#HackForTravel, l’arazzo e il vento permanente

Caro Diario mettiti comodo perché oggi comincia il racconto di Hack For Travel. Proprio così, comincia. Perché spero di poterti raccontare le emozioni e le testimonianze da parte da chi l’ha pensato e reso possibile e da parte di chi l’ha vissuto. E perché “dalla brezza di due notti, #hackfortravel vuole essere vento permanente”, e io con loro.
In questa “terra dei Ciclopi superbi e senza legge” iniziative come HackForTravel rappresentano a mio avviso una possibilità straordinaria, la possibilità di “Cambiare per sempre a colpi di bellezza, cura e umanità. Una delle cose più belle della vita. Viaggiare“.
Pensando a come strutturare il mio racconto a più voci e più emozioni mi è venuta in mente un romanzo di Tracy Chevalier, no, non La ragazza con l’orecchino di perla, La dama e l’unicorno, quello dove è ricostruito il ciclo di arazzi a partire dal punto di vista dei diversi personaggi che lo creano. Alla fine se ci pensi anche HackForTravel è un arazzo, e quello che mi riprometto di fare io è proprio raccontarlo attraverso il punto di vista dei suoi protagonisti. Buon viaggio amico mio.

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LEGGI I RACCONTI
Mirko Lalli, Luca Liparulo, Michele Forchini, Martina Mantoan e Marco Antonio Rizzo, Maria Alessandra Pallotta, Elisa Fulceri, Cristina Pezzali, Francesca Soffici, Sara Manti, Laura Calzolai, Rodolfo Baggio, Eleonora Peroni, Silvia Moggia, Claudia Pattarini Cristina Farina e Micol Bonacina, Luca Caputo, Cristina Colonnelli, Amina De Biasio, Alessia Peraro, Miriam Campese, Giancarlo Carniani, Pamela Bettiol, Elisa De Nardin, Francesco Di Biaso, Emanuele Bonotto, Giovanna Manzi, Damiano De Marchi, Lorenzo Berti, Michele Cignarale, Zeno Govoni, Simona Tozzi, Stefania Minciullo, Nicolò Angelo, Vincenzo Moretti, Emma Taveri

MIRKO LALLI
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Caro Vincenzo, quando tutta questa situazione legata al Covid-19 è iniziata ci siamo resi subito conto che l’impatto per il mondo del turismo e della cultura poteva essere devastante. Abbiamo sentito subito i nostri clienti “storici” e da ognuno abbiamo ricevuto lo stesso messaggio: strutture chiuse, nessuna chiarezza per il prossimo futuro, incertezza sul se e quando riaprire. Il tutto accompagnato da una sensazione di invisibilità; da essere il settore più importante dell’economia italiana a essere completamente dimenticati evidentemente il passo è breve.
Naturalmente come Travel Appeal non siamo rimasti fermi e nel nostro piccolo abbiamo messo in piedi una serie di iniziative, per esempio prolungando i contratti e i pagamenti, creando United for The Travel Industry e regalando il nostro strumento che permette di capire cosa sta succedendo e essere pronti a ripartire, organizzando una serie di webinar per non far sentire sola la comunità dell’industria del turismo.
Lo so che oggi, dopo due mesi che tutti fanno webinar, questa cosa pare scontata, ma noi in realtà abbiamo una lunga tradizione e li abbiamo sempre fatti ed è stato quindi semplice iniziare subito fornendo supporto, informazioni, consigli e soprattutto creare a intervalli regolari occasioni nelle quali gli operatori del settore, normalmente estremamente frammentati, si ritrovavano e potevano sentirsi parte di un movimento più grande.
Il primo webinar United for The Travel Industry ha visto quasi 2.000 partecipanti, tanto che la piattaforma non ha retto e abbiamo dovuto replicarlo il giorno successivo.
Giancarlo Carniani, Mauro Santinato, Giovanna Manzi ospiti fissi e compagni di strada in questo percorso, ma molti altri ospiti illustri, a volte internazionali, si univano di volta in volta portando opinioni e consigli su come affrontare questa situazione.
Durante questo percorso, parlando con Massimiliano Ventimiglia, abbiamo pensato che poteva essere bello organizzare un hackathon, una maratona di idee completamente online per mettere a lavorare tante menti brillanti su soluzioni operative, pratiche, utili a uscire da questa situazione e affrontare i prossimi mesi di convivenza con il virus con maggiore speranza.
Insieme avevamo organizzato altri hackathon, fisici, in H-Farm, anni fa, ed erano sempre stati momenti di grande energia e positività, con legami umani che nascevano e si consolidavano dopo aver lavorato giorno e notte su un progetto per presentarlo alla giuria.
Farlo online però era un’altra cosa. La mediazione di piattaforme digitali avrebbe permesso la stessa energia, empatia, e collaborazione tra le persone?
Senza porci troppi problemi siamo partiti, e dopo il primo annuncio e le prime risposte che iniziavano ad arrivare abbiamo capito che stava diventando una cosa rilevante.
Da subito ho proposto la cosa ad altri amici sui quali avevo pochi dubbi che avrebbero accettato, cito per tutte Silvia Moggia (Hotel Oasi, blogger, ma anche collaboratrice di punta di Officina Turistica), Emma Taveri (Destination Makers), ma anche i meravigliosi team rispettivamente di Onde Alte e The Data Appeal Company.
La cosa più importante e difficile di un hackathon è trovare i premi. Non puoi chiedere alle persone di lavorare giorno e notte ad un progetto se non ci sono dei premi ai quali possono ambire. Ecco, spontaneamente sono arrivate aziende ed enti che hanno “sponsorizzato” e messo le risorse per fare i premi e, vista l’entità, ovviamente l’interesse si è alzato.
In particolare Alpitour e ENIT, hanno contribuito con premi veramente significativi.
Alla fine abbiamo avuto 1.235 iscritti alla “maratona”, 300 candidature con mentor (che non abbiamo potuto accettare tutte purtroppo), e giovedì 30 aprile alle 15 siamo partiti. E da questo momento tutto è esploso in un vortice di entusiasmo per 48 ore. Ininterrotte! Il live di apertura su Facebook ha registrato quasi 10 mila visualizzazioni e altre migliaia quello delle 20 dello stesso giorno. I partecipanti avevano tempo fino a mezzanotte per completare le procedure di iscrizione e “registrare” il team l’idea. 90 team hanno superato questo primo traguardo e hanno iniziato a perfezionare le idee progettuali accompagnati dai mentor, che hanno fatto un lavoro straordinario!
I lavori si alternavano tra Slack, Google Meet, Zoom, e le dirette Facebook e rimbalzavano su tutti i social con hashtag #hackfortravel.
La cosa più straordinaria è stato vedere 1.300 persone tra iscritti e mentor lavorare assieme e mettere a disposizione esperienze e competenze, nascere un senso di comunità e, nonostante la mediazione della rete e delle piattaforme, il fluire di emozioni ed energie.
Tutti gli organizzatori sono stati travolti da questa onda e abbiamo passato 48 ore in un flusso costante di connessione, messaggi, live, ed era come essere tutti davvero nella stessa stanza.
Considerando come siamo messi in Italia, molto male purtroppo, è stato abbastanza un miracolo che la rete abbia retto decentemente e siamo arrivanti alla finale di sabato in un turbine di adrenalina per tutti.
La finale è stata quasi 5 ore di Live facebook, anche questo già visto oltre 10 mila volte, con centinaia e centinaia di commenti. Abbiamo ricevuto centinaia di messaggi e tanti continuano ad arrivare anche i giorni successivi.
Quando tutto è finito siamo rimasti per ore in call con gli organizzatori perché tanto era l’entusiasmo e l’adrenalina che, nonostante la stanchezza, non volevamo lasciare quel momento così bello e positivo.
È troppo presto per dire cosa succederà in futuro, ma considerando la forza e l’entusiasmo della community che è nata, sicuramente ci sentiamo il dovere di provare a dare un seguito alla cosa e a trasformarla in un esperimento un po’ più stabile.
Ecco Vincenzo, per adesso è tutto, ma magari ritorno, tanto lo so che da te un posticino lo trovo sempre.

LUCA LIPARULO
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Buongiorno Vincenzo, ecco qui la mia esperienza a #HackForTravel.
Comincio come da tradizione, presentandomi, sono Luca Liparulo, Manet Mobile Solutions.
Questo è stato il mio primo Hackathon, ho deciso di partecipare come mentor full time, grazie a un invito molto gradito arrivato da una persona dell’organizzazione e ora posso dire che è stata davvero una bellissima esperienza, importante e ricca di emozioni.
Stiamo vivendo in un periodo difficile sotto tanti, troppi punti di vista: problemi di salute, problemi di affetti persi, problemi economici, in tutti i settori, non solo nel nostro.
In queste 48 ore, oltre 1200 persone hanno messo tutti questi problemi dietro le spalle e hanno collaborato insieme per creare e promuovere delle soluzioni reali e tangibili per fare ripartire il nostro mondo, il mondo del turismo.
Team organizzati, team creati su due piedi tra sconosciuti, team con un’idea già pronta e soltanto da sistemare nei dettagli, team con un progetto nato e messo in piedi grazie ad analisi, call, consigli. Tutti uniti da una grandissima tenacia e una voglia di vedere oltre quello che stiamo vivendo.
Un Hackathon classico generalmente ospita partecipanti che sanno esattamente a cosa vanno incontro, mentre in questo caso molti erano spinti dalla voglia di essere parte del cambiamento e hanno dovuto e soprattutto voluto combattere con la barriera della tecnologia del dover imparare ad utilizzare nuovi tool in pochissimo tempo, con le distanze e con i problemi di connessione, senza poter essere fisicamente nello stesso luogo insieme agli altri membri del proprio team. Nulla di tutto ciò questo ha fatto abbassare la guardia.
I miei complimenti vanno davvero a tutti, agli organizzatori, agli altri mentor, ai partecipanti, alla giuria e a tutti quelli che hanno seguito l’evento dall’esterno.
Questo è il giusto modo per affrontare le difficoltà.
Diciamolo a voce alta, siamo pronti ad affrontare anche questo.

MICHELE FORCHINI
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Buongiorno Vincenzo, io ho avuto l’opportunità di partecipare a #HackForTravel come Team Mentor / Full time Mentor grazie a Silvia Moggia di Officina Turistica.
È stata la mia prima esperienza di questo tipo ma quando me l’ha chiesto ho subito detto di sì: partecipare ad un Hackathon era da tempo uno dei miei desideri ma non ne avevo mai avuto la reale opportunità.
Che dire: già in condizioni normali è tosto organizzare 1200 persone a più livelli ma così è stato davvero incredibile e ancora più bello.
Ma la cosa che mi porterò sempre di questa esperienza è che mi ha permesso per tre giorni di “staccare” dai problemi quotidiani di operatore del turismo che vive a Bergamo (di questi tempi una combo pazzesca!).
Aria fresca, insomma, che mi ha ridato un entusiasmo perduto. Ho sempre cercato, in questo periodo, di professarmi “ottimista”, ma tutte le mie certezze sono state piano piano scalfite.
Poi è arrivato #HackForTravel, sono arrivate idee, team da seguire, lavoro incessante e il tempo per avvitarsi sui problemi come per magia è sparito. Per tre giorni i miei unici problemi sono stati quelli legati ai team, a come aiutarli ad arrivare alla fase finale (e per un team questo è avvenuto: che orgoglio!). Ho trovato persone motivate, team nati dal nulla che si videochiamavano tra Puglia e Trentino, tra Sardegna e Friuli.
Ho trovato un’Italia positiva, creativa e ottimista. Quindi grazie a Silvia, a Mirko e agli altri organizzatori perché so che quello che ho provato io è quello che hanno provato molti dei 1200 di Hack For Travel.
E ora? Ora come direbbe Buzz Lightyear: “verso l’infinito…e oltre!”

