Il lavoro ben fatto e l’impresa artigiana

IL LAVORO BEN FATTO | LIBRO
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INTELLIGENZA ARTIGIANA E ARTIFICIALE | ARTICOLO

IL WORKSHOP
12 Dicembre 2023
Cara Irene, finalmente ci siamo, è stata una giornata molto ricca e impegnativa, ma questa sera la testa sul cuscino la metto contento. Cominciamo dal workshop della mattina. Come puoi vedere dalle foto, ci siamo messi tutti in cerchio, e abbiamo cominciato il nostro percorso. A questo link trovi il pdf con il programma di massima, se riesci a dargli un’occhiata ti sarà più facile seguire il lavoro che abbiamo fatto.

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Per cominciare Anna e io ci siamo presi 5 minuti ciascuna/o per raccontare il senso del workshop, dopo di che abbiamo chiesto alle/ai partecipanti di raccontare in 3 parole il libro, il risultato lo puoi vedere nella foto.

Come dici? Non si legge bene? Forse hai ragione, aspetta che ti faccio la trascrizione qui:
Riflessione, Entusiasmo, Volontà; Resilienza, Ascolto, Fiducia; Cuore Intelligente, Approfondimento, Cambiamento; Senso, Vita, Lavoro; Raccontare, Approccio, Risultato; Percorso, Miglioramento, Approccio; Esperienza, Cuore, Vita; Stimolante, Pratico, Aperto; Approccio, Motivazione, Cambiamento; Condivisione, Vita, Migliorarsi; Fierezza, Differenza, Calore; Personalità, Passione, Metterci del Proprio; Amore, Approccio, Soddisfazione; Senso, Valore, Condivisione; Motivazione, Passione, Unione; Empatia, Tempo, Apprendimento; Collaborazione, Soddisfazione, Il Lavoro Ben fatto Conviene; Stimolo, Aiuto/ Collaborazione, Amore; Manifesto, Senso del Lavoro, Testa mani e Cuore; Le Opportunità e il Futuro, Approccio, Valore; Facile, Lavoro, Sistema; Curiosità, Esperienza, Confronto; Famiglia, Lavoro, Futuro; Motivazione, Amare ciò che si Fa, Approccio.

Come dici? Hanno fatto un lavoro fantastico? Sono d’accordo! E aggiungo che la serietà e l’impegno con cui hanno letto il libro l’ho ritrovata per tutto il corso della mattinata in ogni singola attività, e se come narratore e autore mi sono commosso, come sociologo ho colto il senso di un approccio organizzativo, di una capacità di dare valore alle cose che si è chiamati a fare, che non solo non era scontato, ma che è sempre più difficile da trovare in giro. Ci vogliono belle persone e un bel gruppo dirigente, altrimenti non ce la fai. Tieni presente che dopo aver scritto le tre parole ogni partecipante ha spiegato il perché, e sono venute fuori tante altre cose assai interessanti, ho chiesto di scriverle e di mandarmele, vediamo che succede, speriamo che la magia continui.

Dopo il libro abbiamo guardato i 5 Passi del lavoro ben fatto, credo lo conoscessero già, comunque ne ne avevano letto nel libro, ma a guardarlo insieme è un’altra storia. A seguire il programma prevedeva una decina di minuti di miei spunti e riflessioni, ma ci ho rinunciato, la discussione è stata dal primo momento molto ricca e non ce n’era bisogno.

I due passi successi ci hanno portato alle carte e al manifesto del lavoro ben fatto.
Le carte – le puoi vedere tutte cliccando qui – sono state il momento intuitivo, il manifesto quello più razionale, come ti ho scritto nei giorni scorsi ognuna/o di loro aveva già indicato i 3 articoli a proprio avviso più significativi e adesso ne ha hanno scelto uno solo, il più importante in assoluto, naturalmente spiegando anche in questo caso il perché.

