Caro Diario,
oggi ti racconto di Franz Iandolo, che se uno come lui deve rinnovare la carta di identità e tu sei l’impiegato del comune e gli chiedi «che mestiere fa?» ti risponde «professore» – per essere precisi coordina il corso di Nuove Tecnologie dell’Arte all’Accademia di Belle Arti di Napoli, dove a suo tempo si è diplomato in Pittura – ma se invece si deve raccontare e tu sei il narratore il discorso cambia, vedrai come cambia.
Me ne sono accorto da quando l’ho visto la prima volta, un paio di mesi fa, in Accademia, dove sono stato invitato dal mio amico Antonio Grillo per raccontare di #lavorobenfatto, di #tecnologia e di #consapevolezza. Ricordo che si parlava di arte e di artisti e lui mi aveva detto che l’artista è un po’ come lo sciamano nelle società tribali, deve avere un orecchio così – il così era accompagnato da un gesto delle due mani a disegnare un ovale enorme – per interpretare e tradurre quello che avviene intorno a lui e comunicarlo ai componenti della propria comunità.
Lo posso dire amico Diario?, a me Franz era piaciuto assai, e così ci sono ritornato, e sono stato contento di averlo fatto, perché si, lui è un artista, è uno sciamano, è un connettore – nel senso letterale di elemento di collegamento, solo che lui connette le persone invece dei circuiti elettrici o elettronici -, è un moltiplicatore di opportunità e tanto altro ancora, ma soprattutto lui è lui, Franz Iandolo.
Lo vedi dalle risposte che dà alle tue domande, non usa mai frasi fatte, ha quasi sempre un suo modo di dire le cose, sarà che lui l’accademia l’ha frequentata sin da bambino, quando ammirava la magnolia e giocava a pallone nel giardino mentre il papà, scultore, era in aula o in laboratorio con le/gli allieve/i, sarà il suo daimon, il suo codice dell’anima, la sua streppegna.
Per esempio, tu gli chiedi «cosa ti piace?», e lui non ti risponde, ti dice che ci sono troppe possibilità, che preferisce partire da quello che non gli piace, questo:
«I Musei.
Trump. Per tante ragioni, innanzitutto perché un presidente non può dire che è contento che la Gran Bretagna lascia l’Europa, sarebbe come se il pari grado di un paese europeo dicesse che è contento se l’Alabama lascia gli Stati Uniti.
La sciatteria, la trascuratezza, il pressappochismo, la mancanza di cura per quello che si è e quello che si fa, perché ammesso che ci sia una ragione per attraversare questa vita questa ragione è rappresentata dall’eleganza.»
Vuoi sapere cosa mi ha risposto invece quando gli ho chiesto «se potessi togliere e lasciare in eredità all’umanità una sola cosa, quale toglieresti e quale lasceresti?». Questo:
«La cosa che toglierei dalla faccia della terra è lo sguardo breve, l’incapacità di guardare la luna oltre il dito, la mancanza di prospettiva. Quella che lascerei è l’amore, la sua energia, le possibilità che ti dà, a ogni livello. Prendi noi: questo laboratorio si regge molto sull’energia che ti da l’amore. Qui se non ci fosse tutta questa energia prodotta dall’amore per quello che siamo e per quello che facciamo non ci sarebbero le condizioni per andare avanti.»
Infine quando Antonio Grillo gli ha chiesto di dirmi «quale animale gli piace essere quando affronta un problema» ha detto «il rinoceronte», però senza dire il perché e allora io ho pensato per il suo corno, ma non perché costa più dell’oro, perché permette di fare buchi, di aprire varchi, e così glielo ho detto e lui ha sorriso, solo sorriso, niente altro.
Ma veniamo al punto, amico Diario, che come sai da queste parti si racconta di lavoro, che anche qui mi tocca di «accorciare l’anguilla» come dicono i pescatori, ma sì, di fare sintesi, perché sulle persone come Franz ci si potrebbe davvero scrivere un libro.
«Di mio padre ti ho detto, il fatto che abbia insegnato qui all’Accademia mi ha fatto associare sin da piccolo questo luogo al lavoro oltre che al gioco.
A 16 anni con il mio amico Massimo Vicinanza abbiamo messo su una bancarella a via Scarlatti, al Vomero, vendevamo bonghetti, quadretti e foulard. L’attività andava molto bene, pensa che riuscimmo ad affittare una grande villa ai Camaldoli, il nostro mito era la Comune, la abitavamo in 20 – 30 persone e 16 cani, avevamo l’orto, insomma era come vivere in un film.
In seguito con altri soci abbiamo avviato un pub, poi di nuovo con Massimo uno studio fotografico, al tempo avevo 28 anni e facevo già le supplenze qui all’Accademia.