MARTINA MANTOAN E MARCO ANTONIO RIZZO
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“Ehi Marty, vuoi fare un hackaton la prossima settimana? È a tema travel.”
Questo è il messaggio di Marco, team leader del progetto.
Lo conosco appena, visto due volte dal vivo. Decisamente di più online dove ci confrontiamo spesso.
Credo di averci riflettuto neanche 2 minuti prima di buttarmi e dire “Sì dai, ci sto!”
Tanto, non è che avessi altri impegni galanti per il weekend lungo del primo maggio!
La sera di giovedì 30 Aprile mi sono ritrovata in videocall con altri ragazzi fino a quel momento sconosciuti e che nelle 48 ore successive sarebbero diventati la mia costante compagnia.
Gruppo decisamente eterogeneo, se non per genere, sicuramente per competenze ed esperienze. La diversità è sempre un valore aggiunto purché si vada nella stessa direzione.
Nel team abbiamo due albergatori. “Ottimo”, penso, si sa che le idee nascono dai bisogno e dalla capacità di ascoltare il mercato e chi meglio di chi di quel mercato ne fa parte.
E infatti, le idee ci sono; devono essere sgrezzate, pulite e semplificate, ma già alla fine del primo check-point abbiamo in mente molto chiaramente il problema e l’idea per risolverlo.
Definiamo che la nostra sarà una piattaforma per permettere agli albergatori di offrire i servizi ancillari (colazioni, wifi, meeting room, spa, etc) a chiunque, non solo agli ospiti che usufruiscono del pernottamento. Con l’imminente riapertura infatti, la maggior parte degli albergatori dovrà comunque sostenere dei costi fissi, nonostante la probabile scarsa richiesta.
Anche il servizio colazione, che per molti alberghi è diventato motivo di vanto, rischia ora di diventare impossibile da sostenere. Il business si concentrava sui beni ancillari, da qui il nome del progetto AncillaryBNB.
Tramite AncillaryBNB chiunque potrà prenotare online i servizi ancillari, evitando così sovraffollamenti, senza rinunciare a vivere l’esperienza.
Esperienze semplici: bere un caffè, mangiare una brioche o fare una videochiamata di lavoro in tranquillità, che in questi ultimi mesi ci sono mancate veramente tanto.
Per la prima volta il mondo alberghiero trova il modo per attrarre anche chi preferisce le locazioni brevi.
I numeri sono dalla nostra parte: nel 2018 sono state 428 milioni le presenze alberghiere ed extra alberghiere in Italia. Di queste, 149 milioni sono presenze extra alberghiere, quindi turisti o professionisti che hanno pernottato in Airbnb, appartamenti, etc.
Le potenzialità ci sono. Insomma, il nostro gruppo è gasatissimo!
L’organizzazione è fondamentale, soprattutto perché ormai le ore rimaste a disposizione sono 30.
Guardiamo la lista di output che bisogna produrre: un documento con la descrizione del progetto, un prototipo navigabile e un video pitch.
Ci dividiamo in microgruppi, alcuni impegnati in ricerche per definire i costi, altri impegnati nel definire la brand identity e flussi, altri il business model.
Lavoriamo sul target, dando nomi ed identità alle nostre user personas. Le abbiamo create a nostra immagine e somiglianza, perché siamo veramente convinti che questo servizio sarà utile a locals, viaggiatori e appassionati della colazione. Proprio come noi.
Dai checkpoint col nostro mentor ne usciamo sempre più convinti. Ci dà qualche spunto per migliorare la nostra presentazione e ci suggerisce dove concentrarci. Capiamo però che siamo a buon punto, soprattutto rispetto gli altri gruppi.
La seconda sera arriva e abbiamo previsioni di costi e ricavi già definiti, flussi degli utenti definiti e strategia di marketing decisa!
Questo gruppo è una macchina da guerra.
Sono solo un po’ preoccupata per il prototipo da presentare. Sappiamo quanto sia fondamentale dimostrare di aver realizzato qualcosa durante un hackaton. E noi non vogliamo deludere le aspettative. Alessio lavora tutta la notte e la mattina dopo trovo logo e prototipo della piattaforma pronti.
Io all’una e mezza crollo, dopo aver scritto una bozza del discorso per il videopitch. Non mi sono mai considerata una persona prolissa, ma condensare in 2 minuti il nostro entusiasmo e i numeri che supportano il nostro progetto, non è facile.
Alla call di allineamento delle 11 siamo tutti in pole position per gli ultimi refinements: la presentazione è pronta, il paper è in fase di chiusura, Zeno ha registrato il video e Alessio può andare a riposarsi dopo aver trasformato la nostra idea in qualcosa di tangibile!
Bisogna montare il video sopra la presentazione. Chi se ne occupa?
Ok, ho iMovie, faccio io!
Finalmente tutta l’esperienza fatta montando i filmini delle vacanze, torna utile per qualcosa di serio! Un’ora e mezza prima della deadline, è tutto pronto.
Il nostro mentor ci chiama e ci suggerisce di modificare le slide, e quindi anche il video.
Riapro iMovie in condivisione schermo con tutto il team collegato.
Mi suggeriscono dove trovare le funzionalità per modificare il video.
Ok, forse è il caso di iscriversi ad un corso di editing nelle prossime settimane.
Tratteniamo il respiro ogni volta che modifico l’audio per tentare di macinare secondi e rispettare le tempistiche date: il video pitch non può sforare i 2 minuti.
Alle 3 consegniamo il materiale, con un’ora di anticipo. Per una procrastinatrice cronica come me, un miracolo mai visto!
Ci prendiamo qualche ora di pausa prima della diretta Facebook.
Solo dopo le 19 gli organizzatori decidono di indicare i finalisti: 5 progetti per ogni categoria.
Le dita sul polso ad ascoltare i battiti non mentono: sono agitata.
La categoria Hospitality è la prima, e AncillaryBNB è in cima alla lista dei nomi che escono.
Riattiviamo i microfoni della nostra videocall, e gridiamo tutti insieme! Siamo tra i finalisti!
Ora tocca a Marco, il nostro team leader: deve entrare su zoom con tutti i giudici e rispondere alle domande.
In un hackaton normale, sarebbero stati abbracci e pacche sulle spalle. In tempi di covid sono state parole di incoraggiamento e la chat di slack aperta per i suggerimenti da casa!
Noi siamo i secondi. Marco offre risposte sagaci alla giuria, che sembra interessata.
Poi tutti gli altri progetti…il nostro team rimane attaccato alla diretta su Facebook: da una parte la nostra chat piena di commenti nel tentativo di capire quale altro progetto potrebbe darci del filo da torcere, dall’altra le nostre famiglie che non riescono a staccarci dallo schermo. Anche loro costretti ad ascoltare i videopitch degli altri 15 progetti, al posto del telegiornale.
E finalmente arriva. Abbiamo vinto. AncillaryBNB è stato riconosciuto come miglior progetto nella categoria Hospitality.
Siamo contenti, qualcuno piange dall’emozione, ma lo sappiamo bene che in verità questo è solo l’inizio. La vera vittoria sarà quando il turismo ritroverà un po’ di sollievo, anche grazie alle idee che sono emerse da questo stupendo #HackForTravel.

MARIA ALESSANDRA PALLOTTA
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Salve, mi chiamo Maria Alessandra Pallotta, sono di Macerata e ho partecipato ad #hackfortravel con il progetto #morethanITALY nel team “Mamma mia”.
È stata una maratona entusiasmante: non conoscevo nessuno e, appena entrata su slack, ho respirato fin da subito un’aria frizzante e densa di idee. Il gruppo si è costituito facilmente e ho conosciuto professioniste del turismo provenienti da tutta Italia: unendo le nostre diverse esperienze e competenze, guidate da Damiano De Marchi, abbiamo ideato il nostro progetto, #morethanItaly, con l’obiettivo di rilanciare il turismo outdoor, focalizzandoci su un target giovane. Una maratona intensa, alla quale sono felice di aver partecipato!

ELISA FULCERI
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Capita che lavori in una grande multinazionale da anni. Capita che quando arriva una pandemia la multinazionale ti metta in cassa integrazione. Capita che il tempo ti permetta di fare tante cose che non avevi avuto mai tempo di fare. Capita che tra i tanti webinar che ti riempiono le giornate quelli che ti appassionano di più siano quelli di Travel Appeal. Capita che sembri un po’ come una di quelle storie dove hai sempre avuto un amico del cuore ma quando rischi di perderlo capisci di amarlo davvero.
Capita che viene lanciato un hackthon per trovare idee di rilancio del tuo amico e capisci che a cercare di salvarlo sono oltre 1000 persone. Capita che ti unisci ad un team con già un’idea per dare il tuo contributo. Capita che stai 48 su Slack perché oltre ad aiutare il tuo team conosci persone, senti energia, condividi passione. Capita che escono fuori dei bei progetti e sembra proprio che le cose possano davvero cambiare in meglio. Capita anche che il tuo team non sia tra i finalisti, ma ha davvero importanza?
Ma soprattutto, davvero pensiamo che le cose capitino senza un motivo?

CRISTINA PEZZALI
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Buongiorno, sono Cristina Pezzali, guida e accompagnatrice turistica abilitata a Milano e sommelier.
Mi sono iscritta (per un pelo!) praticamente senza sapere a cosa sarei andata incontro ma spinta dalla curiosità di capire come disegnare il futuro del turismo e dalla voglia di farne parte oltre che per avere la possibilità di conoscere altre persone.
Tutti i partecipanti hanno vissuto, direttamente o indirettamente, quanto sappiamo tutti essere accaduto in Italia ma nessuno si è fermato solo ad aspettare, anzi! Ho trovato un mondo pieno di entusiasmo, di voglia di costruire, di fare, di ricominciare ma di ricominciare meglio, con più rispetto, con il turista e i suoi bisogni al centro, preparando la nostra bella Italia come faremmo a casa nostra, per accogliere un ospite di riguardo.
Ho visto lo stesso rispetto verso gli operatori del settore, la collaborazione tra le varie competenze e la valorizzazione della professionalità. Questo ultimo punto, in particolare, mi sta a cuore come guida turistica. Spesso, infatti, subiamo la concorrrenza (sleale) di abusivi o di chi si improvvisa raccontando due informazioni lette da qualche parte, svalutando la professione (anche economicamente) e creando un danno enorme a tutto il settore. Qui, invece, si è fatto leva sull’avvalersi della collaborazione di professionisti: qualità, reale competenza e serietà prima di tutto!
Sono certa che da questa esperienza il mondo del turismo ne uscirà migliorato e il lavoro svolto, iniziato come per gioco e subito trasformato in un vortice di creatività che si autoalimentava, sicuramente continuerà a rafforzarsi portando leggerezza, novità, divertimento, conoscenze, gioia, condivisione e tanti, tanti viaggi. In una parola: vita!

