Il lavoro ben fatto
e-Learning. Electric Extended Embodied
Appunti per una Didattica Artigiana
Università Suor Orsola Benincasa
Comunicazione e Culture Digitali
L’INCIPIT
Ogni corso è un racconto, ogni classe una bottega che apprende, ogni studente un autore.
IL PERCORSO DIDATTICO
Caro Diario, si ricomincia. Anche quest’anno nella nostra cassetta degli attrezzi non mancherà la teoria, l’approccio, la didattica artigiana, le metodologie #embodiededucation e #lavorobenfatto, l’idea di fare e pensare, pensare è fare, a partire dalla matrice artigiana e narrativa della comunicazione e dalla sua funzione educativa. E a partire da qui Bottega O penserà, analizzerà e produrrà nuovi contenuti multi-mediali e cross-mediali per l’industria culturale post-elettrica, digitale, crossmediale. Buona partecipazione.
IL CALENDARIO DELLE LEZIONI
L1 | Essere/Vivere, 23 Ottobre
L2 | Comunicare/Formare, 30 Ottobre
L3 | Fare/Pensare, 6 Novembre
L4 | Ritorniamoci su, 13 Novembre
L5 | Connettere/Trasformare, 20 Novembre
L6 | Toccare/Immaginare, 25 Novembre
L7 | Narrare/Tessere, 27 Novembre
L8 | Nominare/Trasfigurare, 2 Dicembre
L9 | Ritorniamoci su – Prova D’Arte, 4 Dicembre
IL LAVORO IN BOTTEGA
23 Ottobre 2025 | Essere/Vivere
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L’ispirazione che non dà preavvisi
Siam molti | Pablo Neruda
Di tanti uomini che sono, che siamo,
non posso trovare nessuno:
mi si perdono sotto il vestito,
sono andati in altre città.
[…]
Lo speech D’Ambrosio – Moretti
La dimensione artigiana e narrativa della produzione di contenuti per l’industria mediale e crossmediale entra in aula così da iniziare ciascuno a sperimentare la propria autorialità e lasciarne traccia negli artefatti narrativi di volta in volta realizzati. La prima giornata in Bottega O l’abbiamo dedicata dunque proprio alla presentazione, in forme differenti – attraverso solo tre parole-chiave, poi con il proprio ‘menù mediale’ e poi con il ‘piatto preferito da quel menù – dei componenti del gruppo. Da questi ‘semilavorati’ chiediamo di produrre ciascuno la propria biografia in forma di racconto breve. Presentarsi, rendere visibile anche parti di sé più nascoste, e ‘uscire’ da sé utilizzando parole, immagini, e altri segni e codici, significa imparare a muoversi come con Francois Jullien tra essere e vivere: pensarsi non solo come identità definita e unitaria, ma anche come reti di relazioni che eccedono la singolarità/unità dell’essere e si muovono ridefinendo ed estendendo i propri mondi e universi simbolico-culturali di riferimento. Un inizio che già rende evidente la matrice teorico-pratica del percorso didattico e la ‘chiamata’ a ciascun futuro professionista della comunicazione a formarsi in senso etico estetico e politico.
Le attività
1. Solo 3 parole
2. Il menù
3. Il piatto preferito
4. Racconta la tua storia (parole, foto, video, altro)
Il racconto
Caro Dario, l’inizio è sempre importante, ieri sera con Maria ci siamo scambiati un po’ di impressioni positive, naturalmente bisogna prima lavorare e poi dire, lo sai come la penso, una cosa è fatta quando è fatta, però le possibilità ci sono, sta a noi e a loro farle crescere e moltiplicare.
Come ogni anno abbiamo iniziato dalle regole della bottega, che sono sempre importanti, te le riassumo che tu magari da un anno all’altro te le dimentichi:
1. Entro le prime due settimane di corso leggere Il lavoro ben fatto e
e-Learning. Electric Extended Embodied e scrivere una recensione. È un lavoro indispensabile per tenere assieme pensare e fare, teoria e pratica, sapere e saper fare.
2. Partecipare al corso con puntualità e continuità, è amessa al massimo una assenza. In tutto abbiamo a disposizione poco più di trenta ore per imparare e fare teoria, partecipare alle diverse attività, realizzare gli artefatti narrativi e tutto il resto. Sono decisamente poche e solo in questo modo possono essere sufficienti a raggiungere i nostri obiettivi principali. Perché Bottega O è fatta di autrici e autori, non di cacciatrici e cacciatori di crediti.
3. Utilizzare al meglio di arnesi che abbiamo a disposizione (linguaggi, social, blog, ecc.) e partecipare alle attività sia singole che di gruppo con creatività, autonomia, impegno e spirito critico.
Il secondo passo lo abbiamo dedicato al tema della settimana, Essere / Vivere, in pratica il modo di pensarsi, di essere e di rapportarsi all’altro (persone, contesto, ambiente, ecc.) di ciascun componente di Bottega O. Per ispirarci abbiamo prima di tutto letto tutti insieme Siam Molti di Pablo Neruda, dopo di che abbiamo chiesto a ciascun componente della bottega di pensarci cinque – dieci minuti e scrivere le tre parole che meglio le/I rappresentano. Questo il risultato:
Diego Buonomo: Fotografia, Caos, Sodade.
Miriam Caiazzo: Determinata, Empatia, Solare
Giorgia Casavola: Scrittura, Alius, Contraddittoria
Anna Chiariello: Tv, Empatia, Multitasking
Tommaso D’Auria: Tranquillità, Curiosità, Meraki
Aurora De Blasio: Dubbio, Pazienza, Emotività
Anita Della Ragione: Perseveranza Magia Serenità
Francesca Di Nardo: Impegno, Coraggio, Praticità
Angela Esposito: Libri, Viaggi, Social
Sofia Iannone: Ascolto, Sogno, Emotività
Daniele Iucolano: Sport, Musica, Serenità
Chiara Letteriello: Introspettiva, Esteta, Poliedrica
Lorenzo Margherini: Poesia, Amore, Rivoluzione
Federica Maiello: Amore, Sogno, Ascolto
Giulia Mascia: Libertà, Autenticità, Connessione
Carlo Nagar: Fragile, Passione, Attendista
Marco Schiano: Sole, Onda, Moda
Mirko Scotto d’Abusco: Palco, Cambiamento, Indipendenza
Dayana Visco: Indipendenza, Sara, Insicurezza
Queste invece le tre parole scelte da Maria e da me:
Maria D’Ambrosio: Poesia, Pelle, Trasformazione
Vincenzo Moretti: Pasquale (mio padre), Curiosità, Lavoro
A conclusione di questa parte abbiamo chiesto a tre di loro di raccontare perché hanno scelto proprio quelle tre parole. Chiedersi perché è un’attività fondamentale, va fatta sempre, è fondamentale per conferire senso e significato a ciò che pensiamo e facciamo.
