Caselle in Pittari, 14 Luglio 2022
Caro Diario, intorno alle 19:00 stavo salendo da Giuseppe in Bottega quando il furgoncino blu mi ha affiancato, Antonio Pellegrino mi ha fatto segno che mi doveva dire una cosa e qualche metro più avanti si è accostato e si è fermato. Senza scendere dall’auto, mi ha detto del messaggio che aveva scritto ai giovani del camp e del palio, e che però non si sa perché non l’aveva mandato. Dopo di che quando poco prima ero passato per il bar La Sosta gli era riapparso sul telefonino, e così aveva deciso di leggermelo, e di mandarlo a me, che poi vedevo io che cosa ne dovevo fare.
È troppo bello amico Diario, così ho deciso di pubblicarlo qui, in testa a tutto, in dialetto, fai uno sforzo che tradotto in italiano non è la stessa cosa. Va bene, magari crai (domani) lo traduco, ma adesso fai uno sforzo, e ripetitelo nella testa, come fosse una poesia, perché è una poesia:
Cari uagliuni e zorie belli, nata festa l’amu fatta, amu misu ngapu a u tiempu ri lugliu, u granu, com’era, com’é.
Nun ngé meraviglia si pienzi a fauci e au granu ra meti.
È fatia suttu u suli e basta.
Senza ru pani, fauci e granu, su na iastima e basta.
Perciò iastimamu, picchi ni simu scurdati u pani.
Tuttu ra terra veni e tuttu inda terra torna.
Mmienzu a stu ij e vinì, ngi simu nui, cu a fauci e u granu e cu u pani ca nama turna a mangià.
Animi belli chi aviti fattu a festa, facitivi forti cu mangià, crisciti santi.
Caselle in Pittari, 10 Luglio 2022
Caro Diario, il Palio del Grano è diventato maggiorenne, si è appena conclusa l’edizione X+8, e per raccontartela come piace a me, da vecchio esploratore in cerca di senso e significato, prendo in prestito le parole di Giuseppe Jepis Rivello, che il secondo giorno della settimana del Camp di Grano, che da 10 anni riempie di conoscenza, relazioni e possibilità la settimana precedente al Palio, ha pubblicato un post con le due foto che vedi sotto e questo messaggio: “Si sta concludendo il secondo giorno di questo #Campdigrano della diciottesima edizione del Palio del Grano. Oggi, vedendo tutti questi ragazzi realizzare l’Aria, ho pensato a quanto contano i Vuoti nella costruzione del valore. L’Aria è il vuoto che si riempie di grano, di donne e di uomini, di storie. La rigenerazione della festa passa attraverso la ricreazione di un luogo, il riempimento di un vuoto, la creazione di nuovi spazi che accoglieranno nuova vita e così via, verso altri vuoti e altri riempimenti. Questa è stata la palestra per tanti di noi negli ultimi diciotto anni, ed oggi lo è per tante ragazze e ragazzi di questa comunità.”
Sì, amico mio, mi è piaciuto partire da qui e poi giovedì sera ho chiesto ad Antonio Quaglialatte Pellegrino, che lui il Palio come direbbe Borges l’ha sognato, è stato l’artefice magico capace di pensarlo e di seminarlo nella comunità, insieme alla comunità, di indicarmi un paio di ragazze/i che mi potessero raccontare l’esperienza che hanno fatto quest’anno.
Antonio mi ha guardato, mi ha sorriso, mi ha detto “è una buona cosa”, e venerdì mattina ho incontrato Mariantonietta Pisano, 16 anni, e Sofia Caputo, 15, le puoi vedere nella foto, che per la verità io gliene avevo fatto 6 o 7, ma Sofia non ha voluto sapere niente, ha detto che il selfie se lo dovevano fare loro, che poi me lo mandava per posta elettronica, e così ha fatto.
Mariantonietta la conoscevo già, l’amicizia scorre forte tra i Moretti e i Pisano fin dal mio arrivo a #Cip, 10 anni fa, Sofia invece no, ed è stata una scoperta. Le due ragazze sono molto amiche, hanno risposto con entusiasmo alle mie domande e mi hanno raccontato con dovizia di particolari tutta la settimana del Camp, dall’accoglienza dei campisti alla visita alla Biblioteca del Grano con le sue 83 varietà di grano, e poi l’aia, il letame, la mietitutra, e la spigolatura, la raccolta del grano in fasce che nella lingua della terra sono chiamate gregne.
Dopo di che mi hanno detto della bellissima giornata di mercoledì ad Atena da Ivan, della raccolta del grano che poi viene usato per fare il pane, e il pranzo tutti assieme, e il giorno successivo la preparazione del campo per la gara, lavoro che è continuato ancora, perché hanno dovuto finire di stagliare, di aggiustare le pizze, di sistemare i confini.