FRANCESCA SOFFICI
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Buonasera Vincenzo,
sono Francesca Soffici, lavoro per Modenatur, un tour operator Incoming di Modena incaricato anche della gestione dall’ufficio turistico della città. Prendendo coraggio mi sono candidata come mentor ad Hack for Travel per poter dare una mano e mettere a disposizione la mia esperienza “sul campo”.
È stato il mio primo Hackaton. È stato un evento molto interessante dove ho potuto confrontarmi sia con i partecipanti che con altri mentor in un proficuo scambio di opinioni e visioni. In un momento cosi difficile, dove noi operatori turistici non possiamo ancora vedere la luce in fondo al tunnel, mi sono ricaricata di ottimismo.
Ringrazio nuovamente gli organizzatori e tutti coloro che hanno reso possibile questa iniziativa.

SARA MANTI
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Buonasera, sono Sara Manti, ho partecipato ad HFT come Team Leader di Bottega Italiana Turismo e con il nostro progetto siamo arrivati tra i 16 finalisti di HackForTravel nella sezione Hospitality.
Ho letto del suo invito e le invio il link del nostro blog dove abbiamo raccontato le emozioni di un evento così unico nel suo genere, sperando che possa essere utile per il suo progetto di raccogliere le emozioni di questo evento. Cordialmente, le auguro una buona giornata.

LAURA CALZOLAI
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Buongiorno Vincenzo, colgo l’invito di raccontare qualcosa sull’hackathon. Parlo di hackathon in generale perché io non ho partecipato a #hackfortravel ma a #hackforitaly del 27 marzo. Sono venuta a conoscenza dell’hackathon da un grande sognatore, Filippo Giustini, le mani nella foto del tuo post sono le sue! È incredibile l’assurda gioia infantile di mettere a disposizione le proprie competenze per qualcosa che ritieni possa essere utile per la comunità. Un’idea, un sogno che diventa “fare” e che potrai contribuire a plasmare.
Nessuno fa niente da solo. Questo è un altro punto cardine. Consiglierei a tutti di partecipare a un hackathon perché si sperimenta in full immersion il lavorare in gruppo, l’essere leader in alcuni pezzettini del progetto ma anche essere follower onesti che seguono un fine comune. Tutto ciò, un’idea, un progetto, condiviso con perfetti sconosciuti con i quali ti colleghi a qualsiasi ora del giorno e della notte. Ognuno ascolta l’altro, siamo abbastanza inesperti per questa nuova situazione che può essere solo un vantaggio per non porsi in atteggiamento di pregiudizio, atteggiamento molto spesso limitante nelle attività lavorative quotidiane. E poi ti devi fidare dei tuoi Mentor, perfetti sconosciuti anche loro.
Tutti questi ingredienti hanno portato il team, con il quale ho collaborato, a raggiungere il quarto posto con la app #HomeDoc. Bellissima esperienza che mi ha arricchito professionalmente e umanamente.

RODOLFO BAGGIO
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L’idea non era nuova, il mezzo (digitale) neanche, visto il periodo, ma mettere insieme un migliaio di persone tutte accomunate dall’idea di “far qualcosa” per il travagliatissimo mondo del turismo non era una cosa poi così banale da fare. Eppure, dopo aver faticato due giorni devo dire che meglio di così non poteva essere.
Ho trovato un’organizzazione impeccabile, splendidi supporti per tutti, rete misteriosamente funzionante salvo qualche sporadico problema, disponibilità di tutti, anche se concorrenti, a dare una mano quando serviva, ma soprattutto un insieme variegato di persone di tutte le parti d’Italia e di tutte le età decisamente pregevoli. Poche discussioni di lana caprina e molte idee, magari non sempre originalissime, ma tutte con qualche spunto innovativo e, soprattutto, ben declinate. E la dimostrazione che è possibile avere un ambiente collaborativo anche se estremamente competitivo.
Ho fatto da mentor a due team (e con grande soddisfazione uno finito fra i finalisti), dato una mano a un altro paio, discusso, aiutato, fatto il tifo, scoperto belle realtà, conosciuto persone, ritrovato vecchi amici. Ma una cosa mi ha particolarmente colpito e mi rende molto ottimista per il futuro. Ho trovato ragazzi giovani, motivati, preparati, e soprattutto vogliosi di fare e di imparare. E non è poco. Decisamente un #lavorobenfatto.

ELEONORA PERONI
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Ciao, sono Eleonora Peroni e insieme ad Andrea Zuanetti, Alessandro Broglia, Marco Biasibetti e Lorenzo Vendemini faccio parte del team Work Your Way, vincitore del premio speciale ENIT e Mibact.
Questo è stato il nostro primo Hackathon online, ma a differenza di alcuni gruppi noi ci conoscevamo già e già collaboriamo insieme nella startup Up2you, che si occupa di sostenibilità per il mondo del business, con un particolare focus sul settore turistico. Da questo punto di vista eravamo quindi avvantaggiati, in quanto l’affinità di gruppo era già stata rodata, tuttavia un conto è lavorare in presenza e tutt’altro è farlo da remoto, soprattutto in tempi così ridotti.
Se da un canto il gruppo esisteva già, dall’altro c’è da dire che l’idea Work Your Way è interamente nuova e made in #HackForTravel. Il lavoro da fare è stato molto, anche se minimo rispetto a quanto ci aspetta in futuro, e in questo senso siamo davvero colpiti dall’organizzazione dell’evento, di come sia filato tutto liscio e di come ci siano stati pochissimi ritardi o intoppi.
Partecipare a questo evento ci ha dato davvero tantissima carica: il settore turistico, spesso etichettato come arretrato, ha dimostrato di saper stare al passo coi tempi e noi siamo orgogliosi di aver fatto la nostra parte!

SILVIA MOGGIA
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Caro Vincenzo,
Da giorni il turbinio di emozioni che vivo tende a obnubilarmi e i miei pensieri si sovrappongono e non so da dove cominciare, anche per non riversare fiumi di inutili parole sul tuo meraviglioso diario. Anzi, inizio proprio dal tuo diario, ringraziandoti immensamente per aver trovato un posticino anche per me, perché ti leggo da anni e per me questo è un onore.
Sono una persona prestata al turismo, tirata dentro un po’ a forza otto anni fa senza averne le giuste competenze, a causa di un alluvione che ha letteralmente stravolto la mia esistenza. Da allora studio e mi aggiorno senza sosta per colmare le lacune e il mio handicap iniziale e tendo a sentirmi sempre un po’ fuori posto: l’ultima arrivata che gestisce la propria azienda come gestiva le produzioni liriche; che gestisce le relazioni professionali in modo diretto e forse un po’ troppo schietto; che dice sempre quello che pensa senza girarci intorno perché è quello che mi veniva chiesto dal ruolo che ho ricoperto per anni. Un’aliena insomma.
Un’aliena che ha temuto di doversi reinventare ancora a causa del Covid-19.
Timore spazzato via nelle poche intensissime giornate di #HackForTravel.
Sono stata coinvolta in meno di due minuti, tra due messaggi WhatsApp e una telefonata al volo di Mirko e il suo “ah, ho già detto che sei a bordo, collegati a questa call subito perché abbiamo una riunione operativa”.
Dà quell’istante mi sono ritrovata nel cuore di un evento speciale, fatto da persone per le persone. Un atto d’amore, di speranza e di determinazione. Per me una delle prove che il mondo può essere diverso e noi tutti possiamo dare il meglio e lavorare insieme per qualcosa di più grande, che va oltre e fa crescere.
Nella mia vita professionale sono stata molto fortunata e ho realizzato sogni lavorando con grandi direttori d’orchestra, registi e cantanti. HFT rientra senza dubbio alcuno tra le migliori esperienze della mia vita.
Mi ha regalato entusiasmo e nuovi grandi amici che non vedo l’ora di poter abbracciare e quando sabato sera è stato il momento di chiudere l’ultima videoconferenza tra noi, quando nessuno riusciva a chiuderla per l’emozione, beh, la verità è che ho trattenuto a stento le lacrime.
Lacrime che invece non sono stata in grado di contenere a inizio chiamata, quando tutti gli hackers hanno fatto accesso a Zoom e, per un minuto circa, a microfoni aperti centinaia di voci hanno iniziato a scambiarsi ringraziamenti e affermazioni di entusiasmo e voglia di andare avanti, continuando a mettersi in gioco.
Non vado oltre, perché l’emozione fa nuovamente capolino. Chiudo questa pagina del mio diario ringraziando le persone: quelle che mi hanno accompagnata in quest’avventura (Mirko, Emma, Max, Erica, Cristiano, Amina, Giulia, Elisa, Claudia, Hannah e Fabrizio), perché per loro ci sarò sempre; quelle che mi hanno dato fiducia salendo a bordo e mettendo le loro competenze a disposizione di chi ne aveva bisogno; e poi, soprattutto, le centinaia di persone che si sono messe in gioco, regalando a tutti noi la loro determinazione e la loro tenacia, la loro voglia di sognare, di trovare soluzioni e di collaborare. Grazie di cuore a tutti voi.

CLAUDIA PATTARINI, CRISTINA FARINA, MICOL BONACINA
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Ciao e grazie per questa opportunità! Con Cristina e Micol abbiamo partecipato ad Hackfortravel con MyRemoteTravel, un’idea che nasce dalla passione di essere host, dal desiderio di non disperdere il patrimonio di esperienza fin qui accumulato e di continuare ad esserlo anche a distanza.
Una partenza un pò in salita, data dalla scarsa dimestichezza con Slack, per via, ahimé, anche della nostra età. Un pò più matura rispetto alla media. Ci siamo sentite un pò mamme e sorelle maggiori dei più giovani, condividendo però lo stesso entusiasmo e la stessa voglia di metterci in gioco.
In questo tempo di cancellazioni e di divieti, ci siamo dette che la cosa migliore da fare poteva essere quella di pensare a una soluzione che facesse viaggiare noi, le nostre case e i nostri territori nel mondo, in attesa che il mondo ritorni da noi.
Dare la possibilità a potenziali turisti e viaggiatori di oggi e di domani di acquistare un “assaggio del viaggio”, una preview, costruita dal punto di vista dell’host e dal suo modo originale e unico di offrire la sua casa e promuovere la sua comunità, ci è sembrato un buon punto di partenza per avviare un nuovo modo di viaggiare, stando a casa.
Un modo anche per sostenere il nostro mondo, fatto di tante persone di grande calore e spessore, host che con passione e qualità si sono dedicate a questa attibvità per integrare il loro reddito.
La realizzazione di questa soluzione può dare vita ad una catena di valore importante non solo per l’host, ma anche per la sua comunità e il suo territorio. Il collegamento e la valorizzazione di negozi, botteghe, attività tipiche locali possono contribuire anche alla rivitalizzazione di località minori, di quartieri periferici.
Non siamo arrivate a definire esattamente con quali modalità e strumenti dare vita a questa soluzione. E capiamo bene che in un’iniziativa di questo genere questo fosse un punto fondamentale. Ci siamo fermate alla conferma, da parte dei nostri mentor, che questa intuizione ha valore. Nelle prossime settimane proveremo a sviluppare la nostra idea, disponibili a costruire partnership e connessioni positive con chiunque fosse interessato. Portiamo contenuti, cerchiamo strumenti adeguati!

