Lavoro ben fatto, tecnologia e consapevolezza: stazione Modugno

IL PROGETTO
A scuola di lavoro ben fatto, di tecnologia e di consapevolezza

LA SCUOLA E LA CLASSE
3° Circolo Didattico Don Lorenzo Milani, Modugno, Bari
Seconda C Scuola Elementare

IL DIARIO DI CLASSE DELLA SECONDA C
@19 Novembre 2017; @3 Febbraio 2018 @20 Marzo 2018
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19 Novembre 2017 Torna al Diario
Caro Diario, ieri mi ha scritto la mitica maestra Francesca Di Ciaula, sì, proprio così, mitica, anche se lei dice che sono esagerato, e mi ha raccontato un po’ di cose del cammino che stanno facendo con la Seconda C, che naturalmente l’anno scorso era la Prima C, sulla strada del lavoro ben fatto e dell’uso consapevole delle tecnologie.
Come facevamo già lo scorso anno, piuttosto che farti una testa di chiacchiere io, ti faccio raccontare tutto da lei, che è bravissima:
«Caro Vincenzo, un nuovo progetto sugli oggetti e l’uso consapevole della tecnologia è partito anche quest’anno con i bambini di seconda classe della primaria.
Primo step gli oggetti di lavoro e loro funzioni, i materiali e le parti di cui sono composti. Prima risorsa il giardiniere della scuola. Con lui un tour intorno all’edificio scolastico e una bella lezione all’aperto con tutti gli attrezzi esposti in bella mostra. Dopo di lui è stata la volta del nonno barbiere, occasione che ho preso al volo per operare nuove classificazioni di oggetti in base alla loro funzione: tagliare, incollare, dipingere o spennellare. Come puoi immaginare, dentro ci sono finiti anche gli oggetti scolastici e i materiali utilizzati dagli alunni. In seguito li riprenderemo attraverso piccoli brainstorming nella costruzione di oggetti utili, come uno scaffale per la biblioteca di classe, che è in via di costruzione.
Inutile dire che il brodo di coltura è sempre la problematizzazione, il mettere in comune idee, ricercare la soluzione più utile e più bella. Sì, perché il criterio estetico per fortuna nei bimbi esiste, viene reclamato e va sollecitato sempre perché non scompaia come negli adulti.  Sì, caro Vincenzo, i bambini rivendicano ambienti colorati, allegri, fruibili nel modo più gioioso possibile, una richiesta sommessa a cui gli adulti sono spesso sordi e ciechi.
Qui a scuola cerchiamo di costruire percorsi ideativi e nei più piccoli risorse ce ne sono a iosa. Tendono a scomparire già verso la fine della primaria, se non c’è stato allenamento in questi anni preziosi. E tuttavia creare non è solo costruire castelli in aria. Come la marmellata – per parafrasare una bella immagine di Italo Calvino – la fantasia, la creatività se non viene spalmata su una fetta di pane è materiale informe, che tende a disperdersi.
Così è spiegato tutto lo sforzo in questo percorso che sto costruendo, per piegare il tutto allo sviluppo di capacità di progettazione, alla esplicitazione di idee chiare, descrivibili, traducibili in realtà concrete e visibili. Il passo successivo sarà l’uso di materiale di scarto per costruire nuovi oggetti. Così le scoperte fatte all’inizio a riguardo degli attrezzi e funzioni dovrebbero ritornare, essere riprese in nuovi contesti operativi.
Ancora una volta il percorso non è così lineare. L’ho già scritto, lo so.
Progettare e costruire per poi ritornare al progetto dopo l’impatto con i materiali, quindi rifare.
L’errore, il dato reale che non collima con il progetto su carta e che quindi costringe a ripercorrere il cammino già fatto. Noi sappiamo che il valore è tutto lì, è tutto in quel percorso di conoscenza, di ricerca di soluzioni, di scoperta di nuove e impensate connessioni tra idee, tra tecniche, strumenti e fine desiderato; un percorso verso la scoperta dell’uso il più consapevole possibile della tecnologia come insieme di scelte di procedimenti e materiali, per uno scopo, quello che abbiamo scelto e definito nella maniera più chiara possibile.
