Caro Diario, Cinzia e io Alfonso Speranza l’abbiamo conosciuto una bellissima sera di fine Agosto a Torre Orsaia, a casa di mia cugina Nunzia e di suo marito Pasquale. Nunzia è la figlia di zia Maria, la sorella prediletta di papà, e approfittando della presenza per qualche giorno a casa sua del fratello Cosimo, con il quale ho condiviso anni ed esperienze indimenticabili, aveva organizzato la riunione di famiglia. Eravamo alle prese proprio con il cassone dei ricordi quando è arrivato Alfonso, e poco dopo la moglie Filomena. Lo sai come sono fatto, mi piace parlare e mi piace ascoltare, ed è stato così che quando è toccato ad Alfonso raccontare sono rimasto colpito dalla bellezza struggente eppure piena di possibilità della sua storia, e così gli ho chiesto di raccontarla anche a te. Lo ha fatto, questo è il suo racconto.
Caro Vincenzo, sono nato e vissuto a Torre Orsaia, un piccolo paese dell’entroterra nel Parco del Cilento. Le mie passioni sono la musica, il calcio ma soprattutto la voglia di operare nel sociale, aiutando in maniera concreta le persone in stato di bisogno. Amo molto il mio piccolo paese che, purtroppo come tanti altri, si sta spopolando, e nella mia vita ho viaggiato molto.
Attualmente sono in attesa di essere collocato in pensione, dal 1983 lavoro come responsabile del servizio finanziario del mio comune, mentre negli anni precedenti ho lavorato in diverse imprese locali, sempre come contabile. Mia moglie invece è insegnante nella scuola dell’infanzia, oltre che presidente della Carmine Speranza.
La storia della nostra famiglia è molto particolare, anche molto triste se vuoi, non so ancora come definire una famiglia che ha avuto la grande disgrazia di perdere due figli.
Francesco, di soli 6 anni, ha contratto alla nascita in ambiente ospedaliero un’infezione da strafilococco sanguis trasmessa per via ematica e localizzata al cervello; dopo un lungo girovagare per quasi tutti gli ospedali pediatrici d’Italia è deceduto all’età di sei anni per un’emorragia cerebrale, abbiamo donato i suoi organi.
Carmine il 26 marzo 2008, a 23 anni, è venuto meno al campo sportivo mentre si accingeva a disputare una partita di calcio tra amici. In particolare alla sua vicenda sono legate molte scelte che mia moglie e io abbiamo fatto dopo, perciò è utile che ti racconto questa parte più nel dettaglio.
Non mi soffermo sulla intelligenza e l’altruismo di Carmine, ogni figlio è eccezionale per i suoi genitori, figurati un figlio perso, ti dico solo che gli piaceva giocare con i colori, le matite e le penne. Fin da piccolo ogni cosa che faceva gli riusciva, a scuola non ci ha mai dato pensieri, insomma era bravo, riusciva a tenere insieme il diploma di ragioniere e perito commerciale con la passione per le materie poetiche e letterarie e per la musica, per il canto, per il sociale. Era iscritto al terzo anno di scienze umanistiche presso l’Università Lumsa di Roma e nel mese di giugno avrebbe dovuto discutere la tesi di laurea su Pier Paolo Pasolini. Avrebbe voluto fare il giornalista con tutte le sue forze, ma non è stato possibile. Nostro figlio era un ragazzo educato, disponibile verso gli altri, pieno di interessi, con una grande voglia di fare e di affermarsi nella vita, nutriva diversi interessi, aveva una estrema sensibilità nel giudicare cose, fatti e persone, sapeva dire no con garbo e dolcezza, sapeva ribellarsi con vigore all’ingiustizia sociale.
Quando ha avuto l’arresto cardiaco, i pochi tentativi di rianimarlo da parte di improvvisati soccorritori sono stati vani e inutili, per colpa del panico il centralino della centrale operativa del 118 si è intasato e quando i sanitari sono giunti sul posto, dopo circa 20 minuti, hanno potuto soltanto accertare il decesso. Dal dolore, immenso, lacerante, alla voglia di reagire. È come se fosse accaduto ieri e invece sono trascorsi 10 anni. Mia moglie e io ci siamo trovati ad assistere, a Salerno, una persona colpita da arresto cardiaco. Non avevamo alcuna nozione in materia di rianimazione cardiopolmonare, e non appena abbiamo avuto modo di ritornarci su abbiamo pensato di aiutare le tante persone colpite in maniera improvvisa da tali patologie con la creazione di un’associazione di volontariato che portasse il nome di Carmine e insieme ai suoi numerosi amici l’abbiamo messa su e formalizzata con la redazione di un atto notarile.
Nasce cosi l’Associazione Onlus Carmine Speranza.
Sono state davvero assai numerose le iniziative che sono state messe in campo in questi anni, abbiamo cominciato con piccoli passi, donando quanti più defibrillatori possibili, il passo successivo è stato renderci conto che le persone dovevano essere formate.
