La storia di Felice Magliano raccontata da mastro Jepis e da lui medesimo

Caselle in Pittari, 20 Luglio 2022
Caro Diario, ieri quando ho letto la notizia sui social mi ha fatto brutto assai, e strano, perché quando una persona oltrepassa il proprio tempo come è accaduto a Felice Magliano è come se nella tua testa e nel tuo cuore diventasse immortale, almeno per me è stato così, non è che stavo aspettando novembre e i suoi 109 anni, quando lo rivedevo nei suoi racconti, o ne parlavamo con Giuseppe e Sandro Paladino, me lo immaginavo già ai 110, e neanche i 120 mi impressionavano più di tanto. E invece … invece come diceva il mio amico filosofo siamo umani perché moriamo, in quanto umani non possiamo fare a meno di morire, e nonno Felice era molto umano, profondamente umano, straordinariamente umano, se ti riguardi la sua storia girata da Giuseppe, amico Diario, ti salta in faccia questa sua umanità, e profondità, e saggezza.
Si, teneva ragione Veca, il mio amico filosofo, ma tengo un poco ragione pure io, nel senso che le persone non muoiono mai del tutto fino a quando le raccontiamo. Non è solo il ricordo, che pure è una cosa bellissima, è una presenza, un tenere assieme a noi, attraverso il racconto, le persone che abbiamo amato, i loro insegnamenti, la loro storia. Insegnamenti e storia che non si limitano a celebrare il passato ma rivivono e si rinnovano, e in questo modo continuano a lasciare tracce, a indicare vie e possibilità.
Siamo ciò che raccontiamo ha scritto Carlo Rovelli, continuiamo a essere ciò che abbiamo raccontato e ciò che gli altri raccontano di noi aggiungo io. Per questo e in questo senso “nonno Felice”, che da ieri non c’è più, continuerà a esserci, grazie al suo e ai nostri racconti, per sempre, con le sue braccia aperte, sorridente, nel cielo e nel mare infinito.

Caselle in Pittari, 3 Novembre 2021
Caro Diario, la storia di Felice Magliano l’avevo ripresa da Giuseppe Jepis Rivello e commentata a Febbraio del 2018, quando ancora lavoravo a Roma, vivevo tra Napoli e Bacoli, e con Giuseppe nel mondo degli atomi non riuscivamo a vederci più di 6-7 volte all’anno, nel mondo dei bit molto di più, ma questo era.
Ieri Felice, nonno del nostro amico Sandro Paladino, di anni ne ha compiuti 108, e nel frattempo ne sono successe di cose, il Covid 19 potrebbe bastare per tutte, per fortuna ci sono anche le nostre vite, io per esempio adesso sono in pensione e vivo quasi tutto l’anno a Caselle. Che ti devo dire, il momento mi è sembrato quello giusto per rimettere mano alla storia di Felice e riproporre con un nuovo formato il magnifico lavoro di Giuseppe e il mio piccolo commento a ciascun episodio. Buona visione.

IL RACCONTO DI MASTRO JEPIS
Episodio 1; Episodio 2; Episodio 3; Episodio 4; Episodio 5; Episodio 6