Dopo lo speech della prof. D’Ambrosio il Menù e il Piatto preferito. “Il Menù”, ha raccontato la prof. D’Ambrosio, “ci aiuta a riflettere sulla nostra ‘dieta mediale’, sulle pietanze che contribuiscono al nostro nutrimento e alla nostra crescita. Fare la lista del proprio menù mediale è dunque un primo passo per prendere consapevolezza del valore formante delle esperienze mediate. Un piccolo lavoro di ricognizione che dice di quante ‘finestre’ apriamo e in quanti mondi ci inoltriamo così da estendere i nostri territori di appartenenza e di esperienza.” Il piatto prederito viene di conseguenza, aggiungo io. E qui la bottega si è rimessa al lavoro, ti riassumo i lavori già arrivati, nell’ordine di arrivo. Entro lunedì alle 21:00 arriveranno gli altri, insieme alle bio di ogni componente della Bottega.
ANGELA ESPOSITO
Menù cross-mediale
Utilizzo di Twitter: lettura informazioni musicali – Kpop, notizie della Corea;
Utilizzo di Instagram: informazioni inerenti allo spettacolo e campagne pubblicitarie;
Produzione attiva grafiche (canva)/traduzione notizie Kpop – BTS per la pubblicazione su Instagram e TikTok;
Produzione contenuto viaggi (Utilizzo: capcut) per social (Instagram/TikTok);
Ascolto musica pop durante viaggi da e per l’università (fruizione: Spotify, You, MusicPlay);
Lettura serale in formato digitale di contenuti prodotti anche a livello amatoriale (ao3/Kindle) oppure visione K-drama su Netflix, o ancora visione film su Amazon Prime/Netflix.
Piatto preferito:
Lettura serale
ANNA CHIARIELLO
Menù
Dalle 5/6 del mattino telegiornali e fonti: agenzie e whatsapp di CC, Polizia, Finanza e altri per scrivere i post per il nostro – mio e di mio marito – portale www.juorno.it. Confrontiamo i numeri dei visitatori del sito.
Fra un tg e l’altro c’è lo spazio per vedere qualche serie tv prima di proseguire con la giornata. Quasi sempre genere crime o vecchi telefilm tipo Magnum.
Dopo la colazione consulto libri e web per scrivere uno storyboard del servizio che devo realizzare. A questo punto si parte da Ischia.
Alle 9,30 appuntamento con una troupe composta da operatore e fonico per andare a girare il servizio.
Alle 13 pausa pranzo con la troupe poi si prosegue. In genere per le 16 abbiamo finito il servizio.
Ora si torna a casa aliscafo o traghetto.
Piatto preferito
Il confronto mattutino con mio marito sui post e sulle notizie da mettere sul portale.
MIRIAM CAIAZZO
Mattina: Whatsapp, Facebook, Instagram per leggere i messaggi e le novità della giornata
In macchina ascolto Radio Kiss Kiss
Spotify con cuffie cantanti preferiti: Achille Lauro (album: comuni mortali), Tommaso Paradiso / the giornalisti, Miley Cyrus (dal 2000 ad ora), Marron 5 (le hit più celebri), Justin Timberlake, Drake, Kanye West, Bryan Adams (summer of 69/ everything I do I do it for you/ heaven)
Giornata: Safari o Google per informarmi per scrivere
Sera: Televisione: telegiornale serie tv, talent show o programmi di intrattenimento. Esempio: XFactor, Amici, Belve, Sanremo, Sit com anni 2000, Desperate housewives, The oc, Prison break, Gossip girl
Serie Disney channel (Hanna Montana, Maghi di waverly)
Nel weekend incontro i miei amici e i familiari.
DAYANA VISCO
Menu cross-mediale
Social e chat
Ascolto canzone MOMO DESIGN di Envy e PROVA VIVENTE di Frezza dalla cassa
Guardo sull’ipad partite di calcio
Dormo ascoltando con le airpods la canzone PE T’AVE di nto’
Piatto preferito
Ascoltare musica con le airpods
MIRKO SCOTTO D’ABUSCO
Menù
Newsletter sul cellulare con gmail
“Ok Boomer!” di Michele Serra
“Digital Journalism” di Francesco Oggiano
Articoli sul cellulare, il Post e il Mattino
Social sul cellulare, WhatsApp, TikTok, Instagram e YouTube
Serie tv o film sull’iPad da solo
Pixar, Disney Channel, Cinema Italiano o Hollywood
Tv streaming con la mia famiglia sull’iPad
Casa a prima vista su Discovery+
Musica con le AirPods attraverso Apple Music
Playlist Cantautorato Italiano, Tropico (album: Soli e Disperati nel Mare Meraviglioso), Angelina Mango (Poké Melodrama),
Piatto preferito
Pino Daniele (playlist Brani Essenziali)
SOFIA IANNONE
Menù
Mattina: Leggo libri: tutti i generi, vario a seconda del periodo; Ascolto musica: tutti i generi; Mi connetto sui social: WhatsApp, Instagram, TikTok; Seguo le lezioni all’università.
Pomeriggio: Studio, Faccio pianoforte, Vado in palestra, Mi metto a scrivere
Sera: Guardo un film, Esco con gli amici
Piatto preferito
Lettura nel letto la sera prima di addormentarmi
[23/10/25, 18:23:23] ~ Fede🧚🏻♀️:
FEDERICA MAIELLO
Menù
Mattina: Controllo social (whatsapp, instagram, tiktok) per messaggi, contenuti make up, contenuti sul mio sport preferito.
