Teodoro, il lavoro ben fatto e Gioiosa 4 Punto Zero

IL RACCONTO
Caro Diario, un paio di settimane fa mi ha chiamato il mio amico Teodoro Lamonica, credo che te lo ricordi, comunque un poco l’ho raccontato qui. Teodoro è un siciliano di poche parole, i saluti, “che fai” e poi subito è venuto al punto.

“Vincenzo, forse ti ricordi di Gioiosa 4 Punto Zero”.
“Si, certo, però se mi fai un riassunto sono contento.”
“Ecco, Gioiosa 4.0 è un gruppo che ha voglia di trovare un nuovo modo di amministrare, con poche promesse e molta capacità di proporre idee, occasioni di confronto, ascolto e promozione di progetti che rispondono alle reali esigenze del territorio. Lo so che adesso tu pensi che sono le cose che dicono tutti quando si è più o meno prossimi a una scadenza elettorale”.
“Hai indovinato amico mio”.
“Sì, però aspetta, tu mi conosci, sono una persona seria, fammi dire quello che voglio fare e poi mi dici tu se puoi e hai voglia di darmi una mano”.
“Sono qui, vai”.
“Alla base come sai c’è la convinzione che obiettività, consapevolezza, formazione, informazione e coraggio di mettersi in gioco siano strumenti essenziali per la realizzazione di un percorso di crescita che possa dar vita ad un progetto serio e credibile. Un percorso che prima che me lo dici tu te lo dico io che è tutto in salita e con innumerevoli ostacoli, sia per il particolarissimo periodo storico che stiamo attraversando sia per le difficoltà sociali ed economiche. Detto ciò, se vuoi fare delle cose, bisogna partire dalla voglia di riscatto, dall’impegno di tutte le persone che vogliono dare una mano, dalla capcità di dare uno sguardo obiettivo al presente per gettare le basi per un domani migliore.
In questo contesto anche la nostra Gioiosa Marea, permettimi di dire così, ha tante cose da dire, da fare e da dare, e per prepararci al meglio come gruppo “Gioiosa Quattro Punto Zero” abbiamo pensato di realizzare un’attività di formazione per “Amministratori di Enti Locali”. Che ne dici?”
“Mi sembra una bella idea, ma come funziona, come lo state organizzando, io che posso fare?”
“Sono diversi moduli di due ore, naturalmente a distanza, vorrei che tu facessi il primo modulo sul lavoro ben fatto, ho visto il tuo libro e anche il lavoro che stai facendo nell’azienda di Caserta, Airpol mi pare si chiami, che dici, ci stai?

Come dici caro Diario? Ma certo che gli dò una mano a Teodoro, “amico” è una parola importante, l’appuntamento è per Lunedì 1 Febbraio, dalle 18:15 alle 20:15.
Cosa? Diventi sempre più pesante, ogni tanto potresti pure lasciar perdere. Comunque non cominciamo alle 18:00 perché ho un’altro impegno dalle 17:00 alle 18:00 che magari dura qualche minuto in più, e come sai odio fare aspettare le persone.

Prima di lasciarti devo aggiungere che Teodoro si è impegnato con me a proporre alle/ai partecipanti al corso di fare 3 cose entro lunedì:
1. Leggere il Manifesto del Lavoro Ben Fatto.
2. Guardare il video de I 5 Passi del Lavoro Ben Fatto.
3. Leggere il libro.

Come dici? Leggere il libro in meno di una settimana non è facile? È vero, però possono sicuramente leggere il Manifesto e guardare il video. Per quanto riguarda il libro anche se solo due o tre arrivano al corso che lo hanno letto potranno essere di grande aiuto a rendere più interattive le nostre attività.
Direi che per ora è tutto, continua a seguirci che non ti annoierai.

