Il lavoro ben fatto, Knauf Italia and me

Caro Diario, questa storia inizia con una mail della mia amica Michela Bordoni nei primi giorni di Ottobre 2019.
Con Michela ci eravamo incontrati a metà Settembre sul campo, il campo del lavoro fatto bene of course, e ci eravamo presi subito, perché insomma si capisce quando le persone ci mettono testa, mani e cuore nelle cose che fanno. La nostra amicizia è nata così, e ancora prima di aprire la mail già sono stato contento, però poi quando l’ho letta anche di più.
Il titolo della mail è Bello sarebbe rivederci il 15 Dicembre, nel testo Michela mi spiega che le sarebbe piaciuto proporre un mio speech di 30-40 minuti sul lavoro ben fatto alla Knauf Italia nel corso di un aperitivo di Natale con tutti i dipendenti che si terrà alla loro tenuta vinicola di Campo alla Sughera.
Ci penso appena un poco perché il 15 Dicembre cade di Domenica – facciamo vite sempre più complicate amico Diario, ma questo è – e poi rispondo a Michela che va bene, che sono molto contento di questa possibilità. Il contesto è diverso da quello in cui mi chiamano di solito per fare i miei speech – TEDx, Repubblica Next, Campus Party, BTO, Il Tempo delle Donne, Scuole e compagnia bella – e poi è un lavoro, con tutte le responsabilità aggiuntive che questo comporta, insomma è una bella sfida e io ci sto. Le settimane che seguono servono per definire il tutto e il 31 Ottobre Michela mi scrive che va bene, c’è la conferma dell’azienda. Sono contento, assai, e mi fa piacere condividere la mia contentezza con la mia amica.

Il passo successivo è la call di allineamento in previsione dell’evento, la fissiamo per il 20 Novembre, partecipano Andrea Bucci, A. D. dell’azienda, Selene Santacaterina, H. R., Michela Bordoni e io.
Come sai telefono non è il mio sostantivo preferito quando il verbo è comunicare, in più il mio nuovo operatore telefonico va a tre, come si diceva nella Secondigliano della mia gioventù con riferimento ai cilindri dell’automobile quando perdeva potenza, eppure la call fila via che è una meraviglia.
Di solito per farmi un’idea di una persona ho bisogno di guardarla negli occhi – Jim Morrison ha detto che l’anima di una persona è nascosta nel suo sguardo – nel caso di Andrea non c’è stato bisogno, sono bastati l’approccio, gli argomenti e il tono della voce, ci siamo allineati senza difficoltà, secondo me anche se non lo sapevamo, non potevamo saperlo, eravamo allineati già.
Te lo ricordi Borges? Della serie “si può comunicare solo ciò che è condiviso dall’altro, le parole presuppongono esperienze condivise”? Così!

E finalmente – no, cancella finalmente caro Diario, a me sta piacendo un sacco raccontare questa storia – siamo quasi arrivati al punto, dico quasi perché nel frattempo ci sono state un po’ di mail con Selene per valutare quando raccontarti questa storia, ed è stato in questo frangente che ho scoperto che la mia presenza all’evento Knauf era una sorpresa e tale doveva rimanere.
No, non è tanto il fatto che tu diventi fastidioso quando non ti racconto le cose in tempo reale, a quello ormai mi sono quasi abituato, è che la parola sorpresa un poco mi ha sorpreso, perché diciamoci la verità, come sorpresa non sono il massimo, molto meglio un cantante, un’attrice, una donna o un uomo di teatro.
Ecco a voi Fiorella Mannoia o Luciano Ligabue ci sta, ecco a voi Vincenzo Moretti è decisamente improbabile, per fortuna che arrivati alla mia età l’ansia in qualche modo la gestisci, del resto lo sai come la penso, se una cosa la puoi cambiare in meglio, fallo, se non lo puoi fare, mettiti il cuore in pace perché tanto si risolve, non sempre sai come, ma comunque si risolve.