Giornata: Leggere libri ( romanzi, dark romance); In giro con il mio fidanzato ascoltando musica (Claudio Baglioni, Tropico, Olly, Raf); Scattare foto.
Serata: Vedere programmi televisivi; Riunirsi con gli amici/ famiglia
CARLO NAGAR
Menù
Social: (Instagram/Tik-Tok)
Vedo dei tg (tg1/SkyNews 24) o programmi televisivi generalisti (se sono in casa).
Youtube: (video informativi su vari argomenti es: geopop)
Spotify: Tony Boy (qualunque canzone in particolare Medico), Marracash, Sfera Ebbata, Capo Plaza, Micheal Jackson… Musica elettronica di vario tipo (spesso autori indipendenti non noti)
Podcast: (One more time, BSMT, Cronache di Spogliatoio)
Vedo partite di calcio o tennis in televisione
Piatto Preferito
Incontrare amici oppure sentirli via chat/videochat
GIORGIA CASAVOLA
Menù
Contesto: Macchina
Fruizione: Spotify
Prodotto: Titanic, De Gregori, Disperato erotico stomp, Dalla.
Contesto: Autobus
Fruizione: Spotify
Prodotto: Bianca di Kid Yugi, Lisa dei Club Dogo
Contesto: Mia stanza
Fruizione: Carta stampata (libro?)
Prodotto: Chuck Palahniuk, Hemingway, Garcia Márquez.
Piatto preferito
Libri
LORENZO MARGHERINI
Menù
Controllo i social, soprattutto Instagram, per ricevere novità sugli avvenimenti geopolitici internazionali.
Ascolto musica Rock (Elton John, Radiohead, etc.), italiana (Lucio Battisti, Mina, Gianna Nannini, Fabrizio de André, etc.) e strumentale (piano e violino soprattutto) su YouTube Music.
Leggo saggi di politica e filosofia (come ad esempio Karl Marx o Antonio Gramsci).
Scrivo poesie riguardo i miei sentimenti, la sessualità, le mie idee politiche, gli affetti.
Ogni tanto (ahimè raramente) leggo il Fatto Quotidiano oppure il giornale del Partito Comunista Rivoluzionario.
Quando posso, mi piace discutere con le persone – conosciute o meno – riguardo le proprie idee in merito agli avvenimenti quotidiani locali o internazionali. È una cosa che sto imparando a fare anche durante le manifestazioni o eventi di piazza, quando mi trovo a fare diffusione di giornali per il PCR.
Uso social come Reddit per confrontarmi con altre persone di tutto il mondo riguardo hobby o curiosità.
Piatto preferito
Passare il tempo su Reddit per distrarmi dalle cose importanti quando ho bisogno di staccare la spina.
TOMMASO D’AURIA
Menù
Aascolto musica quando sono sul motorino (hip-hop o rnb) su spotify: (estero) Drake, (italia) Tony boy.
Oncontrare le persone che mi fanno stare bene.
Aiutare mia madre nel negozio con il lavoro e la gestione social (wathsapp business, instagram).
Guardare sport, particolarmente partite/highlights di calcio (dazn, youtube, tik tok).
Unirsi su videogiochi online con amici (Fifa).
Dare uno sguardo ai social prima di addormentarmi (youtube: progetto happiness, video di esperimenti sociali di canali vari, video su quiz di canali vari, tik tok: scorro tra video che trattano dalla musica al calcio all’attualità).
ANITA DELLA RAGIONE
Mattina
La mia playlist
Contesto: treno, pullman, casa, all’aria aperta passeggiando: Rkomi, Don Toliver (album: HARDSTONE PSYCHO), Pino Daniele, Ellie Goulding, Alessia Cara (canzoni: Here, Wild Things), Drake, Bad Bunny (album: DeBÍ TiRAR MáS FOToS), Anni ‘80 (Michael Jackson, U2, Duran Duran), Imagine Dragons, Pinguini Tattici Nucleari, Eugenio in Via di Gioia, Coldplay, Pitbull, 50 cent, Justin Timberlake, Chris Brown, Rihanna.
Libri
Contesto: treno, autobus, casa nella cameretta: Felicia Kingsley: La ragazza di altri tempi, Roberta Recchia, Ken Follet: La caduta dei giganti, Orgoglio e Pregiudizio, La lettera scarlatta, Moby Dick, Hunger Games, Divergent, Re Artú e la tavola rotonda
Pomeriggio
Contesto: a tavola con tutta la mia famiglia riunita.
Uso: TG3
Contesto: da sola in camera sul letto
Uso: Instagram, Tik Tok, Facebook, YouTube
Sera
Contesto: con mio padre sul divano
Uso: visivo di film su piattaforme streaming Netflix, Prime, Disney Plus. Film di genere di azione, commedia, romantico, di formazione.
DANIELE IUCOLANO
Menù
Ascolto la musica con le cuffiette su Amazon Music.
Social: YouTube e Instagram, dove vedo diversi contenuti.
TElevisione: vedere partite di calcio con mio padre o con amici, oppure film o programmi televisivi (es. XFactor o Masterchef) la sera sul divano con la mia famiglia.
Piatto preferito
Guardare film/programmi insieme alla mia famiglia.
AURORA DE BLASIO
Menù cross-mediale
Controllo messaggistica via Whatsapp.
Uso di Tik Tok principalmente per ricevere le novità del giorno.
Lettura di poesie di vari autori contemporanei (principalmente Richard Siken e Ocean Vuong).
Visione di “video essay” su Youtube che riguardano principalmente la cultura pop.
Ascolto di musica (gli Hole, ma anche altri artisti, solitamente di genere folk, rock e pop).
Piatto preferito
Ascoltare musica
FRANCESCA DI NARDO
Menù
Contesto: macchina
Prodotto: musica (red hot chili peppers – dark necessities / vasco rossi – sally)
Fruizione: radio
Contesto: metro/funicolare
Prodotto: libro (caffè amaro di Simonetta Agnello Hornby)
Fruizione: cartaceo
Contesto: indistinto
Prodotto: messaggistica istantanea con amici e famiglia
Fruizione: cellulare
Contesto: università
Prodotto: google docs/classroom/gmail
Fruizione: tablet
Contesto: casa
Prodotto: social (tik tok, instagram, you tube, twitch) film, serie (braking bad)
Fruizione: tv / telefono /computer / tablet
GIULIA MASCIA
Menù
Rispondo ai messaggi delle persone a me care e controllo le mail.
