Caro Diario, questa volta parto dalla fine, dal messaggio di Ela Siromascenko e dal documentario che le ha dedicato Alessio Strazzullo con la mia complicità:
«Sono le 07:05 p.m. di Giovedì 11 Settembre 2014. Io e Cinzia Mele siamo sul treno alta velocità 9964 che ci riporta a Milano dopo tre giorni voluti e vissuti intensamente a Napoli.
Perché si. Ci sono posti che vedi una volta e ti segnano il cuore. E ci sono posti che vedi una volta, ti segnano il cuore e decidi di portarteli dentro, di farli diventar parte di te e del tuo mondo, di farli vedere, di intrecciarli in molti modi nella tua vita.
A questi posti i poeti dedicano le loro poesie. Gli scrittori i loro romanzi. I musicisti le loro melodie. I pittori i loro dipinti. Io sono una stilista, e a Napoli ho dedicato una collezione di abiti, la più ampia e impegnativa che abbia mai realizzato.»
Ecco, adesso ti racconto quello che è avvenuto prima, però per piacere non mi parlare di flashback, meno che mai di figure retoriche e di analessi che quelle storie lì vanno bene per L’Odissea o Le Mille e Una Notte, non certo per i miei piccoli racconti.
La verità è in fondo semplice, è che il messaggio che Ela mi ha inviato ieri sera l’ho trovato così bello, e lusinghiero per la mia città, che ho deciso di metterlo al principio, in maniera tale che lo possano leggere tutti, anche quelli che hanno sempre così poco tempo che pure per un post di sessanta righe “magari avessi la possibilità di leggerlo tutto”.
Ecco, detto questo possiamo cominciare, anzi no, perché in realtà la storia di Ela Siromascenko e dei suoi primi tre anni milanesi tra comunicazione e abiti stile anni ’50 è cominciata già, l’ho raccontata qui, questo è il secondo episodio, quello dove si narra del suo viaggio a Napoli insieme a Cinzia per realizzare il servizio fotografico per la collezione Autunno Inverno 2014/2015 di Elochka, la sua linea di abbigliamento.
Il titolo potrebbe essere “Ela, Cinzia e la bella Napoli”, o anche “La stilista e la fotografa”, che però poi Ela si arrabbia, che me lo ha ripetuto almeno dieci volte “che in tutta questa avventura Cinzia non è stata solo la mia fotografa ma anche la mia partner, assistente, compagna di stanza e mastro delle chiavi. Vedi Vincenzo, avevamo già lavorato insieme per un precedente servizio e lo sapevo già che era una brava fotografa, ma avevo intuito anche che è una ragazza bella tosta, forte, che non ha paura della fatica vera e io alla fine era proprio di una così che avevo bisogno”.
A volerci scherzare un po’ su, si potrebbe dire che Ela e Cinzia a Napoli sono un po’ come Totò e Peppino a Milano, con amici e parenti vari nella parte di Mezzacapa, nel senso di quelli che ci si mettono pure loro a generare ansia, a seminare dubbi, a fare confusione; però, una volta che ci abbiamo scherzato, possiamo anche riconoscere che organizzare a distanza un’impresa così in una città bella e impossibile come Napoli non è per niente facile, e che almeno un po’ i tanti Mezzacapa milanesi avevano ragione a essere preoccupati, in fondo un po’ lo era anche Cinzia, per rendersene conto basta leggere qua:
“Quando a Maggio Ela mi chiama e mi dice ‘Cinzia, a Settembre andiamo a Napoli!’ rimango abbastanza sconcertata, non mi sembra una buona idea fare un viaggio così lungo, con così tante incognite e spese, e così le propongo una soluzione più economica, le dico che possiamo allestire un set in una bella villa di Como, ma lei niente, vuole Napoli, sempre Napoli, fortissimamente Napoli. Beh, alla fine cedo, che posso fare, il progetto è suo, i soldi sono suoi e a me piacciono le sfide, così concordiamo assieme la location e i dettagli sull’atmosfera per le foto che io adoro essere coinvolta in queste cose – rende il mio lavoro più interessante e ambizioso-, e definiamo che la partenza è per il 9 Settembre”.
