scrittrice: un sogno che ho custodito per lungo tempo. Non so, a dire il vero, da cosa nascesse questo desiderio così profondo, dato che non sono mai stata troppo avvezza alla lettura. Sentivo però dentro qualcosa che avrebbe potuto trovare il modo di venire fuori solo attraverso le parole scritte, che oggi sono mie grandi compagne: forse le uniche in grado di mettermi davvero a nudo e mostrare al mondo chi sono. Alle altre domande rispondo con un desiderio per il futuro: vorrei fare qualcosa che possa servire davvero alla società, un lavoro utile veramente che mi faccia sentire utile e viva. Mi immagino al servizio di enti che operano per i più deboli, per i dimenticati, per chi cerca la propria strada o fugge da condizioni di vita precarie. Mi immagino un lavoro di cura in cui poter incontrare persone luminose che traccino una nuova strada insieme a me e che operino per un fine.
E ora giro queste domande anche ad altre persone, così il gioco può continuare.

Vito Verrastro
Da “piccolo piccolo” credo volessi fare il benzinaio; se ci ripenso, oggi, lo ricollego al fatto di voler mettere energia vitale per far muovere le cose, per permettere di far muovere liberamente le persone.
Da adolescente ho avuto la scintilla del giornalismo, e da lì si è costruito un cammino sulle linee della comunicazione, in varie forme, che oggi si declina in giornalismo, comunicazione, uffici stampa, formazione, moderazione eventi. Rigorosamente freelance, perchè la libertà è il mio valore-guida, non importa se non ho alcun paracadute. A quella scintilla iniziale associo la sensazione di “piacere”, che è rimasta dopo oltre 40 anni. Perchè lavoro, certo, ma amo anche profondamente ciò che faccio, soprattutto quando può essere utile agli altri. E così ho raggiunto il mio Ikigai, che nella cultura giapponese rappresenta il senso della vita e la perfetta corrispondenza tra ciò che si fa, ciò che si ama fare, ciò che il mercato è disposto a pagare e ciò che può far bene agli altri.
E’ con lo stesso entusiasmo, con la stessa passione che provo a motivare giovani e adulti rispetto al tema del lavoro, ma soprattutto dell’occupabilità, raccontando come oggi più che l’età conti la mentalità, e che mi piacerebbe trovare sulla mia strada tanti che interpretano il lavoro come un viaggio, e non come un posto.

Laura Braila
Grazie Eleonora Spadini: “Che lavoro vorresti inventare? È una domanda, per me, bellissima! Peccato che il italiano la parola lavoro non abbia un bel significato. In inglese, parafrasando Igor Sibaldi, esistono 2 termini ben distinti per indicarlo: JOB e WORK. JOB è il lavoro che DEVI FARE. WORK è il lavoro che VUOI FARE, quello che ti migliora e ti arricchisce, è quello che non smetteresti mai di fare, quello pieno di soddisfazioni.

Osvaldo Cammarota
.. . A me, ad esempio, è sempre piaciuta “la mazza a tre”, un INSEGNAMENTO di combinazione tra: Costanza, Temperanza, Sincronismo, Forza, Equilibrio, Collegialità, che mi sembra prezioso anche per i tempi moderni.

Eleonora Spadini
“Che lavoro vorresti inventare?” È una domanda, per me, bellissima! Peccato che il italiano la parola lavoro non abbia un bel significato. In inglese, parafrasando Igor Sibaldi, esistono 2 termini ben distinti per indicarlo: JOB e WORK. JOB è il lavoro che DEVI FARE. WORK è il lavoro che VUOI FARE, quello che ti migliora e ti arricchisce, è quello che non smetteresti mai di fare, quello pieno di soddisfazioni.

