Monte Frumentario

CIP, CASELLE IN PITTARI, CILENTO, ITALIA, ANNO 2020

 
L’IDEA
Raccontare il Monte Frumentario con le parole dell’organizzazione.

IL PERCHÈ
Perché per me il Monte Frumentario è una possibilità. Una possibilità che mi piacerebbe fosse colta e moltiplicata, nelle forme e nei modi che ciascun soggetto o ciascuna comunità ritiene, perché come diceva papà mio le dita della mano non sono tutte uguali. Diciamo che la mia è un po’ una storia di organizzazione e un po’ una storia di ispirazione. Spero tanto ti piaccia.

LE PAROLE
Sensemaking; Serendipity; Apprendimento Organizzativo; Cultura Organizzativa
Relazione;
Organizzazione Rete; Consapevolezza; Cumparaggio

L’INDICE
Il saluto di Antonio Pellegrino
Una straordinaria possibilità
Domenico Soriano, Albert-László Barabási e Paul Erdős
Inventori di Senso

IL RACCONTO

1 LUGLIO 2020
Il saluto di Antonio Pellegrino
Torna all’indice
Caro Diario, il 29 Giugno qui a Caselle in Pittari è stato il giorno de Le facce del grano, una giornata alla scoperta della Biblioteca del Grano del Monte Frumentario.
La giornata è finita con Antonio Pellegrino in piedi su una panca in Val di Strazza che ha letto questo suo testo:

Le facce del grano sono note sparse, papaveri e lapazze, veccia e zizzania, spighe e pani colorati, tutti diversi, tutti radicati alla terra, tutti animati nel cielo.
I campi accolgono le famiglie, alcune seminate dalla mano, altre seminate dal vento.
Il principio è sempre la vita. Il fine la diversità.
La somma delle diversità non è mai algebrica, la matematica della vita è la simbiosi, il legame, la molecola d’emozione animata dal sole e dagli abbracci.
La fotosintesi da sola non basta. Servono i rami e le braccia per capire chi siamo. Le facce del grano si sono fatte compari, vogliono condividere il pane come le note tutte diverse condividono l’armonia. La musica si suona nel niente uguale a se stesso e il silenzio è la madre della diversità.
I culmi giocano con il vento, sotto il peso di un frutto già colmo, solo la chioma appare come grande prodigio di architettura e ingegneria.
I compari sono le facce del grano, sono i santi in processione e i carpini tra i calcari, sono i licheni e i miceli che animano la pietra, sono un campo colorato di vita.
Eccolo l’uomo, acciàomo direbbe il contadino esuberante dell’Appennino.
La scelta è un monte, una salita, una venerazione.
Andare, faticare, praticare, animare. Animare l’abbraccio delle carni, come il frumento è animato dalle crucifere, dalle composite, dalle ombrellifere. Poi, la grande famiglia delle graminacee, una specie di tribù multiple. Più che infestanti dovremmo imparare a chiamarle alleate.
Acciàomo, anche la donna, eccola l’umanità che sceglie l’alleanza. Poi il recinto di pietra nasce per proteggere i chicchi, e il grano ci dice ciò che siamo, la nostra storia inizia con le graminacee.
Il primo storico della nostra civiltà è stato un contadino. Quella umanità ha scelto per mezzo di una mano che ha seminato, aspettato e raccolto. Ha fatto verità con il pensiero. Forse anche la filosofia nasce con quel gesto.
Quelle spighe originano ancora i nostri campi e antica, è solo la biofilia che ci lega a loro, il viaggio nel tempo che ci portiamo dentro, la nostra luce.
Il seme, di anno in anno, se non si fa pane, è sempre un nascituro.
L’abbraccio delle alleate, la terra, l’acqua, il vento, il sole, ne fanno ogni anno qualcosa di diverso.
Pure i compari sono così, e la salita al monte è questa, conoscere la preghiera e la bestemmia per animarsi di verità con la forza dell’abbraccio.

Ecco amico Diario, per ora mi fermo qui. La storia che racconto io comincia da dove è finita quella di ieri, anche se in realtà si tratta di storie che non finiscono mai. Intanto ti consiglio di farti un bel giro su MonteFrumentario.it, però un giro lento, perché tiene ragione Milan Kundera, “nella matematica esistenziale il grado di lentezza è direttamente proporzionale all’intensità della memoria; il grado di velocità è direttamente proporzionale all’intensità dell’oblio.”