Come dici amico Diario? Un poco deve essere stata preoccupata pure Ela? Hai ragione, basta leggere quello che mi ha raccontato lei:
«Organizzare con l’ausilio di Internet, mail e telefonate un servizio fotografico di moda in una città situata a 775 chilometri di distanza, con stili di vita, dinamiche e relazioni diverse da quelle a cui ti sei (appena) abituata, con persone che al massimo conosci appena, è una cosa che sta tra la scommessa e la pazzia, eppure alla fine, inteso come il giorno prima della partenza, almeno teoricamente, sulla carta, tutto è pronto:
La location storica, Villa Domi, con bellissimi interni ed esterni e vista sul mare, ce l’ho; proprio così, bellissima, almeno nelle foto;
Sara Lubrano, la designer artigiana gioielliera napoletana che fa i gioielli che ho voluto per valorizzare al massimo i miei abiti nelle foto, aveva accettato la collaborazione; anche qui, tutto stabilito, almeno al telefono, via mail e su Whatssap;
Idea Verde, il fiorista napoletano i cui fiori ho voluto per valorizzare gli abiti da sposa, stava preparando un bellissimo bouquet apposta per me;
Fabiana Castaldo e Giovanni Scognamiglio, i bravissimi make’up artist e hairstylist napoletani, ci aspettano;
L’alloggio, che ho trovato proprio nel Palazzo Sanfelice, nel Rione Sanità, il cuore e la pancia di Napoli, è prenotato;
I 15 abiti e le attrezzature fotografiche di Cinzia sono nella valigia;
Le previsioni meteo – sole con un po’ di nuvole – perfette per la fotografia;
Io, che per vivere questa esperienza nel modo più intimo e personale possibile ho scelto di fare anche da modella, perché voglio esserci io nelle foto con la mia Napoli del cuore e con i vestiti creati e cuciti da me, sono abbastanza soddisfatta del mio aspetto;
Alessio ci avrebbe seguito durante tutti i tre giorni, che lui del nostro viaggio e del nostro lavoro ha in mente di farne un documentario.
Sì, tutto è pronto. Bisogna solo incrociare le dita. Chiudere gli occhi. E partire.»
Già, incrociare le dita, perché poi nella vita vera funziona così, tu prepari tutto, sembra che ogni cosa stia al suo posto, ma alla fine una cosa è fatta solo quando è fatta, non prima, e fino a quel momento tutto può andare perfettamente bene ma anche no.
Come dici caro Diario?, sei curiosi di sapere come è andata? Facciamo così, questo te lo faccio raccontare da Cinzia, che così oltre a essere fotografa e tutto il resto diventa anche narratrice che non guasta, però non dire che così non vale, perché non è mica tanto tempo che lei ed Ela si sono conosciute, grazie ad una amica comune che ha mostrato a Cinzia delle foto che le hanno fatto pensare subito due cose: che i capi ideati e realizzati da Ela erano bellissimi e che le foto non rendevano loro giustizia.
Qualche tempo dopo si sono incrociate, Ela ha chiesto a Cinzia di collaborare e lei ha accettato di buon grado «perché mi ha colpito la passione e la dedizione che mette nel suo lavoro, lei per me è una ragazza che mette tutta se stessa per realizzare un sogno e io con una persona così collabora non una ma dieci volte. Siamo partite con un piccolo look book della sua collezione Primavera Estate 2014, un lavoro molto grazioso, altrettanto semplice, in grado comunque di valorizzare gli abiti, ripromettendoci che per la collezione successiva avremo realizzato qualcosa in grande stile, soltanto che lei invece di un gradino più in alto ha spostato l’asticella 775 chilometri più in là».