E così siamo arrivati alla mia Domenica particolare, che in realtà è cominciata nel primo pomeriggio di Sabato, quando con la “mia” Cinzia siamo partiti da Bacoli destinazione Petraio, dove ho trascorso tutto il pomeriggio e anche un pezzo della sera a limare, sistemare, rifinire il mio speech.
Domenica mattina sveglia alla 4:30, Perché scrivere di Philip Roth fino alle 5:30, dopo di che mi sono preparato e alle 6:10 sono sceso insieme a mio figlio Luca fino al Corso Vittorio Emanuele, lui destinazione lavoro e io come ogni mattina napoletana destinazione Bar Luciano per la colazione.
Cornetto, caffè, chiacchiere e poi sono risalito a casa con la prima funicolare, quella delle 7:00. Un po’ di giri sul web, un post sui social, uno zaino preparato dopo aver fatto 3 – o 4 giri per casa per non dimenticare niente che così ho dimenticato soltanto l’orologio. Alle 8:30 tiro via le chiavi dalla porta di casa e mi dirigo alla Stazione Centrale. Il treno per Roma parte alle 9:40, a Termini si cambia per Campiglia Marittima. Faccio in tempo a fare un giro in Feltrinelli, ancora un saluto a Luca e via.
Durante il viaggio limo, sistemo, rifinisco il mio speech. No, questa volta l’ansia non c’entra nulla, è il mio lavoro ben fatto amico Diario, è tutto qui.

Arrivo a destinazione con 5 minuti di ritardo, in Italia sono quisquiglie, pinzillacchere come direbbe Totò. Il viaggio in macchina è decisamente piacevole, le persone hanno sempre cose da raccontare, scopro nel mio compagno di strada passione per la storia, ammirazione per la cultura made in Sud, finiamo col parlare di Gaetano Filangieri, di Benjamin Franklin, della Felicità e della Costituzione USA. All’arrivo gli lascio un bigliettino e gli dico di farsi vivo la prossima volta che passa per Napoli.
Come dici? No, non è un caso, anche la mattina dopo durante il viaggio di ritorno in macchina è stato uguale, anche se questa volta abbiamo parlato di riders, di diritti e di precarietà del lavoro, della Solvay e della mia emozione al suono della sirena della fabbrica l’ultima volta che ci sono stato. In più ho saputo che l’albergo nel quale ho dormito, Tombolo, in origine era una residenza che ospitava i figli dei dipendenti Olivetti e così ho raccontatoo di mio padre e della colonia estiva che io e mio fratello Antonio abbiamo fatto a Roccaraso sul finire degli anni 60 insieme ad altri figli di dipendenti Enel.

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Tornando a Domenica, in albergo ho mangiato un toast, ancora un po’ di giri su internet e alle 16:30 in punto è arrivata Michela, che è davvero bello avere amiche così, che un poco ti coccolano, e insomma ci siamo fatti giusto una affacciata sul mare e poi via verso Campo alla Sughera, dove finalmente – sì, questa volta finalmente ci sta tutto – ho potuto guardare negli occhi Andrea e Selene.
Ti dico subito due cose belle e due cose positive.
Le due cose belle sono la Tenuta Vinicola e la via per arrivarci, la Bolgherese, patrimonio dell’umanità, Michela mi ha detto che su quella strada ci stanno le aziende che fanno i vini più buoni del mondo. Comunque, a parte il vino, anche la strada con i cipressi lunga chilometri –  sì, Michela e Selene giurano che sono proprio quelli del Carducci nella poesia Davanti a San Guido –  è un incanto, dovrò per forza ritornarci con Cinzia.
Le due cose positive sono Alessio, il responsabile video e suoni dell’evento che mi ha aiutato in molti modi e mi ha pure prestato l’orologio, e il monitor ai piedi della pedana, grazie al quale il mio speech sarà più easy di quello che immaginavo: mani totalmente libere, niente fogli da prendere e posare dal tavolino a lato, niente occhiali da mettere e da levare dal naso, it’s wonderful.

