Celeste, la biodiversità e la casa a Piano dell’Anno

7 Maggio 2015
Galeotta la Notte del lavoro narrato e chi l’ha ideata. Accade una mattina di fine aprile, quando Celeste Bucci mi contatta per dirimi che lei, l’amica Paola De Conciliis e un po’ di altre belle teste hanno intenzione di esserci. Parteciperanno da Prignano, paesino del Cilento conosciuto per i suoi fichi mmunnati (pelati).
Mi anticipa che il luogo che hanno scelto per le loro narrazioni di lavoro è l’azienda dei Viticoltori De Conciliis, si impegna a mandarmi una programma più dettagliato, stiamo per salutarci quando mi dice «Vincenzo, io e te ci conosciamo già.»
 Non faccio in tempo a scusarmi e a dare la colpa alla memoria che non ho che aggiunge «sono la madre di un compagno di pallavolo di tuo figlio.»
Non ho il coraggio di dirglielo, ma non mi ricordo, un poco perché davvero i chip della memoria mi hanno abbandonato da tempo, un poco perché lei ci andava sempre alle partite ma io no, e in più quelle poche volte che ci andavo ero impegnato a fare l’ultras (beninteso sempre senza mai dire una parola contro la squadra avversaria o l’arbitro) e non avevo molto tempo per occuparmi di altro.
Le chiedo come ha fatto a convincere la famiglia a trasferirsi a Prignano, lei mi dice che il marito lavora in Spagna, io aggiungo  «immagino come saranno contenti i figli di vivere a Prignano», lei risponde «i nostri figli vivono a Napoli».
Non è per le parole che mi dice, è per l’amore che le sue parole trasmettono, per le immagini che di colpo mi affollano la mente, per la forza con la quale racconta dei momenti belli e di quelli brutti, delle risate e delle lacrime, perché la vita vera è fatta così, che penso «Vincenzo, questa neanche tu te l’aspettavi.»
Perché sì, più Celeste parlava e più io mi rendevo conto che si può essere una famiglia anche con il papà in Spagna, la mamma a Prignano e i due figli di 21 e 19 anni a Napoli. Certo che ci sono gli aerei, i treni, Skype, il telefono, i social e la voglia di tutti di spostarsi e incontrarsi una volta qui e una volta là aiuta; però per me a fare la differenza è quella parola lì di cinque lettere, «amore», l’amore fatto più di libertà e di rispetto che di sacrificio e di rinuncia, l’amore che paghi un prezzo ma se riesci a tenere duro ti fa crescere, come singolo e come componente della famiglia.
Eraclito ha scritto che «il carattere è il destino». E Carl Gustav Jung che «in ultima analisi, noi contiamo qualcosa solo in virtù dell’essenza che incarniamo, e se non la realizziamo, la vita è sprecata». Leggete la storia di Celeste e vedete se non hanno ragione loro.
celeste97«Ciao, sono Celeste Bucci, donna un po’ ribelle sin dalla nascita e che solo in età matura sta riuscendo, spero, a canalizzare le sue convinzioni.
Dopo aver studiato economia, ed aver rifiutato un lavoro in un’azienda grande e importante perché non volevo lavorare in una fabbrica di aerei da guerra, ho conosciuto il mio futuro marito a Parigi e sono andata a vivere con lui in Venezuela. 
Lì ho vinto una borsa di studio per seguire un master in Pianificazione urbana e regionale al Cendes, Centro de Estudios del Desarrollo. Grazie a questo master ho ottenuto un posto di Esperto associato con il PNUD (Programme des Natios Unies pour le Dévéloppement) e sono andata a lavorare per due anni a Dakar. Devo dire che lì ho molto sofferto e sono crollate quasi tutte le mie illusioni sugli organismi internazionali (mio padre, prima di costituire la sua ditta di rappresentanze, aveva lavorato per un organismo che salvava i rifugiati dopo la seconda guerra mondiale ed avevo elevate aspettative sugli organismi internazionali).
Tornata in Venezuela, ho lavorato in un centro studi di un gruppo di imprese private, El Consejo de Coordinación de las empresas Mendoza, e vi sono rimasta fino alla sua chiusura, il 1994, l’anno che è nato il mio primo figlio. Ho ottenuto un secondo master in Finanzas all’Universidad Metropolitana ed ho dato lezioni di Microeconomia nella stessa università.
Successivamente ho collaborato con El Instituto de Urbanismo, de la Universidad Central de Venezuela, dal 1997 al 1999, anno in cui ho deciso di tornare in Italia. In Italia, a Napoli, a parte qualche collaborazione con l’università, sempre Microeconomia, non ho trovato nulla di soddisfacente e dal 2000 ho cominciato a collaborare con la ditta di rappresentanze di mio padre, che vendeva articoli da regalo italiani in tutto il mondo.
Nel 2002, con la malattia di mio padre la ditta è diventata mia e di mia sorella, ed abbiamo fatto del nostro meglio fino al 2009, anno nel quale abbiamo dovuto chiudere la società e cercare altre occupazioni.