LUCA CAPUTO
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Caro Vincenzo, grazie innanzitutto per aver dato voce a ognuno di noi.
Sono Luca Caputo, mi occupo di Destination Marketing e ho partecipato all’Hackathon come Full Time Mentor, seguendo 4 team e vivendo la bellezza di vederne uno andare fino in fondo ed essere tra i finalisti in tema Destination.
Quando ho visto la possibilità di inviare la mia candidatura per il mentoring non ho avuto il minimo dubbio, perché l’evento mi sembrava una delle poche ventate di freschezza e innovazione in un momento così stagnante e perché ho pensato che nessuno, in questo momento, possa sentirsi tirato fuori dalla responsabilità di costruire un mondo – anche turistico – migliore.
Così lo immaginavo e così è stato: una due giorni in cui ha preso forma un ecosistema di risorse, idee, professionisti ma soprattutto di persone. Tutto online ma tutto così straordinariamente umano!
Ringrazio ancora Mirko, Silvia, Emma, Max, Elisa (che ha seguito pazientemente anche l’organizzazione dei miei team) per avermi portato a bordo di #Hackfortravel.
Nulla dei momenti vissuti andranno perduti, dai primi timori dei partecipanti al via fino al gran finale con la musica e la foto di gruppo behind the scenes.
Quella che rimane è la sensazione che ci vorrebbe un Hackathon così in ogni destinazione, come ho detto in una live a Mirko un paio di giorni fa. Ho visto team avere le idee chiare fin dal primo minuto e team che hanno tirato fuori dei gran progetti partendo da zero, grazie alla disponibilità di tutti e questa è una cosa che deve far pensare. Quante volte le energie di tante persone – come quelle lasciate libere di esprimersi in quest’evento – non hanno mai modo di essere alimentate e convertite per rendere i territori più attrattivi, più utili, più belli sia per chi li vive da residente sia per chi se li gode da residente temporaneo, turista compreso?
In un momento complesso come quello attuale e in un mondo in cui il turismo è sempre stato appannaggio di pochi eletti, tutti guardino a quello che è accaduto nei giorni del nostro Hackathon per capire che il valore di una destinazione e di un territorio non può non passare da un cambio di cultura che porti a favorire nei luoghi sistemi di coprogettazione, di condivisione, di corresponsabilità.
Solo perseguendo modelli innovativi di sviluppo locale potremo mantenere elevata l’attrattività delle destinazjoni. #Hack a great day!

CRISTINA COLONNELLI
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Buonasera, raccolgo l’invito di scrivere il mio feedback sulla partecipazione ad HackforTravel.
Ho voluto partecipare spinta dalla curiosità di capire di che evento si trattasse, dopo averne letto su un giornale per operatori del turismo e senza alcuna velleità di vittoria (non avevo neanche una mia idea!). Dato però che sono curiosa per natura e anche generosa ho pensato di registrarmi per vedere “che idee girano” e magari poter dare una mano a qualche team, d’altronde con 30 anni di esperienza lavorativa, di cui la metà nel turismo e una laurea in Economia e Gestione dei servizi turistici qualcosa da dire ce l’ho anche io.
Non avendo, come dicevo, nè un mio team nè una idea da sviluppare ho passato le prime ore a curiosare nei team altrui per trovare qualcosa che mi attirasse e devo dire che avevo quasi gettato la spugna, comunque dopo aver preso 3 – 4 contatti con cui poter collaborare nella mia attività, quando poco prima dello scadere della mezzanotte mi è stato proposto di entrare in un team a cui mancava il numero minimo di membri per andare avanti. Ho dato la mia disponibilità scoprendo successivamente che si parlava di cicloturismo (io ho una agenzia di viaggio tradizionale), in particolare in Veneto (io sono di Roma) e in particolare di come raccogliere dati sui cicloturisti per aiutare le piccole attività lungo la ciclovia.
Chiaramente qui la mia esperienza lavorativa entrava poco o nulla, ma come dicevo sono una persona curiosa che si interessa e legge molto su tutto il settore turistico a livello trasversale, quindi mi sono buttata a cercare di aiutare le altre due ragazze a concretizzare la loro idea. Purtroppo nell’ultima nottata hanno deciso di non avere le forze per andare avanti e quindi non hanno consegnato la versione definitiva del progetto, però sono contenta che abbiano detto di avere comunque le idee più chiare sul progetto che intendono realizzare e spero che riusciranno a concretizzarlo ugualmente!
Dal canto mio devo ringraziare questo evento perchè mi ha aiutato a “mettere in moto le sinapsi” e a produrre idee che mi saranno utili nel lavoro quotidiano, che speriamo riprenda al più presto, e magari anche qualche progetto nuovo!
Questo evento però mi ha dato anche uno spunto di riflessione interessante in merito alla distribuzione del turismo. Come ho detto prima io sono un anello della catena distributiva tradizionale, la classica agenzia di viaggio intermediaria che vende pacchetti confezionati da tour operator alla propria clientela. Ho capito che il nostro ruolo è fortemente sottovalutato se non addirittura denigrato e che tutti i progetti, o quasi, cercano di arrivare al cliente finale tramite i canali web, i social, i blog, le chat, le app, insomma con qualunque mezzo che escluda l’intermediazione tradizionale dimenticando che noi siamo una risorsa per chi “produce” l’esperienza finale del viaggiatore (che sia un hotel piuttosto che la fruizione di una attività) e troppo spesso le agenzie di viaggio sono accomunate alle OTA, da cui invece ci distinguiamo per stile, capacità, professionalità, esperienza, attenzione al cliente e, perchè no, simpatia!
Allora ritengo che escludere la catena distributiva tradizionale dal proprio progetto di business sia un errore madornale, perchè il “mio” cliente, quello fidelizzato da un decennio, che entra in agenzia e prima magari mi chiedeva consiglio su un resort maldiviano, quando riaprirò magari mi chiederà un agriturismo in Toscana, ma lui si fida del mio consiglio 100 volte di più di quello che legge in internet perchè mi conosce, si fida di me, sa che può chiamarmi a qualsiasi ora e io risponderò, sa che li abbiamo fatti rientrare in Italia con ogni mezzo quando è scoppiata la pandemia e si trovava all’estero, sa che lo aiuto ad aprire un sinistro assicurativo se ha avuto qualche inconveniente in viaggio e sa che io non lo abbandonerò mai. Parallelamente, ovviamente il cliente rappresenta la mia risorsa più preziosa, quindi ci tengo a coccolarlo, a consigliarlo al meglio, a fargli vivere l’esperienza turistica più adatta alle sue esigenze, a sapere com’è andata quando rientra da un viaggio. Ecco, mi piacerebbe che questo messaggio arrivasse ai creatori di offerta turistica; il nostro megafono diretto ha molto, ma molto più valore delle reputation sul web e quindi cerchiamo di non essere concorrenti, ma alleati. Insieme possiamo raggiungere molti più viaggiatori e mantenere l’impatto socio-economico sviluppato dal turismo sempre a favore del Sistema Italia. Ripartiamo dall’Italia, ma lavoriamo tutti e lavoriamo meglio!

AMINA DE BIASIO
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Caro Vincenzo, che ti devo dire? La mia avventura in #HackForTravel è iniziata un sabato pomeriggio, per caso. Un messaggino su Whatsapp mi chiedeva se avessi voglia di dare una mano per una cosa online, che non avevo capito bene cosa fosse.
Ho accettato perché queste sono cose che si accettano, soprattutto in questo momento di difficoltà.
Mi sono ritrovata in un vortice di emozioni e belle persone senza fine. E quando dico senza fine intendo davvero, perché anche ora che è “tutto finito” il mio cuore aumenta di un battito quando ci penso. Si è creata una famiglia non solo tra i partecipanti, ma anche tra noi organizzatori. Un gruppo sgangherato che ha marciato giorno e notte verso un traguardo comune: riuscire a portare un cambiamento.
Non lo so, magari non avremo salvato il turismo, questo lo scopriremo con il tempo, ma sicuramente sono cambiata io.
Mi ritrovo più serena, più consapevole di ciò che posso fare se al mio fianco ci sono persone che lottano senza paura di fare fatica, più fiduciosa nel prossimo, con gli occhi lucidi mentre scorro i messaggi di gratitudine dei team che ho seguito e non solo, perché in così poche ore sono più di mille le persone che assieme si sono contaminate, fuse, mescolate. E cosa c’è, se c’è, di più bello?
Grazie HFT, non avrei potuto desiderare un primo maggio migliore!

ALESSIA PERARO
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Caro Vincenzo,
colgo il tuo invito a condividere le emozioni di quest’avventura perchè credo che in questo difficile momento la condivisione delle proprie sensazioni rivoluzionerà le nostre vite, il nostro lavoro ma sopratutto il mondo del turismo.
Ho partecipato a #HackforTravel come Team Leader del gruppo #Iloveischia formato da albergatori di strutture ricettive dell’isola d’ischia. Con il nostro progetto “Ischia siCura di te” siamo arrivati fra i finalisti della track destinations e per noi è stata una vera vittoria. L’#Hackfortravel è stato un turbinio di idee, un grande momento di riflessione che ci ha portato a stilare un piano di comunicazione digitale univoco per la destinazione Ischia che potesse anche essere adottato da altre destinazioni termali italiane. L’iniziativa ci ha lasciato la voglia di continuare a collaborare insieme per lavorare in ottica di rete turistica in futuro. Consiglierei a chiunque di partecipare! È un’esperienza che arricchisce le persone professionalmente e ancor di più dal punto di vista sociale e dei rapporti umani.

