A SCUOLA CON IL LAVORO BEN FATTO | LIBRO
APPUNTI PER UNA DIDATTICA ARTIGIANA | APPROCCIO
IL LAVORO BEN FATTO | LIBRO
I PENSIERI E LE AZIONI
A scuola di lavoro ben fatto, di tecnologia e di consapevolezza
LA SCUOLA
4° A, Scuola Primaria Gianni Rodari, I. C. Follonica 1, Dirigente Scolastica Elisa Ciaffone
DIARIO SCOLASTICO 2024 – 2025
18 Novembre 2024 | 13 Dicembre 2024 | 20 Dicembre 2024 | 20 Gennaio 2025 | 10 Febbraio 2025
LA NUOVA PAGINA DEL DIARIO
5 Febbraio 2025 | Irene Costantini
Torna al diario
Caro Vincenzo, nella nostra bottega le belle esperienze si susseguono. Continuano le nostre storie di lavoro, che è la prima delle cinque parole chiave (Lavoro, Libri, Futuro, Pace, Ambiente) che accompagnano questo anno scolastico.
Nei giorni scorsi abbiamo parlato del lavoro dello scrittore, che esercita sempre un fascino speciale sui giovani lettori. Sono infatti venuti a trovarci due scrittori professionisti che hanno pubblicato tanti libri, molti tradotti in diverse lingue: Sacha Naspini e Valentina Santini.
Per noi è stato curioso e molto interessante il fatto che loro appartengano alla nostra comunità cittadina e abitino proprio a Follonica, molti dei loro racconti sono ambientati in spazi e luoghi vicini a noi. I grandi scrittori, abbiamo pensato, non sono necessariamente lontani nello spazio e nel tempo da noi!
Quando ci siamo presentati, prima di tutto abbiamo con parole nostre cercato di spiegare il lavoro ben fatto, quello che stiamo facendo nella nostra bottega, aiutati dal manifesto dei 10 articoli del Lavoro Ben Fatto che teniamo bene in vista. Ed ecco la prima grande e bella sorpresa: i nostri due nuovi amici si sintonizzano perfettamente e così scopriamo che i nostri concetti chiave (bottega artigiana; mani, cuore e testa; impegno e costanza) sono anche per loro fondamentali. Ascolta questo primo podcast e lo scopri da solo.
Anche nella nostra intervista, siamo diventanti espertissimi ormai, ci hanno raccontato molto di loro, del loro rapporto con il lavoro, con la scrittura, con la fantasia, anche se molte nostre curiosità sono rimaste sospese, abbiamo avuto troppo poco tempo! Ti consiglio comunque di ascoltare il secondo podcast.
Cosa aggiungere ancora, caro Vincenzo? Che molte volte ci siamo raccontati storie di lettura, alla lettura dedichiamo molto del nostro tempo, ma anche la scrittura occupa un posto importante nel nostro progetto.
La narrazione delle nostre storie è fondamentale, in un processo di interiorizzazione e metacognizione delle esperienze che è anche uno degli obiettivi formativi della nostra bottega artigiana. Raccontiamo quello che facciamo per capire meglio, ma la scrittura è uno strumento potente per dare voce anche alla nostra fantasia, e quella nella 4 A non manca.
Per questo, il momento più entusiasmante della mattinata è stato per noi sicuramente quello della condivisione di una esperienza di scrittura di racconto fantastico. Il fatto è avvenuto quando Sacha e Valentina ci hanno guidato nella creazione di un personaggio strano, che vive in un ambiente fantastico e che avrà avventure incredibili.
Io, con l’aiuto della nostra lettrice Rita Gallarate, che ha condiviso con noi questa giornata, sono orgogliosa del mio personaggio, una simpatica coccodella, incrocio tra un coccodrillo e una padella, ma ognuno di noi ha trovato personaggi originalissimi, un camascatola (camaleonte e scatola), un ghelampo (ghepardo e lampadina), un barbonplenta (un barboncino e una pentola) e un leoletto (leone con letto), solo per dirne alcuni. Ovviamente su questo dovremo ancora lavorare, con passione e impegno come stiamo cercando di imparare a fare, ma Sacha e Valentina, ormai nostri amici, hanno promesso che torneranno a sentire le nostre storie. Speriamo accada presto perché sarà anche l’occasione per concludere la nostra intervista. Intanto ti dico che mentre uscivano dall’aula si è sentito un entusiastico “Tornate presto, ma proprio presto per favore!” che mi ha rallegrato il cuore.