9 Settembre, alle 7:03 c’è un treno che parte destinazione Napoli. Per Cinzia la sveglia suona alle 5:00 a.m., i giorni e le notti precedenti piene zeppe di lavoro e un inizio di influenza, Ela arriva dopo tre ore di sonno e uno stress che la decima parte abbatterebbe un toro. L’energia? È a zero. Ma il caffè e il ritrovarsi alla stazione è come mettere le batterie del cellulare sotto carica.
Ecco, finalmente ci siamo, questo è il racconto di Cinzia:
«L’arrivo a Napoli è intorno alle 11. Le valigie pesano quanto e più di noi, ci stanno appena nel taxi, ma finalmente partiamo. Il tassista fa di tutto per spaventarci parlandoci male del quartiere dove stiamo per alloggiare, ma non ci riesce. Ela, nella furia dell’organizzazione, non ha tenuto conto che un palazzo del settecento non può avere l’ascensore. Ma l’oste che ci ha affittato la casa e la madre ci aiutano gentilmente a portare le “leggerissime” valigie con i vestiti della collezione di Ela e le mia attrezzature per i due piani di scale. Mi chiedo perché non ho scelto di fare più palestra per sollevare tutto quel peso.
Sinceramente, del quartiere non ho mai sentito parlare, Alessio ci dirà poi delle sue meraviglie ma le scopriremo la prossima volta, per ora, nonostante le storie del tassista, vedo solo delle vecchie strade in salita e discesa, con gente che va avanti e indietro sui motorini ma con tanti sorrisi in volto.
Ci sistemiamo e partiamo per la location. Tra caldo, timore di esserci perse e tante risate nel vedere Ela terrorizzata dallo stress in un posto a lei tanto caro, a un certo punto non so più come sdrammatizzare la cosa. Pian piano cominciamo a sorridere della frenesia del traffico, dei passanti, della folla di macchine e motorini intorno a noi. Finalmente giungiamo alla villa, è il momento di stare belle sveglie e concentrate.
Scelte le sale dello scatto partiamo per incontrare Alessio e andiamo da Sara per i gioielli e poi dal fioraio per il bouquet.
Intanto attraversiamo vie e viuzze bellissime e ci catapultiamo nella “Napoli bene”, bella certo, ma non tipica come la precedente. Ci portiamo a casa il tesoro in oro e pietre preziose e poi usciamo a cena con Alessio in una pizzeria nel Rione, proprio sotto casa nostra.
Finalmente si dorme. Ci aspetta una giornata intensa e io devo dare il massimo. Ela è preoccupata sia per il suo aspetto che per come far risaltare gli abiti. Il giorno dopo, quello dello shooting, tutto è pronto e io devo valorizzare un lavoro di mesi in una quindicina di scatti.
Adrenalina allo stato puro e paura di sbagliare e distruggere i sacrifici di questa ragazza che grazie a Dio presa dal suo nuovo ruolo da modella non si accorge delle mie ansie. Bene. Si scatta. E tutto si scioglie dentro di me ma lei no, è troppo impegnata a sistemare il vestito e la collana, a tratti non ascolta quello che le dico.
A un certo punto mi fermo, le metto una mano sulla spalla, la guardo dritto negli occhi e le dico: “Ascoltami… attorno a te non c’è nessuno, non devi vedere neanche Alessio che gira il suo documentario, ci siamo solo io e te, tutto è perfetto, respira, divertiti, segui soltanto me! Sì, da lì in poi, tra uno scatto e l’altro, tutto fila via liscio.”
Ecco, adesso che hai letto il racconto di Cinzia, rilassati e fai con me un nuovo balzo all’indietro, ripartiamo da quando le ragazze sono uscite di casa per andare alla villa e leggi come invece l’ha vissuta Ela, che ti assicuro ne vale la pena.