Antonio Monizzi
Caro maestro Jedi. Io da piccirillo credo di aver sognato di fare il falegname e l’astronauta (già tenevo le cervella incasinate mi sa). Poi nell’adolescenza mi sono convinto che la cucina, quella alta, importante alla Antoine Gasteau (quello del film Ratatouille) alla Gualtiero Marchesi che ai miei tempi era tipo un super sayan della cucina, fosse il mio destino. Poi il passare del tempo mi ha fatto capire che non ne avevo né il talento e poi manco la vocazione in fondo in fondo, insomma per usare un termine che ti so caro, non era quella la ghianda mia.
Pure il passo successivo è stato sghembo e per capirlo ci ho messo tipo 17 anni: responsabile commerciale nella grande distribuzione organizzata.
Ho imparato tanto ma non mi batteva il cuore e quello a un certo punto è andato in mille pezzi. Sul momento tutto faceva assai male ma poi il tempo (meravigliosa panacea) mi ha mostrato che stavo vivendo la transizione del bruco che si trasforma in farfalla.
E il mio destino si è innestato in quello che è il mio mondo, si è disvelata la mia natura essenziale. Oggi Leggo, Imparo, Racconto. Grazie per l’opportunità di narrarlo.

Mirella Iannaccone
Madonna mia … che argomento! Anche io da piccola avevo le idee confuse e forse ancora oggi non saprei dire che lavoro avrei voluto fare. Certo non quello che ho fatto per tutto questo tempo. Mia madre mi voleva seduta ad una scrivania a riparo dall’intemperie. Mi voleva impiegata. E alla fine, gira gira, quello ho fatto! Un lavoro forzato che ha avuto il vantaggio di imprigionarmi la fantasia mia, sfrenata, per 36 ore alla settimana. Quella prigionia mi ha dato la dignità di uno stipendio per vivere. Per sopravvivere liberavo la fantasia e….ascoltavo, imparavo e raccontavo. Così è andata!

I PARTECIPANTI CHE SI SONO REGISTRATI
39. Associazione Orto dei Cento Passi, Fondo Agricolo Nicola Nappo, Scafati
38. Casa Maiella con Francesco Escalona, Napoli
37. Tango Comunicazione Strategica, Terracina
36. Sugoi Viaggi, Follonica
35. Silva Giromini racconta, Gargallo
34. Associazione Incipit Art con Jonida Xherri e Caterina Pontrandolfo, Caselle in Pittari
33. Radio altriSuoni, nell’ambito dell’International Jazz Day, Italia
31 – 32. SenzaFiltro, in collaborazione con il Comune di Caserta, Teatro Comunale di Caserta
30. OMG la Pizza di Gennaro Melillo, Napoli
29. Assunta Vanacore racconta “Allegoria della Pittura” di Artemisia Gentileschi, Vico Equense
18 – 28. 1MayDay Salerno, Associazione Daltrocanto, Dulcinee Acoustic Trio, Le Zampogne di Daltrocanto, Associazione Amadeus, Coro Daltrocanto, CGIL, CISL, UIL, COMITATO VERSO IL PRIMO MAGGIO DI SALERNO, con il patrocinio di Comune di Salerno e Provincia di Salerno, Salerno
16 – 17. Unitre Lugnano e Narni, Comune di Lugnano, Spazio Fabbrica, Lugnano in Teverina
15. Golfo Trek, Sapri
14. Radio Mehari, Quarto
13. Casa Mehari, Bene confiscato alla camorra, Quarto
12. Viticoltori De Conciliis, Prignano Cilento
11. Edizioni dell’Ippogrifo, Sarno Camerota
10. Racconti dentro il Vulcano, Campi Flegrei
9. Museo Magma, Follonica
8. Comune di Follonica
7. Istituto Comprensivo Leopoldo II di Lorena, Follonica
6. Istituto Comprensivo Follonica 1, Follonica
5. Pizzeria La Pietra Azzurra, Caselle in Pittari
4. Il Forno di Vincenzo, media partner Radio Eboli 1, Forno Sociale di Comunità, Eboli
3. Frasivolanti di Laura Ressa, Bari
2. Jepis Bottega, Caselle in Pittari
1. Casa del #Lavorobenfatto, Caselle in Pittari