La seconda parte del workshop è stata dedicata all’artefatto narrativo, la vandera come la chiamiamo noi a Caselle, o la parnanza, come la chiama Anna.
Per prima cosa ho illustrato brevemente il concetto di artefatto narrativo e i 5 campi organizzativi che lo compongono: identità, talenti, valori, storia e visione. Dopo di che abbiamo ragionato dell’obiettivo: scrivere in ciascun campo le parole che meglio definiscono la propria idea di Confartigianato Macerata, Ascoli Picene e Fermo, una sorta di vandera manifesto per capirci. A questo punto abbiamo suddivisi le/i partecimpanti in 4 gruppi, definiti naturalmente da Anna e Aurelio, che sono loro che conoscono bene persone e cose, e siamo partiti, nel senso che ciascun gruppo si è messo al lavoro, con me e Aurelio che facevamo da facilitatori. Alla fine, abbiamo chiesto a ciascun gruppo di scegliere uno o una speaker e di raccontare in 5 minuti il perché, il senso, della loro parnanza manifesto.
Aurelio e io in questa fase ci siamo dati il ruolo di capital ventures che dovevano scegliere il progetto migliore dove investire 10 milioni di euro, cosa che alla fine per evidenti ragioni non abbiamo fatto, ma l’approccio dei gruppi è stato quello giusto, e anche la finzione narrativa degli investitori ha aiutato un pochino.

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L’esito dell’espiremento di narrazione sono i 4 artefatti narrativi – vandera manifesto che puoi vedere nelle foto, con tutte le parole per ciascun campo organizzativo. Nei prossimi giorni mi riprometto di farne una versione più leggibile, ma questa versione qui rimane a mio avviso quella più piena di senso.

Come ti ho accennato poca fa la qualità degli speech di tutti i 4 gruppi è stata davvero notevole, chiacchierando dopo con Anna e Aurelio ci siamo detti che magari si potrebbe fare un lavoro di sintesi e portare in una sola vandera manifesto tutte le parole dell’organizzazione Confartigianato Macerata, Ascoli Piceno e Fermo, ma adesso queste sono valutazioni che spettano a loro, hanno tutti gli strumenti per procedere in autonomia, e anche questo per me è un punto importante, è la vecchia storia di insegnare a pescare invece di portare pesci, la conosci a memoria, solo io te l’avrò ripetutta mille volte, ma è sempre attuale.

IL DIBATTITO
12 Dicembre 2023
La serata è stata di festa come doveva essere, ma non è stata solo questo. Giorgio Menichelli, segretario generale Confartigianato Macerata, Ascoli Piceno e Fermo e Vincenzo Mamoli, segretario nazionale Confartigianato Imprese sono dirigenti, non fanno i dirigenti, e c’è una bella differenza. Persone che hanno idee, visione, un’idea larga di leadership, il senso del territorio, la consapevolezza del proprio ruolo come persone e come organizzazioni, e insieme al ruolo le possibilità, il percorso, la voglia di non cullarsi sui risultati, che pure sono evidenti, la capacità di stare sul punto, di essere concentarti sul cammino che resta da fare.
Vincenzo Mamoli ha raccontato di Pil sociale, di sostenibilità, di capacità di rappresentare le imprese, le persone e le comunità, e poi ancora dell’importanza dei processi, di identità, di intelligenza artigiana e tanto altro ancora. A cena gli ho chiesto di mandarmi una decina di righe da aggiungere al mio racconto, spero che lo faccia, resto in ascolto.

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LO SPEECH
12 Dicembre 2023
Infine lo speech amica mia, qui alla fine bastano un po’ di foto e il link alle slide che mi ero preparato, le trovi qui.

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Le persone presenti erano tante e quando è così è sempre bello, e i commenti che ho raccolto alla fine sono stati incoraggianti e positivi, tieni presente comunque che la stragrande maggioranza di loro avevano risposto alle tre domande su che cos’è il lavoro ben fatto, avevano raccontato una loro esperienza di lavoro ben fatto e perché avevano scelto proprio quella. Come diceva il grande Borges, amica mia, la buona comunicazione ha bisogno di esperienze condivise. Non si parlare davvero di amore senza aver mai amato, e lo stesso vale per la perdita. Si, funziona proprio come dice lui cara Irene, “Le parole presuppongono esperienze condivise. […] È come un sapore o un colore; se l’altro non ha visto quel colore o non ha percepito quel sapore le definizioni sono inutili.” Però si può conoscere. Imparare. Ti lascio con una foto giocosa che ritrae Anna e me in auto al momento della partenza dall’albergo destinazione Ancona. L’abbiamo inviata ad Aurelio, loro sono le due persone con cui ho condiviso più cose in questi due giorni a Macerata, direi che ho due nuovi amici, e ne sono felice assai.