«Mi si stringe il cuore perché, come spesso capita, temo che sia meno bella che nelle foto. Arriviamo lì e in realtà è mille volte più bella. E dopo, da Sara, nella sua bottega a Chiaia, scopriamo che non solo i gioielli sono ancora più belli che sul sito, ma anche che lei aveva già preparato gli abbinamenti con gli abiti. E ancora dopo, da Michele, troviamo pronto un bouquet da favola, più bello persino di come me lo sono immaginato. E ancora dopo, la mattina del 10, Fabiana e Giovanni arrivano alla villa ancora prima di noi e i look che mi creano con il trucco e le acconciature superano ogni mia aspettativa. E il sole con un po’ di nuvole, come ci voleva per le foto, c’è, come se fosse contento che noi stavamo lì. E alle 17:00, come previsto nell’accordo preso con la villa, di fatto finiamo. E poi c’è stato tutto il resto. Le cene ed i pranzi con Alessio e gli altri amici napoletani; l’intervista con Valeria Bottoni per il suo blog Napolimalafemmena. Le mattine col caffè preso nella cornice della finestra e col sole che illuminava nel silenzio il cortile di Palazzo Sanfelice. La frenesia del Rione. Il blu del mare e del cielo. La vista di Napoli a mezzanotte da Castel Sant’Elmo. Il chiostro maiolicato di Santa Chiara sotto la pioggia dell’ultimo giorno. Le risate con Cinzia in tarda nottata sotto le coperte. La serenità con la quale tutti i napoletani con cui ho parlato in questi giorni mi rispondevano, a qualsiasi dubbio, con un semplice “Non ti preoccupare!”. E avevano ragione. È stato tutto perfetto.
Da Napoli ho sperato il meglio e Napoli ci ha offerto il meglio del meglio. Torniamo a casa con in valigia un tesoro, delle immagini di un posto magico, che tra poco mostreremo al mondo, e una storia da raccontare, e il prezioso materiale per il tanto lavoro che segue proprio iniziando da adesso.»
Hai visto amico mio che ne valeva la pena? È proprio lei, Ela, una che, come dice Cinzia, «puoi dire di conoscerla da 60 ore e di aver capito che spaccherà il mondo con la sua energia e con la sua dannatissima voglia di impuntarsi nelle cose e di arrivare.»
Gia, Cinzia, che la penultima parola la lascio a lei, che a un certo punto mi scrive questo: «sai Vincenzo, penso che da questi viaggi si impara tanto. I viaggi come questo che sta per finire ora ti regalano un sorriso di Ela serena sul treno che scrive per mandarti un pensiero. Viaggi che ti regalano l’orgoglio del tuo lavoro. Perché si, alla fine non sono i soldi, non sono le pubblicazioni, ma tutto ciò che sta attorno a farti capire che il tuo lavoro è fantastico. È quando qualcuno sfrutta il tuo mezzo e le tue capacità per rincorrere un sogno. È quando ci si guarda indietro e ci si trova, tra un po’ di amaro in bocca per la fine dell’avventura e una grande stanchezza, l’aver conosciuto gente nuova, visto posti unici, situazioni irripetibili e grandi risate.
Sai, ringrazio ogni giorno i miei genitori e chi mi tende una mano quando tutto va storto. Mi hanno permesso di fare tutto ciò che voglio. Mi hanno permesso di essere felice anche se a volte è molto duro combattere con le scadenze, con le tasse, con le piccole sconfitte. Ma come ci diciamo con Ela tra un livido e l’altro alla fine siamo orgogliose di essere dove siamo.»
Sì, lo so che l’hai già capito, ma l’ultima parola me la prendo io, per dire che pure io sono orgoglioso, orgoglioso di poter raccontare storie come questa, orgoglioso di essere napoletano.
Grazie Ela. Grazie Cinzia. Onorato di avervi conosciute.
