Il lavoro ben fatto e l’impresa artigiana

27 Novembre 2023

Cara Irene rieccomi, sono contento che tra le risposte alla domanda che cos’è il lavoro ben fatto tu abbia trovato anche la tua, del resto era immaginabile, sono così tante e diverse che avrei trovato sorprendente il contrario.
Sono contento anche del percorso che stiamo facendo, e della scelta di raccontarlo, perché in questa maniera il valore della serata del 12 Dicembre si moltiplica, ci si arriva tutti in maniera un pochino più consapevole, e la consapevolezza è importante, sia nella vita personale che in quella lavorativa e sociale.
Ieri sera ho raccontato un po’ delle cose che stiamo facendo al mio amico Patrizio Fiscina, maestro artigiano e imprenditore nel settore delle calzature, che era passato a trovarmi; trovo di grande aiuto raccogliere feedback, impressioni, punti di vista sul mio lavoro, sui processi che attivo e porto avanti, e così è stato anche ieri sera. Prima di salutarci, Patrizio mi ha lasciato anche la sua definizione di lavoro ben fatto, eccola: “Il lavoro che fai con cura, con attenzione, il lavoro che ha senso e ti dà soddisfazione perché lo fai una sola volta, come si deve, senza bisogno di ritornarci su né tu e né le altre persone impegnate sulla manovia (linea di produzione).”
Consapevolezza dunque, perché anche un incontro conviviale, nella prossimità delle feste natalizie, può diventare una possibilità, un’occasione per ispirarsi, confrontarsi, ripensarsi su, dare più senso e significato a ciò che siamo e che facciamo.
Ti dico la verità amica mia, sarà che mi faccio vecchio, ma il percorso diventa sempre di più il mio ‘perché’.
È la possibilità di lasciare una traccia, di piantare un seme, di mettermi ogni volta insieme ad altre/i in cammino quello che mi motiva, che fa la differenza. Alla fine, come scrive Calvino ne “La giornata di uno scrutatore, “[…] per chi non è un balordo, contano quei due principi lì: non farsi mai troppe illusioni e non smettere di credere che ogni cosa che fai potrà servire”. Sì, non bisogna mai rinunciare a portare il proprio mattoncino. Alla fine basta questo. Ed è per questo che sono così contento di raccontarlo.

23 Novembre 2023

Cara Irene, il lavoro sulla direttiva Caselle In Pittari, Napoli, Macerata va avanti come deve andare, e questa è una buona cosa. Il programma di massima del workshop è definito, lo speech per la serata è a buon punto, soprattutto sono arrivate le risposte alle tre domande che sono state rivolte a tutte le/i componenti della struttura. Immagino che te le ricordi, ma comunque te le riassumo qui: 1. che cosa vuol dire per te lavoro ben fatto; 2. racconta un caso di lavoro ben fatto; 3. perché ti ha colpito il caso che hai raccontato.
Ti riassumo in una sola frase quello che ho pensato io alla fine della lettura: in Confartigianato Macerata, Ascoli Piceno, Fermo ci sono tutte le condizioni per fare un ottimo lavoro, non solo da parte mia ma anche, direi soprattutto, da parte loro.
Per comprendere bene di che cosa sto parlando, e perché, conviene che tu legga il pdf nel quale ho raccolto le oltre 150 risposte alla prima domanda, che cos’è il lavoro ben fatto, lo trovi qui. Fai con calma, io ritorno nei prossimi giorni, per aggiungere giusto due o tre riflessioni di carattere generale, però voglio farlo dopo che ti sei fatta una tua opinione, perché così possiamo confrontarci come si deve, senza che tu debba prendere per oro colato quello che dico io.

