La Bottega di Benedetta

CASELLE IN PITTARI, 23 MAGGIO 2024
Cara Irene, magari prima o poi diventa un format, intanto questa cosa di annunziare la storia che verrà comincia a piacermi un sacco. Alla fine bastano poche righe, qualche foto rubata, e lo schizzo può prendere forma, incuriosire, fare da segnaposto, da preludio all’incontro e al racconto. Ieri è accaduto a Pisciotta con Benedetta G. Caputo e La Bottega dell’Occhio, preparati il caffè e mettiti seduta comoda, così ti racconto.

Spesso tocca a me questa parte, questa volta è stata Cinzia la prima a farci caso. “L’occhio sulla porta è come se mi avesse chiamato”, mi ha detto dopo. Luca era quasi arrivato alla macchina quando gli ho fatto segno di venire, che valeva la pena. La bottega di Benedetta dice un mondo, è un racconto fatto di bellezza, di dolcezza, di occhi che sorridono sinceri, di approccio artigiano, di ricerca, di sostenibilità e unicità, di valore della durata e del tempo, di mobili realizzati dal padre, di occhiali fatti con le mani, con la testa e con il cuore.
Mentre parliamo, Cinzia misura un paio di occhiali e poi un altro e un altro ancora. Il primo a me piace molto, lei sembra presa dai suoi soliti dubbi, il naso, gli spigoli del viso e altre cose così, però il giudizio di Benedetta sembra rassicurarla, solo che quando ne approfitto per insistere la ragazza dice che quello è un prototipo, che ha qualche difetto, che però li può fare, che Cinzia può scegliere il colore e le tonalità della montatura e delle lenti, ma io non mi arrendo.
“Le imperfezioni sono aspetti dell’unicità”, le dico, “io per la verità i prototipi non li vendo”, risponde dolce, “però oggi è il compleanno di Cinzia”, aggiungo, e nei suoi occhi colgo un attimo di cedimento, ma contro una donna è difficile vincere, contro due è impossibile, Cinzia ha piacere di scegliere tutto quello che può scegliere e di ritornare, e va bene così.
Parlano tra loro, Luca si guarda in giro e ogni tanto Cinzia mi chiede un parere a cui rispondo distratto, sono impegnato a ripetere come in un gioco, in una litania?, che a me piace il prototipo. Quando questa parte finisce dico a Benedetta che, se ha piacere, quando veniamo a ritirare gli occhiali vorrei che mi raccontasse la sua storia. Questa volta non mi dice di no, anzi è contenta, e rimaniamo così.
Prima di salutarci la ragazza chiede a Cinzia di dare un nome agli occhiali, lei si imbarazza, Benedetta propone di chiamarli come lei, Cinzia. Il passo successivo è il nome da dare al materiale con lo specifico colore e le specifiche tonalità con cui realizzarà la montatura, stavolta Benedetta chiede a me, propongo Miseno, viene approvato. Siamo alla stretta di mano quando i miei occhi si focalizzano su alcuni oggetti sullo scaffale alle spalle di Benedetta; uno di questo è un corno di capra, Cinzia durante il nostro giro ne aveva comprato uno da regalare ai nostri amici bacolesi che ieri sera hanno inaugurato Verd e Acqua, comincio a fare cento domande, con gentilezza e generosità Benedetta me lo regala, è troppo bello, lo vedi nella foto.
Ecco cara Irene, direi che per ora è tutto, spero di averti incuriosita abbastanza, ritorno appena sono pronto con la storia di Benedetta.