ELA, CINZIA AND THE BEAUTIFUL NAPLES
It’s 07:05 p.m., Thursday, 11th of September 2014. I’m on the 9964 high speed train taking me and Cinzia Mele back to Milan after 3 intensely desired and intensely lived days that we spent in Naples.
Because yes, there are places that you see once and they leave marks in your heart. And there are places that you see once, they leave marks in your heart and then you decide to bring them inside of you, to make them part of you and of your world, to show them, to weave them together with the threads of your life.
Poets dedicate their poems to these places. Writers dedicate their novels to these places. Musicians dedicate their songs to these places. Painters dedicate their paintings to these places. I am a fashion designer, and I dedicated a clothing collection, the most complex and the most demanding I’ve ever made, to Naples.
Ela Siromascenko
That’s the way it is, this time we start from the end, as for what happened first, I will tell you afterwards, which is now. But please don’t tell me about flashback, nor about rhetorical figures or analepsis, those are fine for The Odyssey or for The Thousand and One Nights, certainly not for my little stories.
My truth is simple, it’s that I found the message Ela sent me last night so beautiful and flattering for my city, that I decided to place it in the beginning, so that everyone can read it, even those who always have so little time that say “I wish I had the time to read it all” even for a 60 rows post.
So, that being said, we may start, or better not, because the story about Ela Siromascenko and her first Milanese years from communication to 50s style dresses has already started a while ago, I talked about it here, so this is actually the second episode, the one that talks about her journey to Naples together with Cinzia for the photo shooting of the Fall/Winter 2014/2015 collection of her clothing line Elochka.
The title may be “Ela, Cinzia and the beautiful Naples” or even “The Fashion Designer and the Photographer” but then Ela will get upset because she repeated to me several times that during this adventure “Cinzia was not only my photographer but also my partner, my assistant, my roommate and my key master. You see, Vincenzo, we had already worked together for a previous photo shooting and I already knew she was a good photographer, but then I felt she was also a tough, strong girl, who is not afraid of real effort and that was exactly what I needed.”
If we wanted to joke about it, we could say that Ela and Cinzia went to Naples the way Totò and Peppino went to Milan, with various friends and relatives playing the role of Mezzacapa, which means they inseminated doubts and generated anxiety and confusion; but, jokes aside, we might as well admit that organizing such a project in Naples, such a beautiful and impossible city, is not easy at all. We also admit that those Milanese “Mezzacapa”s were kind of right to be worried, and in fact Cinzia was also worried, just read this and you’ll know what I mean: “When Ela called me in May and told me “Cinzia, we’re going to Naples in September!”, I was quite disconcerted, having such a long and expensive trip into the unknown didn’t seem like a good idea, so I proposed her a cheaper solution, I told her that we could make a set in a beautiful villa in Como, but she didn’t want to hear about it, she wanted Naples so badly, Naples and only Naples. Well, in the end I gave up, what could I do? It was her project, her money, and I like challenges, so we chose the location and the photo mood together (I love being involved into these things, it makes my work more interesting and more ambitious) and we set the departure for September 9th.
What do you think? Was Ela worried a bit as well? You’re right, she was, just read what she told me about it: “Organizing a fashion photo shoot using only Internet, email, phone calls, in a city that is 775 kilometers away and that has a totally different lifestyle, totally different dynamics and totally different relationship types, with people that you barely know, is somewhere between a bet and craziness. But still, in the end, the day before departure, everything is ready (at least in theory, on paper):
I have the location, a historical villa, Villa Domi, with beautiful outdoors and indoors scenery and it even has a sea view. It’s beautiful. Well, at least in the photos.
Sara Lubrano, the Neapolitan jewelry designer whose jewelry I wanted to have for the photo shooting because they matched my dresses so well, accepted the collaboration. Everything is set, or at least… on the phone, in emails and on Whatssap.