2 LUGLIO 2020
Una straordinaria possibilità
Torna all’indice
Caro Diario, ci ho pensato mentre con Giuseppe Rivello salivamo in Val di Strazza, mi è sembrato necessario mentre ascoltavo i cumpari parlare e me ne sono convinto ancora di più ieri mattina mentre ne parlavo con Antonio, Domenico Soriano e Jepis: il Monte Frumentario può essere una straordinaria possibilità, una possibilità da cogliere e da moltiplicare, però per fare questo insieme alle parole dell’ispirazione e della relazione ci vogliono anche le parole dell’organizzazione.
Non lo so se ce la faccio, però intanto lo faccio, lo sai come funziono amico mio, sono quasi peggio di Yoda, per me c’è fare o non fare, non esiste provare. E, per cominciare a fare, conto di raccontarti un po’ di quello che ci siamo detti con Antonio, Domenico e Jepis, e un po’ di come intendo usare i miei arnesi, le mie parole, perché tiene ragione Wittgenstein, le parole sono gli arnesi attraverso le quali possiamo accedere alle cose del mondo.
Ritorno presto, prima bisogna che passiamo parola, che digeriamo, metabolizziamo, ci facciamo un’idea, perché altrimenti il lavoro con le parole non viene bene.

3 LUGLIO 2020
Domenico Soriano, Albert-László Barabási e Paul Erdős
Torna all’indice
Caro Diario, ieri ho fatto una bella e interessante chiacchierata con Domenico Soriano che, come ha ricordato Antonio Pellegrino presentandolo ai cumpari, è insieme a Rosa De Laurentiis un nuovo importante tassello di questo straordinario puzzle chiamato Monte Frumentario.
Domenico mi ha prospettato diversi mondi e possibilità, una sua visione di quello che può essere Monte Frumentario, ci tornerò su nei prossimi giorni, per adesso voglio proporti un altro spunto intorno a cui riflettere, legato al lavoro di Albert-László Barabási e del suo gruppo intorno alla scienza delle reti.
Qui il punto non è il pensiero generale, il modo in cui vengono proposte e raccontate le storie e le risposte che spesso non ci sono, o non si trovano, quello che trovo di un certo interesse sono le connessioni tra i cluster e gli hub. Riducendo all’osso i due concetti, i cluster definiscono le relazioni tra più nodi della rete (possono essere dei provider o una parte di un gruppo di amici, è uguale), gli hub sono invece i catalizzatori, i nodi che attraggono di più, quelli a cui si riferiscono più frequentemente i diversi componenti della rete, l’influencer nel piccolo e Google nel grande per intenderci.
Non lo so, ma forse nei nostri ragionamenti su Monte Frumentario questa storia dei cluster e degli hub ci può essere utile. Anche perché secondo Barabási nel web non funziona come pensava Paul Erdős, secondo il quale non c’è differenza tra i nodi della rete, tutti hanno la medesima possibilità di essere linkati, in realtà nel Web vincono sempre gli hub e i ricchi diventano sempre più ricchi.

mf2

4 LUGLIO 2020
Inventori di Senso
Torna all’indice

Caro Diario, Antonio Quaglialatte Pellegrino è un inventore di senso. Angelo Tempadelfico Avagliano è un inventore di senso. Michele Bosconauta Sica è un inventore di senso. Giuseppe Jepis Rivello è un inventore di senso. Ivan Capeciuccio Di Palma è un inventore di senso. Potrei continuare ancora, ma penso che ci siamo capiti. Quello che voglio dirti è che se vogliamo capire come funziona l’organizzazione Monte Frumentario, come costruisce la sua cultura, non possiamo fare a meno di partire dai processi di conferimento di senso, dalle relazioni e dalle connessioni e di come esse influiscono sulla vita e sulla struttura dell’organizzazione, sui modi di essere e di fare delle persone che la compongono. Questioni di creazione di senso e di significato, di sensemaking organizzativo così come lo ha definito Wieck, che nel caso di Monte Frumentario rappresenta l’asse portante del suo essere, sentirsi, pensarsi, come organizzazione.
Nel blog che ho dedicato al Sensemaking ho pubblicato alcuni stralci dell’introduzione di Giuseppe Varchetta, i numeri romani indicano la pagina. Ci terrei che li leggessi tutti amico Diario, sono davvero indicativi della struttura Monte Frumentario, te ne riporto solo uno qui sperando di incuriosirti:
“Le persone istituiscono i loro ambienti nel senso che “costruiscono, resistemano, individuano e demoliscono molti aspetti oggettivi dell’ambiente che li circonda […] inseriscono tracce di ordine e letteralmente creano le loro limitazioni”. In questa prospettiva egli ci invita a pensare all’organizzazione come realtà condizionabile e all’idea di fondo che appartiene al grande movimento della seconda cibernetica, idea per la quale in qualche modo il possibile nell’esperienza organizzativa preceda il reale (xii).”
Per ora mi fermo, aspetto che tu legga e ci pensi su, dopo di che ragioniamo assieme sia dei punti di forza che dei limiti di un’organizzazione strutturata quasi esclusivamente sulla base dei processi di senso e di significato che le vengono conferiti dai suoi componenti.