Dal 2010 mi occupo di ambiente, educazione ambientale e riciclo artistico degli scarti, nel 2011 è nata l’Associazione Melting Pot che ha come scopi: la diffusione della cultura del riciclo creativo dei materiali di scarto; la diffusione di stili di vita ecosostenibili, improntati al rispetto dell’ambiente, con lo scopo di rappresentare anche un punto di riferimento per quanti, in condizioni di svantaggio sociale, possano trovare, nelle varie sfaccettature ed espressioni dell’attività di riciclo creativo, un momento di svago e di relazione sociale; la promozione del riciclo creativo come forma artistica che permette di ridurre la produzione di spazzatura. (Oltre al riciclo creativo con la mia socia Monica ci siamo occupate della riduzione del rifiuto umido, ed abbiamo organizzato vari corsi di compostaggio, in varie zone di Napoli e provincia, da Bagnoli a Torre Annunziata; dal 2012 faccio il compost ed ho notato la sua utilità nel miglioramento della qualità del terreno.)
Dopo alcuni anni di attivismo ambientale ho capito che l’unico vero modo di agire è fare le cose in modo differente e dare l’esempio e così quando ho avuto una possibilità sono diventata contadina ed è nata la mia azienda agricola.
Siamo a febbraio 2014, e acquisto dei terreni nella zona Piano dell’Anno a Prignano Cilento, per piantarvi i bulbi di zafferano che avevo ordinato e per preservare l’ambiente e la biodiversità del territorio.
Da allora molte cose sono successe. Dopo una prima grande pulizia (era impenetrabile) e dopo aver analizzato il terreno e le sue risorse, sono arrivata alla conclusione che oltre allo zafferano era meglio non piantare più nulla e cercare di trasformare in modo rispettoso le risorse che ci sono in azienda. 
È sorto così il laboratorio per l’essiccazione delle erbe e per la realizzazione di altri prodotti, come il sapone e le creme fresche che derivano dall’uso delle risorse esistenti. 

Spero che il mio zafferano si possa davvero acclimatare, ho scoperto che in genere succede al terzo anno, cosa che non viene detta facilmente e ringrazio quelli che mi hanno dato una mano con consigli utili, suggerimenti, o anche soltanto offrendomi una spalla quando ne ho avuto bisogno.
Non ti ho detto ancora che sono riuscita a risparmiare sui lavori nel campo utilizzando lo scambio ed il baratto, ad esempio cedendo la legna ancora accatastata sul terreno durante la prima pulizia (non ho fatto bruciare nulla) in cambio di lavoro, mi è sembrata non solo una scelta utile ma anche una bella cosa.
Ho organizzato anche due eventi al laboratorio, e sono contenta di essermi abbastanza integrata qui a Prignano. La mia speranza per il futuro? Crescere, generando sempre più sinergie, anche con l’aiuto della mia famiglia, che da lontano e da vicino non mi manca mai.»
bucci1
8 Febbraio 2017
Caro Vincenzo, con molto ritardo, ecco gli aggiornamenti promessi. Come ben sai, dalle mie molteplici esperienze pregresse è nata, nel 2014, Piano dell’Anno, un luogo magico da cui si scorgono le colline di Finocchito, Cicerale e Perito. Sono partita coltivando zafferano, ma già al tempo sul terreno c’erano fichi ed olivi in sofferenza, perché sommersi da rovi e prugnoli selvatichi, che diciamo pure ci sono ancora, ma non più ovunque. La biodiversità è un valore prezioso da conservare e mantenere ed è per questo che a Piano dell’Anno, usando le risorse spontanee, l’olio e le erbe, si elaborano unguenti e saponi. Le erbe vengono raccolte nel loro periodo balsamico in piccole quantità per elaborare oleoliti ed altri preparati, che costituiscono la base dei nostri prodotti naturali. Per questo le quantità dei prodotti sono piccole, perchè vogliamo che il turista curioso arrivi da noi, conosca la nostra filosofia e se ne innamori.
I ciclisti – siamo affiliati alla via Silente, il circuito ciclistico creato da Simona Ridolfi e Carla Passarelli per andare in bici in Cilento  – e i turisti che amano la campagna sono i benvenuti, dato che siamo pronti ad accoglierli, con un servizio di bed &breakfast.
La casa è completamente in legno e rappresenta la realizzazione di un sogno ed una sfida perchè completamente autonoma e non collegata con la rete elettrica. per chi lo preferisce c’è anche una piccola area campeggio con bagno esterno e doccia.
Continuiamo a generare sinergie con le realtà locali, con chi produce il pane ed il vino a Prignano, con i piccoli produttori agricoli, caseari e melliferi della zona.
Nel corso del 2016 abbiamo cominciato a organizzare laboratori e corsi a tema, prediligiamo i temi alternativi come fermentazione per usi agricoli ed alimentari, riconoscimento delle erbe selvatiche, cucina selvatica e vegana, yoga, colorazione con le erbe spontanee, infeltrimento della lana ed altri, ma siamo aperti anche a proposte e iniziative culturali e artistiche.
Il primo laboratorio del 2017 è di cucina vegana, il 7 Aprile è prevista una serata musicale con il cantautore Biagio Accardi e sono in programma anche degli swap party (scambi di vestiti usati; sempre nell’ ottica del riciclo e del riuso delle risorse, spero che funzioni) per i cambi di stagione. Non mi chiedere il programma completo perchè quello non ci sarà mai, qui tutto viene costruito e realizzato giorno per giorno, in modo un po’ imprevedibile.
Un abbraccio e spero davvero che tu venga a trovarmi presto.
Celeste
celeste95