QUESTO LO AVETE DETTO VOI
Cara Irene, come ti avevo anticipato HO chiesto alle/ai partecipanti al workshop, di inviarmi, se volevano, loro riflessioni, appunti, considerazioni, integrazioni al lavoro svolto martedì. Ieri sera è arrivata E. F., e io sono molto contento di condividere con te i suoi pensieri.

E. F.
Gentilissimo Vincenzo, ho raccolto prontamente il tuo invito a scriverti per lasciarti un feedback dopo la giornata di martedì 13/12, in cui ho avuto il piacere di partecipare sia al workshop della mattina, che alla conviviale del pomeriggio-sera.
Innanzitutto, da appassionata lettrice quale sono, esprimo subito un forte apprezzamento riguardo il tuo libro per lo stile scorrevole che ha reso piacevole la lettura e per i concetti che esprime, specialmente nella parte del Manifesto.
I tre articoli che avevo individuato come più significativi dello stesso sono il n. 1, il n. 2 e il 20.
L’ articolo per eccellenza tra questi per me è il n. 2 perché esprime un pensiero bellissimo: l’ allineamento tra mano, testa e cuore per la buona riuscita di qualcosa, qualsiasi cosa; lo trovo estremamente bello e significativo e, per me che amo le suggestioni anche visive, sarebbe potrebbe essere raffigurato come una bellissima costellazione del firmamento.
Al momento in cui ci hai invitato a scegliere la carta di quelle degli articoli del Manifesto è capitata quella che ti allego in foto.
Anche da questo articolo ho tratto dei bellissimi spunti di riflessione:
1) ogni giorno è tempo di fare bene qualcosa, senza rinviare al giorno successivo o a un termine indeterminato;
2) il lavoro non può essere inteso strettamente ed esclusivamente come la professione che si svolge; questa è un lavoro, ma nell’ arco della giornata, fin dal risveglio, sono tantissimi gli altri lavori che ci troviamo a fare e che se ci alleniamo a fare bene possono concorrere a dare un senso a tutto;
3) fare bene una qualsiasi cosa, anche piccolissima ( es. rifare il letto o altro che comunemente chiamo ” faccenda domestica” ma che più correttamente dovrei chiamare lavoro , perché in effetti lo è) ha senso ed è importante;
4) tutti, uomini e donne, di qualsiasi età, possono essere parte di questa operazione straordinaria che è il lavoro ben fatto.
Un’ultima osservazione riguardo una parola che ricorre frequentemente nelle tue pagine, la parola “cambiamento”, una parola così importante e di una forza evocativa senza uguali. Mi piace il tuo desiderio di voler cambiare il mondo perché non lo trovo utopico, ma un meraviglioso obiettivo che, se ognuno facesse la sua parte, potrebbe diventare realtà.
Ti saluto ringraziandoti per gli spunti che ci hai lanciato e per averci fatto riflettere sull’importanza del lavoro ben fatto, su quello che lo rende possibile.

A. G.
Buongiorno Prof. Moretti, mi ha fatto molto piacere partecipare alla sessione della mattina e con l’occasione, la ringrazio per le sue parole. Le lascio di seguito le mie riflessioni.
Le tre parole per descrivere il libro “Il lavoro ben fatto”
Le opportunità e il futuro: il libro offre l’opportunità di adottare metodo efficace che, applicato con costanza, dona la possibilità di cambiare in positivo il lavoro e la vita di tutti i giorni.
Approccio: la proposta del testo è concreta, rendendo il lavoro ben fatto attraente.
Valore: il valore trasmesso del lavoro ben fatto sta nel fatto sta nella capacità di dare merito e gratificazione a chi lo fa e soddisfazione a chi lo riceve.
Per quanto riguarda il Manifesto del lavoro ben fatto, ho pescato la carta riferita all’articolo 42: “diamo senso al trascorre del tempo” che mi ha fatto venire in mente questa frase di Eleanor Roosvelt: “Ieri è storia, domani è un mistero ma oggi è un dono, per questo si chiama presente.”
Quello che intendo dire è che siamo portati a ritenere che si possa avere a disposizione un tempo infinito oppure si ha fretta di arrivare a domani dando poca importanza al “qui ed ora”. Il trascorre del tempo è dato dal presente che è passato. Se il presente non viene vissuto pienamente, con la consapevolezza di ciò che stiamo facendo, si avrà un passato con poco significato e scarsa sostanza. Il senso al tempo che passa lo devo dare ora, in ogni momento!