MIRIAM CAMPESE
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Sono una dei 1235 partecipanti di #hackfortravel. Una giovane neolaureata 24enne, forse una delle più giovani partecipanti e quindi super principiante.
Primo Hackathon nella mia vita! La mia curiosità era al mille per mille. Io, appena laureata e curiosa di conoscere e capire cosa sta accadendo in questo mare in tempesta confrontandomi con tanti altri colleghi.
Ammetto che venerdì son stata indecisa fino all’ultimo se partecipare in realtà: attivare o meno il mio profilo Slack? In fin dei conti non avevo nessun “superpotere” e una volta dentro dovevo darmi da fare sul serio assieme a tanti pro del settore.
Ero una dei tanti “solo” in mezzo a molti colleghi che sicuramente avevano esperienza nel settore. Ma condividevamo e condividiamo tutt’ora tre cose in particolare: la passione per il turismo, l’amore per l’Italia e la voglia di far fronte a questo maledetto Covid-19 che ci ha resi tutti un po’ principianti, dal più giovane al più pro nel settore.
Che dire: ho attivato Slack e ho iniziato a nuotare! Sono entrata in un team di sole ragazze, più grandi di me e che nel turismo lavorano da anni. Abbiamo però scoperto di avere background accademici simili per non dire uguali, la voglia di viaggiare ed esperienze all’estero, il desiderio di far conoscere il nostro caro e amato Bel Paese che tutti ci invidiano. Tutto questo ci ha reso subito una Squadra.
Il nostro nome? Beh, una delle prime cose che ti dicono all’estero “Mamma mia!” perché dietro a quell’esclamazione divertente adottata ormai in tanti Stati, c’è lo stupore di fronte ad una cosa, un paesaggio bello e degno di essere vissuto, come l’Italia.
Unendo le nostre conoscenze e competenze, abbiamo analizzato le lacune del nostro Paese nel settore turistico; in primis la connessione internet. Noi stesse ci siamo trovate in difficoltà: 5 ragazze di cui 4 provenienti da quattro diverse regioni e una connessa da Canterbury.
Assieme siamo riuscite a creare un progetto e un sogno comune da portare avanti per le DMO italiane di scala locale, regionale e nazionale: #morethanITALY
Di questo Hackathon mi porterò sicuramente dentro le persone conosciute, i grandi pro del settore, le conoscenze acquisite per chi come me è solo un girino in questo grande mare ora in tempesta e che di strada ne deve fare ancora tanta, ma che non vede l’ora di percorrerla. Son certa che questo #Hackfortravel (e mi auguro con tutto il cuore ce ne siano altri) sia l’esempio lampante di cosa sanno fare gli italiani quando si uniscono per far fronte a nuove sfide. Un grazie di cuore a tutti gli organizzatori.
Saluti da un piccolo girino in questo mare in tempesta.

GIANCARLO CARNIANI
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Ciao Vincenzo.
Avevo bisogno di una boccata d’ossigeno.
Avevo bisogno di vedere ragazzi giovani, idee, adrenalina, dubbi, sensazioni, voglia di fare, socialità, organizzazione, collaborazione.
Bada bene che sarei stato ugualmente felice anche se tutto questo si fosse fatto in un periodo diverso da quello del lockdown per COVID-19.
Mi mancano i ragazzi. Non vedo i miei in carne ed ossa dall’11 marzo scorso e avevo davvero bisogno di sentirmi ‘utile’. Senza lavoro non c’è dignità e senza dignità non c’è futuro.
Per Hacktravel ho fatto il mentor e il dj la prima sera (la musica in collaborazione con La notte del lavoro narrato) ed ho fatto il giudice per i premi finali l’ultima sera.
Ho visto progetti abbozzati e progetti finiti, progetti senza futuro e progetti innovativi che consiglierei agli investitori. Ma soprattutto ho visto un mare di ragazzi mettersi in mostra, divertirsi e allo stesso momento lavorare con una tenacia ed una competenza che mi hanno fatto commuovere. Li avrei abbracciati tutti, ed alla fine anche virtualmente lo abbiamo fatto.
Il mio voto più alto è andato a PASSPARTOUT, una app che ha come finalità di fare andare genitori e figli al museo divertendosi. Ma avrei dato 10 a tutti.

PAMELA BETTIOL
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Ciao Vincenzo, grazie mille per quest’ulteriore opportunità!
Abbiamo partecipato all’Hackfortravel con TravelSchool, un’idea che nasce dalla voglia di rinnovare due settori: il turismo studentesco, scolastico e i piccoli/medi musei non ancora conosciuti digitalmente ma pieni di valore e contenuti da divulgare.
Entrambi i settori sono stati duramente colpiti dal Covid-19 e questo progetto, in fermento da un po’ di tempo, ha lo scopo di ripensare all’offerta culturale attraverso la realizzazione di TravelSchool, un marketplace suddiviso in piattaforme tematiche Art, Food e Sport che promuove i musei e i luoghi culturali attraverso esperienze di visita virtuale (live streaming), reale e formativa.
TravelSchool ha provato a cavalcare l’onda del Hackfortravel!
Mi presento, sono Pamela Bettiol e da quindici anni lavoro con passione e dedizione nel campo dell’organizzazione di eventi turistici: culturali, scolastici e sportivi. Con me due super compagni di viaggio, Giacomo Mestriner appassionato di viaggi e food e neo diplomato in Relazioni internazionali per il marketing, attualmente studente presso l’Università di Scienze Enogastronomiche a Parma; Erika Mestriner appassionata di sport che dopo la laurea Triennale in psicologia dell’educazione presso lo IUSVE sta frequentando il master in Psicologia dello Sport.
Era la prima volta che partecipavamo ad un Hackathon ed è stata un’esperienza straordinaria, tra imparare ad usare nuovi strumenti digitali e la voglia di sfruttare tutte le possibilità di confronto con i mentor è stata una corsa contro il tempo!
Abbiamo lavorato sodo, l’idea c’era tutta ma la parte tecnica mancava, purtroppo nessuno dei tre è uno sviluppatore o un programmatore e quindi abbiamo provato a cercarne uno ma senza successo, sappiamo che è una figura molto molto ricercata. Poco male, non ci siamo arresi e in 48 ore abbiamo montato una demo con una bozza del sito, una mappa concettuale per aiutarci a spiegare l’idea e fatto tutti i cheak con il nostro mentor.
In realtà la stanchezza alla sera si sentiva, ed io, che non sono più ventenne e accompagnata da Tommaso di 5 anni e Penelope ancora nel mio pancione (il suo primo Hackathon nel pancione) dopo le 21.30 lasciavo al restante del gruppo il lavoro da portare avanti (evviva i ventenni).
Grazie ai mentor incontrati virtualmente – Massimiliano Ventimiglia, Alessandro Fighera, Antonio Pezzano – e ai loro preziosi consigli abbiamo aggiustato, imparato e continuato lo sviluppo del nostro Business e infine preparato il Pitch.
Purtroppo, non siamo state tra le idee e progetti finalisti, con un po’ di dispiacere “fisiologico”. Non ti nego che ho pensato che questo tipo di segmento turistico (studentesco e scolastico) nel settore cultura viene un po’ trascurato anche se ha un’importanza fondamentale in quanto riempie i musei dal lunedì al venerdì anche in bassa stagione e ha la necessità di essere salvaguardato e rinnovato soprattutto ora post covid-19.
HFT, grazie ai confronti avuti con i mentor, ci ha consentito di riconfermare la validità dell’idea e risolvere alcune lacune di Business, per questo motivo ora, forti più che mai, andremo avanti con lo sviluppo della piattaforma e con la ricerca di partner sostenitori che credano nei nostri valori e che abbiano a cuore le esperienze reali o virtuali dei viaggiatori del futuro: studenti e scuole.
Per chiunque volesse vedere il Pitch e fosse interessato a condividere partnership, oppure avesse consigli o volesse saperne qualcosa in più, noi restiamo a diposizione.
Grazie HFT, grazie a tutti gli organizzatori e ai mentor, grazie a Mirko Lalli e alla prossima! Buona serata.

ELISA DE NARDIN
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Ciao Vincenzo, ti volevo prima di tutto ringraziare per questa bellissima idea e opportunità! in questi giorni ho più volte provato a spiegare ad amici e parenti cos’è stato Hack for Travel, ma per chi non lo ha vissuto è difficile comprendere il turbinio di emozioni, l’essenza di un ideale collettivo condiviso, il breve ma intenso momento di grande unione e forza dell’Italia che è stato. Grazie dunque per aver aperto questo diario, sono sicura che chi non ha vissuto Hack for Travel, leggendolo, lo comprenderà un pochino di più e forse si emozionerà pure!
La mia esperienza, come quella di Amina De Biasio, è nata meno di una settimana prima dell’evento, quando Emma Taveri ci ha scritto se, in quanto team di Destination Makers, volevamo far parte di un progetto all’interno della task force degli organizzatori. Emma ci ha avvertite: “non sarà una passeggiata ragazze, non ci saranno orari, quindi vi capisco se non ve la sentite”. La mia risposta non è tardata più di 2 minuti e mi sono lanciata a capofitto in quella che è stata una delle esperienze più coinvolgenti e ricche della mia vita!
Sono entrata subito nel vivo dell’organizzazione, tra database infiniti e nuovi incredibili colleghi che sono diventati subito amici e che non vedo l’ora di poter abbracciare e conoscere di persona!
Hack for Travel mi ha catapultata in un mondo virtuale incredibile, mi ha fatto conoscere una miriade di belle persone, tutte accomunate dalla voglia di essere un piccolo ma importante tassello verso il rilancio del futuro in Italia per gli ambiti destination, hospitality e cultura. Per me è stato un vero onore poter essere d’aiuto ai team e ai mentor nel districarsi tra submission, check point e linee guida.
Non dimenticherò mai quella call finale in zoom, quanto eravamo tutti lì con gli occhi lucidi a brindare a un futuro, incerto sì, ma un futuro in cui ci crediamo.
Non dimenticherò mai la fine di quella call, quando siamo rimasti solo noi organizzatori e nessuno aveva il coraggio di schiacciare quel bottone per chiudere la chiamata, ma sono sicura che non finirà qui, quello che abbiamo costruito tutti insieme è qualcosa di troppo grande, che va tenuto stretto come fosse una piccola gemma preziosa, specchio dell’Italia di cui essere orgogliosi!

FRANCESCO DI BIASO
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“Non chiederti cosa il tuo paese può fare per te, chiediti cosa puoi fare tu per il tuo paese”
J.F. Kennedy
Caro Vincenzo Moretti, basterebbe questa famosa citazione per descrivere il mio hackaton. In 48 ore come Mentor, esperto di customer e user experience, ho messo completamente a disposizione dei partecipanti le miei competenze e le mie conoscenze. Ho seguito e consigliato persone squisite (Team “Mammamia” e “Tueke”) dando tanto, ma ricevendo anche tanto perchè si sa “consigliando s’impara“ lezione che avevo già appreso durante la mia docenza allo IED Istituto Europeo di Design.
Mi ha colpito molto una forte presenza femminile all’evento, che sottolinea ancora una volta come il gentil sesso sia più sensibile a capire e progettare una nuova normalità, dimostando molta costanza nel proprio lavoro e, che la ri-partenza sia un gioco cooperativo, perchè non #andràtuttobene, andrà come saremo in grado di fare e bisogna cercare di essere attori attivi in un evento drammatico come questo.
Io ho dato il massimo e spero che tutto lavoro porti un ritorno al turismo italiano, all’idea della ragazze (non perdetevi, continuate con la vostra idea !!!) e a tutte le persone che ho avuto modo di seguire e conoscere durante #HackforTravel.
#thedataappealcompany #ondealte #destinationmaker

EMANUELE BONOTTO
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Credo di aver passato gli ultimi due giorni fra i più belli della mia vita partecipando a Hack For Travel: un evento 100% online per rilanciare il turismo italiano.
Tanta energia. Tanti progetti. Tante visioni. Tante persone, amici e professionisti del mondo travel.
Il Team al quale ho fatto da Mentor, MoVan, composto da 4 bravissimi ragazzi sparsi in tutta Italia (già questo è una meraviglia) ha vinto il premio “destinazioni”.
Sono contentissimo. Onorato. Non esagero se dico che mi sono commosso.
Nel mio caso è stato bello anche perché, parlando con i ragazzi, tutto era visto e percepito senza malizia. I loro cuori e le loro menti non erano ancora “inquinati” da malizia ed esperienza.
Di conseguenza quando parlavo era tutto assorbito con ottimismo e positività.
Voglio credere che qualcosa di straordinario sia ancora possibile.
Infatti, fra tutti i vari suggerimenti, know how e supporto dato, ho cercato di trasmettere a questi giovani universitari il sentimento e il nuovo modo di fare business: Condivisone.
Cambiare atteggiamento, il punto di vista di come lavorare e vivere. Per costruire un mondo migliore.
Cambiare atteggiamento in riferimento all’essere umano, a come il business è stato concepito fino ad oggi. Una prospettiva.
Fare business come vorrei intenderlo oggi è: La vittoria si raggiunge quando uno fa il bene per se e per gli altri. Insomma, La ricerca dell’equilibrio.
Così la loro vittoria l’ho sentita anche un po’ mia proprio perché ho messo un piccolo tassello per il nuovo futuro. Avanti così!
Grazie a tutta l’organizzazione per l’ottimo lavoro svolto, a Mirko Lalli, Emma Taveri, Max Ventimiglia e a tutti gli altri.