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I TEMI
Caro Diario, questa la scaletta del mio intervento Lunedì sera, aiuterà me a non perdere il filo del ragionamento e te a seguirmi meglio, comunque l’ho passata anche a Silvano Magistro, che affianca Teodoro Lamonica nel coordinamento delle attività, che il mio amico sul terreno delle idee e del fare va forte, ma alla voce tecnologie il suo attrezzo preferito è il telefono, non il computer.

1. Piacere mi presento
2. I 5 Passi del Lavoro Ben Fatto
3. Il Manifesto
4. Il Puzzle
5. Il Racconto
6. Il Libro
7. La Discussione
8. Il Dopo

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L’INCONTRO
Caro Diario sono contento. L’incontro con le/i partecipanti all’attività promossa da Teodoro Lamonica con Gioiosa 4 Punto Zero ha prodotto il risultato che mi aspettavo: curiosità, interesse, voglia di saperne di più, condivisione di una possibilità che, come ha detto l’avvocato Baldassarre Vassallo nel suo intervento, all’inizio ti sembra una cosa semplice, persino elementare, però questo significa che si può fare, e man mano che ci pensi su ti rendi conto che può determinare un cambiamento effettivo.
Il lavoro ben fatto sì può fare. E fare bene le cose che dobbiamo fare, qualunque cosa dobbiamo fare, determina un cambiamento. Ecco, i due aspetti sottolineati da Vassallo mi sembrano fondamentali per cogliere il senso del lavoro ben fatto, così come ci ha aiutato a pensare la considerazione di Giuseppe Piccolo, che di professione invece fa il medico, che ha posto l’accento sul come si fa a coinvolgere e convincere le persone che lavorano con te a fare un lavoro ben fatto, perché come diceva mio padre una noce nel sacco non fa rumore.
Sì, sono daccordo con te amico Diario, la domanda di Piccolo non è di quelle facili, l’ho detto pure io durante la diretta, c’è bisogno di pensarci su, intanto ieri sera ho detto che l’esempio è di per sé un fattore di coinvolgimento, ci vuole tempo ma con l’esempio si smuovono molte cose, e poi ho accennato anche alla necessità di “organizzare” il lavoro ben fatto, di farlo diventare una pratica organizzativa, un po’ come stiamo facendo ad Airpol Italia, e questo naturalmente riporta al ruolo importante che in ambito organizzativo ha il management, o, se ti piace di più, chi comanda.
Il tema è tornato alla fine grazie a Tina Buzzanca che ha fatto una considerazione e una domanda in ambito organizzativo e mi ha fatto tornare in mente il lavoratore studente che durante il mio corso di Sociologia dell’Organizzazione all’Università di Fisciano, più di dieci anni fa, scrisse una bellissima riflessione sul rapporto tra il tempo e il lavoro fatto bene.
Come dici caro Diario? Non ti ho ancora detto niente su quello che ho raccontato io?
Più o meno ho seguito il canovaccio che mi ero preparato, il senso del lavoro ben fatto, perché è bello, è giusto, ha senso, è possibile e soprattutto conviene, perché lo posso fare tutti, perché se ognuno fa bene quello che deve fare tutto funziona meglio, perché nel lavoro è importante tenere assieme la testa (quello che sappiamo), le mani (quello che sappiamo fare) e il cuore (la passione, la dedizione, l’impegno). Come vedi sono tutti i temi che tu che hai letto il libro conosci bene.
In più ho fatto un piccolo approfondimento sul processo decisionale, su che cosa facciamo quando pigliamo una decisione, sul processo decisionale a razionalità limitata e quello invece di tipo identitario, sul rapporto tra la decisione, il tempo e il risultato, tutte cose che insomma puoi trovare sotto nei contenuti aggiuntivi.
Ecco, più o meno per ora è tutto, dico per ora perché vorrei tenere un canale aperto con chi segue il corso, e ospitare loro impressioni e valutazioni più meditate.