13 Novembre 2023

Cara Irene, il prossimo 12 Dicembre sarò a Macerata, su invito di Confartigianato Macerata, Ascoli Piceno, Fermo, per raccontare il lavoro ben fatto. Sarà una giornata piene di cose e in treno la tratta Sapri – Macerata non è tra quelle più agevoli, diciamo così, ma io sono così contento che ho deciso di scrivere un vero e proprio diario di bordo che inizia oggi e continua fino al 12 Dicembre, o anche dopo, chissà.
Le cose che ho da raccontarti sono tante, la prima è che ho una complice in questo racconto, si chiama Anna Maria Celi e in Confartigianato si occupa della gestione delle risorse umane e dell’organizzazione dei servizi.
Visto che ci siamo, ti presento brevemente la struttura, guidata da una Giunta di cui è Presidente Enzo Mengoni, mentre alla guida tecnica c’è Giorgio Menichelli, Segretario Generale. A coadiuvare le attività, insieme ad Anna Maria, c’è Aurelio Silvestroni che ha la responsabilità amministrativa e finanziaria. A seguire ci sono i Responsabili di Servizio che hanno il coordinamento delle risorse impiegate nei servizi ed i Responsabili di Sede che hanno il compito di governare i servizi e le persone che lavorano nelle 20 sedi e con loro tuttti i colleghi impiegati nei vari servizi, intorno a 180.
Enzo Mengoni non lo conosco ancora, immagino lo incontrerò il prossimo 12 Dicembre, però Anna Maria mi ha scritto che è lui stesso un artigiano, un fornaio, e che le mattine che arriva in ufficio è sempre carico ed entusiasta come se non avesse fatto niente altro fino ad allora anche se in realtà ha già tante ore di fatica alle spalle.
Comi dici cara Irene? Le persone così ti piacciono un sacco? Pure a me! Mi piacciono in generale e mi piacciono ancora di più quando le parole chiave che le accompagnano sono “artigiano”, “pane”, “sorriso”, insomma non vedo l’ora di conoscerlo, poi ti faccio sapere.
Giorgio e Aurelio invece li ho incontrati, anche se per ora solo a distanza, insieme ad Anna Maria. È stata una bella e franca ora di chiacchiere nel corso della quale un poco ci siamo conosciuti, e capiti, e un poco di più abbiamo definito il programma della giornata per la parte che riguarda me: la mattina, un workshop di 3 ore con il gruppo dirigente della struttura, 25-26 persone; il pomeriggio – sera uno speech di 50 minuti per tutta la struttura, 180 – 200 persone.
Avremo modo di tornarci su, ma l’idea di fondo è che il workshop della mattina possa essere la base per un lavoro destinato a durare nel tempo, a mettere radici, a tenere assieme il pensare e il fare.
Detto questo, aggiungo che nelle settimane che abbiamo alle spalle non è che ce ne siamo stati con le mani in mano, Anna Maria in particolare mi ha aiutato a capire l’organizzazione, mi ha dato un’idea di chi sono, quali ruoli hanno e quali funzioni svolgono le persone che parteciperanno al workshop, ha inviato a tutte/i le/gli componenti della struttura tre domande che ci aiutassero a comprendere meglio la consapevolezza del concetto di lavoro ben fatto a ogni livello della struttura. Queste le 3 domande del breve questionario, naturalmente anonimo: che cosa vuol dire per te lavoro ben fatto; racconta un caso di lavoro ben fatto; perché ti ha colpito il caso che hai raccontato.
Ecco, direi che per ora è tutto, ti lascio con una curiosità: la scintilla da cui è nato questo percorso è stata attivata da Giorgio Menichelli, che aveva visto un articolo che parlava del libro su un social, si era interessato, lo ha comprato e lo ha letto. Qui entra in scena Anna Maria, ancora lei, che vede il libro sulla scrivania di Giorgio, si incuriosisce, Giorgio si accorge del suo interesse e la invita a prenderlo e a leggerlo. Il passo successivo li porta a parlarne insieme, a scambiarsi idee e considerazioni e a decidere di contattarmi per lavorarci su insieme. Ancora una volta, questioni di serendipity. Alla prossima.