Cerco contenuti su tiktok e instagram che abbiano come argomento principale: vlog di giornate, fitcheck, makeup, video motivazionali.
Ascolto le mie canzoni preferite mentre mi preparo per uscire con l’applicazione Spotify. Brani: exes (Tate Mcrae); Amazing (George Michael); Missing (Todd Terry); One In A Million (Ne-Yo).
Guardo le mie serie comfort: gossip girl/pretty little liars
Piatto preferito:
Ricerco idee e registro video per tiktok da condividere sul mio profilo dopo averli editati.
MARCO SCHIANO
Menù cross-mediale
Mattina: ascolto musica su Spotify mentre vado all’università.
Pranzo: utilizzo i social (Instagram e TikTok e YouTube), spesso mentre ascolto podcast di true crime.
Sera: dopo cena ascolto molta musica per rilassarmi e distrarmi dalla giornata.
GIULIA RODONTINI
Menù
Entrare su X (Twitter) la mattina le novità generali della notte.
Prime sul telefono vedo glimore girls
Real time la sera dove faccio switch tra la clinica della pelle/la dottoressa schiaccia brufoli/ la clinica del pus.
Instagram trovo combo pole e esercizi calistinichs.
Bottega O si racconta | Le Bio
Leggile o scaricale cliccando qui!
30 Ottobre 2025 | Comunicare/Formare
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L’ispirazione che non dà preavvisi

Dante Alighieri, La Divina Commedia, 1306-1307
Giambattista Basile, Lo cunto de li cunti, 1634-1636
Lo speech D’Ambrosio – Moretti
La seconda lezione in Bottega O apre al COMUNICARE/FORMARE perchè del COMUNICARE ci interessa far emergere la dimensione FORMANTE che è legata alla funzione collettiva della narrazione e al suo valore sociale in quanto ‘mezzo’ per attivare partecipazione ed esperienza mediata dal racconto: per questo comunicare implica ARTE e quindi ricerca delle forme per fare del racconto quello speciale spazio finzionale che attiva un processo di comprensione che estende il campo di esperienza di ciascuno e apre all’inesplorato, all’inaudito, all’invisibile.
“Il narratore prende ciò che narra dall’esperienza […] e lo trasforma in esperienza di quelli che ascoltano la sua storia. Il romanziere si è tirato in disparte. Il luogo di nascita del romanzo è l’individuo nel suo isolamento, che non è più in grado di esprimersi in forma esemplare sulle questioni di maggior peso e che lo riguardano più da vicino, è egli stesso senza consiglio e non può darne ad altri.”
Walter Benjamin, 1936
Il narratore. considerazioni sull’opera di Nikolaj Leskov
Torino, Einaudi, 2011, p. 19
Menù e Piatto Preferito | Leggi qui
Caro Diario, anche sull’asse comunicare formare la bottega ha prodotto i suoi racconti, li puoi leggere qui. A parte la veste grafica un poco più omogenea, per ora non abbiamo fatto il consueto lavoro di editing, perché li inviteremo a tornarci su, e lo stesso faremo tutti assieme, prof. D’Ambrosio and me compresi, giovedì 13 novembre.
È importante che chi frequenta Bottega O acquisisca questo approccio, si abitui a questa pratica, perché se non capisci bene quello che fai è più difficile dargli senso, fare il salto di qualità da cacciatore di crediti a studente, da apprendista stregone a professionista della comunicazione. Abbiamo bisogno di cuori artigiani, di cuori pensanti, di cuori intelligenti, non di cuori replicanti; non è facile, ma il senso del nostro lavoro è anche questo. Alla prossima.
6 Novembre 2025 | Fare/Pensare
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L’ispirazione che non dà preavvisi
Lo speech | Moretti – D’Ambrosio
Il passo preferito di Bottega O
Caro Diario, questa settimana insieme allo speech ci sono stati due momenti di approfondimento. Il primo è stato il mirabile racconto – conversazione di come si fa la “Caprese” che ha avuto come protagonista Angela Esposito e il secondo la visione dei due video proposti come ispirazione e parte dello speech che sono stati commentati da Carlo Nagar e Anna Maria Chiariello, che sono stati gli unici ad averli visti, e qui non posso fare a meno di sottolineare che la cosa a me e alla prof. D’Ambrosio non è piaciuta affatto. Alla fine di questa parte abbiamo chiesto a ogni componente della bottega di scrivere il proprio passo preferito e di aggiungere il perché, il risultato lo puoi leggere cliccando qui.
Entro lunedì 10 alle 21:00 arriveranno anche le prime recensioni dei libri, e tra martedì e mercoledì conto di condividerli con te. Alla prossima.
13 Novembre 2025 | Ritorniamoci su
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L’ispirazione che non dà preavvisi
“Di tutte le forme di attività mentale la più difficile da indurre […] è l’arte di adoperare la stessa manciata di dati di prima, ma situarli in un nuovo sistema di relazioni reciproche fornendo loro una diversa struttura portante; il che significa praticamente ripensarci su.”
Herbert Butterfield, The Origins of Moderne Sciences, 1300 – 1800, London, G. Bell & Sons, 1949, p. 1
Le recensioni di Bottega O
E-learning
Lavoro ben fatto
Menù
Riscrivere, ritessere, raccontare (la modernità)
Lo Cunto de li Cunti, La cerva fatata
Per guardare il film di Garrone per intero (La cerva fatata; La pulce; La vecchia scorticata) su RaiPlay, clicca qui.
Menù
Caro Diario, alla fine della giornata abbiamo chiesto a Viviana Ruggieri, una delle tre ‘senior’ della bottega di quest’anno di scrivere un resoconto del lavoro fatto, lo puoi leggere di seguito.
