Il sensemaking secondo Weick

Caro Diario, oggi ti racconto di processi di senso e significato e per cominciare ti dico che per me il discorso all’umanità di Charlie Chaplin ne Il grande dittatore è uno dei più meravigliosi, commoventi, coinvolgenti esempi di costruzione di senso di ogni tempo. Questioni di sensemaking, insomma, che dal versante organizzativo hanno trovato in Karl E. Weik un ideatore e interprete straordinario. Leggi questo:
“Non esiste una teoria delle organizzazioni che sia caratteristica del paradigma di sensemaking. Nondimeno, esistono dei modi di parlare delle organizzazioni che permettono al sensemaking di essere al centro sia della costruzione dell’organizzazione che degli ambienti che essa affronta. […] Le organizzazioni e i processi di sensemaking sono fatti entrambi della stessa stoffa. Organizzare significa imporre ordine, neutralizzare le deviazioni, semplificare e connettere, e lo stesso vale quando le persone cercano di dare senso. Organizzare e dare senso hanno molto in comune.”

Come vedi per Weick la realtà non ha un senso in sé, ma ha sempre e soltanto il senso che a essa attribuiscono le persone, e dunque oggetto di studio non possono che essere i processi cognitivi, le mappe causali, attraverso cui i soggetti conferiscono senso ai loro flussi di esperienza.
Questo naturalmente non equivale a dire che la realtà non ha alcuna incidenza sui flussi di esperienza, dato che soggetti e ambiente attivato sono legati da un costante processo di retroazione e che in questo modo l’ambiente costringe i soggetti a prendere atto di vincoli e compatibilità e ad agire di conseguenza. Significa piuttosto che le mappe causali, in altre parole le costruzioni dotate di senso e di ordine logico prodotte dall’attività cognitiva, orientano il nostro comportamento e sono modificate dalle esperienze che di volta in volta accumuliamo. Non a caso proprio da qui parte Weick per sottolineare da un lato l’importanza decisiva assunta dall’analisi dei processi di creazione di senso (sensemaking) e dall’altro l’assoluta coincidenza tra processi di creazione di senso e processi di organizzazione (organizing).
A suo avviso, “il concetto di sensemaking è importante […] perché sottolinea l’invenzione che precede l’interpretazione; […] parlare di sensemaking significa parlare della realtà come di una realizzazione continua che prende forma quando le persone danno senso retrospettivamente alle situazioni in cui si trovano e alle loro creazioni”.
Come vedi amico Diario, dentro questa cornice, dare ordine logico, senso, a un flusso di esperienza e organizzare sono esattamente la stessa cosa. Secondo Weick funziona proprio così. I processi attraverso i quali un manager definisce scelte strategiche, decide priorità e aree verso le quali dirigere gli investimenti, assegna compiti ai propri collaboratori, sono la stessa cosa dei processi con i quali egli conferisce senso ai rapporti che ha con collaboratori, rappresentanti di aziende concorrenti, fornitori, banche. Ma se dare senso a un flusso di esperienza equivale a organizzare, ecco che il processo organizzativo (organizing) diventa più importante della struttura organizzativa (organization) e scompaiono, in linea di principio, le differenze tra organizzazione della vita quotidiana e gestione di un’organizzazione vera e propria come, per esempio, un’impresa industriale, un’amministrazione pubblica o privata, una struttura commerciale (le differenze sono date semplicemente dalle cose concrete da fare, dal loro grado di complessità, dalla quantità delle procedure formali da rispettare).

Per mostrare come le organizzazioni strutturano e sono strutturate da processi di sensemaking Weick utilizza nel suo libro tre strade:
nella prima presenta una cronologia che ripercorre lo sviluppo dell’idea di sensemaking nelle organizzazioni;
nella seconda utilizza tali risorse per descrivere la natura delle organizzazioni e dell’organizzare in modo coerente con i processi di sensemaking ad esse associate;
nella terza esamina la ricerca di Porac sull’industria dell’abbigliamento in Scozia per mostrare concretamente come le sette proprietà del sensemaking si manifestano nelle organizzazioni.

Le 5 idee forza intorno alle quali l’Autore costruisce il proprio sistema concettuale possono essere sintetizzate nel seguente modo:
1. i processi di creazione di senso e i processi di organizzazione (organizing) sono la stessa cosa e dunque l’analisi dei processi di creazione di senso (sensemaking) assume una rilevanza fondamentale nell’ambito dell’analisi organizzativa;
2. i soggetti attivano l’ambiente nel quale si trovano ad agire e dunque la realtà non solo non è indefinitamente plasmabile ma condiziona i soggetti che l’hanno attivata (proprio il concetto di ambiente attivato gli fa dire che quando si parla di tecnologia ci si riferisce non solo a un insieme di macchine inanimate ma anche alla capacità umana di usarle, governarle, sfruttarne al meglio le potenzialità);
3. il linguaggio è centrale nei processi di organizzazione (organizing) e di creazione di senso (sensemaking);
4. il sensemaking è un processo continuo che può subire (ed essere generato da) sussulti e shock (l’immagine può essere quella delle ondate che si sovrappongono una sull’altra);
5. alcuni soggetti dotati di particolare potere possono attivare ambienti che sono proposti come lettura della realtà anche ad altri individui, ma tale potere non è mai assoluto grazie proprio al sensemaking che ciascuna persona conserva.

Per Weick il Sensemaking è un processo fondato sulla costruzione dell’identità; retrospettivo; istitutivo di ambienti sensati; sociale; continuo; centrato su (e da) informazioni selezionate; guidato dalla plausibilità più che dall’accuratezza.

Ecco caro Diario, direi che per ora ci possiamo fermare qui. Ti lascio con tre definizioni citate da Weick che mi sembrano particolarmente interessanti e con il link al progetto di ricerca Da 99 a cento.

Le tre citazioni:
L’interazione reciproca tra la ricerca di informazioni, l’attribuzione di significati e l’azione.
[Thomas, Clark, Gioia, 1993]
I processi attraverso i quali  i membri di un’organizzazione attribuiscono significato agli eventi che includono quegli standard e regole per percepire, interpretare, credere e agire, che sono tipicamente usati in un dato scenario culturale.
[Sackman, 1991]
Un processo interpretativo necessario perché i membri dell’organizzazione comprendano e condividano le idee riguardanti certe caratteristiche dell’organizzazione, quali: di che cosa si occupa, che cosa sa fare bene e che cosa male, quali problema affronta e come dovrebbe risolverli.
[Feldman, 1989]

Il progetto:
Da 99 a cento

Direi che per ora è tutto, alla prossima.

Per saperne di più
Dizionario del Pensiero Organizzativo, il libro.
Sensemaking, il blog.

Credits
La foto di copertina è di Giuseppe Jepis Rivello.