Cara Irene, in questo mondo in cui sembriamo tutti impegnati ad apparire speciali, performanti, creativi, Antonio Speranza è una persona che impari a conoscere poco a poco, almeno così è capitato a me. Un saluto, qualche chiacchiera da caffè, uno scambio di opinioni e di idee da Giuseppe, in Jepis Bottega, e sono rimasto colpito dalla sua pacatezza, dalla serietà, dal rigore, dalla determinazione dei suoi pensieri e delle sue azioni.
L’idea di raccontarlo mi è venuta tra la fine del 2023 e l’inizio di quest’anno, quando abbiamo condiviso l’esperienza di Think Tank Bottega, un percorso di ispirazione, formazione e design sui temi della Decisione, del Sensemaking, dell’Efficacia, della Leadership e della Narrazione, ne ho parlato con lui, mi ha detto di sì, ma poi non si è precipitato come accade spesso, così siamo arrivati a oggi, e anche questo forse suggerisce qualcosa di significativo, ma ci ritorno alla fine, adesso mettiti comoda e goditi il suo racconto.
PIACERE, MI PRESENTO
Sono Antonio Speranza, ho 37 anni, sono sposato con Veronica e abbiamo due figlie, Gioia, di 8 anni ed Elisea, di 4.
La nostra prima figlia si chiama Gioia perché veniamo da una famiglia di maschi e avevamo veramente un grande desiderio di avere una femmina; si vede che il desiderio era così grande che insieme alla prima anche la seconda volta è arrivata una magnifica bambina.
La seconda invece si chiama Elisea perché mio nonno Antonio era conosciuto come Antonio di Lisena, che era la contrazione in dialetto di Elisea, che era il nome di sua madre, la mia bisnonna. Con mia moglie abbiamo deciso di chiamare mostra figlia Elisea come omaggio a nonno Antonio e a sua madre.
Sono un tipo tranquillo, amo la buona compagnia ma non mi piace passare passare il mio tempo libero al bar. Sono anche abbastanza selettivo nelle amicizie, cerco quanto più è possibile di scegliermi gli amici.
Mi sono innamorato di mia moglie da quando frequentavo il primo anno delle superiori, in seguito c’è stata una fase di stand by, se vogliamo dire così, nella quale comunque ci frequentevamo, poi quando ho iniziato l’università ci siamo di nuovo messi assieme. Abbiamo fatto 9 anni di fidanzamento e questo mese festeggiamo i 10 anni di matrimonio.
Credo molto nel rispetto, nell’amore, nella fiducia, nella famiglia, che per me è molto importante, già da ragazzo la mia idea era quella di crearmi una famiglia e non quella di fare il playboy.
Il mio colore preferito è il blu, penso che il motivo non ti sorprenderà: la camicia dell’autista era azzurra e il pantalone che per lo più si poteva abbinare era blu. Per la verità poteva essere anche nero, però il nero è un coloro che non mi piace, mi dà anche un pochino fastidio, ed ecco spiegata la mia preferenza per il blu, che è il colore che mi piace di più.
Il mio cantante preferito è Biagio Antonacci, mi ritrovo in molte delle sue canzoni, trovo che in qualche modo mi rappresentano, per questo mi piace.
Alla voce cucina mi piacciono tante cose, però se devo uscire per mangiare fuori cerco di mangiare la pizza. Alla fine in casa mangio di tutto, il pesce, la carne, quello che voglio, l’unica cosa che non mangio a casa è la pizza e dunque il sabato piuttosto che uscire per mangiare il pesce scelgo di mangiare la pizza.
Ai fornelli invece non sono tanto bravo, nonostante negli anni dell’università abbia dovuto imparare a fare delle cose; questioni di sopravvivenza direi, ma non mi piace cucinare. Per fortuna mia moglie, che part time porta avanti con me l’azienda, è brava anche in cucina e così siamo a posto.
IL MIO PERCORSO DI STUDI
Dopo le scuole medie ho fatto l’istituto tecnico per il turismo di Montesano, era una sede distaccata del geometra Petrinis di Sala Consilina.