IL DIARIO (IL POST PIÙ RECENTE IN ALTO)
11 Dicembre 2023
Oggi giornata di viaggio, di messa a punto, di dettagli cara Irene. Giornata lunga amica mia, molto più lunga dei kilometri che separano Napoli da Macerata. In questo nostro bellissimo paese la parola “normale” ha una declinazione tutta sua, quando è associata ai treni e ai trasporti ancora di più, soprattutto se hai preso treni, aerei, autobus e metropolitane in paesi come Giappone, Germania, Francia, Australia, Svizzera, e mi fermo qui per amor di patria. Per fortuna le cose da fare non mi mancano, magari più tardi ritorno per raccontarti come sta andando.
Rieccomi come promesso cara Irene, giornata faticosa ma bella. Innanzitutto con i treni è filato tutto liscio, e già questo non era scontato, poi a Foligno ho trovato Anna Maria Celi e Aurelio Silvestroni e via verso Macerata con tante belle chiacchiere e sorrisi, che quelli non fanno mai male. In centro l’incontro con Paolo Bartolini, responsabile dei servizi di patronato, che ci ha portato a visitare Palazzo Ricci e la mostra permanente di pittura del ‘900. Il passo successivo è stata la cena, dove ci ha raggiunto Enzo Mengoni, di cui ti ho parlato già, il presidente di Confartigianato Macerata, Ascoli Picene e Fermo.
Nonostante la stanchezza è stata una gran bella serata, un’ora e mezza trascorsa in allegria, gentilezza e voglia di conoscersi e di raccontarsi, cosa anche questa niente affatto scontata e banale.
Alla fine è stato Aurelio ad accompagnarmi in albergo e lì l’ultima sorpresa, l’incontro con Roberto Grillone, con il quale per genio e per caso mi sono ritrovato a parlare di lavoro ben fatto, di possibilità, di piccoli mattoncini con i quali ciascuno di noi può contribuire a rendere migliore questo nostro bel Paese. Dopo di che basta, domani sarà una giornata parecchio impegnativa ed è ora di andare a letto.

6 Dicembre 2023
Cara Irene ci siamo quasi, martedì prossimo è il mio #confartigianatoday. Qualche giorno fa io e Anna Maria Celi abbiamo avuto un’altra piccola ma non banale idea, quella di chiedere alle/ai 24 partecipanti del workshop di rileggere i 52 articoli del Manifesto del Lavoro Ben Fatto e di scegliere i 3 a loro avviso più rilevanti. La seconda parte di questa attività la faremo insieme, ma intanto loro hanno avuto più tempo per pensarci su e io posso condividere con te un po’ di dati aggregati che spero attivino la tua curiosità e la tua voglia di seguirci e di leggere a tua volta il Manifesto.
Per cominciare ti dico che sono stati scelti 30 articoli sui 52 a disposizione, e già questa è, innanzitutto per me, una bella indicazione sulla quale lavorare e riflettere. Più nello specifico ti dico che l’articolo che compare più spesso nei primi 3 è il numero 17, 8 volte, seguito dal numero 2, 7 volte, e dai numeri 1, 10, 16 e 20, 5 volte. Immediatamente dopo il numero 7, 4 volte, e i numeri 6, 8 e 29, 3 volte. A essere citati invece 2 volte nella terna sono stati i numeri 11, 12, 14, 19, 22, 23 e 49. Infine gli articoli citati una volta sola sono stati i numeri 3, 4, 5, 18, 21, 25, 32, 35, 42, 46, 48, 50 e 52.
Direi che anche per oggi è tutto, probabilmente torno lunedì per raccontarti qualche appunto di viaggio e magari qualche emozione del giorno prima, vediamo. Intanto tu fammi sapere quali sono i 3 articoli del Manifesto che scegli tu, lo sai come si lavora da queste parti, raccontiamo e coinvolgiamo, nessuna/o si senta escluso.