Sarebbe bello se altre/i compnenti di Bottega O trovassero il tempo e la voglia di aggiungere, approfondire, mettere in evidenza altri aspetti della discussione a partire dalle cose dette e fatte in bottega e dal resoconto di Viviana. Vediamo che succede, ammesso e non concesso che succeda qualcosa.
Le oscillazioni che plasmano la nostra trama Il racconto di Viviana Ruggieri
Oggi noi giovani autori ci siamo cimentati nell’arte di riscrivere, ritessere e raccontare, concentrandoci sul processo di ascolto attivo, rielaborazione e acquisizione di nuove competenze, generate dalla condivisione di esperienze, a partire dalle recensioni dei libri “E-Learning” e “Lavoro Ben Fatto” e dalla definizione di “Recensione”.
Seguendo il tema della giornata “Ripensiamoci su”, abbiamo compreso l’importanza di basare una recensione su tre parole utili per cogliere il profondo degli attrezzi a nostra disposizione: contesto, senso e cura hanno svoltato il nostro lavoro. Il passaggio da una visione puramente accademica ad un sapere vero avviene, in primis, analizzando il nostro lavoro da un punto di vista esterno, al punto giusto, in modo da poter cogliere le sfumature attraverso le quali l’autore ha dato vita ai propri pensieri, per poi farle nostre, creando senso che si materializza in un’azione condivisa. L’ingrediente essenziale per oltrepassare la superficie è senz’altro la cura, la stessa che permette ad un racconto di vivere, di moltiplicarsi e di creare pensiero formante e cuori pensanti.
Da qui, il collegamento con “Lo Cunto de li Cunti”, che abbiamo analizzato e di cui abbiamo compreso il processo di rielaborazione del regista Garrone, che, nel 2015, lo ha trasformato nel film “Il Racconto dei Racconti”. L’adattamento di Garrone ha portato ad una riflessione fondamentale: la sostanza del racconto, se mancante o banale, non permette l’adattamento del racconto stesso in contesti molto distanti da quello in cui esso è stato scritto. Se manca la forma, inoltre, quel processo di metacognizione che permette di creare una connessione autentica tra il sé e l’altro viene a mancare. Questa connessione è, invece, essenziale, in quanto, non solo genera la nostra rete sociale, ma alimenta anche un processo interno cruciale: l’attribuzione dell’immaginativo, la creatività e l’attribuzione di senso a ciò che c’è intorno a noi.
A partire da questa riflessione, è stato affrontato anche il tema del contesto nell’atto comunicativo: nel caso di una comunicazione involontaria, il contesto può essere un elemento cruciale nel risultato di esso; può essere giudicato un errore dove c’è la possibilità di curare l’atto , ma non lo è in contesti di vulnerabilità, come, per esempio, in caso di malattia. Abbiamo visto, dunque, come contesto, senso e cura si interconnettono tra loro, creando la trama dei nostri racconti, delle nostre storie di vita, oltre che accademiche.
Infine, abbiamo condiviso le nostre riflessioni sul senso di questo percorso in bottega, raccogliendo le motivazioni che ci spingono ad esplorare le nostre esperienze per tessere la nostra rete di connessioni. La più significativa emersa è stata quella di “riuscire a far bruciare il fuoco che c’è in noi”.
Anche oggi si è, dunque, chiusa una preziosa giornata di apprendimento e consapevolezza. L’augurio è che i due approcci, il “Lavoro Ben Fatto” e la “Embodied Education”, che pian piano stanno diventando parte di noi, ci permettano di andare oltre la loro utilità in vista della “prova d’arte”, in modo da consentirci di alzare sempre di più l’asticella verso un costante miglioramento di noi stessi, per imparare a cogliere ogni oscillazione nel nostro percorso come una ricchezza. In ultimo, vorrei aggiungere delle riflessioni personali riguardo i temi su cui abbiamo lavorato oggi in bottega. Da artigiana, credo nel potere dei mezzi a mia disposizione per raggiungere l’autentica conoscenza, i libri, i quali racchiudono per me un dualismo finito/infinito: essi, nonostante il numero finito di pagine, racchiudono infinite parole, infinito senso, basta semplicemente rileggerli in contesti diversi, in età diverse, per poter imparare sempre di più. Le stesse parole di un libro racchiudono in esse la cura di colui che le pensa, di colui che dedica loro tempo, racchiudendo in esse la profondità dell’atto autoriale, che non le riduce a semplici rappresentazioni dei pensieri, ma che permette loro di farsi rappresentare dagli stessi pensieri che le hanno originate. È questo, per me, il senso di questo percorso: scovare il profondo, oltrepassando la superficie che ci separa dalla percezione reale e sincera di tutto ciò che ci circonda, attraverso l’azione, l’esperienza che arricchisce l’esistenza.
20 Novembre 2025 | Connettere/Trasformare
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L’ispirazione che non dà preavvisi
“Siamo sangue e link. Sono le nostre relazioni, la qualità e la quantità delle nostre connessioni, le persone, le idee, le culture, le differenze che incontriamo sul nostro cammino a dare senso alle nostre vite, a definire la loro qualità, a renderle più degne di essere vissute. Una volta avrei detto con particolare forza al tempo di internet; oggi penso all’importanza delle connessioni nella fisica, nella biologia e nella filosofia e mi dico che è così da sempre, solo che con le conoscenze attuali ne siamo più consapevoli.”
Leggi l’articolo

“La modificazione biforca e la continuazione prosegue, una innova e l’altra eredita. […] Prendiamo esempio dalle stagioni, che hanno continuamente ispirato il pensiero cinese: la modificazione interviene dall’inverno alla primavera, o dall’estate all’autunno, quando il freddo si inverte e tende verso il caldo, o il caldo verso il freddo; quanto alla continuazione, invece, si manifesta dalla primavera all’estate, o dall’autunno all’inverno, quando il caldo diventa più caldo o il freddo più freddo.”