Idea Verde, the Neapolitan florist whose flowers I wanted to have for picturing the wedding dresses at their best, is preparing a beautiful bridal bouquet especially for me.
Fabiana Castaldo and Giovanni Scognamiglio, amazing make up artist and hairstylist, are waiting for us.
The accommodation, which I had found right in the SanFelice palace, in Rione Sanità, in the heart of Naples, is booked.
My 15 dresses and Cinzia’s photo equipment are in the suitcases.
The weather forecast – sun with just a bit of clouds – is perfect for taking photos.
I wanted to model the collection myself, because I wanted ME to be in the pictures with the Naples of my heart and wearing my clothes, created and sewn by me… and I am finally quite satisfied with my overall aspect.
Alessio is ready to stay by our side during the 3 days trip, since he is thinking of making a documentary about the trip and about our work.
So yes, everything is ready. We only need to cross our fingers, close our eyes and leave.”
Yes, that’s right, cross your fingers, because that’s the way it works in real life, one prepares everything, it seems that everything is in place, but then the thing is only done when it’s done, not before, and until then, everything can go perfectly well. Or bad.
What do you say? Are you curious to know how it went? I’ll let Cinzia tell you this part, and this way, apart from being the photographer, she also becomes the narrator. She and Ela met not long ago, thanks to a common friend who had shown Cinzia some pictures that made her think of two things: that the dresses that Ela made were beautiful, and that the photos she had were not doing them justice.
A while after having met, Ela asked Cinzia to collaborate and she gladly accepted “because I was impressed by the passion and dedication that she puts into her work, to me she’s a girl who gets completely involved when it comes to making a dream come true, and with a girl like this, I would collaborate not once but time and time again. We started with a little lookbook for her Spring Summer 2014 collection, a simple but gracious project, meant to valorize her dresses, and promised each other to do something in great style for her next collection. Only that, instead of one step further, she moved the crossbar 775 kilometers away.”
On September 9th, at 7:03 a.m., there is a train departing for Naples. Cinzia’s alarm clock rings at 5:00 a.m., after days and nights full of work, and she has a bit of flu. Ela arrives after 3 hours of sleep and she is so stressed that one tenth of this stress could kill a bull. Energy level? Zero. But the meeting at the train station and the coffee they had together worked like a battery recharge.
So here we are finally. Cinzia is telling the story:
“We arrive in Naples around 11:00. The suitcases weigh as much as we do, they barely fit in the taxi, but we finally depart. The taxi driver does everything he can to scare us by speaking badly about the neighborhood where we have our accommodation, but he doesn’t succeed. Ela, in the rush of all the organization, didn’t take into account that a 18th century building doesn’t have an elevator. But the host whose apartment we rented and his mother gently help us carry the “light” suitcases that contain Ela’s dresses and my photography tools two floors up the stairs. I wonder why I didn’t go to the gym more in order to be able to lift all this weight.
I honestly have never heard anything about this neighborhood, Alessio will tell us more about its wonders but we will discover them next time. For now, despite the horror stories that the taxi driver told us, I see nothing more than some old streets going up and down, with people going back and forth riding their scooters with smiles on their faces.
We get ready and we go to see the location. It’s hot outside, we’re afraid of getting lost and I see Ela so stressed in a place that is so dear to her, so at some point I don’t know how to lighten up the atmosphere. Bit by bit we start making fun of the crazy traffic, of the people passing by, of the crowd of cars, scooters and motorbikes around us. We finally get to the villa, it’s time to stay awake and concentrate.
Once the halls for the photos are chosen, we depart for the meeting with Alessio and we go to Sara’s shop for the jewelry and then to the florist to take the bouquet. We’re now in the “chic side of Naples”, with beautiful streets and alleys, it’s amazing, but not as typical as the previous part. We take home our little gold treasure and then we go out to dinner with Alessio in a pizzeria across the street from our house, in Rione Sanità.