È questo stesso mio percorso, che mi sforzo di descrivere, ancora una volta fatto di idee, definizioni su carta, ritorni e ripensamenti nell’impatto con la realtà, l’ambiente scuola e le diverse sue variabili, non per ultimo tutto quello che entra nel campo di relazione con gli alunni.
Per questo la linearità è una pretesa inutile, almeno quanto epistemologicamente scorretta. La ricerca sul campo, le scelte di volta in volta compiute e riformulate sono l’humus, il terreno di crescita, una scommessa continua. Un caro saluto, a presto, Francesca.»
Come dici amico Diario? Tutto questo ti sembra magnifico? Sono d’accordo con te. E credimi, che io Francesca e la sua classe le conosco, tutto questo è solo l’inizio.

 
3 Febbraio 2018 Torna al Diario
Caro Diario, prima che me lo dica tu te lo dico io, perché naturalmente lo so che oggi ne abbiamo 19 Marzo, ma Francesca Di Ciaula mi ha scritto il 3 Febbraio, e io appena è arrivata l’ho letta, mi sono detto come faccio sempre tra stasera e domani la pubblico e poi invece me ne sono dimenticato.
Sono mortificato amico mio, mi scuso con te e con Francesca, e non sto qui ad addurre 100 possibili motivi, come approccio non mi piace, preferisco dire con il mio amico filosofo che ci possiamo definire umani essenzialmente perché moriamo e perché sbagliamo, e io ho sbagliato, punto.
Ciò detto, ti dico subito quello che mi ha inviato Francesca insieme al post dal titolo «Gli oggetti e la tecnologia» pubblicato sul blog della scuola, lo puoi leggere cliccando sul titolo o anche qui.
Ecco Francesca: «Ciao Vincenzo, rieccomi, ho impiegato dicembre con il coding e la pixel art ed è stata comunque l’occasione per parlare delle macchine e del linguaggio di programmazione attraverso l’uso di algoritmi. Per adesso ti invio solo un assaggio del nuovo percorso che sto realizzando in classe. È un avvio al tinkering e alle scribbling machines. Ho fatto precedere il lavoro mostrando cosa sia un robot, cioè una macchina che interagisce con l’uomo.
Intanto mi piacerebbe avere da te un feedback e magari un suggerimento sull’attività che ne può venire fuori per stimolare i bambini alla consapevolezza di quanto fatto, non vorrei finisse il tutto con il lavoretto per quanto educativo possa essere. Grazie e a presto con altro materiale di documentazione. Un caro saluto. Francesca»
Come dici caro Diario? Bisogna farsi venire qualche idea? Certo che sì, ma bisogna anche che io senta Francesca, per capire in questo mio periodo di amnesia che cosa è successo. Conto di tornare presto.
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20 Marzo 2018 Torna al Diario
Caro Diario, ieri dopo che le ho scritto che avevo pubblicato l’aggiornamento (ed essermi scusato per il ritardo) la maestra Francesca mi ha risposto che in questo periodo ho introdotto le scribbling machine e che la parte del lavoro che avevo pubblicato andava completata con le foto dei robottini, che mi avrebbe inviato oggi, come ha fatto, te li metto alla fine, sono bellissimi.
Dopo di che ha aggiunto: «Credo che ci siano tutti e diciotto e che si possano vedere bene. Li hanno fatti in autonomia. Io non ho messo mano se non nelle situazioni critiche di … precarietà e sbilanciamento. Hanno scelto il materiale e come assemblarli prelevando da contenitori stracolmi di scatole, lattine, cannucce, cordoncini e non so cos’altro. La scelta di metterci un nome anche di fantasia è stata tutta loro. Anche l’uso delle diverse colle per i diversi materiali è tutto loro lavoro. Qualsiasi sia stato il risultato, il valore di questo lavoro è proprio questa autonomia dell’ideare e del realizzare.
Ne è seguita una verbalizzazione anche scritta, libera, per sollecitarli a ripensare quanto fatto. Le parole formulate in una frase a questo servono. A restituire significato a quanto fatto, ad attribuire un valore di senso al lavoro delle mani guidate dalla mente, dall’entusiasmo del fare. A presto. Francesca».