GIOVANNA MANZI
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In genere quando il Lalli chiama esce fuori la scout che è in me e rispondo “Estote Parati“. Così è successo. Mirko mi ha comunicato la sua idea e io ne sono stata entusiasta. In altri momenti sarei riuscita magari anche a finanziare qualche premio ma in questo periodo la mia azienda è davvero alle strette e qualsiasi euro serve a cercare di rimanere a galla e durare il più a lungo possibile. Così ho contribuito con il mio network e ho coinvolto un’azienda di connettività che ha aiutato economicamente.
In più Mirko mi ha chiesto un contributo di tempo ma devo dire che in questo periodo la mole di lavoro e la tipologia con cui si svolge è davvero più stancante del solito, ho dovuto quindi rinunciare alla maratona di 48 ore ma non potevo sottrarmi del tutto, perché la sensazione che poi mi sarei pentita era troppo forte.
Così il sabato alle 17,30, era quello l’appuntamento originario, mi sono collegata in attesa di entrare nella virtual room della giuria. Devo dire che ero impaziente, sapevo che 1000 persone, o giù di lì, erano trepidanti dopo aver passato 48 ore di sforzo creativo, con colleghi a volte sconosciuti e riponevano in noi tutti i loro sogni di adesso. Sogni spezzati, anche se solo temporaneamente da una situazione paradossale che ci ha messo in pausa.
Il turismo, quel settore magnifico del vivere che non è solo un lavoro ma è una passione. La passione dell’accoglienza, la passione per le storie dei clienti. Per me la passione per le storie dei miei albergatori. Così li definisco, sono miei, li conosco, molti da tanti anni e da tanti kili fa. Siamo cresciuti insieme con molti di loro, abbiamo riso e vissuto tante occasioni diventando come una famiglia, o a volte anche più di una famiglia. Ricordo ancora che nella mia prima assemblea pensai, in fondo ho un centinaio di clienti, allora erano 130, e quindi devo conoscere tutto di loro, per capirli e per dare loro quello che gli serve.
Con lo spirito di servizio e l’animo passionale che mi contraddistingue ho iniziato ad aspettare i finalisti. Sono arrivati prima i progetti pubblicati e poi loro. Chiaramente quando leggi ti fai un’idea ma ancora niente faceva presagire quello che sarebbe venuto dopo.
Le persone come al solito fanno la differenza, e allora viene fuori tutto come una valanga che si preannuncia con un rumore ma poi la vedi. Centinaia di volti, carichi di entusiasmo e segnati dalle notti insonni, lì a spiegarti in pochi minuti il loro progetto.
Bella questa comunità sana che dedica tempo senza ritorno economico con la soddisfazione di dare spazio alla creatività e alle idee. Bisogna nutrirsi di creatività per generare creatività, così il risultato è sempre più di una semplice somma. Come dice il Lalli, e non solo lui, è esponenziale.
Grazie per aver insistito, mi sarei svegliata più povera e in questo momento di ricchezza non misurata in euro ne abbiamo bisogno, sarà anche la sola, per ora, ma è anche quella che ti fa andare a letto soddisfatta, perché in fondo sai che hai contribuito a rendere il mondo un po’ migliore.

DAMIANO DE MARCHI
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Gentile Vincenzo, colgo la proposta di raccontare la mia esperienza di mentor a Hack for Travel, condividendo in poche righe la parola che ha contraddistinto il mio Hackathon: relazione.
Una parola che nasconde anche aspetti negativi, specialmente nel nostro meraviglioso Paese, dove le relazioni spesso sono più importanti delle competenze per “fare strada”.
Una parola che in questi periodi virulenti è diventata una vera e propria minaccia: è dalle relazioni – soprattutto quelle più strette e familiari – che si diffonde il contagio.
Una parola che un evento come Hack for Travel, sbocciato e cresciuto in pochi giorni, ha ridato alla dignità originale della sua etimologia, nella quale è insita l’idea di confronto, paragone, rapporto.
Da queste nuove relazioni, che hanno coinvolto centinaia di partecipanti, esperti, organizzatori, va colta la scintilla di speranza per un futuro del quale i contorni sono ancora tutti da costruire.

LORENZO BERTI
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Ciao Vincenzo, sono uno dei mentor di HackForTravel.
Per raccontarti quello che è stato per me HackForTravel parto dalla fine, dalla domenica mattina. Rientrare per un momento nelle stanze virtuali della competizione, ormai vuote. Il gusto dolce-amaro di qualcosa di meraviglioso che è finito, con le voci delle call che riecheggiano nei corridoi, ma che al contempo rimane. Rimane nei ricordi di questa esperienza e rimane nelle idee dei 1000 partecipanti. Quelle che si concretizzeranno, quelle che diventeranno altro, quelle che hanno lasciato un segno, una ruga sulla faccia di chi le ha sognate, pensate e progettate.
Per me la parola chiave è stata adrenalina. Inizialmente avevo dato disponibilità per circa 6 ore al giorno, il massimo che potevo dare, ma quando cominci è difficile fermarsi. Presto le 18 ore sono diventate più di 30, grazie ad una compagna creativa sognatrice come me (grazie Margherita!), che mi ha assecondato e concesso tutto il tempo di cui avevo bisogno. E grazie a tanto caffè!
Vedere l’entusiasmo e le speranza negli occhi dei team che ho supportato è stato stimolante. Accorgermi che mentre cercavo di dare una mano, in realtà ero io che stavo imparando qualcosa di nuovo, appagante.
Oggi mi sento come quando arrivi alla fine di un libro che ti ha completamente rapito. Non vorresti che finisse mai. Ma se non si concludesse, non sarebbe così straordinario.

MICHELE CIGNARALE
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Carissimo Vincenzo, fin dai primi giorni di chiusura ho capito che stavamo vivendo un evento di portata storica e che sarebbe stato da incoscienti non cercare il contatto (digitale), con le persone che nella mia “carta dell’innovazione” potessero rappresentare dei punti di riferimento per organizzare il viaggio e le nuove scoperte che ci avrebbero guidato.
Fin dal primo giorno ho sentito crescere un’energia forte, potente. Ormai è diventato un pilastro fondante della mia personale ricerca una sensazione sulle altre: il disagio e questa storia parte proprio da questo porto. Questa storia inizia con un sogno: raccogliere i sentimenti e la visione di futuro di una comunità, nel periodo di “disagio” e “profondo cambiamento” indotto dalla pandemia del Covid-19, per disegnare insieme una nuova idea di convivenza.
La comunità è un insieme di persone unite tra di loro da rapporti sociali, linguistici e morali, vincoli organizzativi, interessi e consuetudini comuni. Da tempo con HumanLab stiamo condividendo l’approccio ed i passaggi giusti per la costruzione di un progetto modulare, integrato, di mappatura del territorio, attraverso l’utilizzo delle strategie della collaborazione radicale che mettano al centro l’uomo e quando Mirko, con cui tra l’altro abbiamo uno scambio continuo di esperienze e visioni, ha pubblicato l’idea dell’#hackfortravel, non ho esitato e mi sono candidato per la parte di mentoring. Per la prima volta ho scelto di stare dall’altra parte, a supportare gruppi di visionari con una sola idea (quella che da sdempre ispira anche ogni mia azione): rendere il mondo un posto migliore, o anche rendere il posto un mondo migliore.
In quei giorni, precedenti all’hackathon, stavamo (e stiamo ancora) lavorando alla definizione di un concetto avanguardistico di comunità, che metta al centro il tempo. Il tempo è la successione illimitata dei fatti e degli eventi umani distinti e misurati in periodi. Se la vita fosse un contenitore conterrebbe tempo. Il tempo quindi è l’unità di misura della nostra vita.
Partendo da questo assunto abbiamo trasformato l’approccio formale di indagine, utilizzato dal gruppo di lavoro HumanLab, inquadrandolo nel perimetro di indagine tracciato dall’OnLife Manifesto di Luciano Floridi: “essere umani nell’epoca dell’iperconnessione”. Questo concetto, alla luce delle veloci e profonde trasformazioni tracciate dalla diffusione del Covid-19, non è più solo interpretabile come una definizione dei nuovi confini tra fisico e digitale ma, in senso più ampio e circostanziato, tra cambiamenti della società e della sfera pubblica nell’era che abbiamo voluto chiamare d.c.v. (dopo corona virus).
L’incrocio tra l’indagine HumanLab e l’Hackfortravel è stata una magica coincidenza, anche perché a questo va aggiunto un altro tassello di collaborazione radicale che nello stesso periodo abbiamo attivato con un altro gruppo di lavoro, grazie al coinvolgimento del Festival dell’Ospitalità. Stessi strumenti (slack e calendly), stessa visione (trovare nuovi punti di vista nel campo del turismo e delle industrie culturali e creative), stessa energia e voglia di condividere. Il tuffo in questo mare di idee e sguardi preziosi (come dice la filosofa che mi sta accompagnando in questo viaggio stra-ordinario) è stato nuovo, inatteso. Non dormire per pensare nuove connessioni, trovare soluzioni a nuove necessità. #hackfortravel è stato il modo per sistematizzare e trovare nuove scintille di accensione civica nella comunità onlife. Ma non è finita qui, perché nelle stesse ore, negli stessi identici istanti in cui metoring e collaborazione radicale si intrecciavano sempre di più, @fausto, compagno di avventura nel sogno di dare vita ad una comunità di cittadinanza temporanea completamente basata sulla fiducia, mi stimolava da un altro confine di quella carta di navigazione di cui stiamo riscrivendo le coordinate, tutti insieme.
Bene, questa meravigliosa umanità (scusa Vincè se abuso di questa parola ma ne sono profondamente innamorato, lo sai) continua a palesarsi nelle sue innumerevoli forme e ancora oggi, i legami creati generano convergenze. Proprio in questo momento – 6 maggio 0re 8:52 – mi è giunto, mentre scrivo, un’altro stimolo dalla comunità che è nata con #Hackfortravel, Sonia (Pinandgo) e Carol (Tueke), e sono convinto che non finirà qui, perché le carte di navigazione del mondo della collaborazione radicale non hanno limiti e ogni confine è solo un margine da cui sporgersi per nutrirsi di nuova bellezza e intraprendere nuovi viaggi.

