Il lavoro ben fatto a Guardia Perticara

gp1Caro Diario, come ti avevo promesso oggi ti racconto di un comune piccolo piccolo che sta a una settantina di chilometri da Potenza e si chiama Guardia Perticara.
Ci sono tornato una decina di giorni fa con il mio amico Vito Verrastro, sì, tornato, perché io questo comune così piccolo lo conoscevo da quando ero ragazzo e adesso ti dico perché.
Non mi ricordo se ti ho già parlato di Tonino Parola, il mio amico del cuore ai tempi di Secondigliano? Come dici? Forse si? Comunque te l’ho detto, è stato il mio amico del cuore, naturalmente anche adesso siamo amici, solo che non ci frequentiamo più, perché le cose della vita hanno portato me a fare prima il dirigente della Cgil e poi il sociologo narratore sempre in giro per l’Italia e lui il ferroviere a Brescia.
Ecco, la mamma di Tonino, la signora Carmela, era di Guardia Perticara, e noi poppisti – a Tonino, Salvatore ‘o beat, Totonno uccelletto Bird, Carmine, Umberto e Gennaro Pastore, mio fratello Antonio and me ci chiamavano così, perché seguivamo la musica pop – ci siamo andati più volte, con l’autostop, on the road, perché noi la possibilità di viaggiare in the U.S.A. come Sal Paradise e Dean Moriarty non ce l’avevamo.
Gli anni potevano essere il 1972, il 1973, avevamo dai 16 ai 18 anni, Salvatore e Totonno un pochino più grandi, spartivamo la vita, i sogni e pure il sonno, e sono stati dei viaggi fantastici, di quelli che anche quando ti dimentichi tutti i particolari ti rimangono dentro gli odori, i colori, il senso di felicità e di libertà. Sì amico Diario, a Guardia Perticara, perché non è che devi viaggiare per forza coast to coast per sentirti libero e felice.

Ecco, adesso possiamo tornare a Vito, che quando mi ha detto che mi doveva far conoscere un suo amico sindaco serio e in gamba di un piccolo paesino e ha aggiunto che il sindaco si chiama Angelo Mastronardi e il paese Guardia Perticara non ci potevo credere, e insomma ho raccontato a Vito quello che ho appena detto a te, e devo dire che è stato divertente perché ha fatto la faccia tipo “carramba che sorpresa”.
Come ti ho detto all’inizio, una decina di giorni fa ci siamo andati e così ho consociuto il Sindaco e ho conosciuto Gardia Perticara.
Come dici? Che significa “ho conosciuto Guardia Perticara” dato che ti ho appena detto che ci ero già stato più volte da ragazzo? Significa che il paese che ho conosciuto io di fatto non c’è più, praticamente distrutto dal terremoto del 1980, e che quello che c’è adesso è molto più bello, non a caso insieme ad Aliano e Valsinni è diventato Bandiera Arancione del Touring Club Italiano proprio perché è stato considerato “un modello di restauro rispettoso delle preesistenze tradizionali”.

Non ti ho detto ancora che il sindaco Angelo Mastronardi di mestiere fa il maestro in una scuola con pochissimi bambini, ci sono solo due classi, una con le/i bimbe/i di prima e seconda, e un’altra con le/i bimbe/i di terza, quarta e quinta. Non ti ho detto neanche che a Guardia è arrivata la Total Italia che ha portato con sé, come sempre in questi casi, nuove opportunità e nuove problematiche da gestire. E non ti ho detto neppure che Guardia Perticara, sempre lei, nel 1956, è stata teatro di una delle più importanti esperienze del Movimento di Comunità fondato da Adriano Olivetti come puoi leggere qui, in particolare a partire da pagina 163. E infine non ti ho detto che a Guardia, in contrada San Vito, è stata rinvenuta una importantissima necropoli enotria.
Vedi amico mio quante cose possono esserci nella storia di una piccola comunità come Guardia Perticara? Comunque, con alle spalle tutte queste cose che adesso ti ho detto ma che lui naturalmente conosce bene da sempre, il Sindaco Mastronardi mi è parso molto determinato a cogliere le opportunità e a moltiplicarle, perché insomma è abbastanza chiaro che o Guardia fa un salto in avanti, si ripopola, rimette in moto energie, idee e possibilità, oppure è destinata lentamente a ripiegare su se stessa, e Angelo questo proprio non lo vuole.

Sì, amico Diario, è proprio come hai pensato tu, è prima di tutto per questo che Vito mi ha messo in contatto con il Sindaco, perché gli aveva parlato del lavoro ben fatto e della possibilità di partire da qui per mettere in rete le opportunità, i saperi, il saper fare che è presente nel genius loci di questa comunità, per farlo emergere e condividerlo di più e meglio di come è stato possibile fare fin qui.
Il lavoro ben fatto come valore, come identità e come possibilità, il lavoro ben fatto come occasione di cambiamento culturale e sociale. Ecco, proprio di questo abbiamo discusso Angelo, Vito e io, e alla fine ci siamo fatti l’idea che si potrebbe iniziare dalla piccola scuola e da un piccolo cartello.
La piccola scuola è la Adriano Olivetti di Guardia Perticara, te ne ho parlato prima, che a partire da settembre – ottobre potrebbe partecipare al progetto A scuola di lavoro ben fatto, di tecnologia e di consapevolezza. Il piccolo cartello è quello che il Sindaco si è impegnato a installare all’ingresso del paese. Sì, sì, amico mio, il cartello di cui parlo da anni e che ancora non è stato messo da nessuna parte, quello con su scritto “Benvenuti a Guardia Perticara. In questo Comune chiunque faccia qualcosa, qualunque cosa faccia, la fa bene”.
Certo caro Diario, il Sindaco Angelo è consapevole che per il cartello è soprattutto un proposito e che c’è un bel cammino da fare per trasformare questo proposito in una consapevolezza condivisa dalla popolazione e poi in comportamenti, azioni, fatti concreti. Pensa che a un certo punto è stato lui a dire a me bisognerà coinvolgere la popolazione, raccontare quello che vogliamo fare,  spiegare perché anche se il cartello è solo un primo passo simbolico è però un passo simbolico importante perché va nella direzione giusta.
Ecco caro Diario, direi che per ora mi fermo qui, naturalmente ti tengo informato, ti faccio sapere se e come le cose si sviluppano, e magari ti racconto anche di Peppino, che mi ha accompagnato al ritorno e mi ha aiutato a capire un po’ di altre cose importanti.
Alla prossima allora, appena c’è qualche novità mi rifaccio vivo.
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