Come dici caro Diario? Devo chiedere alla maestra Francesca una copia della verbalizzazione scritta e libera? Sarà presto fatto, per intanto ti saluto felice, questo percorso su lavoro ben fatto, tecnologia e consapevolezza non finisce mai di regalarmi gioia. Alla prossima.


Post Scriptum
Caro Diario, la maestra Francesca mi ha inviato le foto del laboratorio, te le aggiungo qui, contribuiscono a dare senso al racconto che ci ha fatto. Alla prossima.

IL DIARIO DI CLASSE DELLA PRIMA C
5 Novembre 2016; 17 Novembre 2016; 2 Dicembre 2016; 19 Dicembre 2016; 12 Gennaio 2017; 11 Marzo 2017; 12 Aprile 2017; 19 Maggio 2017; 10 Giugno 2017;

5 Novembre 2016 Torna al Diario
Caro Diario, la maestra Francesca Di Ciaula è un altro bell’esempio di @micizia al tempo di Internet. Perché @micizia e non amicizia ormai lo sai, è anche raccontato qui, ma insomma in poche parole è @micizia perché Francesca e io non ci siamo mai visti di persona anche se abbiamo già fatto un po’ di belle cose assieme.
Come dici? Ti faccio qualche esempio? Francesca è l’autrice della parola biografia nel dizionario del lavoro ben fatto. E’ stata la promotrice de la Notte del Lavoro Narrato a Modugno assieme all’Associazione Paidea. Ha fatto raccontare il lavoro ben fatto ai ragazzi di quinta elementare dai loro genitori, come puoi leggere qui e qui. Mi ha raccontato ogni volta tutto questo con parole bellissime, parole come «i bambini non sono mai stati così attenti e interessati. Poi Paolo Fumai è stata una vera sorpresa. La mente, le mani, il cuore e il lavoro dell’artigiano. È stato capace di insegnare ai bambini tutta la teoria e pure Sennet soltanto parlando e mostrando il proprio lavoro. Domani toccherà alla mamma infermiera», o come «sabato é arrivata a scuola la mamma infermiera. Una conversazione che ha davvero coinvolto i bambini. Adesso si è prenotata la mamma ragioniera. Questo progetto mi sta coinvolgendo oltre le mie aspettative e mi sta spingendo a far meglio il mio lavoro, un lavoro ben fatto. Confesso, sono soddisfatta di questo lavoro quando vedo ricadute di entusiasmo sui bambini e pure sui genitori. Mi piace la scuola che si apre alla collaborazione con le famiglie». Ed è più di un anno che parliamo della possibilità di portare il progetto sul lavoro ben fatto, la tecnologia e la consapevolezza anche nella sua classe, e così ogni tanto ci siamo scritti via chat, e mi ha detto che per l’appunto quest’anno ha la prima, e che avrebbe piacere che io andassi qualche volta – cosa che sicuramente farò a inizio 2017 – però intanto non è stata ad aspettare me, si è letta e riletta più volte il progetto, ci ha pensato su, ed è partita. Leggi cosa mi ha scritto oggi Francesca:
«Gentile Vincenzo, sto seguendo il progetto Star Wars, lo trovo  bellissimo e intrigante pure per i ragazzini di scuola primaria. Per ora con i piccoli di Prima C sono alle prese con il progetto “Gli oggetti intorno a noi e uso consapevole della tecnologia”, un progetto non facile nonostante la semplicità apparente, forse perché a me piace pensarle e ripensarle le cose, insomma rifletterci su. Per la verità mentre ci lavoravo, mi sono resa conto che mancava tutta la riflessione con le relative attività connesse al lavoro ben fatto e così, dopo l’ennesima rilettura e analisi dei tuoi post sui lavori nelle scuole primarie, ho messo su un percorso didattico più minuzioso, che mi chiarisca passo dopo passo la struttura di fondo, soprattutto come arrivare a fare quel salto splendido sulla ideazione/progettazione/riprogettazione di cose ed idee, alla sollecitazione e utilizzo di pensiero divergente (potenzialità e ricchezza che i bimbi ancora piccoli posseggono e che poi la scuola e gli adulti sanno sopprimere), che tu sai fare bene pure con i piccoli. Sono ancora ai primi due step. Non me ne volere se ho piegato il tuo progetto al percorso didattico programmato, ma penso che questa integrazione sia una buona cosa. Ogni tuo suggerimento mi sarà prezioso. Intanto proseguo. 
