Cara Irene, il libro è una meraviglia, Dalla Favola al Romanzo, La letteratura raccontata da Italo Calvino con le illustrazioni di Andrea Antinori, preso lo racconterò, ma non è questo il giorno. Sì, perché oggi il libro è soltanto la scintilla, anche se forse neanche ‘soltanto’ ci sta bene.
È successo subito, appena ho finito di leggere la prima favola, ‘Il lupo e l’agnello’ di Fedro, riscritta in italiano moderno da Concetto Marchesi.
Per la verità sono state le parole a commento di Italo Calvino a darmi fuoco, queste è meglio che le trascrivo, non tanto per te e per le nostre lettrici, quanto per i nostri lettori:
“Ben conosceva l’amara verità insegnata da questa favola il suo autore Fedro, vissuto ai tempi di Tiberio. un tirranico imperatore romano. E la conosceva anche Concetto Marchesi, che pubblicava questa sua traduzione da Fedro in in cui trionfavano l’arbitrio e la dittatura. Ma la favola vale per tutti i tempi, e definisce perfettamente i prepotenti che vogliono aver ragione a tutti i costi, coloro che, come il lupo, commessa l’ingiustizia ed esercitata la violenza, pretendono anche di apparire uomini giusti.”
La favola vale per tutti i tempi, è stato qui che ho preso letteramente fuoco amica mia, perché di questi tempi vale più di ogni altro tempo, perché di questi tempi non basta puntare il dito contro i Tiberio e i dittatori di ogni epoca, perché di questi tempi a noi umani di genere maschile basta davvero poco per diventare tutti lupi, con tutti il rispetto per il lupo in quanto specie animale, che ovviamente non c’entra niente.
È dei lupi umani che stiamo parlando, non dei lupi animali. E non mi riferiscono solo ai lupi che violentano e che uccidono, ma anche a quelli che fanno i distinguo, quelli dei se, dei ma, dei ni, dei forse, dei bisogna vedere, dei però se i loro genitori, dei se tornassero a casa prima la sera e tanto altro ancora, che ovviamenente non sono la stessa cosa dei primi ma pure loro fanno danni, e soprattutto sono, siamo, tanti, troppi.
Il lavoro da fare è tanto e io mi rifiuto di essere un lupo umano e voglio gridarlo, perché mi ritrovo a 68 anni che un poco mi ci sento, non ce la faccio a tirarmi fuori, perché teneva ragione De André, per quanto noi ci crediamo assolti, siamo lo stesso coinvolti.
Ti saluto amica mia, spero di non deluderti ma non tengo indicazioni o soluzioni definitive da dare, io come sempre parto dalle piccole cose, parto da me che nei giorni scorsi ne ho parlato con i miei figli, che come sai hanno 41 e 28 anni, e oggi a pranzo ho raccontato la favola del lupo e dell’agnello a Niki, che di anni ne ha 5, e l’abbiamo commentata insieme, ci siamo detti che i prepotenti non ci piacciono, e che ci piacciono ancora meno i prepotenti che per forza vogliono trovare scuse per dire che loro non sono prepotenti. Lo so, è poco, quasi niente, però Niki ha detto che la favola gli è piaciuta tanto.