Lo vuoi sapere che cosa mi è piaciuto di più amico Diario? Il modo in cui le ho sentite parte di una storia che è cominciata quando loro due non erano ancora nate, e che continuerà nel tempo a essere raccontata e vissuta anche grazie a loro, alla loro voglia di essere non solo eredi del sogno, ma di condividerlo, di alimentarlo, di prendersene cura, di raccontarlo, di ricrearlo.
Perché la vuoi sapere un’altra cosa troppo bella? Sofia e Mariantonietta non sono sole, fanno parte di una squadra di una trentina di ragazze e ragazzi dagli 11 ai 18 anni, sì, hai letto bene, età massima 18 anni, proprio come ha detto Sofia, “solo Filippo Rivello ha 24 anni”.
Come dici amico Diario? Tutto questo lo trovi fantastico? Sono d’accordo con te, pensa che dopo che ho lasciato Sofia e Mariantonietta ho cercato Filippo e gli ho chiesto se mi mandava anche lui qualche riga, cosa che ha fatto nella notte tra venerdì e sabato, eccole qua:
“Prof., sono 18 anni di Palio del Grano, 10 anni di Camp di Grano. Pensando a ciò, potrebbe essere una buona occasione per celebrare il passato, e l’abbiamo anche fatto, ma io voglio farlo sul futuro, un po’ come con il grano, ciò che ritenevano “Grani Antichi’, per noi sono ‘Grani del Futuro’. Gli ultimi anni a causa della panndemia non sono stati facili, anche il Palio ha avuto le sue difficoltà, e anche quest’anno, purtroppo, qualche residuo c’è ancora. Ma è proprio dalle difficoltà che a volte può nascere un qualcosa di nuovo e forte, e penso che anche con il nostro Palio sia successo proprio questo. Come avrai visto, come un po’ tutti hanno visto, negli ultimi anni sono sempre più i ragazzi che partecipano, ma soprattutto che si impegnano per la realizzazione del Palio ed è questo a cui mi riferisco quando parlo di futuro, perché tocca a noi portare avanti ciò, dobbiamo essere in grado di guardare al passato, imparare da ciò, riuscendo a viverlo nel presente e a portarlo nel futuro.
Il Palio del Grano è di tutti, ma non è solo una rievocazione storica, è molto di più, personalmente spiegare a parole cos’è per me è difficilissimo, se non impossibile, è un qualcosa che mi porto dentro da sempre, sono cresciuto insieme ad esso e voglio continuare a farlo, in un certo senso posso ritenerlo un compagno di vita da cui ho imparato tanto e con cui sono cresciuto.
Sì, caro prof., tocca a noi dare un futuro al Palio, a scrivere le pagine ancora in bianco del magnifico libro di questa meravigliosa iniziativa, per questo finisco ringraziando non solo tutti coloro che ci sono stati, Fici mimoria appunto, ma anche tutti coloro che ci saranno ancora.”
Bello, vero? Eh sì, il bel Filippo quando ci si mette sa quello che dice e che fa, però adesso torniamo a Mariantonietta e Sofia, che come avrebbe detto mio padre mi hanno lasciato carico di meraviglia.
Senti Sofia: “Per me il Palio è una storia importantissima, una tradizione a cui tengo tantissimo, una storia che voglio portare avanti per molti anni ancora, grazie al Camp e al Palio facciamo altre conoscenze, conosciamo altre persone, altre culture e in questa maniera impariamo tante cose e miglioriamo”.
Questa invece è Mariantonietta:”Per me il palio è prima di tutto aggregazione, nonostante la gara, dove siamo molto competititvi, il palio unisce, tiene insieme la comunità. Pure io intendo portarlo avanti, farlo conoscere ai nostri figli e a i nostri nipoti, perché il Palio è la terra, il grano, il pane, è qualcosa che ci fa capire da dove veniamo e anche in che direzione vogliamo andare.”
Ancora Sofia, quando le ho chiesto chi l’ha ispirata: “mio padre, perché lo amo, è il mio punto di ispirazione e di riferimento. Lui ha partecipato come mietitore per parecchi anni, per il rione Pantanedda, che ha più vittorie di tutti. E poi anche mia mamma, fa il pane per noi in famiglia e anche questo mi ispira.”
Ancora Mariantonietta: “A me hanno ispirato i nonni, nonna Teresa che fa il pane in casa e nonno Rocco per la Pantanedda, mentre nonno Antonio ha sempre gareggiato per l’Urmo.”
