Caro Diario, l’idea l’avevo accennata nel mio racconto di #BTO2016, partiva dalla domanda intorno alle condizioni necessarie all’innovazione e allo sviluppo intelligente – di un territorio, di una città, di un’impresa o di un sistema produttivo – e indicava la possibilità che per farcela non si può fare a meno di queste tre cose: talento, organizzazione, contesto. Per comodità riporto qui i termini della questione:
«Il talento delle persone è il punto di partenza, più ce n’è a disposizione più le possibilità di avere buone idee e di svilupparle nel modo giusto aumenta. Poi però ci vuole l’organizzazione, perché solo in strutture di altissimo livello il talento può esprimersi compiutamente, non a caso chi è molto bravo tende ad andare in organizzazioni di questo tipo, e questo è uno dei motivi per cui in posti come la Harvard Society of Fellows, il Center for Advanced Study in the Behavioral Sciences o il Caltech in California, il Cavendish Laboratory a Cambridge, il Massachusetts Institute of Technology a Boston il talento non manca mai. Infine è fondamentale il contesto, cioè la cultura, le risorse, le reti materiali e immateriali che caratterizzano un determinato ambiente. Insomma c’è un rapporto molto stretto tra il talento individuale, la forza dell’organizzazione nella quale il talento opera e le caratteristiche del contesto (l’ambiente) con il quale l’uno e l’altra hanno a che fare.»
Ora amico mio tu sai come funziono, io per le idee vado pazzo, ritengo che le idee siano il vero sale della vita, in tutti i campi, però penso anche che aveva ragione Gaber quando cantava «un’idea, un concetto, un’idea, finché resta un’idea è soltanto un’astrazione». Ora come puoi immaginare il fatto che io mi sia riferito a questa storia raccontando di #BTO2016 non è stato un caso, nasceva proprio dalla considerazione che BTO è un crogiulo che tiene assieme e fonde talento, organizzazione e, in una certa misura, contesto, e però oggi torno a parlartene partendo da Sud, da #Cip, che è da qualche anno l’hashtag di Caselle In Pittari e dallo scorso fine settimana è anche l’hashtag di Caselle Innovation Place.
Come dici caro Diario? Cosa è successo lo scorso fine settimana? È successo ReShoes – 60 opere iscritte, 10 finalisti selezionati, 3 giorni di workshop e prototipazione rapida, 2 designers vincitori – ma adesso fermati un attimo e seguimi bene perché questa storia qui non è una storia da una botta e via, o da un click e via, che poi è lo stesso, se vuoi capire devi avere la pazienza di leggere e se vuoi dire la tua, come spero, devi avere la pazienza di pensarci su.
La prima cosa che devi fare è leggere il racconto di #ReShoes scritto da Giuseppe Jepis Rivello, il talento, non l’unico per fortuna, perché nella storia di #Cip, di #PatrizioDolci, di #JepisBottega e di #ReShoes di talento ce n’è tanto, diciamo che Giuseppe è il talento hub, il talento catalizzatore, il talento che si connette ad altro talento – nel caso specifico 3DiTALY, ATOM Lab, Ultimaker , le/i designer che hanno animato il contest – insomma Giuseppe è il talento che fa la parte che fa Giancarlo Carniani nel sistema BTO.
La seconda cosa che devi sapere te la dico io, ed è che nel mondo di #Cip, di #PatrizioDolci e di #ReShoes le idee non rimangono idee, ma diventano fatti.
Perchè sì, il fatto che il premio ReShoes sia stato assegnato a Giovanni Crescenzi e alla sua opera Mocassino 2.0 sul piano concreto – mio padre avrebbe detto maccheronicamente – vuol dire che Giovanni potrà realizzare la propria idea combinando la conoscenza e le attrezzature della comunità di Patrizio Dolci con i professionisti di 3DiTALY. E lo stesso vale per Claudia Imperatore, alla quale è andato il premio speciale AtomLab per la sua opera Under Construction dato che ATOM Lab sperimenterà con la designer la fattibilità di questa calzatura utilizzando processi di automazione e innovazione prototipati dal gruppo ATOM.
Come dici caro Diario? Qui è questione di organizzazione? Esatto! L’organizzazione Confort Shoes / Patrizio Dolci, perché solo se sai guardare lontano riesci a creare così tante opportunità mettendo insieme così tanto talento. Perché in queste storie qui a fare la differenza sono la credibilità, la reputazione, per questo il fatto che Luciano Fiscina, A.D. di Confort Shoes / Patrizio Dolci, abbia detto di essere felice di «aver ospitato tanti creativi e di realizzare e offrire al mercato il risultato di questo straordinario contest che è stato il ReShoes» è importante, vale. Perché offre al talento il riferimento organizzativo – nel caso specifico l’impresa – di cui ha bisogno per esprimersi.
Infine c’è il contesto, amico mio, c’è #Cip, Caselle in Pittari, a Sud, nel Cilento, che diventa ogni giorno di più Caselle Innovation Place. Quello di #Cip è un racconto che ha alle spalle una storia fatta di tante cose – il Palio del Grano, il Camp di Grano, il Mulino e la filiera del grano, ReShoes – e di tanti protagonisti – Michele Croccia e la sua pizzeria, Domenico Rivello e i suoi sandali, Antonio Pellegrino e la cooperativa Terra di Resilienza – solo per ricordare alcuni di quelli che ho raccontato, ma in realtà le eccellenze di #Cip sono molte di più.
Ecco caro Diario, finisco ritornando alle cose che avevo scritto per BTO, perché vorrei che questa piccola grande storia chiamata ReShoes fornisse l’occasione per una discussione più approfondita intorno al rapporto tra talento, organizzazione e contesto. Come avevo scritto in Ottobre, «magari mi sbaglio, ma io penso che a determinare la storia e il carattere, i successi e i fallimenti delle idee, dei progetti, delle imprese non bastano, di per sé, né le persone con il loro talento e il loro lavoro né la forza e la consistenza delle strutture nelle quali esse lavorano, né le opportunità potenzialmente presenti in un determinato ambiente o contesto. La chiave di volta potrebbe essere piuttosto nelle opportunità di crescita che le persone e le organizzazioni riescono a cogliere e a moltiplicare, in un contesto dato, mettendo a valore ciò che sanno, ciò che sanno fare, le reti e i sistemi di relazione di cui fanno parte, la loro capacità di competere e di collaborare.»
Come dici amico Diario? Secondo te non mi sbaglio? Neanche secondo me. Per questo vorrei che fossimo davvero in tanti a discuterne, perché altrimenti questa discussione sulle città, i territori, i distretti produttivi intelligenti continua a rimanere come sospesa per aria, non atterra, come piace dire a Jepis non «ricrea», non produce cambiamento.
Ecco, per ora mi sembra tutto, ah, no, scusa, a momenti dimenticavo, volevo dirti anche che se vuoi vedere un po’ di altre foto dei tre giorni del ReShoes Contest puoi cliccare qui, mentre il video che mette la parola fine a questa prima parte della discussione è quello che ha concluso la tre giorni. Buona visione e a presto.