Prima di lasciarti ti devo dire però ancora tre cose:
1. Se tutto questo ieri sera è potuto accadere è stato grazie a Silvano Magistro e Cinzia Massa, che uno da Gioiosa e l’altra da Bacoli, mi hanno tirato fuori dal pasticcio in cui mi ero cacciato con la piattaforma, che peraltro avevo già usato molte decine di volte senza problemi. Grazie Silvano, grazie Cinzia, di vero cuore.
2. Alla fine ho recuperato tre commenti in chat, mi fa piacere condividerli, contribuiscono a dare senso al lavoro che abbiamo fatto.
Adelina Di Perna: La passione che mettiamo nelle cose è importante.
Carmelo Maccarrone: Negli Enti Locali o in un Circolo il lavoro di squadra è fondamentale. Possono esserci delle lacune, che possono essere colmate da una governance efficente, affiatata. Appunto per affrontare le criticità del caso in modo adeguato nonchè per godere appunto della soddisfazione di un lavoro “ben fatto”, di una buona amministrazione collettiva. Detto questo, grazie di cuore per invito. Felice di aver condiviso 2 ore di esperienze di vita, quella “vera” dei veri valori delle picole cose ma che possono dare enormi soddisfazioni nonché risultati. Una buona serata!!!
Antonio Olivo: Salve Moretti! Possiamo quindi dire che un lavoro ben fatto nella pubblica amministrazione è la capacita’ di ottenere un buon risultato in base alla valutazione soggettiva di ciò che realmente facciamo e quindi di rispondere ad un servizio in maniera ottimale?
3. L’ottimo Silvano prima di cominciare mi aveva mandato l’elenco delle persone iscritte al corso, dal quale tiro fuori un dato e una considerazione aperta a successivi approfondimenti.
Il dato riguarda la fascia di età, degli iscritti, i partecipanti sono stati circa il 70 percento:
20 anni, 0; 30 anni, 6; 40 anni, 10; 50 anni, 12; 60 anni, 3; 70 anni, 3.
La considerazione parte dal dato di fatto – si fa più fatica a discutere di questi temi con i più giovani – e arriva a una mia profonda convinzione: la “colpa”, se è così si può dire, non è dei giovani, ma nostra, che non sappiamo né ascoltarli e né parlare con i loro linguaggi. Naturalmente il fatto che io ne sia convinto non vuol dire che ho ragione, ma questo è un punto sul quale riflettere e sul quale mi piacerebbe ospitare pareri e considerazioni, non solo dei partecipanti al corso ma anche dei nostri lettori. Alla prossima.

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INTERVENTI

Giuseppe Piccolo
Ho molto apprezzato l’appassionata trattazione di Vincenzo Moretti, anche perchè, mi sembre di aver capito che parlare di “Lavoro ben fatto” è un tema semplice e possibile per tutti.
Di conseguenza se tutti vivessimo con questo riferimento “testa, mani e cuore” la società sarebbe veramente ideale.
Raccolgo perciò le parole di Moretti come un “invito”, perchè è questo quello che ci ha chiesto, un nuovo progetto di vita.
Non nascondo però l’implicita difficoltà nel rispondere praticamente a questo invito, anche perchè, spesso il nostro buon fare si scontra con i progetti altrui, diversi od opposti ai nostri, vanificando le nostre buone intenzioni.
Considerare il cittadino al centro delle amministrazioni comunali, lo studente al centro delle Università, della scuola, il malato al centro del sistema sanitario, e così via, sarebbe confacente all’idea di questo progetto, ma purtoppo al centro di questi sistemi c’è il denaro, i bilanci, l’economia, gli interessi, il potere e ciò rende tutto più difficile.
Moretti mi ha coinvolto anche con il suo grande ottimismo nei confronti del prossimo, condizione oggi per me (e immagino per molti altri) difficilie da accettare, ma non impossibile su cui rifletterci.

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ALTRE RISORSE UTILI

Decision Making, Il processo decisionale
SenseMaking, Senso e Significato nelle Organizzazioni
Manifesto del Lavoro Ben Fatto, Il blog

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