Ora però rimettiamoci al lavoro con le storie, con te ci risentiamo al prossimo appuntamento!
LE PAGINE PRECEDENTI
20 Gennaio 2025 | Irene Costantini
Torna al diario
Caro Vincenzo, il nuovo anno è cominciato alla grande nella nostra quarta. Lo spirito di bottega artigiana comincia a farsi sentire nella nostra piccola comunità. E il lavoro fatto in autonomia da alcuni dei nostri bambini durante le vacanze invernali ne è una ulteriore conferma.
Ricordi senz’altro che abbiamo concluso il nostro 2024 con l’attività alla ex Miniera di Gavorrano insieme al nostro amico Mario Matteucci ed era stata un’esperienza piaciuta molto a tutti. L’ultimo giorno prima delle vacanze avevo detto ai bambini di guardarsi bene intorno durante le feste, che senz’altro nelle loro case o comunque intorno a loro avrebbero potuto trovare storie di miniera.
Ebbene, alcuni di loro non solo hanno realizzato che nonni, amici dei nonni, conoscenti hanno lavorato in miniera, anche proprio a Gavorrano, ma li hanno anche intervistati, con domande appropriate che dimostrano l’esperienza acquisita sul campo.
Abbiamo Marcello, di 81 anni, che ha lavorato proprio a Gavorrano ed è amico del nostro Samuele. E Samuele, ricordando il lavoro svolto a scuola, ha elaborato queste domande:
In miniera che mansione avevi? Per quanto tempo hai lavorato in miniera? Il tuo lavoro era complicato? A che profondità e con cosa scendevi? Ti piaceva il lavoro che facevi?
E Marcello risponde: “Piaceva proprio no, ma quello dovevo fare e ho cercato di farlo sempre nel miglior modo che potevo.”
Regina invece ha il nonno che era medico di fabbrica a Niccioleta, orgoglioso di aver aiutato tante persone quando stavano male.
Invece il nonno di Michelangelo, Paolo, era figlio di un minatore di nome Giuseppe che ha lavorato nella miniera di Gavorrano per circa trent’anni facendo esplodere esplodere la dinamite.
E poi Filippo che ha un amico che è stato in miniera da quando aveva 11 anni e che aveva il babbo, Olinto, direttore della miniera.
Riuscire ad organizzare in maniera autonoma il proprio lavoro con questi risultati significa che l’esperienza formativa è stata significativa e ha prodotto consapevolezza. Per ora concludo così, sperando di poterti fare presto una simpatica sorpresa!
20 Dicembre 2024 | Irene Costantini
Torna al diario
Caro Vincenzo, per la nostra bottega e per il progetto che ci siamo proposti con le nostre parole chiave, lavoro – futuro – pace – ambiente, c’ è stato un giorno speciale. Con il nostro amico Mario Matteucci che già conosci e che, come sai, è amico del nostro lavoro ben fatto, siamo andati a visitare la miniera di Gavorrano, una delle più grandi miniere del nostro territorio che non a caso è chiamato Colline Metallifere, miniera adibita a museo, non solo per i turisti ma anche e soprattutto per il territorio, perché rimanga memoria della nostra storia, perché i più giovani abbiano consapevolezza della storia e della realtà del territorio in cui vivono offrendo, e questo è quello che più ci interessa in questo momento, una profonda riflessione sul senso e sul mondo del lavoro.
Dopo quello che Mario ha raccontato alle nostra bambine e bambini sulla dura realtà del lavoro di miniera, narrazione che, se vorrai, potrai ascoltare anche tu nel podcast che abbiamo condiviso, è venuta spontanea la domanda del perché fare questo lavoro e soprattutto del perché farlo bene. Come possiamo immaginare che anche in questo caso, farlo bene convenga? Per la sicurezza, propria e dei compagni di lavoro, per il rispetto verso quello che sappiamo fare bene, perché così si deve fare sono state le prime risposte che ci siamo dati. Ma siamo solo all’inizio della nostra riflessione e credo che, come sempre, le bambine e i bambini ci sorprenderanno con i loro pensieri. La visita alla Miniera era un evento molto atteso, peché alcuni nonni, ma soprattutto bisnonni nostri o conoscenti dei quali comunque abbiamo ascoltato le storie, hanno lavorato proprio nelle miniere qui intorno.