COME FUNZIONA LA NOSTRA NOTTE
La Notte del Lavoro Narrato è una esperienza di narrazione partecipata. Si possono leggere, ascoltare, raccontare, cantare, disegnare, recitare storie di lavoro e condividerle con l’hashtag #lavoronarrato. Si può partecipare da soli, in 2 o in 10, in 100 o in mille. Si può fare a casa, a scuola, in bottega, in azienda, nel bar, nella sede della pro loco o dell’associazione, in discoteca, in cantina, per strada, in piazza, insomma dove ci pare.
Alla Notte del Lavoro Narrato conta solo una cosa: Esserci! Da soli, in due o in mille non importa, non è un evento, meno che mai una performance, è l’occasione per stare insieme e raccontare storie di lavoro con le parole, le immagini, i video, la musica, come vi pare.
Perché per noi il lavoro e chi lavora sono importanti, meritano rispetto, considerazione, sempre, indipendentemente dal lavoro che si fa. Perché siamo ciò che raccontiamo. Perché una vita senza lavoro è una vita senza significato, pure se tieni i soldi. Buona partecipazione.

  • Salvatore Di Martino |

    Sono Salvatore il presidente dell’associazione “orto dei cento passi”, 120 venti orti sociali, nata ed operante su un bene confiscato alla camorra, il fondo agricolo Nicola Nappo a Scafati in provincia di Salerno. Da grande faccio il logistic manager in un azienda conserviera ma il sogno nel cassetto è sempre stato lavorare per la collettività. l’occasione mi è stata data su questi 120.000 metri di terra strappata al malaffare, oggi un posto incantato dove chi arriva non vorrebbe più andar via. Un posto che rinnova lo spirito, che rinfranca l’anima, che irrobustisce i muscoli e soprattutto che fa rumore. Si il rumore DI CHI NON CI STA’, di una terra piena di vita che vuole esplodere, come il nostro Vesuvio, per donare fertilità. Ed allora il rumore diventa suono melodioso per le orecchie di chi vuole e /o fastidioso di chi non vorrebbe ascoltare. Un brulicare di donne, uomini, bambini che si scambiano consigli, ricette e soprattutto momenti di gioia. Poi il lavoro, quello vero fatto di sudore, per recuperare e dare vita a quei campi abbandonati, quella fatica che dona speranza ad uno, due tre operatori e poi chissà quanti ancora potremmo accogliere per rigenerare. La forza di più associazioni in primis l’Alpaa, poi la coop Eteria e poi quelle sportive e tutte le atre che verranno, insieme per lanciare sfide a quella collettività che spesso da per scontato la disfatta ed invece dovrebbe dare per certa la vittoria, si del possibile sull’impossibile. Sul fondo non sono l’unico che quel sogno nel cassetto, quel lavoro immaginato da bambino, può estrarre. Beh posso dirvi che quando riesci a farlo la vita ti appare da un punto di vista differente, un angolazione fata di componenti sopite: la passione, l’ardore, l’amore, la tenacia, la determinazione, tutti le abbiamo dentro ma in questa vita frenetica le lasciamo appassire. Beh il simbolo della nostra associazione è il seme del tarassaco, che si fa trasportare via, non ignaro, consapevole che appena gli sarà possibile attecchirà sul suolo per dare nuovi colori ad una terra che solo all’apparenza può sembrare opaca.

  • Francesco escalona |

    Saremo stasera con un gruppo di amici a Casa Maiella per festeggiare il “lavorobenfatto” insieme a tutti voi.

  • Camilla Aleo |

    Che lavoro sognavo di fare quando ero piccola? L’ insegnante. Che lavoro svolgo adesso? Vivo il mio sogno, ogni giorno. Cosa mi piace? È un continuo leggere,scoprire,formarsi e arricchirsi. Dentro di me c’è una bambina alla quale piacerebbe venissero inventati i seguenti lavori nell’ immediato futuro: lo strappa sorrisino, il racconta antiche favole e lo schiaccia ansia.

  • Alessandra Filippi |

    Quando si arriva a fare il lavoro che immaginavi da bambina ed era oggetto dei tuoi giochi di fantasia… Beh, si può dire davvero di aver fatto centro! L’inserimento è qualcosa che mi tiene collegata alle giovani vite in formazione e mi dà l’opportunità di contribuire alla loro felicità! Che si può chiedere di più!

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