27 Novembre 2023
Cara Irene rieccomi, sono contento che tra le risposte alla domanda che cos’è il lavoro ben fatto tu abbia trovato anche la tua, del resto era immaginabile, sono così tante e diverse che avrei trovato sorprendente il contrario.
Sono contento anche del percorso che stiamo facendo, e della scelta di raccontarlo, perché in questa maniera il valore della serata del 12 Dicembre si moltiplica, ci si arriva tutti in maniera un pochino più consapevole, e la consapevolezza è importante, sia nella vita personale che in quella lavorativa e sociale.
Ieri sera ho raccontato un po’ delle cose che stiamo facendo al mio amico Patrizio Fiscina, maestro artigiano e imprenditore nel settore delle calzature, che era passato a trovarmi; trovo di grande aiuto raccogliere feedback, impressioni, punti di vista sul mio lavoro, sui processi che attivo e porto avanti, e così è stato anche ieri sera. Prima di salutarci, Patrizio mi ha lasciato anche la sua definizione di lavoro ben fatto, eccola: “Il lavoro che fai con cura, con attenzione, il lavoro che ha senso e ti dà soddisfazione perché lo fai una sola volta, come si deve, senza bisogno di ritornarci su né tu e né le altre persone impegnate sulla manovia (linea di produzione).”
Consapevolezza dunque, perché anche un incontro conviviale, nella prossimità delle feste natalizie, può diventare una possibilità, un’occasione per ispirarsi, confrontarsi, ripensarsi su, dare più senso e significato a ciò che siamo e che facciamo.
Ti dico la verità amica mia, sarà che mi faccio vecchio, ma il percorso diventa sempre di più il mio ‘perché’.
È la possibilità di lasciare una traccia, di piantare un seme, di mettermi ogni volta insieme ad altre/i in cammino quello che mi motiva, che fa la differenza. Alla fine, come scrive Calvino ne “La giornata di uno scrutatore, “[…] per chi non è un balordo, contano quei due principi lì: non farsi mai troppe illusioni e non smettere di credere che ogni cosa che fai potrà servire”. Sì, non bisogna mai rinunciare a portare il proprio mattoncino. Alla fine basta questo. Ed è per questo che sono così contento di raccontarlo.

23 Novembre 2023
Cara Irene, il lavoro sulla direttiva Caselle In Pittari, Napoli, Macerata va avanti come deve andare, e questa è una buona cosa. Il programma di massima del workshop è definito, lo speech per la serata è a buon punto, soprattutto sono arrivate le risposte alle tre domande che sono state rivolte a tutte le/i componenti della struttura. Immagino che te le ricordi, ma comunque te le riassumo qui: 1. che cosa vuol dire per te lavoro ben fatto; 2. racconta un caso di lavoro ben fatto; 3. perché ti ha colpito il caso che hai raccontato.
Ti riassumo in una sola frase quello che ho pensato io alla fine della lettura: in Confartigianato Macerata, Ascoli Piceno, Fermo ci sono tutte le condizioni per fare un ottimo lavoro, non solo da parte mia ma anche, direi soprattutto, da parte loro.
Per comprendere bene di che cosa sto parlando, e perché, conviene che tu legga il pdf nel quale ho raccolto le oltre 150 risposte alla prima domanda, che cos’è il lavoro ben fatto, lo trovi qui. Fai con calma, io ritorno nei prossimi giorni, per aggiungere giusto due o tre riflessioni di carattere generale, però voglio farlo dopo che ti sei fatta una tua opinione, perché così possiamo confrontarci come si deve, senza che tu debba prendere per oro colato quello che dico io.