Ci tengo a dire che qui nel Cilento è stata la prima scuola specifica sul turismo che è stata creata. Quando ho iniziato la scuola era appena al secondo anno di vita, la scuola è nata nel 1999 e io ho cominciato nel 2000. E pensa che appena ho saputo questa cosa, nonostante i nostri pullman scendessero a Sapri, avevamo il collegamento di linea, ho viaggaito con le autolinee Lamanna per andare a Montesano anche se ovviamente dovevo pagare l’abbonamento. Questo per dire che ho dato priorità alla scuola che volevo fare, sono andato dritto in quella direzione perché volevo specializzarmi rispetto all’attività di papà e mamma. Per molti versi la mia è stata una scommessa, con il senno del poi penso di poter dire che è stata una scommessa vinta.
Mi sono laureato ad Assisi in economia di gestione dei servizi turistici alla triennale e in economia del turismo alla specalistica. Quando ho fatto l’orientamento potevo scegliere tra due sedi universitarie: Firenze e Assisi, che era una frazione distaccata di Perugia. Sono stato a visitarle tutte e due, ma per il mio carattere e per il mio percorso pensai che Assisi, anche se era più piccola di dimensione, poteva essere la scelta migliore dal punto di vista qualitativo. Oggi posso dire di non essermi sbagliato perché ad Assisi è nato poi il Centro Studi sul Turismo, che poi è stato trasferito ma comunque è nato là.
Se devo fare un bilancio di questa fase dico che mi sono messo a studiare quello che mi piaceva già dall’istituto tecnico, perché volevo allargare le mie conoscenze e i miei orizzonti nell’ambito del turismo, anche la scelta dell’università è stata funzionale a questo obiettivo.
Sono stato sempre animato da una grande voglia di crescere, di specializzarmi rispetto al lavoro che volevo fare, che ovviamente non era quello di fare l’autista a tempo pieno per tutta la vita.
Anche se lo faccio e lo continuerò a fare sempre perché mi piace, quasi come se fosse un hobby, non avrebbe senso fare l’autista ogni giorno perché mi mancherebbero l’energia, la brillantezza, la testa per dirigere e gestire la mia attività.
Occuparsi degli aspetti manageriali di un’impresa non si può fare stando solamente sul pullman. Non a caso, i miei genitori mi hanno assecondato e hanno sostenuto il più possibile la mia voglia di studiare, mi hanno dato la possibilità di farlo, mi hanno spinto a farlo e mi hanno sempre detto che dovevo restare in questo ramo però non per fare l’autista.
IL LAVORO AND ME
Fin da piccolo volevo fare l’autista di autobus, potrei dire che ce l’ho nel sague, ma su questo magari ci torniamo. Da grande ho fondato una agenzia di viaggi che ha sede qui a Caselle in Pittari, Speranza Viaggi, ma per molti anni ho guidato autobus, in parte continuo ancora a farlo, anche se in maniera molto più sporadica. Come vedi, c’è una corrispondenza tra le mie aspirazioni da bambino e quello che poi ho fatto e faccio nella mia vita da adulto.
L’azienda di famiglia è stata fondata da mio nonno nel 1990, insieme ai due figli, mio padre Giuseppe e mio zio Davide. L’anno dopo la fondazione mio nonno ha fatto la scelta di uscirsene dall’azienda e sono rimasti soltanto mio padre e mio zio. Anche questa fase è stata abbastanza breve, più o meno dal 1990 al 1993, perché mio zio aveva il sogno di lasciare Caselle e così si è trasferito in Toscana, dove ha fatto diversi lavori come autista sia di camion che di autobus e da qualche anno ha avviato una sua azienda di autobus. Prima che mio nonno fondasse l’azienda mio padre faceva l’autista dei camion, poi ha fatto anche altro sempre con grandi mezzi (calcestruzzo, movimento terra, ecc.) quando mio nonno fonda l’azienda assieme a lui e a mio zio passa a guidare gli autobus. Io all’epoca avevo 4 anni.