François Jullien, Le trasformazioni silenziose, Raffaello Cortina, pagg. 25-26
I reportage di Anita Della Ragione e di Miriam Caiazzo
Quando la teoria incontra il coraggio: storie di connessioni
Una questione di relazione e dii trasformazione
25 Novembre 2025 | Toccare/Immaginare
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L’ispirazione che non dà preavvisi
The Lunch: Una lettera all’America
Sito Web
Profilo Instagram

Bottega O racconta The Lunch – A Letter To America
27 Novembre 2025 | Narrare/Tessere
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L’ispirazione che non dà preavvisi
Vincenzo Moretti, Cloud storytelling e societing organization, in Adam Arvidsson e Alex Giordano (a cura di), Societing Reloaded, Egea, 2013, pp. 201 – 214
Narrami, o Musa
Il racconto ha origini antiche come le montagne. Le fornaci del mito, della Storia, della memoria producono incessantemente storie che consumiamo senza interruzione. Ogni cosa che accade, viene trasformata in racconto. L’ira funesta del pelide Achille, l’astuzia di Ulisse. La solitudine del Minotauro, la saggezza di Socrate. Il destino di Cesare, la grandeur di Napoleone. La fatica degli schiavi che costruirono Tebe dalle sette porte, la pazienza dei pescatori che rammendano le loro reti. La tenerezza di una madre, i pensieri di Confucio.
Naturalmente neanche il racconto è sfuggito alle trasformazioni continue, impercettibili, silenziose (Jullien, 2010), a quel doppio movimento che eredita e allo stesso tempo innova che nel corso dei millenni ne ha modificato struttura, morfologia, uso sociale. Con l’avvento di internet e della società della conoscenza le carte si sono sparigliate ulteriormente e si sono moltiplicati “quegli episodi di sviluppo non cumulativi nei quali un vecchio paradigma è sostituito, completamente o in parte, da uno nuovo incompatibile con quello” (Kuhn, 1999). Di uno di questi episodi, quello che si riferisce al rapporto tra azione narrativa e innovazione sociale, mi occuperò nelle pagine che seguono.
Raccontando storie, questa in buona sostanza la tesi che intendo dimostrare, è possibile attivare processi di innovazione, di trasformazione, di incremento del valore sociale delle organizzazioni e delle comunità con le quali interagiamo, nelle quali lavoriamo, studiamo, giochiamo, amiamo, in una parola, viviamo. Cercherò in questo quadro di specificare i contesti e le circostanze nei quali questi processi di istituzione di ambienti sensati (enactment, Weick, 1997) vengono, per così dire, favoriti, di definire alcune delle loro caratteristiche fondamentali, di spiegare in che senso e perché l’una e l’altra attività, di istituzione e di definizione, hanno a che fare con il cloud storytelling e la societing organizzation.
Cloud Storytelling …
Nel contesto del presente lavoro, con il concetto di cloud storytelling definisco una attività di narrazione partecipata che in maniera consapevole, aperta, non gerarchica, diffusa, coinvolge una determinata comunità, struttura, organizzazione, che, sulla base di artefatti (architettura, tecnologia, gergo, simboli, rituali, insomma gli aspetti immediatamente rilevabili in un’organizzazione), valori espliciti (idee guida, modelli di comportamento, indicazioni atte a rinsaldare identità, senso di appartenenza, solidarietà interna tra i componenti l’organizzazione) e assunti di base (convinzioni dotate di una propria coerenza interna tanto profonda che non hanno bisogno di essere esplicitate) condivisi, conferisce nuovo senso e significato ai propri modi di pensare, di essere e di rappresentare la realtà, attivando per questa via processi di cambiamento culturale e sociale.
… e Societing Organization
Il concetto di societing organization definisce invece un network composto da una pluralità di soggetti e di attori, collettivi e individuali, di carattere pubblico e privato, che interagiscono sulla base di relazioni e transazioni molteplici a partire da obiettivi, significati e valori condivisi; che sono in grado di apprendere in quanto network, di perseguire interessi comuni, di modificare rispetto a essi i propri modi di essere e di fare; che individuano nella cooperazione il miglior modo per conseguire le proprie finalità e i propri obiettivi; che si danno una struttura di governo aperta e interdipendente; che cercano di rendere più leggibili le modalità con le quali le persone generano quello che interpretano (Weick, 1997), fanno scoperte per genio e per caso (Merton, 2002), contribuiscono in maniera attiva all’incremento del capitale sociale disponibile (Giordano, 2012).
Cosa aggiungere ancora? Che i processi di apprendimento organizzativo sono il motore della Societing Organization. Che i processi di competizione collaborazione orientati a uno scopo comune sono tra i principi guida che ne regolano l’esistenza. E che la fiducia rappresenta l’elemento coagulante, il presupposto indispensabile per attivare processi virtuosi di crescita in un contesto win win, per risolvere in maniera rapida ed efficace i problemi tra i diversi componenti, per mettere in circolo informazioni, conoscenze, buone pratiche, saperi espliciti e taciti.
Citarsi Addosso
Le storie che raccontiamo alla fine si prendono cura di noi. A volte una persona per sopravvivere ha bisogno di una storia più ancora che di cibo. Ecco perché inseriamo queste storie nella memoria gli uni degli altri. È il nostro modo di prenderci cura di noi stessi.
BARRY LOPEZ
Le parole le puoi forgiare veramente solo se puoi spendere la tua vita con quelle parole, battendoci sopra, modellandole, aggiustandole di volta in volta, accendendo il fuoco e mettendoci le mani sopra.
GIUSEPPE JEPIS RIVELLO
Noi siamo storie per noi stessi. Racconti.
CARLO ROVELLI
Un racconto non è solo un semplice susseguirsi di eventi, ma dà forma al trascorrere del tempo, indica cause, segnala conseguenze possibili.
RICHARD SENNETT
Le storie aiutano la comprensione, perché integrano quello che si sa di un evento con quello che è ipotizzato […]; suggeriscono un ordine causale tra eventi che in origine sono percepiti come non interconnessi […]; consentono di parlare di cose assenti e di connetterle con cose presenti a vantaggio del significato […]; consentono di costruire un database dell’esperienza da cui è possibile inferire come vanno le cose.
KARL E. WEICK
Il racconto della vita è più importante della vita stessa. L’analisi è una narrazione. Ma il paziente racconta la sua vita non per arrivare a una conclusione, ma perché la vita è il mezzo per arrivare al racconto. Una coscienza guarita vive in modo narrativo.
