Caro Diario,
oggi ti racconto di una ragazza di 31 anni con gli occhi belli e il viso buono, si chiama Sara Lubrano, di persona l’ho conosciuta pochi giorni prima dello scorso Natale, nella sua bottega di Vicoletto Belledonne a Chiaia a Napoli.
Come dici? Cosa vuol dire che l’ho conosciuta di persona? Vuol dire che di nome la conoscevo già, me ne aveva parlato Ela Siromascenko quando è venuta a Napoli con la fotografa Cinzia Mele per vivere la bella storia che ho raccontato qui.
Non so se a te è mai capitato, a me talvolta accade che delle cose mi entrano in testa da subito ma poi è come se si nascondessero, e hanno bisogno di tempo per rivenire fuori, solo che poi quando accade è una scoperta dietro l’altra e non si finisce più. Si, amico mio, con Sara è andata proprio così, già nel maggio del 2016 ero passato per la sua bottega ma non ce l’avevo trovata, e invece a Natale lei c’era, ed è stato bellissimo, è venuto tutto da sé, e mentre sceglievo alcuni delle sue bellissime creazioni siamo finiti a parlare dei nostri valori e delle nostre vite, e poi lei di suo padre e io di Cinzia, che non è mica normale che finisca così, soprattutto nei giorni prima di Natale, che tutti vanno di fretta, e i regali più che attimi di gioia diventano ore vissute con l’angoscia di non riuscire a fare tutto quello che devi fare, nel tempo in cui lo devi fare, con i soldi che puoi spendere per farlo. Da Sara no. Sono stato così contento delle cose che ci siamo raccontati e delle cose che ho comprato che le ho detto che sarei tornato a metà Gennaio per sentire la sua storia, e oggi nell’intervallo ci sono andato e mentre lei lavorava le ho chiesto di raccontarmi un po’ delle cose che le piacciono e un po’ di quelle che invece no.
«Vincenzo, mi piace andare in bicicletta e nuotare. E mi piace da pazzi tutto quello che riconduce alla manualità: il das, dipingere, lavorare il legno, trasformare oggetti e cose che non mi piacciano più e farli ridiventare attraenti. Mi piacciono tutte le tonalità del rosa e la musica. Se sono a casa o comunque in una situazione di relax preferisco musica leggera italiana – ad esempio Laura Pasuini o Adele -, quando lavoro mi piace ascoltare musica zen o comunque musica che favorisce la meditazione, a volte per questo gli amici mi prendono in giro, non si spiegano come faccio a lavorare e non addormentarmi. Mi piace viaggiare, lo considero indispensabile sia per confrontarmi con culture e idee diverse dalle mie che per prendere ispirazione, per cogliere l’anima dei luoghi. Mi piace dare spazio a progetti di medio lungo periodo, ad esempio in questo periodo sto pensando alla realizzazione di gioielli che si ispirano alle maniglie degli antichi portoni d’Italia. Mi piace anche cambiare idea e mi piace avere cura delle persone, mi piacciono l’amicizia e l’amore. Infine mi piace rispettare la regola che considero propedeutica a tutte le altre: non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te. Secondo me se tutti rispettassero questa regola vivremmo vite assai migliori.»
«E cosa invece non ti piace?»
«Non mi piacciono le persone che vivono giusto per vivere e quelle che si piangono addosso, con motivo oppure senza. Conosco persone che avrebbero mille ragioni per disperarsi davvero e invece sono vive, lottano ogni giorno per migliorarsi e migliorare le loro vite, e penso che se lo possono fare loro lo possiamo fare tutte/i. In più penso che quando una/o si autocommisera le disgrazie se li tira addosso ancora di più.
Non mi piace la domenica sera, a volte mi pesa la settimana da affrontare, diciamo preferisco decisamente il Sabato, ma non sono certo la sola. Ah, non mi piacciono i quadri appesi storti alle pareti, è più forte di me, li devo raddrizzare per forza, però adesso non pensare che io sia super precisa, perché non è così, o comunque dipende.»
«Da cosa dipende?»
«Dipende dalle cose. Ad esempio se parliamo di guardaroba sono una persona molto disordinata, se parliamo di lavoro no. Se una cosa non è fatta come dico io non ci dormo la notte.»
«Ecco, lavoro, che bella parola. Dimmi un po’ del tuo rapporto con lo studio e il lavoro.»
«Mi sono diplomata al liceo linguistico e ho una laurea triennale in economia aziendale. Ai tempi del liceo per un periodo ho cercato di vendere aspirapolvere via telefono ma non era un lavoro per me, mi compenetravo nei problemi delle persone, spesso rimanevo al telefono ad ascoltarle, e in questa maniera gli aspirapolvere per telefono non si vendono.»