Come vedi Vincenzo, all’inzio della storia imprenditoriale della mia famiglia c’è mio nonno e la sua passione per il suo lavoro, aveva fatto per per circa 15 anni l’autista per le autolinee Lamanna di Sala Consilina.
La passione viene da lì, dal nonno, che per fondare la sua azienda con i figli si licenzia da Lamanna. Penso di poter dire che ha avuto un coraggio imprenditoriale non da poco. E tieni presente che dopo un anno è uscito dalla società e si è messo alle dipendenze dei figli, naturalmente non a tempo pieno, però di fatto non gestiva più, dava una mano quando serviva dava una mano.
Tornando a me già da piccolo andavo in campagna con il nonno. Mi piaceva farlo, i miei primi lavori da piccolo sono stati quelli con il nonno in campagna, ma qui a Caselle è la storia di tantissimi di noi, non sono certo un caso isolato. Piuttosto, oggi che sono adulto, se ti devo dire che c’è una mia versione contadina non me la sento. Sia chiaro, se devo dare una mano a raccogliere l’uva o le olive, o anche a zappare la terra lo faccio, ma non è una cosa che mi entusiasma. Accade poche volte all’anno ma accade, e io lo faccio senza problemi, punto.
Da piccolo oltre ad andare con il nonno in campagna facevo le pulizie dei pullman. Direi che è stato il mio vero lavoro “importante” da piccolo, o comunque da quando ho potuto, dopo che papà ha preso l’azienda di pullman. Dato che non li potevo guidare, li pulivo. Ho cominciato ad avere a che fare con gli autobus che avevo 6 – 7 anni. Per me era un hobby, mi piaceva tanto, stavo vicino a papà anche quando lui faceva la manutenzione, gli passavo qualche chiave, un cacciavite, ero comunque sempre vicino a lui.
Sì, direi che da piccolo sono state queste le mie porte d’ingresso nel mondo del lavoro, il lavoro in campagna con il nonno e il lavoro con gli autobus con papà.
Come ti ho detto quando papà ha avviato la sua attività io avevo 4 anni, dunque a 6 – 7 avevo già una mia piccola esperienza stando vicino a lui, guardavo come faceva le manovre, come si muoveva, e oltre a spazzare il pullman, pulivo il vetro, come ti ho detto gli passavo gli attrezzi. Per me era in parte un gioco e in parte qualcosa di cui essere fiero, fermo restando che tutto questo non mi ha mai impedito di andare bene a scuola e di proseguire gli studi fino alla laurea.
Mio padre ha impostato il suo rapporto con la famiglia, figli compresi, in maniera chiara, siamo stati sempre tutti consapevoli di quello che stava facendo, non ha mai nascosto nulla.
Io ho un fratello più piccolo, se nostro padre ha voluto sempre il nostro coinvolgimento nelle scelte che faceva, ci ha sempre coinvolto, gli siamo stati sempre vicino perché lui così ha voluto, e secondo me questo è una cosa importante, per me è stata sicuramente importante. Direi che la nostra è un’azienda di famiglia nel senso più vero del termine e a questo proposito è venuto il momento di sottolineare che anche mia madre ha lavorato e ha avuto un ruolo importante nell’azienda con papà.
Fin qui abbiamo parlato di lui, ma bisogna parlare anche di lei, perché poche persone sarebbero state in grado di fare quello che ha fatto Maria Savino, mia madre
Innanzitutto devi sapere che mia mamma è in società con papà già da quando mio zio ne è uscito. Sì Vincenzo, nel momento in cui mio zio ha lasciato è subentrata lei e l’azienda è diventata di famiglia nel senso di mamma e papà, e non così per dire, perché lei in quegli anni ha preso la patente degli autobus e ha dato una grande mano.