E, forse lo sai già, proprio tra le gallerie della miniera di Gavorrano mio babbo ha concluso la sua carriera di perito minerario e al tempo stesso ha concluso la vita e la storia di quella miniera, occupandosi delle lunghe procedure per la chiusura agli inizi degli anni Ottanta del secolo scorso. Mi piace molto che questa sia l’attività con la quale chiudiamo il nostro anno 2024, è una esperienza che ci aiuterà a riprendere con energia nuova le attività e le storie che ci spettano nella seconda metà del nostro anno scolastico. Intanto, per Natale si quest’anno, ci saluteremo sui versi di una bellissima poesia di Gianni Rodari, “Dopo la pioggia”.
Sarebbe una festa per tutta la terra fare la PACE prima della guerra!
E noi ci abbiamo messo le nostre … mani!
13 Dicembre 2024 | Irene Costantini
Torna al diario
Caro Vincenzo, tra le parole che abbiamo voluto custodire con cura per poterle poi capire e studiare bene, la parola futuro occupa un posto importante per tante ragioni. Chi meglio delle nostre bambine e dei nostri bambini rappresenta il futuro, quel futuro che comincia oggi e chissà quanto, e come, lontano li porterà. Un futuro sul quale vediamo calare troppe ombre, anche ombre di disastri ambientali e di guerra. Le nostre bambine e i nostri bambini della IV A, nelle prime riflessioni sulla Dichiarazione dei Diritti del fanciullo hanno pensato addirittura ad aggiungere un loro nuovo diritto “Diritto a immaginare, inventare, disegnare, costruire il nostro futuro!”.
Ed è soprattutto per loro che noi adulti abbiamo il dovere di “garantire” oggi un futuro migliore.
Proprio per parlare di futuro, abbiamo avuto ospite nella nostra bottega Linda Bartalini, ricorderai, la messaggera di #ioleggoperché che ci ha aiutato in occasione del contest. Linda è una operatrice culturale che, grazie al suo splendido lavoro, ha modo di incontrare molte persone, molti giovani e giovanissimi, e con la sua narrazione è riuscita a far sognare il futuro a tutti noi. Ma questo potrai ascoltarlo nel nostro nuovo podcast.
Linda ha poi fatto immergere bambine e bambini nel futuro, regalando loro la capsula del futuro, una splendida valigetta nella quale chiuderemo le lettere che stiamo scrivendo ai noi del futuro e che io ho avuto l’incarico di custodire accuratamente fino alla terza media, quando la riapriremo insieme. Già si cominciano ad intravedere degli incipit molto curiosi, vedremo poi a fine lavoro prima di chiudere
la valigia, se vorranno raccontarci qualche cosa di più. È importante intanto anche solo imparare a pensare al futuro in modi diversi da quelli ai quali facilmente ricorriamo e che ci esonerano da ogni azione, pensiero, impegno. Per aiutare a trovare l’approccio giusto all’argomento “futuro” mi è stato di grande aiuto il libro di Luca De Biase “Apologia del futuro, quello che il domani può fare per noi” , che spesso ricorrere nei nostri pensieri. Molti gli spunti che mi ha dato per parlarne in classe e per provare a immaginarlo. Per cominciare, abbiamo pensato a come potrebbe trasformarsi il lavoro, e come sempre, le narrazioni sono significative. Qualcuno dei nostri vorrebbe diventare un pediatra youtuber, insegnando ai genitori come dare le medicine tramite video, un altro vorrebbe fare il giocatore di calcio nell’anno 3000, quando forse le partite si terranno tra le galassie. Abbiamo anche la guida turistica dello spazio, ma anche chi vorrebbe che il lavoro restasse come è oggi, uguale a quello dei genitori, o chi ha paura che a causa delle guerre di oggi non esistano più varie nazioni della terra, e allora auspica l’invenzione di uno strumento “ferma guerra” che garantisca la pace nel mondo. E questa pace, che tutti desideriamo, è un
altra delle nostre parole chiave che approdondiremo. Insomma tanti racconti, tante suggestioni, tanta fantasia e possiamo concludere che il nostro futuro inizia oggi!
Abbiamo volato con la fantasia, abbiamo sognato e immaginato, cresce il nostro bagaglio di strumenti per affrontare i prossimi appuntamenti con le nostre parole chiave: lavoro, futuro, pace, ambiente.