LUIGI ZOJA
2 Dicembre 2025 | Nominare/Trasfigurare
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L’ispirazione che non dà preavvisi
Caro Diario, ieri in Bottega O il capo mastro è stato il dottor Vincenzo Cicala, dottorando di ricerca all’Università La Sapienza e Cultore della Materia di Comunicazione e Culture Digitali all’Università Suor Orsola Benincasa, puoi leggere o scaricare le slide del suo bellissimo speech cliccando qui o sull’immagine.
La discussione che ne è venuta fuori è stata una storia così bella che a momenti doveva venire il bidello per mandarci via, che non è una cosa così normale, perché queste/i ragazze/i stanno all’università dalle 8:30 di mattina e noi che iniziamo alle 15:30 più di tre ore facciamo fatica a tenerli.
Prima di iniziare abbiamo chiesto a Viviana Ruggieri di raccontare quello che abbiamo pensato, detto e fatto, e pure lei è stata presa così tanto che mi ha inviato il suo racconto all’una stanotte. Ti consiglio di leggere, come è chiaro anche dal racconto di Viviana questa è la sua lettura, lo spazio per la discussione rimane aperto per chiunque abbia voglia e interesse a farlo, non solo noi di Bottega O, ma anche le nostre lettrici e i nostri lettori.
VIVIANA RUGGIERI
Perturbazione
Cari amici lettori, oggi mi è stato affidato un compito prezioso: la descrizione dell’ultima sessione del percorso della Bottega. I temi trattati meritano la stessa cura riservata a un cristallo. Ho cercato, perciò, di utilizzare e dosare le parole nel modo, a mio avviso, più consono, sperando di essere all’altezza di questo arduo incarico.
Abbiamo, infine, raggiunto uno scenario mozzafiato: l’ordine delle parole e delle cose. O, per lo meno, abbiamo intrapreso il percorso per comprenderlo. La prima vetta rappresenta un passo avanti, sebbene il cammino di apertura verso il mondo sia ancora tortuoso. Noi bottegai, però, abbiamo fiducia nel processo o, come scrivono i content creators e mental coaches su Instagram, “trust the process”. C’è qualcosa di indubbio: abbiamo raggiunto il primo traguardo. Da lì, abbiamo potuto osservare con attenzione la strada percorsa finora e abbiamo preso consapevolezza dei nostri arnesi da lavoro e dell’esperienza acquisita e trasmessa.
La trasformazione avvenuta è a dir poco eccezionale. “Se saprete apprezzare ciò che avete a vostra disposizione e saprete usare bene gli strumenti in vostro possesso, avrete un futuro brillante”, cita il prof. Moretti.
Così, abbiamo deciso di intraprendere un nuovo lungo viaggio nei meandri dell’ordine delle cose o, meglio, dell’eguaglianza di tutte le cose, come ci insegna Rovelli. Per questo, la Bottega ha ospitato oggi il dottor Vincenzo Cicala, un ricercatore. Ma, in realtà, ha ospitato la cura, la competenza e la passione di uno studioso delle differenze, desideroso di analizzare ciò che il mondo definisce una perturbazione.
Il mondo in cui viviamo è uno specchio che racchiude in sé realtà e rappresentazioni binarie. Al di fuori di queste, il resto è perturbazione, qualcosa da integrare, nel senso di adeguare all’elemento dominante. Conflitti di potere, senso del potere e abitudini di potere si alternano in una visione limitata dell’ “essere nel mondo”. Una maschilità viscerale crea una relazione biunivoca tra forme di potere e costrutti sociali; la discriminazione rende “stran” tutto ciò che esiste nonostante le regole. Noi, narratori di storie, di parole, di cose, di sensi, ci collochiamo fuori da questa sfera mainstream per raggiungere la stranezza, che, paradossalmente, è la base fondatrice di quelli che sono i centri più importanti dell’Occidente, vedi la sirena Partenope per Napoli, ad esempio. Lo stesso Occidente che ha difficoltà ad accogliere le differenze, declinando quel compito affidato all’essere umano di rappresentare un sentire, quella responsabilità di avere piena consapevolezza di ciò in cui si crede e che si è vissuto.
L’identità e il genere racchiudono in sé il senso di questa realtà binaria, un dualismo che collega oppressori e oppressi, ma che spinge anche quest’ultimi a rivendicare il proprio io, costituendo, di volta in volta, un collettivo a-normale. Questa volontà di rivendicazione diviene, dunque, soprattutto un atto politico e sociale.
I gender studies si occupano proprio di ciò e sono anche un motore verso un’azione collettiva possibile in una realtà di agentività, dove l’identità si trasfigura in un’icona nell’immensa rete digitale dei nostri tempi. In fin dei conti, dunque, per fortuna o per sfortuna, il nostro campo di rappresentazione varia nel corso del nostro sentire nella vita. Sta a noi creare ponti a partire dal contesto cui siamo radicati verso un’organizzazione che apprende, consapevole di ciò che rappresenta e di ciò di cui è rappresentazione. Comprendere che la differenza sia una variabile dal potere senza precedenti vuol dire accettare di essere parte della stessa matrice “strana” che, in realtà, ci ha generati. Da qui, potremmo costruire un mondo in cui le discriminazioni contro le donne, gli uomini, le persone in generale, persino l’ambiente e la condizione economica, sarebbero nettamente inferiori a quelle esistenti oggi, e questo non in senso utopico. Alla fine, il viaggio non si è concluso qui; la scalata è ancora lunga e siamo solo all’inizio, e la conoscenza è ancora lontana. D’altronde, il vero sapiente è colui che è consapevole di non sapere tutto. La Bottega, però, oggi ha superato ogni barriera, ripercorrendo tutti i temi affrontati nelle sessioni precedenti, e si è aperta al mondo.
Bottega O. Capitolo I.