Logo50_t

EPISODIO 1
Torna all’indice

Caro Diario, come fa spesso quando pensa di avere per le mani una storia particolarmente interessante, Jepis mi ha messo sull’avviso, dicendomi che stava per uscire una nuova videostoria in 6 episodi che aveva per protagonista un ultra centenario.
Come dici caro Diario? Solo questo? Solo non mi sembra l’aggettivo, e neanche l’avverbio, adatto.
Felice Magliano è nato nel 1913, al tempo il Presidente del Consiglio era Giovanni Giolitti, non so se mi spiego. Aveva 2 anni quando è scoppiata la prima guerra mondiale e 7 quando è finita, aveva 26 anni quando è iniziata la seconda e 31 quando è finita. Dopo di che ha conosciuto il fascismo e il nazismo, la Liberazione e la divisione del mondo a Yalta, il primo viaggio sulla Luna, il terrorismo italiano e la caduta del muro di Berlino, l’abbattimento delle Torri Gemelle e il primo Presidente nero degli Stati Uniti, direi che anche questa è Storia, o no?
Ora io ancora non lo che cosa verrà fuori dai 6 video racconti di Jepis, per ora ho visto solo il primo, non ho capito neanche bene tutto quello che dice il protagonista, presto arriveranno i sottotitoli ma non importa, perché c’è una cosa che se me l’avessi persa non me lo sarei perdonato: Felice quando non si riferisce ai propri dati anagrafici, al fatto che è un bracciante o che non sa leggere e scrivere (dato che non ci vedo più – aggiunge – non fa più differenza) parla per immagini, utilizzando vecchie filastrocche e modi di dire. Proprio così, usa un linguaggio ancestrale, divinatorio, archetipico, come una sorta di oracolo vivente, e ti garantisco che per un vecchio sociologo come me che ha iniziato andando per campagne in cerca di miti e di riti è stata un’emozione unica.
Come dici amico Diario? No, non lo so se anche gli altri videoracconti avranno questa stessa caratteristica, magari no, lo scopriremo assieme, però ti dico che se fossi in te rimarrei sintonizzato, perché magari in questa storia qui ritroveremo pezzetti di mondo che pensavamo persi, chissà. Buona visione.

 

EPISODIO 2
Torna all’indice

Caro Diario, sì, per ora è come speravo io, sono troppo felice, il racconto di Felice Magliano si snoda per una doppia via, la prima fatta di immagini, visioni, proverbi, paraustielli, la seconda di date e di dati. Ora io non ti voglio anticipare niente, perché insomma il video racconto di Jepis te lo devi gustare di prima mano, ti dico solo che questo di oggi comincia con «si ta pigli ca è troppo bella ngià ia mitti la sentinella, si ta pigli vecchia e brutta tu fai rici ra tutti», sì sì, hai capito bene, «se (la compagna) la prendi troppo bella ci devi mettere la sentinella e se la prendi vecchia e brutta te lo fai dire da tutti», e poi prosegue con una sorta di filastrocca che però poi, più avanti, porta quest’uomo in cammino verso i 105 anni a raccontare l’amore, la vita e il lavoro e ad affermare che «il compagno deve rispettare la compagna e la compagna deve rispettare il compagno».
Sì caro Diario, torno sempre lì, a volte mi sentirei un matto se non avessi tante amiche e amici con i quali condividere le mie piccole storie o, come in questo caso, le belle storie di Giuseppe, perché insomma l’amore, il lavoro e la vita sono prima di tutto una questione di rispetto, rispetto di sé e dell’altro, rispetto delle possibilità che vengono dal pensare e dal fare insieme, e insomma guardati questo video e poi mi dici cosa ne pensi. Buona visione.

 

EPISODIO 3
Torna all’indice

Caro Diario, nel terzo episodio Felice racconta il suo lavoro di bracciante agricolo, di contadino, e dunque la parte ancestrale del suo linguaggio scompare, Jepis dice che questo terzo racconto è una sorta di manifesto del lavoro agricolo, e io sono d’accordo con lui, tutto il post si snoda intorna a questo tema del rapporto vitale con la terra. Vitale perché in periodi molto duri, quando in casa mancava pure il bagno e l’acqua e avevi solo la luce, era la terra con i suoi prodotti a darti la possibilità di mangiare. E poi anche vitale dal punto di vista dell’equilibrio ambientale, della necessità di evitare i prodotti chimici che fanno male, vitale perché la terra e i suoi prodotti sono indispensabili pure all’impiegato, che nel racconto di Felice diventa il rappresentante dell’intero ecosistema. Ecco caro Diario, se posso aggiungere un ricordo personale, ti voglio dire che il racconto di Felice mi ha ricordato mia madre, i suoi racconti di quando, da ragazza, scavava le patate e lavorava la terra, e i suoi gesti essenziali, vitali, come quando cadeva un pezzo di pane per terra e lei lo raccoglieva, lo passava sul grembuile come per spolverarlo, lo baciava, e lo mangiava, «perché il pane è fatto con il grano e non si butta», diceva. Ecco, mi fermo qui e ti lascio godere la terza parte di questo bellissimo video racconto. Buona visione.