ZENO GOVONI
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Squillo di Messenger, è Mirko Lalli che scrive: “… segnati 01-02 maggio, HackForTravel”.
WOW!!! Mi viene naturale. È come un sole, il messaggio di Mirko, in questo periodo così buio.
Vado sulla pagina dell’hackathon e vedo due tasti: iscriviti come mentor – iscriviti come partecipante.
Rifletto e per questa volta non ho nessuna idea e quindi voglio dare il mio piccolo contributo anche solo part-time perché il 30 di Aprile, giorno di apertura di Hackfortravel, la mia vita stava per fare una svolta perché con la famiglia numerosa dovevamo fare il trasloco dalla campagna alla città, tutto in quel giorno (famiglia di ben 4 donne e io, capite bene cosa voleva dire).
Passano alcuni giorni e sempre più dentro di me sento che il ruolo di mentor non mi si addice.
Zeno è un uomo da platea non da mainstage. Ad Hicon o alla Bto, lo trovi in mezzo al pubblico, e molto spesso in ultima fila ad ascoltare quelli bravi.
Io sono questo. E allora ecco che prende sempre più il sopravvento la voglia di partecipare dall’altra parte, come creativo, esattamente come sono io.
Chiedo di poter annullare l’iscrizione mentor. Cancellata. Ora si tratta di avere un’idea. Ecco, ci siamo: abbiamo l’idea. Contatto un mio amico albergatore, Matteo. Gli racconto con grande entusiasmo che cosa avevo pensato. Gli piace, ci sta. Ora si tratta di trovare un team. Mi suggerisce di contattare Marco, ideatore di TedxFerrara. Lo chiamo immediatamente. Ci sta: è entusiasta.
Marco si porta appresso altri tre giovani (io ho 51 anni): Martina, Alessio e Matteo. Organizza lui la videocall perchè io spieghi l’idea ai ragazzi. Mi fanno diverse domande ma credono nel potenziale dell’idea. Io invece inizio a nutrire qualche dubbio. Durante la notte penso che ci sono troppi punti critici.
Ecco idea: ma perché non ribalto tutto, evitando il problema dei riders e alti costi di commissione e porto invece le persone fisicamente dentro le attività come gli hotel che ora, più che mai, ne hanno un bisogno immenso.
Le critiche precedenti sono state provvidenziali! Rielaboro tutto e racconto nuovamente la nuova idea. Ci credono ancora di più. Si parte con l’iscrizione. Ma prima chiedo ad Eleonora, mia moglie, cosa ne pensa, in quanto mi sarei dovuto assentare in un momento critico come un trasloco e cambio di vita.
E lei mi dice: “… è la tua vita, sono le tue passioni. Vai, non esitare. L’idea c’è. Noi ti sosteniamo.”
È fatta. Parte la diretta dell’inaugurazione e partono dentro di me mille emozioni, mille paure, mille domande, mille rimorsi. Avevo già partecipato ad un altro hackathon in H-Farm, proprio sul Travel, con una mia idea e, non so come, l’abbiamo vinto. Ma ricordo bene che per me fu come una seduta dalla psicologa. Stavo per mollare la notte prima del pitch.
Il 1° maggio mi succede la stessa cosa: ho un crollo. Sarà perché era la ricorrenza della morte di mio padre, sarà il cambio di vita, la notte che non ho dormito ma fatto sta che stavo per mollare.
Dovevo preparare il testo del pitch e registrare il video. Vuoto totale.
L’unica nota positiva è che mi viene un’idea: chiamo il mio amico Maurizio Di Maggio di Radio Montecarlo, grande viaggiatore, e gli chiedo se si presta a dare la voce al payoff di AncillaryBNB. Mi da l’ok: WOW!!!
Vado a letto, non dormo. Prime luci del mattino e sento dentro di me che non posso mollare. Non posso deludere gli altri che stanno aspettando il mio contributo. Io non posso mai deludere gli altri, questo senso del dovere mi ha accompagnato sempre, per tutta la mia vita.
Non so dove ma trovo le forze, l’energia e di colpo riparto con entusiasmo e porto a termine tutto grazie anche al contributo di Martina.
Registro il video, invio. Il team è contento del lavoro. Tutti hanno fatto un lavoro pazzesco sotto la direzione del Maestro d’Orchestra Marco. Incredibile il feeling che si è creato nel team, Slack ha aiutato molto a dimezzare le distanze e a unire le persone, le idee e la creatività.
Però che strano pensare che dietro allo schermo che guardavo, dentro quella piattaforma ci fossero così tante persone che stavano lavorando insieme, su vari progetti, dentro a queste stanze virtuali. Claustrofobico ma affascinante. Finalmente consegniamo.
Breve pausa, mi unisco un pochino alla famiglia e inizia l’attesa dei primi risultati. Le mie donne in casa sono cariche, hanno voglia di sapere, tanto quanto me, io però avevo già vinto la mia gara: ero riuscito ad arrivare fino a quel punto.
Escono i finalisti: non ci credo, c’è AncillaryBNB!!! E vaiiii. Altra lunga attesa per la proclamazione dei vincitori. Ci siamo. È il 2 maggio. Il nostro team, la nostra idea, le nostre fatiche, la nostra voglia di non mollare, il nostro entusiasmo, il nostro lavoro ben fatto ci fanno vincere. Non ci credo ancora.
Arriva il 3 di maggio, il nostro anniversario di matrimonio: ben 17 anni. Ora posso festeggiare e forse realizzare che cosa mi è successo, chissà cosa succederà ora ma intanto è successo.
Dedico queste emozioni a mia moglie Eleonora, che mi ha dato questa possibilità sacrificandosi per me. E a Guia, Olivia ed Esmeralda, le tre più belle vittorie di Eleonora e Zeno.

SIMONA TOZZI
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Ciao Vincenzo, la storia dell’HFT per me parte qualche giorno prima quando Zeno buttò là l’idea di fare un’hackathon. Confesso di aver sottovalutato la potenza del tutto finché Mirko non annunciò HFT e tutto iniziò a prendere forma attraverso post pieni di energia e colore e telefonate entusiaste.
L’aver combattuto con un tumore cerebrale a dicembre e il trovarsi a collassare ancora talvolta, casualmente, proprio quado magari sei più emozionata mi ha automaticamente messa fuori gioco ma non mi ha impedito di seguire tutto, anche dal letto perché, per l’appunto, il 30 ho avuto una crisi.
Dunque quello che ti voglio raccontare, amico mio, non è l’evento in sé ma quello che ha generato.
Ma tu la ricordi l’energia che avevamo tutti in quelle 5 ore di diretta ed il viso di Silvia, costretta ad improvvisare con la palpebra calante, mentre Mirko spariva perché chiamato a gestire altro?
Vincé, io quella sera ero felice, felice come non lo ero da tempo, come una bambina a una festa e tutti lo erano come me, persone che oramai considero parte di me e che non posso non adorare come Giancarlo, Giovanna, Mirko, Silvia, Mauro, Robi e Zeno oltre a tutte quelle che non conoscevo ma che erano tutte ugualmente felici ed entusiaste.
Capisci il miracolo? Mirko, in un momento di immensa depressione per tutti noi, ha aperto la porta della speranza e ci ha indicato la via. E l’ha indicata anche a me che gioco a una battaglia più grossa.

STEFANIA MINCIULLO
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Ciao Vincenzo e grazie per questa opportunità di raccontare la mia partecipazione a Hack for Travel.
Ho deciso di iscrivermi senza sapere assolutamente nulla di cosa fosse. Conosco Emma Taveri perché a settembre sono stata una dei dieci fortunati selezionati per il suo “Recharge in nature” sulle Dolomiti. Così, quando ho letto di questo nuovo progetto, ho accettato di nuovo la sfida e mi sono iscritta subito.
Io lavoro nel teatro. E i teatri ora sono chiusi, fino a data da destinarsi. Anche il festival che organizzo a Stromboli lo abbiamo dovuto annullare. Da quando è iniziato il lockdown ho avuto l’intuizione di pensare che anche il settore del turismo stava vivendo la nostra stessa crisi, e che unire le forze può essere una grande opportunità per nuovi percorsi.
Quando il 30 aprile sono entrata in Slack che mi sentivo realmente una outsider! In quel momento è accaduta la prima cosa importante: ho capito quale mia capacità potevo mettere al servizio di un progetto turistico per il rilancio post-covid.
La mia presentazione è stata notata da Livia che mi ha contatto e verso lo scadere del tempo mi ha scritto “Ti ho inserito nel mio Team!”. Mi sono sentita scelta! Per un progetto che non conoscevo. Era già tutto molto emozionante.
Abbiamo dato avvio alle 48 ore più pazzesche di questa quarantena. Finalmente ero catapultata fuori casa, fuori dalla mia zona comfort, a confrontarmi con tre donne sconosciute, ma che ho subito riconosciuto come preparate e motivate.
La sintonia con Livia, Giovanna e Sara è scattata subito: infinite conversazioni via Skype, idee che cambiavano di continuo e si plasmavano anche grazie ai consigli dei nostri Mentori.
La nostra passione per la progettazione, il credere nella collaborazione e la creazione di un progetto a lungo termine ci ha portate fino alla fine. L’unico momento in cui ho dovuto cavarmela da sola è stato quando ho girato il video di presentazione del nostro progetto che si chiama “Re.S.I.S.T.I.”. Alle 15.48 del 2 maggio abbiamo inviato tutto e ci siamo messe a saltare dalla gioia. Anche se non abbiamo “vinto”, abbiamo deciso che approfondiremo le nostre intuizioni e cercheremo di portare avanti il progetto.
Ho imparato tanto da questa esperienza. Questa “crisi” mi ha dato l’occasione per provare qualcosa di nuovo. Dubito che in una situazione di “normalità” avrei mai fatto un’esperienza come questa. Ho avuto modo di scoprire che il mondo del turismo è pieno di persone motivate, con tante idee e molto preparate.
Sono ancora convinta che il dialogo tra il sistema turismo e il sistema teatrale funzioni e quindi, per me, Hack for Travel in qualche modo proseguirà! Grazie a tutta la community.