A presto.
Francesca
ps.  ecco lo schema con i vari passaggi del progetto «Pensare e fare bene le cose. Gli oggetti intorno a noi e uso consapevole della tecnologia»:
1. Oggetti scolastici e materiali. Classificazione.
2. Oggetti e arredi dell’aula/ casa: loro uso, a cosa servono.
3. Oggetti e materiali scolastici: tecniche e materiali, parti e loro funzione (penna , matita, orologio, ombrello, sedia). Dalla rappresentazione grafica alla scrittura.
4. Come si fa. Oggetti e tecniche utilizzate. Come si costruisce un libro, manufatto, oggetto, quali tecniche è meglio utilizzare. Il progetto.
5. Cosa abbiamo fatto. Ripensiamo ai nostri passi: la tecnologia utilizzata.
6. Conversazioni. Cos’è la tecnologia: insieme di procedimenti e uso di materiali per costruire un oggetto o cosa nuova. Scelta consapevole di strumenti e  tecniche per arrivare al lavoro finito, pensato per uno scopo. Le tecniche utilizzate. La tecnica di per sé non è né buona né cattiva. La tecnologia può essere buona  o cattiva in relazione allo scopo desiderato o se consideriamo il fine in sé, che fa bene o fa male a noi, agli altri.
7. Desiderare e pensare una realtà nuova, un ambiente che ci fa stare bene: un’aula bellissima, l’aula più accogliente colorata simpatica che possiamo pensare. Disegno/progettazioni.
8. Mostrare, comunicare progetti, le idee.
»
modugno2aCome puoi immaginare amico Diario ho scritto subito a Francesca per dirle che non solo non gliene voglio ma sono felice del lavoro che sta facendo, dell’intelligenza, della passione e dell’impegno che ci sta mettendo, e che sono sicuro che verrà fuori un progetto bellissimo. Si, le ho detto questo, e poi l’ho ringraziata, ma davvero, con il cuore, perché con il suo lavoro conferma una cosa che penso da tempo e cioè che per fare il passo in avanti decisivo bisogna svincolare il progetto dalla mia presenza.
Perché si, caro Diario, io rischio di diventare un impiccio, un freno, da un certo punto di vista persino un alibi. Come dici? Adesso sto esagerando? Niente affatto. Sono convinto da sempre che portare i pesci non serve, bisogna insegnare alle persone a pescare, nel caso specifico bisogna fare in modo che ciascuno abbia l’autonomia, le conoscenze e le competenze per portare avanti da sé il progetto. Ne ho già parlato più volte con Colomba Punzo, la mia amica Preside del 83° Circolo Porchiano Bordiga, e penso che bisogna organizzare due – tre giornate di formazione per le/i docenti e metterle/i in condizione che ciascuna/o di loro «intanto vada avanti», proprio come sta facendo Francesca.
Dopo di che non la smetto mica di seguire e di raccontare le diverse storie e anche di fare i miei corsi come piace a me, dalle elementari all’università, perché per l’appunto mi piace, perché sperimento e perché imparo tanto, ma intanto ogni anno ci saranno decine e decine, e magari presto centinaia di docenti che porteranno avanti il progetto «A scuola di lavoro ben fatto, di tecnologia e di consapevolezza» nelle loro scuole.
Per questo il lavoro della maestra Di Ciaula è ancora più importante, perché mostra un’altra via, un’ulteriore possibilità, perché ci dice che si può fare. Grazie ancora Francesca, e a presto.