Vinto il concorso di assistente sono finito a Milano, all’Accademia di Brera, dove ho insegnato anatomia artistica. Prima che tu mi chieda come fanno tutti di cosa si tratta ti dico che al tempo l’uomo era al centro del discorso artistico ed era ritenuto necessario conoscere ossa, muscoli, proporzioni, in fondo sono temi con i quali si è cimentato anche il grande Leonardo.
Grazie a una coincidenza fortunata – c’era un prof. milanese che lavorava in Accademia qui a Napoli – potei fare uno scambio di destinazione e così a Brera sono rimasto solo un anno. È dal 2000 che sono a Napoli come prof., insegno Tecnica dei nuovi media integrati, e in questi anni ci siamo inventati un mare di belle cose mettendo assieme telecamere, computer, televisioni, neon e tanto altro. Infine quando 8 anni fa quando il ministero ha dato la possibilità di mettere su percorsi inediti ho ideato questo corso di nuove tecnologie per l’arte e da allora ci stiamo lavorando, con tutto l’amore e l’energia di cui siamo capaci, non solo io Vincenzo, tutti quelli che lavorano qua.»
Ecco, a questo proposito fammi dire che Franz questa cosa del Team, del Gruppo, della Comune, ce l’ha nella testa, nel cuore, nel codice dell’anima, per lui è una cosa che va in profondità, è il filo rosso che tiene assieme il Maestro, i maestri e gli allievi della sua Bottega, è il tratto distintivo, il valore aggiunto del Corso. Non te lo dimenticare, che per quanto io sia stato da loro solo due volte ti assicuro che questo senso di appartenenza lo respiri nell’aria, lo vedi da come maestri e allievi si rapportano con le cose che fanno, lo capisci da come ti salutano i ragazzi e si ricordano di te anche se in fondo sei solo uno dei tanti che hanno visto passare nell’ambito del loro percorso formativo.
Te l’ho detto, il nostro amico è una persona particolare. Vuoi sapere cosa mi ha detto quando gli ho chiesto «perché per te il lavoro è importante, vale»? Questo:
«Per l’artista il lavoro vale perché per lui il lavoro e la vita coincidono.»
«Cosa significa? – gli ho chiesto ancora».
«Significa che mentre ogni altro lavoro a un certo punto finisce quello dell’artista, più in generale del creativo, non finisce mai. Sarebbe come dire all’uomo adesso devi smetterla di fare l’uomo. Come si fa a smettere di fare l’uomo – nel contesto a cui ci stiamo riferendo naturalmente – ; è impossibile.»
Ecco, direi che potremmo anche finire qui, sarebbe un bellissimo modo di chiudere questa storia, e invece ti devo dire ancora una cosa, si chiama #CuorediNapoli, è una iniziativa nata nel 2012, Franz la definisce «un sentimento nel quale le persone si riconoscono, intorno al quale si aggregano», sui social trovi scritto che «è un’opera d’arte che si compone e vive di relazioni nell’intricato tessuto storico-artistico delle città.» Posso dirti la verità? Sono curioso, perché si, lo confesso, nella versione Festival del Bacio non ci sono mai stato ma quella Cuore di Napoli non me la voglio perdere. Facciamo così, io ci vado, così poi ti faccio sapere se mi è piaciuta.
Post Scriptum del 6 Marzo 2017
Caro Diario, stamattina sul presto mi scopro taggato in un post di Sabrina Lettieri, che lei come sai l’ho raccontata qui, con il Cuore di Napoli fatto come piace a lei, quello che puoi vedere nella foto sotto. Allora io le ho scritto di Franz e delle cose che fa e le ho messo il link a questa storia, e lei mi ha risposto che proprio dall’articolo aveva saputo di questo progetto. Che ti devo dire, a me questo fatto che i protagonisti delle mie storie si connettanno e si ispirino un po’ mi ha sorpreso e tanto mi è piaciuta, e così eccomi qua a condividere con te la mia gioia. Alla prossima.
Post Post Scriptum del 4 Maggio 2017
Caro Diario, il 13 Maggio è vicino e due parole due per #CUOREDINAPOLI non posso non spenderle.
Come dici? Di cosa si tratta? Facciamo così, ti copio quello che hanno scritto loro sulla pagina social: «#cuoredinapoli è un’azione artistica che si sviluppa su tre piani diversi, necessari l’uno all’altro, e si attiva attraverso la partecipazione del territorio e dei suoi abitanti. L’idea è che qualsiasi espressione artistica debba costruire un flusso relazionale generato dal coinvolgimento delle persone. Chiunque, utilizzando l’hashtag #cuoredinapoli e postando immagini, video, tweet sui social network, diviene parte del flusso.»
Ecco, per ora solo questo, e la bella immagine di Porta Capuana con i drappi rossi alle finestre. A presto.