È nato così il Centro di Formazione “Carmine Speranza” con le sue tante attività a partire dal corretto uso del Basic Life Support Defibrillation (BLS D), che non è null’altro che il supporto delle funzioni vitali con l’utilizzo del defibrillatore semiautomatico esterno. Negli anni, il nostro Centro è stato regolarmente accreditato dalla Regione Campania, Basilicata, Calabria, Lazio, da Irc Council ed Irc Comunità di Bologna.
Senza mettermi a fare la lista, caro Vincenzo, ti voglio dire che tra le cose che concretamente abbiamo fatto in questi anni ci sono la donazione, in comodato d’uso gratuito n. 56 defibrillatori semiautomatici esterni; il parco giochi per i bambini a Torre Orsaia; la costituzione di una scuola calcio con 59 bambini, rigorosamente cardioprotetta, nella quale i bambini non giocano soltanto a pallone ma imparano da piccoli le manovre salvavita della Rianimazione Cardio Polmonare (RCP); la donazione di 9 poltrone letto al reparto di pediatria dell’ospedale di Vallo della Lucania; la realizzazione di una sala giochi all’interno dell’ospedale di Sapri; la realizzazione di numerose campagne di screening di prevenzione con visite mediche gratuite rivolte all’intera popolazione nell’ambito cardiologico, endocrinologico, diabetologico e della vista; la donazione di una barella operatoria radio trasparente, di una lampada scialitica, di un respiratore neonatale, di dispositivi di protezione individuale, di due tablet per la telemedicina alla diabetologia all’Ospedale dell’Immacolata di Sapri; la donazione di dispositivi di protezione individuale all’ospedale di Vallo della Lucania ed ai Saut 118 di Palinuro, Policastro Bussentino e Casaletto Spartano.
Mi scuso per l’elenco forse troppo lungo, come puoi immaginare non è per vanità ma perché questa attività è per noi una ragione di vita. In realtà parlano per noi i risultati ottenuti, pensa che negli ultimi 10 anni sono state formate al BLS D quasi 15.000 persone e sono state salvate 34 persone da morte certa per l’intervento tempestivo di chi aveva frequentato un nostro corso. A me stesso, qualche anno fa, è capitata la possibilità di salvare con un defibrillatore una persona colpita da arresto cardiaco, e non puoi sapere quanto tutto questo mi abbia ancora di più motivato ad andare avanti.
La serietà del nostro lavoro e del nostro impegno ci ha portato a ricevere, come Associazione Onlus Carmine Speranza di Torre Orsaia, nell’ottobre del 2019, presso il Senato della Repubblica, il Premio “Testimoni del volontariato Italia” con la seguente motivazione: “Un esempio di coraggio e grande altruismo di due genitori che hanno trasformato il dolore per la perdita di due figli in circostanze e tempi diversi, in una realtà impegnata nel sociale”. Naturalmente non abbiamo nessuna intenzione di fermarci qui, continueremo con i nostri progetti con l’obiettivo, in particolare, di formare quante più persone possibili alla rianimazione cardiopolmonare, soprattutto nelle scuole di ogni ordine e grado, in modo da ridurre drasticamente le 60.000 morti per arresto cardiaco che avvengono ogni anno in Italia, di donare quanti più defibrillatori possibili per cardio proteggere a 360 gradi il nostro territorio e di sviluppare sempre di più le nostre attività di assistenza sociale.
Il senso del nostro impegno come associazione è tutto qui, speriamo che la nostra piccola testimonianza di contribuire a diffondere la cultura dell’impegno sociale sul territorio. Prima ti salutarti aggiungo soltanto che insieme al sito se qualcuno delle tue lettrici e dei tuoi lettori vuole seguire le nostre attività o vuole contattarci può farlo anche attraverso la pagina social Volontari del Cuore Onlus Carmine Speranza.
Ecco caro Diario, questo è un pezzetto della storia di vita di Alfonso e Filomena, che con l’aiuto degli amici del figlio Carmine hanno trovato la forza per reagire a una immensa tragedia personale e familiare e contribuire a fare in modo che altre famiglie non patiscano lo stesso destino che è toccato a loro. Non aggiungo molto altro amico mio, in questi casi il rischio di cadere nella retorica è dietro l’angolo, voglio dire soltanto che della bella sera a casa di Nunzia e Pasquale porto con me i ricordi di famiglia, i sorrisi e le risate, le parole di Alfonso e il silenzio di Filomena. Sì amico mio, il silenzio della mamma, il silenzio di un dolore che non finisce, il silenzio che è esso stesso racconto, come le migliaia di persone formate, come le decine di persone salvate.
Come dice Rovelli? Siamo ciò che raccontiamo! E fin quando le raccontiamo, aggiungo io sommessamente, le persone non muoiono mai completamente. Dopo di che a leggere storie come queste ti rendi conto che anche nelle situazioni più allucinanti, anche di fronte a esperienze, fatti e cose che ti possono distruggere, ci sta sempre un’altra possibilità. Sembra impossibile, invece è così.