13 Novembre 2023
Cara Irene, il prossimo 12 Dicembre sarò a Macerata, su invito di Confartigianato Macerata, Ascoli Piceno, Fermo, per raccontare il lavoro ben fatto. Sarà una giornata piene di cose e in treno la tratta Sapri – Macerata non è tra quelle più agevoli, diciamo così, ma io sono così contento che ho deciso di scrivere un vero e proprio diario di bordo che inizia oggi e continua fino al 12 Dicembre, o anche dopo, chissà.
Le cose che ho da raccontarti sono tante, la prima è che ho una complice in questo racconto, si chiama Anna Maria Celi e in Confartigianato si occupa della gestione delle risorse umane e dell’organizzazione dei servizi.
Visto che ci siamo, ti presento brevemente la struttura, guidata da una Giunta di cui è Presidente Enzo Mengoni, mentre alla guida tecnica c’è Giorgio Menichelli, Segretario Generale. A coadiuvare le attività, insieme ad Anna Maria, c’è Aurelio Silvestroni che ha la responsabilità amministrativa e finanziaria. A seguire ci sono i Responsabili di Servizio che hanno il coordinamento delle risorse impiegate nei servizi ed i Responsabili di Sede che hanno il compito di governare i servizi e le persone che lavorano nelle 20 sedi e con loro tuttti i colleghi impiegati nei vari servizi, intorno a 180.
Enzo Mengoni non lo conosco ancora, immagino lo incontrerò il prossimo 12 Dicembre, però Anna Maria mi ha scritto che è lui stesso un artigiano, un fornaio, e che le mattine che arriva in ufficio è sempre carico ed entusiasta come se non avesse fatto niente altro fino ad allora anche se in realtà ha già tante ore di fatica alle spalle.
Comi dici cara Irene? Le persone così ti piacciono un sacco? Pure a me! Mi piacciono in generale e mi piacciono ancora di più quando le parole chiave che le accompagnano sono “artigiano”, “pane”, “sorriso”, insomma non vedo l’ora di conoscerlo, poi ti faccio sapere.
Giorgio e Aurelio invece li ho incontrati, anche se per ora solo a distanza, insieme ad Anna Maria. È stata una bella e franca ora di chiacchiere nel corso della quale un poco ci siamo conosciuti, e capiti, e un poco di più abbiamo definito il programma della giornata per la parte che riguarda me: la mattina, un workshop di 3 ore con il gruppo dirigente della struttura, 25-26 persone; il pomeriggio – sera uno speech di 50 minuti per tutta la struttura, 180 – 200 persone.
Avremo modo di tornarci su, ma l’idea di fondo è che il workshop della mattina possa essere la base per un lavoro destinato a durare nel tempo, a mettere radici, a tenere assieme il pensare e il fare.
Detto questo, aggiungo che nelle settimane che abbiamo alle spalle non è che ce ne siamo stati con le mani in mano, Anna Maria in particolare mi ha aiutato a capire l’organizzazione, mi ha dato un’idea di chi sono, quali ruoli hanno e quali funzioni svolgono le persone che parteciperanno al workshop, ha inviato a tutte/i le/gli componenti della struttura tre domande che ci aiutassero a comprendere meglio la consapevolezza del concetto di lavoro ben fatto a ogni livello della struttura. Queste le 3 domande del breve questionario, naturalmente anonimo: che cosa vuol dire per te lavoro ben fatto; racconta un caso di lavoro ben fatto; perché ti ha colpito il caso che hai raccontato.
Ecco, direi che per ora è tutto, ti lascio con una curiosità: la scintilla da cui è nato questo percorso è stata attivata da Giorgio Menichelli, che aveva visto un articolo che parlava del libro su un social, si era interessato, lo ha comprato e lo ha letto. Qui entra in scena Anna Maria, ancora lei, che vede il libro sulla scrivania di Giorgio, si incuriosisce, Giorgio si accorge del suo interesse e la invita a prenderlo e a leggerlo. Il passo successivo li porta a parlarne insieme, a scambiarsi idee e considerazioni e a decidere di contattarmi per lavorarci su insieme. Ancora una volta, questioni di serendipity. Alla prossima.