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17 Novembre 2016 Torna al Diario
Caro Diario, ieri sera tardi la maestra Francesca Di Ciaula mi ha inviato un nuovo aggiornamento. Lo ha fatto come fa lei, in maniera essenziale e gentile – gli inglesi lo definiscono understatement – ma insomma questo è quello che mi ha scritto: «Ciao Vincenzo, ti invio questi miei pensieri scritti all’impronta. C’è questo progetto che mi è piaciuto veder realizzato da piccoli di prima classe nelle scuole primarie a Ponticelli, a Soccavo, leggerne sul blog #lavorobenfatto, veder quei lavori, i disegni e idee grandiose solo per il fatto che sono inedite al nostro pensiero, divertenti perché geniali. Mi hanno fatto venire alla mente Munari. Accade, proprio come dopo aver visto lavori di Munari, che non riesci a far scivolare le cose che pensi e vuoi fare nel limbo del consueto e saputo, perché qualcosa di nuovo è venuto a stridere con il conosciuto. Accade – può accadere – che rimanga traccia nella tua mente e senza volerlo un giorno riaffiora. Come quell’albero di Munari, costruito striscia su striscia, che si distendeva e si allargava per tutto lo spazio che trovava. Strappo dopo strappo, mentre di volta in volta scegli una direzione diversa, e riformuli l’idea ad ogni scelta, ogni azione, un giorno questo ti capita. Hai il materiale in mano e strappi e connetti rami su rami. Quell’idea appresa da una immagine in un libro di Munari, un giorno in maniera del tutto inconsapevole è diventata realtà in aula.
Prendere un oggetto e slegarlo dal suo uso quotidiano, pensarlo diversamente, associato a uno scopo nuovo. Non so da dove cominci la cosa, se dall’oggetto o dall’uso voluto, dal mezzo o dal fine. Si tratta di inciampare in quel momento magico, l’associazione inedita che nasce dal caso o dalla ricerca che inciampa nel caso, come accadde a quell’uomo antico, che si accorse che la pietra a scheggiarla un tantino di più su un solo lato, sarebbe stata utile a raschiare la pelle della belva catturata, già messa ad essiccare. Percorsi invisibili della mente che hanno a che fare con il manipolare, usare, registrare nella mente azioni e smontarle, per ricomporle in modo diverso, mentre ti è capitato tra le mani del materiale nuovo o pezzetto di cosa.
Ho il timore che questo progetto, che ha appena preso il largo, avrà stesso destino. Per ora si è trattato di guardare gli oggetti sui banchi, sceglierli e scegliere la scatola dove collocarli, se quella gialla con la scritta LEGNO o quella verde con la scritta METALLO o arancio per la PLASTICA. Poi le scatole le abbiamo disegnate e disegnato dentro gli oggetti. Ne abbiamo fatte di più grandi per metterci gli elementi di arredo, anche quelli di casa. E poi ci siamo domandati a cosa servono, per dirci che tutti gli oggetti servono a qualcosa, c’è sempre un loro uso per cui sono stati pensati. E tuttavia per essere stati costruiti, sono stati assemblati. Perché gli oggetti sono costituiti di parti. Nell’essere stato pensato, nel processo di ideazione/progettazione, materiali diversi sono stati utilizzati, elementi diversi sono stati necessari. Prendere un oggetto, esaminarlo e smontarlo e comprendere utilizzo e materiali dei componenti. Prendere più oggetti, manipolarli, smontarli e comporre e poi pensare ad un oggetto nuovo oppure pensare prima a un oggetto che possa servire a qualcosa di specifico e poi cercare, assemblare pezzi.
Percorsi mentali e manuali tutti da sperimentare, tutti da sollecitare. Sono sicura che quelli dei bimbi saranno di gran lunga più originali dei miei. Ecco, adesso capisco meglio la direzione da prendere. Pensare gli oggetti, prefigurarsi percorsi e nuovi usi. Eppure c’è ancora qualcosa che non collima, perché non tutto è piano, non tutto è stato spiegato. Per la prima volta si tratta di un progetto quasi non progettato, un percorso non saputo, di cui per ora conosco solo la direzione da prendere. Ciao, alla prossima tappa.»
Come dici amico Diario, è bellissimo? Sono d’accordo, però aspetta, perché poi Francesca scrive «Ti invio pure due immagini, due paginette. Il mio lavoro fin qui è quello che si fa di solito. Nulla di più».