Oggi sta di meno sui pullman, fa più lavoro di ufficio, di segreteria, però prima stava proprio sul pulmino. Quando ero piccolo lavorava fisso, tutti i giorni, con papà, pensa che si alzava alle 2 di notte per andare a Casaletto Spartano a prendere le persone che andavano a Battipaglia a raccogliere le fragole. Saliva con il pulmino piccolo sulla montagna, perché quello grande avrebbe avuto più difficoltà e poi, arrivata a Caselle, il passaggio sul pullman grande in direzione Battipaglia. E lo stesso acacdeva al ritorno. E tieni presente che non solo andava con papà a Battipaglia, ma nei primi anni, quando c’era più bisogno di fare sacrifici perché l’azienda stava all’inizio, arrivata lì lavorava anche come braccinate nella raccolta delle fragole, che come sai è un lavoro duro. Come vedi, quando dico che quello che ha fatto lei poche persone sono in grado di farlo non esagero.
S COME SPERANZA, COME SACRIFICIO
Come famiglia veniamo dal sacrificio Vincenzo, il sacrificio lo teniamo incorporato, penso che ce lo hanno trasmesso i nostri genitori.
Io ho cominciato l’università nel 2005 e ho preso la patente dei pullman nel 2007, a 21 anni, perché quel tipo di patente non si può prendere a 18.
Per me è stato normale, appena sono scattati i 21 anni, scendere da Assisi, dove avevo studiato per l’università e anche per l’esame di teoria, venire qui, fare gli esami e superarli. Anche se per tutto il periodo dell’università ho prevalentemente studiato, quando tornavo a Caselle, avendo la patente, ho potuto dare una mano. (Naturalmente per prendere la patente non ho fatto guide alla scuola guida perché i mezzi ce l’avevamo in casa, non c’era bisogno di andare fuori. Alla scuola guida ho fatto solo la teoria.)
Ci tengo a sottolineare questo aspetto: nonostante, come ti ho appena detto, fossimo una famiglia e un’impresa cresciuta con il sacrificio io sono stato messo in condizione di studiare senza pressioni di nessun tipo. Naturalmente nei periodo in cui stavo a Caselle davo una mano, ma per il resto ho vissuto sempre ad Assisi e ho seguito a tempo pieno le lezioni, tanto è vero che in 5 anni ho potuto completare tutto il percorso di studio, prima la triennale e poi la specialistica.
Alla fine l’idea, per meglio dire l’obiettivo, mio e della mia famiglia, era quello di laurearmi il più presto possibile perché avevo il posto di lavoro che mi aspettava.
L’esperienza giustamente arriva un poco alla volta, ricordo che all’inizio uscivo con papà, eravamo due autisti e io ovviamente facevo il secondo. Il nostro è un mestiere che si impara molto anche solo guardando, penso che sia così anche per altri lavori, ma nel nostro sicuramente.
Pensando a quel periodo un ricordo bello, che ancora oggi mi tocca, è che quando facevo l’università, mi sono iscritto alla scuola guida e mi hanno consegnato il foglio rosa che ti permette di esercitarti guidando il pulmann accompagnato da un patentato e ovviamente senza persone a bordo, durante un viaggio di mio padre che era diretto a Firenze ho guidato io da Caselle fino ad Assisi. Rimane un bel ricordo perché un percorso così lungo non lo avevo mai fatto prima. Era il 2007 e frequentavo il secondo anno di università.
SPERANZA VIAGGI AND È MOTION
Sono tornato a Caselle nel 2011 e ho aperto l’Agenzia di Viaggi, di cui sono diventato direttore tecnico 4 anni dopo, nel 2015, anche se è diventata davvero la mia occupazione principale soltanto da 1 anno.
Perché, dato che quando sono tornato a Caselle e ho fondato l’agenzia di viaggi l’intento era già quello di gestire l’agenzia e di stare sui pullman solo sporadicamente? Per cause di forza maggiore, compresa la cronica mancanza di personale, che mi ha costretto, ovviamente tra virgolette, a stare quasi sempre sui pullman tralasciando di fatto il progetto agenzia.
È con l’arrivo del covid che riesco a sparigliare le carte, perché ho il tempo per pensarci su e capire che è il momento di operare una scelta netta, ma forse è utile che spieghi meglio la differenza tra il servizio di noleggio pullman, che oggi è Autonoleggio Speranza, e l’agenzia di viaggi Speranza Viaggi Srl, dalla quale poi successivamente è nato il marchio éMotion.