«E i gioielli?»
«I gioielli sono venuti dopo un percorso niente affatto semplice. Ho iniziato facendo bijoux, che all’inizio vendevo alle amiche, poi man mano il giro si è allargato e addirittura un Natale per le troppe ordinazioni e il troppo lavoro ho avuto un problema alla mano e mi sono dovuta operare. Purtroppo dopo l’operazione non sono riuscita a recuperare la piena funzionalità della mano e così a gran malincuore ho lasciato il lavoro di cui sono innamorata e mi sono iscritta alla specialistica di economia aziendale.»
«Immagino sia stato un periodo particolarmente tosto.»
«Si, non per lo studio in sé, per il fatto che avevo dovuto abbandonare il mio sogno.»
«E invece?»
«E invece a un certo punto mio padre mi parla di un amico che in seguito a un incidente aveva perso la mano e gliela avevano riattaccata, ma solo così per un fatto estetico, ne aveva perso completamente l’uso fino a quando non era andato da un medio coreano che faceva studio a Roma e che gli aveva risolto un problema che sembrava irrisolvibile.»
«Immagino che ti sarai catapultata.»
«Non è questione di catapultarsi, è che tu speri in una possibilità; diciamo che ci abbiamo creduto, e che alla fine abbiamo scoperto che era tutto vero, nel senso che sono stato da lui e la mia mano è andata a posto. Vuoi sapere la prima cosa che ho fatto qual è stata?»
«Certo che sì!»
«Ho lasciato la specialistica e mi sono iscritta, sempre a Roma, alla Accademia delle Arti orafe dove ho preso i diplomi in modellazione in cera, incassatura, oreficeria, cesello e sbalzo, microfusione. In assoluto la cosa che mi piace di più è modellare la cera, è una tecnica antichissima, risale al V secolo avanti Cristo. E poi la trovo un’attività molto femminile.»
«Ecco, questa volta a proposito di attività, mi racconti come si svolge una tua giornata di lavoro tipo?»
«Vincenzo, lo sai come funziona, quelli come noi lavorano anche quando non lavorano. La mattina mi sveglio e capita che guardando un lampadario mi viene un’ispirazione che poi diventa un’idea e poi un disegno e poi magari una collezione di gioielli per l’estate.
Dal punto di vista strettamente pratico lavoro per fasi, parto dai disegni, scelgo le cere e le inizio a lavorare, faccio i modelli e poi li porto a fondere, dopo di che riparto dal grezzo e lo lavoro, lo rifinisco, lo faccio diventare come dico io, dopo di che lo porto a fare il bagno nell’oro, questa è la seconda operazione che faccio fuori, presso punti specializzati.
Vedi, quello che mi ispira è la nostra cultura, metto le mie mani e il mio cuore al suo servizio, cerco di dare forma alla mia idea di bellezza, di riscrivere l’antico in chiave moderna; il mio stesso logo – una monachina, l’amo che va dentro all’orecchio per agganciare l’orecchino – è la stilizzazione di un antico gancio pompeiano.»
«E dopo che me l’hai già detto in molti modi ce l’hai una frase per dire perché per te il lavoro è importante, vale?»
«Perché dà autonomia e senso alla mia vita. Basta questo?»
«Si, direi che basta. Aggiugerei solo che chi vuole saperne di più su di te e sulle belle cose che fai può visitare il tuo sito e le tue pagine su Instagram e Facebook. Ecco, ora è davvero tutto. Per ora.»
10 Settembre 2017
Caro Diario, ti ricordi quando nel corso della nostra chiacchierata Sara mi aveva detto «Vincenzo, sai come funziona, quelli come noi lavorano anche quando non lavorano»? Appunto! Ad Agosto è stata in vacanza in Giamaica, al ritorno ha portato con sé il corallo nero e guarda un po’ cosa ha creato. A presto.
3 Dicembre 2017
Caro Diario, il 30 Novembre Sara ha raccontato la sua storia a #BTO2017 – Buy Tourism Online e ti assicuro che è stato un successone, presto sarà pronto il video e lo potrai vedere da te, ma intanto volevo dirtelo e volevo anche condividere due foto, la prima è un particolare di una foto scattata da Stefano Cannas mentre presento Sara, Silvia Badriotto, Simona De Martino e Stefano Fascetti, la seconda è un selfie ricordo che ci siamo fatti con Simona, che anche di lei conto di racconarti molto presto.
Per ora ti saluto amico Diario, alla prossima.