Come dici? Non è vero che il lavoro di Francesca è quello che si fa di solito? Lo so, lo so, penso che lei sia fatta così, ma adesso non è questo il punto, piuttosto proviamo a chiederci se e come la possiamo aiutare di più e meglio?.
Come dici? Questo lo devo sapere io? Io certamente ci penso, ma un’idea buona può venire da molte parti, dalle presidi Colmba o Anna per esempio, dalle/gli insegnanti Amalia, Assunta, Mariarosaria, Lina, Lello, Rosaria, dalla giovane Irene, insomma quello che mi pare certo è che il lavoro che sta facendo Francesca è ricco di spunti, di possibilità e di indicazioni, e di questo sono molto contento, e anche profondamente grato.
Ritorno presto, intanto tu guardati le foto.
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2 Dicembre 2016 Torna al Diario
Caro Diario, Un paio di giorni fa Francesca mi ha riscritto e mi ha inviato un po’ di foto, una la puoi vedere sotto, ci clicchi sopra e le vedi tutte.
Ora se ti dico che sono troppo contento tu mi rispondi giustamente che lo sai già, però io te lo dico lo stesso, anche perché attendo presto belle notizie anche da Follonica dove molto probabilmente si comincia con un’altra classe.
Adesso però basta con le mie chiacchiere e leggiti a che punto sono arrivate la maestra Di Ciaula e la sua Prima.
«Gentile Vincenzo, il progetto sta navigando bene anche se la navigazione a vista a volte si impone, ma questo faceva parte già del tutto. La fase di indagine sui materiali si è conclusa, ma non ho potuto far seguire quella di smontaggio/analisi/ideazione/creazione di oggetti. Si è imposta invece la fase successiva relativa al lavoro e le procedure, una fase poco creativa se vuoi, ma anche divertente e impegnativa per i piccoli, che si sono cimentati nel “fare” un oggetto, utilizzando le mani, le intuizioni, le piccole scoperte occasionali, che di volta in volta si imponevano (il colore, il tipo di foglia, il modo di accartocciare, ecc.) e poi la soddisfazione del lavoro finito.
Ciò che abbiamo registrato è il lavoro nel suo procedimento, ma intuizioni sono nate parlandone. Piccole riflessioni a posteriori sul lavoro e sulla soddisfazione che ne deriva, sul perché e come il lavoro è riuscito bene proprio come volevamo. Al mia sollecitazione sul fatto che abbiamo seguito passo passo le procedure, è seguita quella dei bimbi “Lo abbiamo fatto con calma”. Soprattutto ho voluto attivare la scoperta che è bello lavorare insieme e aiutare i compagni nel suggerire il “come” fare quando ci si arriva prima degli altri, quando il lavoro è fatto per gruppi, dove il materiale appartiene a tutti i componenti del gruppo. Questa cosa del lavorare insieme è un processo e una consapevolezza tutta da costruire. È solo l’inizio, ma credo che semi siano stati già gettati.
Per ora ho lavorato sul percorso che parte dall’idea solo appresa e fatta propria, per giungere al manufatto. Come ti dicevo, la scommessa è sull’ideazione che nasce anche attraverso l’uso dei materiali, a contatto o all’interno del processo stesso di manipolazione. Ci sto provando con il manufatto per il Natale. Adesso, a lavori avviati di decorazioni dovrei provare a problematizzare, nella ricerca del “come” costruire un oggetto scelto, quali materiali utilizzare e in che modo. È una fase a metà perché molti input sono stati dati, ma domani ci provo, a progettare con i materiali davanti, mi piacerebbero uscissero idee originali, magari anche il lumino capovolto!
Ti invio foto relative alla conclusione della prima fase e attivazione della seconda. Lo ripeto: si tratta di lavori non originali, attività che appartengono ad un normale percorso didattico. Cosa ci sto mettendo in più questo lo so. Anch’io sto costruendo un percorso, dove la consapevolezza nasce dal “fare” e finisce col modificare il “fare” stesso, modificandone il “come”e poi il “saper fare”. Il “lavoro ben fatto”, credo sia tutto in questo circuito, che ha a che fare con la percezione di sé, da solo o insieme agli altri, mentre vai avanti con un’idea, immagine o visione in tasca, che di volta in volta si fa sempre più nitida, perché diventa tua, diventa il “tuo” lavoro.