Alle 18:00 come da programma si comincia con un breve video istituzionale, dopo di che Andrea racconta i risultati raggiunti, i valori Knauf, le quattro battaglie strategiche da vincere nei prossimi anni, la sua vision. Soprattutto riesce a essere vero perché è vero, accade quando parla dell’importanza del fattore umano, dell’orgoglio di essere parte di un’azienda in cui l’uomo non è in conflitto con la macchina, nella quale l’intelligenza, il sapere e il saper fare delle persone rimane il vantaggio competitivo fondamentale. Insomma un discorso di senso che racconta il presente e guarda al futuro e che però tu mentre lo ascolti lo capisci che il passato è parte costitutiva del presente e del futuro.
Sì, la consapevolezza di venire da lontano e l’ambizione di andare lontano, questo mi è piaciuto molto, e l’ho ritrovato anche alla fine nella parte dedicata alle premiazioni per le lavoratrici e i lavoratori con 20 e 30 anni di lavoro in Knauf e quelli prossimi ad andare in pensione.

Dopo Andrea è toccato a me, se vuoi dare un’occhiata, lo schema del mio speech lo trovi qui, per il resto aggiungo soltanto due cose:
1. Sono stato a mio agio durante lo speech e abbastanza contento dopo. Sono molto esigente con me stesso, perciò abbastanza contento va bene, ma insomma tenere ancorate a uno speech per 40 minuti un paio di centinaia di persone che di fatto non conoscono né te e né l’argomento di cui parli non è banale, e neanche facile, perciò va bene così, anche se si può fare sempre di meglio. Per esempio una prossima volta potrei partire da 50 post it attaccati a una parete o a una lavagna e staccarli uno a uno e commentarli. Oppure fare tanti post it quante sono le persone che partecipano e distribuirli uno per ogni persona in maniera per poi farli leggere senza un ordine preciso, chiedere a chi legge cosa gli suggerisce quel singolo pezzetto e commentare il tutto tutti assieme. Certo, in questo modo 40 minuti non bastano e 200 persone sono troppe, ma le soluzioni si possono sempre trovare e sarebbe un bel modo per disegnare il senso, l’approccio e la pratica del lavoro ben fatto.
2. Il mio racconto ha innescato tanti racconti, durante il brindisi più aperitivo che ha chiuso la serata ci sono state tante persone che mi hanno raccontato un pezzetto di loro, chi in riferimento a Secondigliano, chi al Sud, chi al mestiere di insegnante, chi al mestiere di padre, chi al lavoro ben fatto in azienda, chi alla condivisione dei contenuti e chi ad altre cose ancora. Te lo assicuro, è stato bellissimo, l’importanza di condividere le nostre narrazioni è uno dei punti di forza del lavoro ben fatto, condividendo storie condividiamo vite, modi di essere e di fare, esperienze, sogni, e da questa condivisione impariamo, miglioriamo, cerchiamo nuove strade e possibilità. Sì caro Diario, i racconti delle persone mentre ero seduto sulla pedana o in giro nella sala sono stati una parte bellissima della serata, che poi ha avuto ulteriori momenti e incontri e ragionamenti belli assai, ma questo te lo racconto un’altra volta. Adesso ti dico solo che quando ci siamo salutati le strette di mano e gli abbracci sono stati belli, sinceri, veri, insomma stamattina sono stato molto contento di tornare a casa e molto triste di tornare a casa, del resto accade quando ti lasci belle storie alle spalle, va bene così. Alla prossima.

 

Post Scriptum
Caro Diario, ci stanno due cose che non ti ho detto e che invece mi fa piacere dirti, perciò rimedio subito:
1. Sul sito Knauf ho trovato davvero tante cose che mi sono piaciute, ma una in particolare l’ho trovata straordinariamente bella, è la pagina intitolata Knauf per l’Arte, con un sottotitolo altrettanto indicativo, Espressione di una Vocazione. Appena hai qualche minuto visitala, sono certo che ti piacerà.
2. Andando verso l’albergo siamo passati per San Vincenzo, che come di certo ti ricorderai è la città della mia cara amica Francesca Bientinesi e dell’Hotel Ciritorno. Ora nonostante il suo invito a questo giro non sono riuscito a fermarmi e neanche a passare, però è un segno, perché quando ci torno con Cinzia noi lì andiamo, e una sera invito a cena Selene, Michela, Andrea, mariti e moglie che se sono fortunato e si riesce a combinare sarà una gran bella sera, non ti preoccupare che poi te lo racconto.