18 Novembre 2024 | Irene Costantini
Torna al diario
Caro Vincenzo, siamo ormai nel vivo del nuovo anno scolastico e le nostre bambine e i nostri bambini, potremo chiamarli così ancora per poco, sono sempre orgogliosi del loro “giovedì dei genitori” ma anche molto curiosi di quello che li aspetterà ora.
L’esperienza di lavoro ben fatto che ci aspetta quest’anno l’abbiamo pensata dedicata prevalentemente
all’outdoor, andando a scoprire gli spazi aperti e pubblici del nostro territorio e quello che succede in questi spazi, e alla dimensione embodied delle nostre esperienze, per un coinvolgimento e una partecipazione intensi e allo stesso tempo rispettosi delle differenze di ciascuno.
Sperimenteremo la nostra partecipazione civile alla vita della città, in una pratica di cittadinanza attiva, critica e propositiva, renderemo i bambini protagonisti di scelte che dovranno saper motivare e sostenere, in sintonia anche con la postfazione che hai scritto per la nuova edizione de “Il lavoro ben fatto” e con il percorso che abbiamo deciso di avviare con Knots 4 Change.
Il lavoro sarà sempre al centro di tutto quello che succederà nella nostra bottega artigiana, e a proposito di questo, sono felice di dirti che tutti ora cominciano a dare significato alla bottega artigiana e ad
apprezzare il fatto che la loro classe possa essere considerata una bottega artigiana.
Ma intanto pensavo di raccontarti quello che è già successo, in questo inizio di anno scolastico.
Come ben sai, la lettura è uno dei punti fermi della mia attività didattica, e fin dall’inizio ho trovato sempre molto costruttivo partecipare all’iniziativa di #ioleggoperché che conosci bene.
La prima partecipazione è stata quella dell’intero ciclo della sezione A che nel nostro libro abbiamo chiamato 5 Z. Non so se te lo ricordi, eravamo in classe prima e, senza nessuna sovrastruttura come quelle seguite poi, ce ne siamo andati a metà mattinata davanti alla nostra libreria in via Roma e, in cerchio seduti per terra, abbiamo letto e ascoltato tante storie di Gianni Rodari.
Abbiamo sempre continuato a partecipare con entusiasmo, ma quest’anno, nel leggere il titolo del Contest, evento nell’evento al quale nessuno aveva ancora mai partecipato a Follonica, ho notato quanto fosse collegato agli argomenti principali che vorremmo sviluppare in questo anno di scuola e che tu hai evidenziato negli scritti e nelle letture più recenti. Abbiamo deciso di partecipare, creando anche una nostra pagina fb “Il nostro futuro inizia adesso” sulla quale abbiamo documentato tutto il lavoro svolto in classe, che poi abbiamo raccontato al pubblico.
Il titolo del contest recita “Grazie ai libri cresce la curiosità, e con essa l’immaginazione e il pensiero libero, essenziali per coltivare i propri sogni affrontare le sfide che il futuro ha in serbo, diventare gli adulti di domani. La lettura è una compagna fedele che ci affianca fin dalla prima volta in cui apriamo un libro.”
Il tema del futuro con tutte le sue implicazioni sarà forse la linea guida, ne abbiamo già parlato molto, tanto che alcuni dei bambini hanno scritto anche questo nei loro lavori per il contest: “Noi vogliamo aggiungere un nuovo diritto, il diritto a immaginare, inventare, disegnare, costruire il nostro futuro.”
Sta a noi adulti rispettare questo diritto e fare in modo che sia un futuro di pace, perché troppa violenza e addirittura guerra sta entrando nel loro mondo, e lasciando in eredità un ambiente sostenibile.
Abbiamo riflettuto insieme anche su questo: “Il futuro non è scritto, ma è un insieme di possibilità. I progressi tecnologici e le innovazioni devono essere strumenti che aiutano noi a costruire un futuro possibile e giusto. Sulla soluzione dei problemi ecologici si misura la capacità degli esseri umani di costruire con saggezza il nostro futuro.”
E su questo: “Per il nostro lavoro siamo partiti dai libri, tra i tanti che abbiamo nella nostra biblioteca, che conosciamo o che le insegnanti ci hanno presentato, ne abbiamo scelti alcuni e altri ancora ne leggeremo”.
Da queste tracce possiamo elaborare le parole chiave che ci accompagneranno quest’anno, con gli obiettivi che ci siamo sempre dati, offrire una possibilità per sviluppare autostima, pensiero critico, empatia, creatività, originalità, spirito di iniziativa: lavoro ben fatto, libri, futuro, pace, ambiente, scuola.