A riscriverti. Francesca»
Questo amico Diario è quello che mi ha scritto Francesca, io lo trovo bellissimo, mi è venuta voglia di dare una mano, di suggerire qualche idea, però ci devo pensare, ti prometto però che lo faccio presto, il lavoro che lei sta facendo secondo me é molto importante. Alla prossima.
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19 Dicembre 2016 Torna al Diario
Caro Diario, è tornata la maestra Francesca e come sempre ha portato idee, cose fatte, e quel suo modo così cortese di presentare il lavoro che fa. Non ti faccio perdere altro tempo, le passo subito la parola, buon ascolto.
«Gentile Vincenzo, ti invio gli ultimi sviluppi del progetto di tecnologia legato agli oggetti. Il percorso ha finito con l’inglobare l’argomento del Natale e così le attività legate all’uso della manualità e materiali diversi. Secondo me l’occasione del Natale era da cogliere, sia per sollecitare attività di ideazione e progettazione, sia per far cadere discorso e attenzione sugli strumenti utilizzati.
Qui i bambini hanno registrato l’anticipazione del lavoro finito, assemblando pezzi già a portata di mano, anche classificati per tavoli di lavoro. Un piccolo passo, credo necessario per nuove progettazioni da piccoli designer. Perché se è vero che la fantasia è l’ingrediente necessario, di cui i bambini sono formidabili portatori, occorre allo stesso tempo fornirsi di un substrato, modalità o materia su cui quella possa distendersi e rivelarsi. Perdonami se sono stata troppo didascalica. È solo che questo percorso me lo sto costruendo su ragionandoci, anche se probabilmente ci sono modi diversi, più intuitivi e creativi. Comunque l’occasione dei lavori manuali per il Natale è stata ghiotta, per portare finalmente i bambini a riflettere sull’uso buono e cattivo, giusto e sbagliato, degli attrezzi utilizzati e poi degli oggetti di uso quotidiano. Questo ovviamente l’ho “rubato” da te osservando i lavori svolti nelle scuole primarie lo scorso anno. Ti saluto e ti invio qualche foto.»
Ecco, amico Diario, detto che come la volta scorsa se vuoi vedere tutti i disegni belli grandi puoi cliccare qui, aggiungo che uno per tutti ho scelto quello del coltello, non perché gli altri siano meno belli, ma per la storia del libro, che alla fine uno si affeziona alle cose che fa. A presto.
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12 Gennaio 2017 Torna al Diario
Caro Diario,
ieri ho scritto alla maestra Francesca per dirle che avevo pubblicato la storia di Colomba Punzo e lei non mi ha fatto neanche finire che mi ha risposto «Letto già tutto!». Ora non lo so tu che cosa avresti fatto, ma io mi sono messo a ridere, naturalmente come si può ridere in una chat, faccine e cose così, dopo di che ho scritto che Colomba è stata per oltre 30 anni maestra e Francesca con una santa pazienza mi ha risposto «lo so, l’ho letto anche nel vostro ultimo lavoro, Il coltello e la rete». Ora non lo so tu che cosa avresti fatto, ma io ho scritto «wow» e stavo per ritirarmi in buon ordine quando Francesca mi ha scritto «Vuoi vedere cosa ho combinato? Proprio adesso?» «Certo che si – ho risposto -» e così lei mi ha inviato questo link con il messaggio « gioco prima io da sola».
 Naturalmente ho cliccato sul link, ho guardato il video e ho chiesto «che cos’è?».
«Tinkering. Robottino da disegno. Lo farò l’anno prossimo come terzo step del progetto. Per adesso continuo ad assemblare con i bimbi. Il secondo step sarà il design, con il tuo aiuto naturalmente.»
«Dai – le ho scritto a questo punto io -. Così gli facciamo progettare la classe .»
«Sarebbe bellissimo. Non so se riuscirò a dare gli input giusti.»
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Certo che si, e poi non dimenticare che a un certo punto vengo a darti una mano.»