Sintetizzo al massimo la differenza tra le due tipologie d’azienda: Autonoleggio Speranza è un’azienda che noleggia autobus con autista, Speranza Viaggi invece organizza i viaggi, in questo senso è un’agenzia di viaggi e tour operator a tutti gli effetti, cosa che Autonoleggio Speranza non può fare, non ha né le competenze e né i titoli per farlo. Detto in altro modo io posso fare anche quello che fanno loro mentre loro non possono fare quello che faccio io. La parte organizzativa loro non la possono fare.
Come ti ho detto la mia agenzia, Speranza Viaggi, nasce ufficialmente nel 2015 quando acquisisco il titolo di direttore tecnico. Ciò nonostante, per le ragioni che ho appena ricordato, fino a inizio 2020 invece di fare l’agente di viaggio continuo a fare quasi esclusivamente l’autista.
Con il Covid e Speranza Viaggi completamente ferma ho il tempo per affrontare la questione in maniera più chiara. La mia domanda è: continuo a fare l’autista di pullman come ho fatto finora e chiudo l’agenzia oppure abbandono gli autobus per far decollare l’agenzia?
Ci penso e ci ripenso ma poi finalmente scelgo la seconda opzione, la mia. La conseguenza è la divisione della società: da una parte Speranza Viaggi, la mia agenzia con me sono socio unico, dall’altra mio fratello, mio padre e mia madre che sono soci di Autonoleggio Speranza, con mio fratello che gestisce e guida anche gli autobus.
Naturalmente se proprio c’è bisogno sono ancora oggi disponibile a dare una mano anche all’Autonoleggio, e in quel caso sono pagato come un normale prestatore d’opera con il contratto previsto per queste occasioni, una singola giornata o quello che serve. Però accade sempre più di rado, oggi come oggi al massimo una o due giornate al mese, tenendo presente che anche per i miei viaggi il primo fornitore di pullman, se ha disponibilità, è mio fratello, se me ne serve uno me lo dà e lo guido io, se me ne servono due uno me lo dà con l’autista e l’altro lo guido io. Se lui non ha disponibilità mi rivolgo ad altri, al momento pullman di proprietà non ne ho. In pratica oggi faccio l’autista solo per i viaggi che organizzo io, di solito dal lunedì al venerdì sto in agenzia e il sabato e la domenica vado fuori con il gruppo con cui ho organizzato il viaggio.
Detto che guidare pullman mi piace tantissimo ribadisco che la mia attività oggi è fare il direttore tecnico della mia agenzia. Oggi posso dire in tutta tranquillità che se volevo prendere la mia strada è così che dovevo fare, se non ci avessi dato un taglio netto, giorno dopo giorno, mi sarei ritrovato ogni giorno, per tutto l’anno, a fare l’autista. Dato che una via di mezzo non c’era, o comunque non l’abbiamo trovata, l’unica soluzione era questa, del resto se ho fatto l’università non l’ho fatta per fare l’autista, non avrebbe avuto senso.
Su questo siamo stati sempre tutti d’accordo, come ti ho detto già diverse volte i miei genitori per primi mi hanno sostenuto negli studi perché volevano che io facessi qualcosa di diverso, il punto è che a volte il fare è più forte del pensare, la pratica più forte della teoria, e così è stato necessario dare una svolta, ripartire daccapo, altrimenti la routine e la quotidianità avrebbero vinto per sempre.
Naturalmente è stato fatto tutto con grande tranquillità, siamo una famiglia vera, lavoriamo tutti nello stesso posto, gli uffici stanno tutti là, non ci sono incomprensioni né, tanto meno, litigi, e questo è molto importante. Anche se è da poco che è partita la nuova fase sono molto contento del lavoro che stiamo facendo.