4 Dicembre 2025 | Ritorniamoci su/Prova d’arte
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Caro Diario, Maria (la prof. D’Ambrosio) e io siamo davvero felici di condividere con te l’incontro di Anna Maria Chiariello con Bottega O. Abbiamo voluto intitolare la prova d’arte di quest’anno Ritorniamoci su, perché alla fine è questo che facciamo a conclusione del nostro lavoro in bottega, ritorniamo su quello che abbiamo pensato, fatto e imparato, maestre/i e allieve/i, perché è così che funziona nelle botteghe. Nel Rinascimento, quando si poteva lavorare per lungo tempo con gli allievi, spesso questi ultimi superavano il maestro, che è quello che Maria e io auguriamo a queste/i ragazze/i, sperando che la tirannia delle 36 ore nelle quali siamo confinati non impedisca ai nostri piccoli semi di germogliare e di diventare piante che producono frutti che producono semi fino all’infinito e oltre, come diceva Buzz Lightyear in Toy Story. L’esame, il voto, contano, ma meno del percorso, del processo, e dell’approccio con cui lo abbiamo affrontato. Ti saluto con le parole di Maria: “grazie, Anna Maria! Lavorare su una matrice metodologica che riesca a strutturare la vita personale e professionale, è il senso sotteso al corso e la traiettoria che proviamo a segnare con Bottega O. Le risorse ‘perturbanti’ che proviamo ad attivare, sono il segno di una ricerca e di uno studio che nutre quotidianamente la mia cognizione e ri-orienta l’agire verso quegli ‘ambienti generativi’ che muovono la formazione a farsi quanto più possibile esplorazione e riconfigurazione di mondi.” Buona lettura.
ANNA MARIA CHIARIELLO
Incontro con Bottega O
Quando ho deciso di iscrivermi di nuovo all’Università l’ho fatto con entusiasmo, ma con una piccola paura di pentirmene subito dopo. Avevo lasciato gli studi quasi quarant’anni fa, seguendo una lenta ma inesorabile distanza dai libri: la mia vita professionale era talmente piena, densa di eventi e di traguardi, da relegare in un angolo l’idea della laurea. Quattordici esami a Giurisprudenza, in una facoltà ancora segnata dagli anni del terrorismo, e poi più nulla. Avevo mollato, perché l’occasione lavorativa a Mediaset era troppo importante. Non avevo santi in paradiso né parenti giornalisti: dovevo darmi da fare, e basta. La laurea era un traguardo che mi sembrava lontanissimo, ben più lontano di quel “99 su 100” di cui abbiamo parlato in aula.
Grazie all’aiuto di un caro amico ho rimesso insieme i pezzi della mia vita scolastica e sono diventata una studentessa di Scienze della Comunicazione al Suor Orsola Benincasa. Ho iniziato a seguire qualche corso e… mi sono ritrovata in BottegaO: un modo nuovo di stare in aula, una bottega davvero aperta, con un dialogo continuo, dove non si finisce una discussione che già se ne apre un’altra. Il corso di Comunicazione e Culture Digitali con i professori Maria D’Ambrosio e Vincenzo Moretti mi ha fatto riscoprire che studiare può essere interessante, vivo, stimolante. Certo, mi sono scontrata con un dato: ho quasi perso l’abitudine allo studio “classico”, quello fatto di capitoli da ingerire senza se e senza ma. Quando ero ragazza adoravo leggere. Nascondevo i libri sotto il letto perché mia madre, pur essendo felice della mia passione, non voleva che passassi le notti con un romanzo in mano. Poi sono arrivati gli anni del lavoro, del svegliarsi presto e crollare la sera: compravo libri e non trovavo più il tempo per leggerli. Ma le pillole video, le riflessioni, le parole dei professori D’Ambrosio e Moretti le ascolto e le leggo sempre con piacere.
Grazie a loro, che ho imparato ad apprezzare e ad ammirare, ho capito una cosa che forse sapevo già ma che non avevo mai messo a fuoco: il lavoro ben fatto è sempre stata una mia forma mentis. Ogni volta che mi sono messa in testa qualcosa, ogni volta che ho trasformato un piacere in un impegno, sono riuscita a farne un lavoro. Non “un mestiere” nel senso faticoso del termine, ma un’attività che mi ha nutrito e fatta crescere. In questo sono stata fortunata: è stato davvero così.
Lo dicevo anche in aula: ho avuto tre vite professionali. La prima nel giornalismo sportivo, tra motori, rally e Formula 1. La seconda nella cronaca nera e giudiziaria, con le sue storie difficili, le sue ferite e quella “carne viva” dei territori che mi ha appassionata più di ogni altra cosa: vicende assurde, ma vere, più simili a film di Tarantino che alla realtà. La terza vita è stata (è) dedicata alla cultura, al food, ai viaggi, alla scoperta del bello del nostro Paese, soprattutto della Campania, il mio cuore geografico ed emotivo. Le altre passioni – la terra e il mare – sto cercando di trasformarle a poco a poco in esperienze di lavoro.
Comunicare è un verbo che mi accompagna da sempre. Per me significa entrare in connessione con gli altri, avere il garbo di raccontare storie difficili con delicatezza, “rivestire di velluto” vicende che potrebbero essere pugni nello stomaco, senza però inginocchiarmi davanti al pubblico né, tantomeno, ai potenti. Come ho provato a spiegare a un giovane regista che derideva i “clienti” che lo facevano campare mentre si autoproclamava artista: la gente che ti segue merita rispetto. Sceglie di seguirti perché percepisce la tua autenticità, non perché la implori o ti adegui.
Caro Vincenzo, prof Moretti: ho sempre pensato che avessi ragione, e che cento non si raggiunga mai. Però è bello provarci, spingersi oltre, tentare di essere – nel mio mestiere – un cane da guardia delle istituzioni e non un cane da riporto, come purtroppo troppa stampa è diventata.
E poi c’è Maria, la professoressa D’Ambrosio: un’entusiasta contagiosa. Il suo concetto di “embodied” è perfetto per noi napoletani. Noi parliamo con il corpo, con la testa, con il cuore. Siamo un popolo profondamente identitario: basta pensare al calcio. Insomma, che bellissima esperienza, questo corso.
Sono felice anche di aver incontrato giovani colleghe e colleghi preparati e carichi di entusiasmo. Forse non hanno ancora chiarissimo cosa vogliano fare da grandi, ma una cosa è certa: i professori li stanno preparando a un metodo, a sentire ciò che fanno, a restare in connessione tra loro. Perché anche nei mestieri più “solisti” serve spirito di gruppo e capacità di fare squadra.
