Gennaro Cimmino e il racconto di una foto annunciata

Caro Diario, quella di oggi è una storia diversa rispetto alle altre, perché racconta di una foto che c’è voluto quasi un anno per scattarla, e del suo rapporto con Gennaro Cimmino e me.
Perché sì, non farò finta di essere imbarazzato quando invece sono contento, il soggetto della foto sono io mentre Gennaro, ma questo lo hai di certo già capito, è l’occhio dietro la macchina fotografica.

Come dici? Non me la posso mica cavare così? Qualcosa di più di Gennaro te la devo svelare?
Va bene, non ti agitare, per cominciare ti posso dire che ha la sua casa – studio nella bella Bacoli, che lavora per molti brand di livello nazionale e anche di più e che Vincenzo Strino che ho scoperto essere un comune amico, lo ha definito uno dei fotografi più bravi che io conosca e, come sai, di Vincenzo ci si può fidare.
Cosa altro aggiungere, vediamo, per esempio che, parole sue, Gennaro ha scoperto la fotografia per puro caso. “Vincenzo, non sono figlio d’arte, non sono un vecchio appassionato e non ho mai avuto mentori o ispirazioni; l’unica cosa che potrei definire come un inizio è stato fotografare nella mia cameretta con una webcam terribile e ora mi ritrovo a 33 anni con 10 anni di fotografie alle spalle e pieno zeppe di cose fatte e tantissime da fare. Sì, direi che è stato tutto un puro caso. Mi prendo solo il merito di essere sempre stato predisposto all’ascolto e al dialogo. Credo sia stato questo, assieme alla curiosità, a salvarmi da un futuro random e senza bordi netti.
È così che mi ritrovo oggi in una situazione nella quale tra una scarpa e un modello cerco di raccontare le persone che conosco con un paio di foto; raramente quando faccio ritratti ne scatto di più, perché amo molto la sintesi in tutto, però la sintesi nata come ti dicevo dalla curiosità di conoscere le persone che andrò a fotografare, capire in cosa credono, come agiscono e come si pongono davanti a delle luci. Non amo essere al centro dell’attenzione, preferisco aiutare la gente a ricordare con una foto e credimi, quando raramente ci riesco, un sorriso ci scappa sempre.”

Tornando al ritratto, la sua storia comincia precisamente il 30 Aprile del 2018, mentre la quinta edizione de La Notte del Lavoro Narrato volgeva al termine.
Ora è vero che da quando me la sono inventata quella del 30 Aprile è ogni volta una notte speciale, ma quello dello scorso anno ha avuto due novità non da poco, il posto – Barc/co Cerillo invece di Jepis Bottega come è stato in tutte le altre edizioni compreso quest’anno, e i complici che insieme a Cinzia e a me hanno animato la serata e seguito quello che succedeva in giro per l’Italia, Osvaldo Danzi, Stefania Zelotti, Dominique Pellecchia, Diego D’Orso e Luca Carbonelli.

Dunque amico Diario, a un certo punto mi si avvicina questo ragazzo alto e dinoccolato, si presenta, e mi dice che ha ascoltato le mie chiacchiere nel corso della serata con interesse, che si è fatto una certa idea di me, che lui in queste cose si lascia guidare dal suo istinto, che gli piacerebbe farmi una foto, un ritratto, che se gli dò il mio indirizzo mail lui mi scrive, ci mettiamo d’accordo, e procediamo.
Detto fatto, confermo che anche al solo annuncio sono stato contento, come sai nessuna esaltazione però la contentezza ci sta, l’idea di trasmettere le cose che faccio dà loro senso e mi sembra normale.

Un po’ di giorni dopo incontro Gennaro al Bar/co Cerillo e mi richiede la mail, gliela ridò, un po’ di chiacchiere e finisce là. 
Le volte successive qualche riferimento alla foto sempre più episodico con me che non me ne faccio un problema anche se un poco mi fa strano questo modo di comportarsi, ha fatto tutto lui, mi sono detto a un certo punto, però alla fine anche questo ci sta, certe notti sono particolari anche per questo, perché amplificano le sensazioni e il valore delle cose, poi magari passa il tempo e quella determinata cosa che ti era sembrata bella, magari importante, la vedi in una luce assolutamente normale.

La morale della favola? Tutto a posto, tutto tranquillo fino a quando al Bar/co Cerillo accade questo:
Gennaro: Vincenzo cosa tieni da fare?
Io: In che senso?
Lui: Nel senso di che tieni da fare.
Io: Ma quando?
Lui: Vincè, adesso, mò, in questo momento! Lo tieni un quarto d’ora?
Io: Sì, il quarto d’ora lo tengo.
Lui: Allora vieni con me, andiamo a fare le foto, io quando vedo un uomo alto, con il cappello, lo devo fotografare.
Io: Come a fare le foto, che tengo pure la barba senza fare.
Lui: Vincè, con la barba vieni meglio, sei tu, quello originale, fidati.

Mi sono fidato caro Diario, certo che mi sono fidato, e così ho scoperto il talento di questo ragazzo, e la sua generosità, e un po’ delle sue idee e del suo approccio alla vita. 
Ti metto qui una delle tre foto che mi ha fatto, tu però lascia perdere il soggetto, soffermati su come lo ha reso, e poi quando hai qualche minuto vai a fare un giro sul suo sito, ti assicuro che merita.


Un’ultima cosa prima di lasciarti. Tra un mese è di nuovo La Notte del Lavoro Narrato, la sesta edizione, Cinzia e io quest’anno torneremo al quartier generale a #Cip come è giusto che sia, però c’è ancora tanto lavoro da fare per far crescere la nostra comunità e ampliare il numero dei partecipanti. Mi raccomando, conto su di te.
cimmino2a