Te l’ho detto amico Diario, questa ragazze sono delle schegge. A proposito, non ti ho detto ancora che Mariantonietta da Settembre frequenterà il 3 anno all’istituto turistico alberghiero di Sapri, che le piacciono un sacco il cinema e le serie tv di vario genere, dalla commedia, alla fantascienza ai thriller. Sofia invece con Settembre inizierà il 3 anno superiore in ammistrazione, finanza e marketing e di sé dice “amo molto i miei capelli sempre lisci e ordinati, amo la mia famiglia, sono un poco egocentrica e la cosa più importante che ho è il mio angelo in paradiso, mia sorella Beatrice.”.
Ecco caro Diario, per il mio racconto di quest’anno direi che è quasi tutto, per lasciarti con la bocca bella mi sono lasciato per ultimo Antonio Pellegrino, che a lui per la verità l’ho tormentato per avere qualche riga, credo che nella sua vita bella piena la settimana del Palio sia quella più di ogni altra senza respiro, però mi vuole bene, tiene pazienza con me, e le sue righe me le ha mandate, leggi come sono belle:
“Ti fazzu la croci cu la manu manca, la Criscenza ti accrisci e la mancanza ti ammanca. Queste sono le mie parole per una consegna fatta di tempo e pressione, ovvero di vita e volontà. Le semine sono un atto di attesa per il raccolto, e il pane bisogna saperlo aspettare. La maturità dei 18 anni è una forza giovane, non ancora adulta, ma radicata, pronta a muoversi nei tanti versi dell’umanità come un lievito. Crescere per divenire mensa e corpo. Poi c’è l’anima popolare, poi dopo la coscienza civile, poi dopo l’esercizio del prendere la falce e legare le fascine.
È un fascino il grano. Un affascino dell’esserci, una gioia e un dolore della pratica. In 18 anni ho imparato che il mio rione inizia nei nostri campi e nelle nostre montagne, è da lì che viene l’unica memoria di futuro per la nostra comunità. Questo mi sento di dire. Questo mi sento di dare. Ho imparato a seminare e raccogliere, ho imparato a fare il pane. Nel giorno del Palio condividerò questo, sapendo che u llùvato è tornato a girare nei geni e nei memi della gioventù del mio paese. Il pane di Caravu e Vutimari, ri Santu Nicola, ra Capurra e di Uerci, come di ogni campo dei nostri tatanonni, tornerà presto ad essere pane e verità per tutti. Ancora qualcuno lo fa, presto torneremo a farlo in tanti. Il lievito c’è, ci sono pure i semi buoni e purtroppo ci saranno pure i semi cattivi. Bisognerà curarsi dell’affido, del dare, del tenere al centro quel fuoco di futuro che il Palio ci ha donato con le memorie della nostra terra. Evviva il palio. Il palio evviva.”
Sì, evviva il Palio amico Diario, evviva il grano, evviva il pane, perché come dice Antonio mangiare il proprio pane è un atto politico, la politica quella bella aggiungo io, quella con la P maiuscola, quella che da Aristotele ad Hanna Arendt è fatta di partecipazione, che non si accontenta di possedere un fine o uno scopo, ma esige di avere senso. La politica che rende più consapevoli, che rende più degne di essere vissute le nostre vite, ciascuna/o con il proprio mattone, ciascuna/o con il proprio coraggio e il proprio impegno. La politica che è una rivoluzione che si fa ogni ogni giorno, proprio come il pane.
INNO DEL PALIO
PER SAPERNE DI PIÙ
Sito Ufficiale Palio del Grano
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Pagina Instagram Palio
Pagina Youtube Palio
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Pro Loco Caselle in Pittari Youtube
POST SCRIPTUM
Caro Diario, come sai le storie collettive sono fatte anche di storie personali, per mettere radici e crescere traggono linfa e forza dalle passioni e dagli amori delle persone che le vivono. Nessuno si senta escluso, mi viene da dire in questi casi, e perciò mi ha fatto molto piacere quando sui social sono apparse un po’ di foto scattate dalla “mia” Cinzia accompagnate da queste parole: “Abbiamo bisogno di comunità. Abbiamo bisogno di ritrovare valori che una società sempre più veloce e individualista ci ha sottratto. Abbiamo bisogno di provare sapori antichi, quelli della semplicità e del lavoro contadino. Abbiamo bisogno di una nuova umanità. Oggi a #CIP questo è accaduto con il #paliodelgrano, e sono stati i giovani e giovanissimi ad organizzarlo. Questo ci fa sperare che la storia la possono cambiare loro, i nativi digitali, con solide radici nella terra.”
Qualcuna delle sue foto l’ho usata per il post, quella più personale te la metto qui, stiamo tutti e due troppo contenti, forse anche questo suggerisce qualcosa di significativo rispetto al Palio e ho detto tutto. Alla prossima.
CREDITS
Le foto che ho utilizzato per la la copertina è di Gaetano Barbella.
Le foto che ho utilizzato nell’articolo sono di Gaetano Barbella, di Cinzia Massa e di Giuseppe Jepis Rivello.