NICOLÒ ANGELO
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Buongiorno Vincenzo, mi chiamo Nicolò Angelo e sono stato anche io un partecipante del bellissimo evento online Hack for Travel per far ripartire il turismo e la cultura nel nostro amato Paese. Sono originario di Venezia, città di cui sono innamorato e che voglio contribuire a proteggere con tutto me stesso, dove sono tornato a lavorare come progettista europeo dopo aver svolto i miei studi universitari tra Londra e Ginevra in Relazioni Internazionali e Sviluppo ed essermi specializzato in Economia e Gestione del Turismo all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Ho avuto anche la possibilità di fare un’esperienza presso l’Unità per il Turismo e le Industrie Emergenti e Creative della Commissione Europea, ed è stato così che aiutare a concepire e progettare il turismo nell’ottica della sostenibilità è diventato per me una vera passione di vita.
Ed è stato così che, dopo essere stato rinchiuso per più di due mesi in quarantena, come tutti noi, essere venuto a sapere, quasi per caso, di un’iniziativa innovativa come Hack for Travel, mi ha come risvegliato! Da un momento all’altro, ho subito capito che quella poteva essere una grande occasione per mettere in campo creatività ed innovazione, cercare di trovare una delle possibili soluzioni e magari proporre un’idea concreta su come far ripartire il turismo in Italia.
La solita energia che anima le mie giornate e il mio lavoro si è fatta sentire ancora più forte e così, grazie ai social, sono riuscito a trovare altri tre compagni di viaggio per partire in questa fantastica avventura. Mauro Riva, cadorino e fondatore di DolomiteXperience, sempre impegnato a sviluppare nuove proposte di turismo esperienziale nelle Dolomiti, per questa avventura ha fatto uso di tutte le sue conoscenze sulle piccole destinazioni, ma anche e soprattutto su quelle informatiche, per noi preziosissime! Renata Manauzzi, friulana con grande esperienza nell’ambito alberghiero e degli eventi avendo lavorato per catene internazionali, si è impegnata nella parte commerciale e di business development, ma non solo! Orsola Battaggia, veneziana esperta di Giapponese e con esperienza nei tour operators, è stata fondamentale nella definizione dei pacchetti secondo esperienze sensoriali, uno dei veri key concepts del nostro progetto!
Insieme, da vera squadra, abbiamo sviluppato l’idea di Borghi Onlife, una piattaforma che vuole fungere da marketplace di incontro domanda/offerta dove le piccole destinazioni, in particolare i borghi italiani, potranno vendere pacchetti turistici di esperienze ‘sensoriali’ che potranno essere vissute dai turisti, sia virtualmente che di persona, in totale sicurezza. Borghi Onlife si pone l’obiettivo di dare visibilità ai piccoli borghi, invogliando gli Italiani a riscoprire queste mete spesso considerate alternative, ma che diventeranno centrali nella fase post-Covid.
Ciò che ci ha mosso è la forte convinzione che l’Italia e il suo sistema turistico debbano ripartire dai propri tesori nascosti, come i borghi, facendo uso di questa drammatica inversione nei flussi turistici per riconcepire un turismo più sostenibile e responsabile, come ripetuto nelle stesse parole utilizzate dalla Commissione Europea. Quello che ci ha unito è stata sicuramente una grande voglia di metterci in gioco, di unire forze, idee e realizzare concretamente una visione di futuro migliore per la nostra amata Italia. È stato un percorso emozionante che ci da ancora più energia per quello che ci aspetta, tutti insieme!

VINCENZO MORETTI
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Caro Diario, come Aragorn davanti ai cancelli di Mordor prima dello scontro finale con Sauron ti annuncio che ci sarà un giorno in cui ti svelerò perché HackForTravel ha attivato uno straordinario processo di costruzione di senso e di significato, ma non è questo il giorno! Che ci sarà l’ora della riflessione e dell’approfondimento ma non è questo il giorno! Quest’oggi racconto le mie emozioni e la mia occasione mancata a HFT, 33esimo tra cotanto senno.
Perché sì amico mio, io ero uno dei 1265, 6 ore al giorno, dalle 15:00 alle 21:00, l’uno e il due di Maggio, Response Mentor, RESP_Vincenzo_Moretti, tengo pure la foto con Mirko, Max e un sacco di altre belle persone della riunione del 29 Aprile, e invece non c’è l’ho fatta, ancora mi capita ogni tanto di dare una “capata” nel muro, dammi il tempo che ti racconto tutto.
Te lo giuro, non voglio mettere le mani avanti, ma il 30 c’è stata La Notte del Lavoro Narrato, il 27, il 28 e il 29 avevo passato una media di 14 ore davanti al mio mac, e il 30 anche di più, della serie “Peppeniello quelle ore passano a 18”. Quando la mattina del 1 Maggio intorno alle 8:00 ci siamo presi il caffè, ho detto a Cinzia che mi sentivo distrutto, senza forze, e che però ci tenevo troppo e non volevo rinunciare, “avrò la possibilità di imparare un sacco di cose”, devo aver detto a un certo punto, e lei come fa sempre mi ha incoraggiato, mi ha risposto “vai che ce la fai, è quasi un mese che parli di questa cosa e mò che ci sei arrivato ti vuoi fermare? Vai, comincia, ti conosco, vedrai che non starai soltanto 6 ore”.
L’ho abbracciata, un’ora se n’è andata per rimettere assieme emozioni e gioie della mia notte più bella dell’anno, un’altra ora se n’è andata perché se ne doveva andare, quando finalmente mi sono seduto sul divano mi ha ripreso il senso di vuoto.
Aspetta, faccio le cose per bene, rivediamoci il tutorial della piattaforma. Aspetta, scarichiamoci l’app. Aspetta, prima di registrarti rileggi la guida che ti ha mandato Max con le istruzioni. Aspetta, aspetta e aspetta quando sono entrato sulla piattaforma ho cominciato a fare casino e mi sono sentito un’idiota. Sì si, io che sono stato minacciato più volte nella mia vita da gente brutta brutta brutta; io che sono arrivato in Giappone e ho parlato, in inglese, capisci a me, con un Premio Nobel; io che tengo una capacità di sbrogliare matasse, va bene, ok, di problem solving, che fa paura; io che il giorno della tesi di Laurea sono andato all’università di Salerno con l’autostop mi sono fatto sconfiggere da una piattaforma? Sì! O anche no. Perché insieme alla piattaforma devi considerare la stanchezza fisica, la mancanza di energie, alla fine a settembre compio 65 anni, non sono un “guaglionciello”. E per finire mettici anche che non sopporto quelli che mentre stai facendo una cosa ti chiamano cento volte per farti domande, della serie “professo’ siente”, perché diciamocelo chiaramente, se mi devi dare fastidio statti a casa che mi faccio il lavoro mio e pure il tuo.
Ecco, io mi sono visto così, come quello che scriveva cento volte in chat “Silvia senti”, “Mirko senti”, Max senti, ed è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Sì amico diario, a quel punto ho scritto a Mirko per scusarmi e ho scritto a Giancarlo per dirgli che avevo scritto a Mirko. Giancarlo, che aveva più tempo, mi ha messo un pollice che un poco mi ha aiutato, ma non sono stato in pace fino a quando Mirko non mi ha scritto due righe in cui mi diceva di non preoccuparmi.
Ecco, questo è stato il mio HFT mancato caro Diario, per piacere adesso non fare il saputello che altrimenti ti tolgo il saluto. Sì, sì, poi ho cercato comunque di rendermi utile, ma questo non va con quello, il fatto che mi sia perso una grande occasione per apprendere, costruire relazioni e magari dare una mano resta.
Come dici? Perso un treno ne arriva un altro? È vero anche questo, ma io volevo prendere quello lì, anche perché il prossimo sarebbe stato il secondo, e sarebbe stata tutta un’altra storia. Alla prossima.

EMMA TAVERI
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Caro Vincenzo, 
mi perdonerai se come al solito mi faccio viva dopo un po’, come quella volta che mi hai chiesto di raccontarti la mia storia per un articolo e ho sempre rimandato aspettando il momento “giusto”, che poi forse come mi dicevi giustamente tu, il momento “giusto” non c’è!
Oggi mi è capitato di ascoltare un paio di volte “True Colors” di Cindy Lauper, canzone che amo, e così ho pensato al suo significato in questo periodo che stiamo vivendo, e all’inestimabile valore che le persone ottimiste, gli eventi e le notizie positive possono avere per tutti noi, per superare questo difficile periodo “insieme”.

E come non pensare a Hack For Travel?
È passata una settimana esatta, e credo di non essermi ancora ripresa. Ho letto i bellissimi contributi di chi ha già scritto, e per non ripetermi proverò a raccontarti il mio Hack For Travel in versione True Colors.
Nella canzone si fa riferimento ad una persona triste, dai colori sbiaditi, che ha perso di vista tutto, spaesata, impaurita e scoraggiata.

Questa è anche la situazione del nostro settore, in un momento di grave crisi che riguarda tutti e che ha fatto sprofondare tantissimi di noi in uno stato di incertezza, paura, impotenza. 

E poi nella canzone c’è un qualcuno che negli occhi della persona spenta che ha di fronte riesce ad intravedere, nonostante tutto, i Colori e la Bellezza, che la incoraggia a crederci di nuovo, a sorridere, tendendo la propria mano per guidarla in una rinascita.

Questo per me è stato Hack for Travel e questo per me sono state le Persone che ne hanno fatto parte, e mi emoziono ancora mentre ti scrivo.
Ecco cosa è successo: abbiamo guardato negli occhi il nostro settore e gli abbiamo teso una mano.

Lo abbiamo fatto insieme, con una semplicità disarmante se penso all’esito che avuto l’evento, perché siamo davvero partiti come si fa con degli amici “hey, che fai questo weekend? Devi assolutamente essere dei nostri!”

Il mio messaggio l’ho ricevuto da Mirko, a cui sarò eternamente grata per questo. E così ho fatto con tante altre Persone per me speciali, che stimo per valori e professionalità.

E poi la gioia di tutto il team nel momento in cui si aggiungevano partner e sponsor così importanti, da Alpitour ad ENIT al MiBACT e tanti altri.
Se mi chiedi come siamo arrivati ai numeri incredibili generati da questa maratona on-line, ti dico che semplicemente non abbiamo fatto altro che provare a colorare un momento buio di Speranza, Risate, Gratitudine.
Ma con i piedi per terra, pensando davvero a ciò che il nostro futuro poteva essere, e non più a ciò che era. Mettendo in campo Competenze, Idee, Coraggio, Visione.
Lavorando senza sosta ma con il Sorriso, perché davvero ci credevamo e crediamo e perché in fondo credo che alcune Persone, quelle che riescono e tenere duro anche nei momenti più difficili, abbiano il dovere di esserci, e di trovare soluzioni anche per tutti gli altri.

L’organizzazione, di cui sono onorata di aver fatto parte con il mio team di Destination Makers, Max e Mirko, i meravigliosi team di Onde Alte e The Data Appeal Company e la mitica Silvia Moggia, e tutti coloro che si sono appassionati e hanno reso possibile Hack For Travel insieme a noi, rappresentano l’accenno ad un colorato arcobaleno, che credo che in tanti di noi porteranno nel Cuore per sempre.
Grazie Vincenzo per questo spazio che ci hai dato.
La Bellezza va coltivata, alimentata, condivisa, ora più che mai.

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PROMOTORI E ORGANIZZATORI
The Data Appeal CompanyOnde AlteDestination Makers

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