 

EPISODIO 4
Torna all’indice

Caro Diario, il mal di schiena mi hanno fatto perdere il colpo, comunque scusami se arrivo con un giorno di ritardo a commentare il quarto episodio della storia di Felice.
Questa volta il tema è la guerra amico mio, che quella raccontata da chi la fa è molto diversa da come la raccontano quelli che la dichiarano e dicono un sacco di bugie per spiegare il perché.
Sì, nelle guerre raccontate da chi le fa ci stanno le sofferenze, ci stanno i pidocchi, ci stanno la fame, ci sta il fatto che da carcerieri si diventa da un giorno all’altro carcerati. E però ci sta anche la fedeltà alla patria, ci sta Felice che dice «pure che devo morire io la mia patria non la tradisco».
Non ti voglio svelare nient’altro, amico Diario, ti dico solo che nel punto in cui Felice ha ringraziato i partigiani un poco mi sono commosso. Magari è un difetto mio, con l’età tendo più facilmente alla lacrima, però è andata così e non c’è ragione che io debba nasconderlo. Buona visione.

 

EPISODIO 5
Torna all’indice

Caro Diario, oggi mastro Jepis ha deciso di farci fare un tuffo nel passato, riportandoci a quando Felice era ragazzo, prima che venisse la guerra e dopo il tempo del lavoro serio, quello di contadino e di bracciante.
Te lo posso dire amico Dario? Per me questa parte in cui il giovane Felice ha vissuto facendo il gioco delle tre carte ha avuto un sapore particolare, perché mi ha ricordato il bar di don Peppe detto Testolina, e Pippone, Peppe ‘a lente, Totonno tre palle, insomma il gruppo di amici e conoscenti magliari che hanno fatto parte della mia vita dai 14 anni fino ai 23, più o meno. Erano persone particolari, piene di difetti, compreso il gioco d’azzardo, ma anche pieni di umanità, pensa che sono entrati così tanto nella mia vita che il mio primo paper, mi dovevo ancora laureare, si intitolava «Un’economia clandestina in espansione: il circuito dei magliari» e l’avevamo pubblicato su Basilicata, la rivista fondata da Rocco Scotellaro.
Come dici caro Diario? Perché avevamo? Perché la ricerca l’abbiamo fatta in due, io e Stanislao Nocera, che mi fa tanto piacere ricordare, sia perché siamo stati molto amici, ci siamo laureati assieme e ci siamo spartiti il sonno, sia perché è morto lo scorso anno, a 61 anni, anche se per certi versi come piaceva a lui, inseguendo un pallone, e insomma mi faceva piacere dirtelo.
Tornando a Felice, prima di lasciarti al video, ti dico solo che mi ha fatto impazzire in particolare la parte finale, quella nella quale ricorda gli ammonimenti del padre, e la faccia che fa quando dice che lui lo è stato a sentire. Basta, ti ho già detto troppo, è ora che tu ti guardi il video. Buona visione.

 

EPISODIO 6
Torna all’indice

Caro Diario, l’ultimo episodio di questo bellissimo racconto – a proposito, devo dire a mastro Jepis che miniserie non mi piace, anche se si usa, in storie come questa di Felice o quella della maestra Bruna c’è molto di epico e niente di mini – è dedicato alla scuola. Che bel finale amico Diario, con quest’uomo di più di 100 anni che riferendosi alle figlie comincia con «non tenevo niente, ma le ho mandate a scuola e le ho fatte studiare», passa per il meraviglioso «se non studi non sai dove ti trovi» – a proposito, questo pensiero lo pubblico anche su Insegnare vuol dire, perché chi insegna fa anche questo, orienta, ti aiuta a sapere in che contesto ti trovi – e finisce con «quello che capisce insegna a quello che non sa fare niente, è per questo che le ho fatte andare a scuola.» Niente, penso che un modo più bello di concludere questo racconto non esiste. Buona visione.

 

Come dici amico Diario? Grazie per questo viaggio meraviglioso? Ero convinto che ti sarebbe piaciuto. A mio avviso, questa testimonianza raccolta e raccontata da Giuseppe ha un grande valore non solo umano ma anche etnografico e sociologico, è un pezzetto di storia e di società italiana raccontata dal di dentro. Prima di salutarti, mi resta da dirti soltanto che sia la foto di copertina che quella che puoi vedere in alto sono state scattate ieri da Sandro Paladino. Alla prossima.