Finallt some sleep! We have an intense day ahead of us and I have to do my best. Ela is worried both for her look and for how to make the dresses look their best. The next day, the day of the shooting, everything is ready and I have to show her work of several months into just a few photographs.
It’s all pure adrenaline and fear of making mistakes and of destroying this girl’s sacrifices, but fortunately she’s so absorbed by her new role as a model that she doesn’t notice my anxiety. Ok. We’re shooting. And everything is melting inside of me. But she’s still not there yet, she keeps getting busy adjusting her dress and her necklace, she’s not listening to what I’m telling her.
At some point I stop, I put a hand on her shoulder, I look straight into her eyes and I tell her: <<Listen to me… there’s no one around you, you don’t even have to see Alessio filming his documentary, there’s just you and me, everything is perfect, breathe, have fun, just follow me!>> From then on, between one shot and another, everything goes on smoothly.”
Now that you read Cinzia’s story, relax and take a step back again, let’s go back to when the girls left the house to go see the villa and let’s see how Ela lived this. I assure you it is worth the effort.
“My heart beats like a drum because I’m afraid that (as it often happens) it’s less beautiful than in the photos. We arrive there and it’s even more beautiful in real life than in the photos. And afterwards, in Sara’s shop in Chiaia, we discover not only that the jewelry is even more beautiful than on the website, but also that Sara has already prepared the matching set of jewelry for each dress. And furthermore, in Michele’s flower shop, the bouquet is ready and looks like in a fairytale, even better than I imagined. And then, the next morning, Fabiana and Giovanni are already at the villa before our arrival. The looks they create for me with their makeup and hairdos are beyond any expectation. And there’s the sun with a bit of clouds, just like we needed it for the photos, as if it was happy that we’re there. And we finish everything at 17:00 sharp, just like we agreed with the villa. And then there is all the rest. The lunches and dinners with Alessio and other Neapolitan friends. The interview with Valeria Bottoni for her blog Napolimalafemmena. The morning coffee taken by the window, with the sun silently lighting the interior yard of Palazzo SanFelice. The frenzy of the Rione. The blue of the sea and the sky. The panorama of Naples at midnight from Castel Sant’Elmo. The cluster at Santa Chiara monastery under the rain on the last day. The laughs with Cinzia in the night under the blankets. The serenity with which all Neapolitans we talked to responded with a “don’t worry!” to any doubt we might have had on anything. And they were right. Everything was perfect. I hoped for the best of Naples and Naples offered us the best of the best. We’re coming back home with a treasure in our suitcase, with images of a magical place, that we will soon show the World, with a story to tell, and with the precious material for the huge work that starts just now. “
See? It was worth it. It’s her, Ela, and, as Cinzia says, “I can say I’ve been knowing her for 60 hours and I understood that she will rock the world with her energy and with her goddamned stubborn desire to reach her goals.”
We leave the second last word to Cinzia, who at some point wrote to me: “you know, Vincenzo, I think we have so much to learn from these trips. Trips like this one that is about to end now give you images like this one of Ela on the train smiling while she’s writing you her thoughts. Trips that give you the pride for your work.
Because yes, in the end it’s not the money, nor the publicity, that make you realize that your job is fantastic. It’s all about the OTHER things. It’s about looking behind and seeing how many new people you met, the new places you saw, the unique situations you’ve been in, and the great laughs you had. All this despite the fatige and despite a bit of bitterness for the end of the adventure.
You know, I’m thankful to my parents every day for having let me do whatever I wanted in life. They allowed me to be happy even though sometimes it’s hard to fight the tight deadlines, taxes, small defeats. But, just I used to say with Ela these days, between one bruise and the next one, we’re happy to be where we are now.”
Yes, I know you got it. I will take the last word, to say that I’m proud as well. I’m proud to be able to tell stories like this one, and I’m proud to be Neapolitan.
Thank you Ela. Thank you Cinzia. It was an honor to meet you.