ANCORA S, COME SODDISFAZIONI
Alla voce autista una bella soddisfazione è stata quella di cominciare da zero e man mano crescere fino ad uscire da solo con il pullman anche in città che non conoscevo e, anche grazie alle mie capacità, riuscire a risolvere ogni tipo di problema che si è presentato. Sema facile uscire con un pullman con 50 persone a bordo e arrivare in città molto complesse (viabilità e tanto altro) come Roma facendo tutto in totale autonomia e senza fare danni, ma ti assicuro che non lo è, caro Vincenzo.
Per quanto riguarda invece Speranza Viaggi la mia più grande soddisfazione è che, nonostante mio padre e mia madre quando ho fatto la scelta di staccarmi dall’Autonoleggio Speranza mi abbiano ripetuto più volte che per qualunque problema mi sarei potuto rivolgere comuqnue a loro, non ho avuto il bisogno di chiedere niente, sto riuscendo a fare tutto senza far mancare niente alla mia famiglia.
So di poter contare sui miei genitori, ma per me è fondamnetale farcela da solo per tante ragioni, compreso il fatto che non è stata una scelta facile per me, ho dovuto fare un grande sforzo.
Lo so che te l’ho detto già, ma siamo tutti molto uniti e io come carattere non riesco a dividermi, a separarmi, tanto meno ad abbandonare le persone a cui voglio bene, diciamo che ci sono arrivato con il tempo, convinto, e senza creare lacerazioni di alcun tipo, e questo mi sta permettendo di portare avanti tutto nel migliore dei modi.
F COME FUTURO
Mi chiedi come vedo la mia azienda tra 10 anni. Per cominciare ti dico che il mio intento è quello di perfezionare il lavoro che sto facendo rispetto all’organizzazione dei viaggi in outcoming, quelli che escono da Caselle per andare in altri luoghi, che può essere anche Salerno, non per forza Milano, Parigi o New York.
Tra 10 anni immagino di essere cresciuto, di avere un calendario più ricco, non perché mi lamenti del mio stato attuale, ma perché si lavora per andare avanti, per migliorare, per fare cose sempre più belle e interessanti.
Le risposte che sto avendo fin qui sono positive, posso dire in tutta tranquilltà di aver già raggiunto alcuni traguardi, ma siamo impegnati a fare più ricco il calendario annuale, ad allungare l’ombra del futuro sul presente. Oggi strutturo gli appuntamenti a un mese o due, sono convinto che si può fare meglio, avendo più appuntamenti fissi nell’anno. È un lavoro di crescita qualititivo e quantitativo costante, già in questo primo periodo è stato così e spero sia sempre di più così, un lavoro continuo e di qualità di cui gestisco al meglio l’intera filiera. Tra 10 anni spero di essere impegnato ogni giorno.
L’altro muro maestro è Cilento éMotion, da un certo punto di vista la mia più grande scommessa è quella di far crescere questa parte dell’attività e di portare persone da ogni parte d’Italia, d’Europa e del Mondo qui nel Cilento.
Ci sto lavorando, fare le due cose insieme non è semplice, perché per ora devo irrobustire Speranza Viaggi per avere le risorse da investire in Cilento éMotion, ed è un processo che porta via tante energie e tempo, bisogna trovare un equilibrio, comunque, come sempre, sono fiducioso. In questo caso l’auspicio è che da qui a 10 anni Cilento éMotion produca fatturato e reddito più di Speranza Viaggi.
Come farlo? Una cosa che potrebbe aiutare sarebbe quella di distribuire meglio gli impegni in azienda, come ho già fatto nel caso dell’autonoleggio dei pullman, da dove sono uscito per dedicarmi alla crescita di questo ramo d’azienda dedicato all’organizzazione dei viaggi. Anche quella è stata per me una scommessa, e lavorare per vincerla mi gratifica molto, magari tra qualche tempo mia moglie, o nel futuro meno prossimo le nostre figlie, se sceglieranno di seguire questa nostra stessa strada, si potrebbero dedicare a tempo pieno allo sviluppo di Cilento éMotion e al turismo incoming. Chissà, magari tra 10 anni, quando la nostra prima figlia avrà l’età per decidere se vuole seguire questa strada, potrei persino tornare sul pullman e fare l’autista per i viaggi che organizzerà lei. Naturalmente questa non prenderla come una profezia, non è che posso sapere se vorrà fare questo o altro, diciamo che io un poco ci spero, penso sia normale, poi naturalmente vedrà e saprà lei che fare.
Di una cosa comunque sono abbastanza certo: Speranza Viaggi e Cilento éMotion devono camminare insieme. Dopo di che un ulteriore passo potrebbe essere quello di investire anche nella parte relativa all’ospitalità, in fondo da noi qui nel Cilento c’è un deficit di accoglienza in termini di posti letto. Secondo me si potrebbe investire nei nostri borghi, avviare attività di ospitalità diffusa e ampliare l’offerta da questo versante, non per forza da solo, anche attrverso forme di collaborazione consortile all’interno delle nostre comunità. Ma qui sto parlando veramente di progetti di lungo periodo, è meglio tornare con i piedi per terra e rimettersi al lavoro, che c’è tanto da fare.
DUE PENSIERI E UNA CONSIDERAZIONE
Cara Irene, prima di salutarti ancora due pensieri di Antonio e una mia piccola considerazione.
I due pensieri di Antonio dicono un mondo, o forse lo sottolineano, perché ribadiscono due aspetti fondamentali del suo percorso.
Il primo lo hai letto qui: “Come famiglia veniamo dal sacrificio Vincenzo, il sacrificio lo teniamo incorporato, penso che ce lo hanno trasmesso i nostri genitori.”
Il secondo lo hai in parte letto qui ma in altra parte Antonio lo ha condiviso con noi durante l’attività in Jepis Bottega di cui ti ho parlato all’inizio: “Una decisione strategica, forse la più complicata, forse la più importante della mia vita, è stata quella di separare il mio percorso di agente e consulente di viaggio da quella che negli ultimi anni è stata la mia attività prevalente, la gestione, insieme alla mia famiglia, di un’azienda di autobus, ma soprattutto di guidare autobus, che è stato il mio sogno nel cassetto da quando ero piccolo. In realtà la mia scelta era già stata presa nel momento in cui mi sono iscritto alla Facoltà di Economia del Turismo all’Università di Perugia, dove mi sono laureato nel 2011. Esigenze di diversa natura mi avevano portato per un po’ fuori strada, anche se comunque avevo aperto un’agenzia di viaggi, l’altro mio piccolo grande sogno nel cassetto. È stato con l’arrivo del covid che ho avuto modo di riflettere e di valutare attentamente la mia strada, la mia direzione. Diciamo pure che ho avuto il tempo e il coraggio di scegliere se continuare con la mia vita di autista e autonoleggiatore, oppure riprendere il mio cammino e portare avanti l’idea di essere un agente di viaggio, un agente di viaggio diverso dagli altri per tante ragioni, in primo luogo perché si dedica alla promozione e alla valorizzazione della sua terra.”
La mia piccola considerazione è strettamente connessa ai due pensieri di Antonio: per quanto nel mondo di internet e dell’intelligenza artificiale non sono più dei trend topic, parole come sacrificio, famiglia, amore, serietà, lavoro continuano a essere fondamentali per il nostro futuro, i nostri futuri come suggerisce giustamente Luca De Biase nel libro che ho raccontato qui. È per questo che abbiamo bisogno di persone come Antonio, la moglie, i genitori, persone normali che la mattina si alzano dal letto e fanno bene quello che devono fare, qualunque cosa debbano fare. Come vedi torniamo sempre lì amica mia, è grazie alle persone come loro, che per fortuna sona tante, che ce la possiamo fare. Sì, sono tante, bisogna solo che le raccontiamo di più, di più, sempre di più. Alla prossima.
POST SCRIPTUM
Cara Irene, sabato scorso in Jepis Bottega Antonio ha presentato il suo progetto di impresa nel corso di una bella e partecipata Serata Alpha. A raccontare la serata, anche Il Giornale del Cilento diretto da Marianna Vallone, che ha pubblicato sui suoi canali il servizio che condivido con piacere con te.