«Non lo dimentico. Intanto ti mando anche il link a un altro video, ho assemblato il lavoro che abbiamo fatto già.»

«Senti Francesca – le ho scritto a questo punto io – perché settimana prossima non lavoriamo insieme un’ora via skype?»
«Va bene. Ci sentiamo lunedì e prendiamo un appuntamento – ha scritto lei. Tornando al punto, un altro step potrebbe essere il lavoro, gli strumenti e la tecnologia. Ma dovrei farlo prima del design. Occorre fare una scelta.»
«Si – ho replicato – bisogna fare una scelta; però forse si possono fare, con calma, anche più cose. Intanto io domani pubblico un aggiornamento e metto il link al tuo video, questo di sintesi, che secondo me è carino assai.»
«Ma non c’è nulla di nuovo !!!! – ha protestato lei con i 4 punti esclamativi alla fine della sua frase. È stato tutto già pubblicato.»
«Vero – ho scritto ancora io – però ti devi fidare di me, io non imbroglio – e questa volta è stata lei a ridere come si può ridere in una chat. Anche queste cose che ci stiamo dicendo – ho aggiunto – fanno parte del lavoro che stai facendo con un pizzico di aiuto da parte mia. Questi resoconti aiutano a dare conto di come si passa attraverso le varie fasi, delle domande che ci facciamo, delle sperimentazioni che fai da sola, dell’esigenza di parlarne e di incontrarci su Skype. Le persone leggono e dicono “caspita, si può fare anche così” anche senza dover per forza leggere cose nuove.»
«Che dirti Vincenzo – ha scritto lei -. Povera la mia testa, ho in mente tutto un percorso fino alla quinta, sto cercando di assemblare queste idee e altre che ho visto in rete.»
«Ecco vedi – ho preso la palla al balzo io – per esempio, questa ultima frase che hai scritto – sto pensando fino alla quinta – vale da sola un libro, perché è così che funziona, da un lato si procede giorno per giorno, dall’altro bisogna tenere in testa il percorso fino alla quinta, senza farsi spaventare dal fatto che hanno da poco cominciato la prima elementare.»
«Sai Vincenzo, forse hai ragione, forse è vero che a dirsele le cose vengono fuori più chiare. Lo stesso succede per la narrazione. Accidenti. Io sono abituata a lavorare in piccolo. Tutto questo divulgare … è vero, è importante. Grazie di tutto Vincenzo.»
«Io non ho fatto nulla, grazie di tutto a te».
«Ciao allora, ci sentiamo lunedì.»
«Ciao.»

11 Marzo 2017 Torna al Diario
Caro Diario, ieri finalmente ho conosciuto le bimbe e i bimbi della Prima C di Modugno. Il giorno prima, quando insieme alla maestra Francesca Di Ciaula abbiamo ragionato su come organizzare il lavoro di oggi in classe mi ero immaginato quanto sarebbe stato bello, ma questa volta la realtà ha superato la fantasia e adesso che te lo racconto vedrai se non ho ragione.

Quando sono arrivato in classe insieme alla maestra Francesca c’era anche la maestra Marilisa Sardella, mi hanno presentato ai bimbi dopo di che Francesca ha chiesto loro di raccontare un po’ delle cose che hanno fatto in questi mesi e così abbiamo cominciato a parlare di diversi lavori e degli arnesi che servono per farli. Devi sapere che l’aula sta per essere ripitturata e perciò sono stati tolti tutti i disegni e le cose che le bimbe e i bimbi hanno fatto, e naturalmente anche le mie chiacchiere con la classe sono finite lì e non ti dico come m’è piaciuto il fatto che le/i bimbe/i abbiano chiesto a me di pitturarla.
Come dici? Cosa ho fatto? Ho detto la verità, cioè che mio padre sarebbe stato capace di farlo ma io no e allora anche loro hanno cominciato a dire «mio padre, mio zio, mio cugino ha pitturato la mia stanza» e da lì siamo finiti all’importanza di avere cura dei propri attrezzi di lavoro, perché se il pennello che serve per pitturare la parete non lo pulisci bene e non lo fai ritornare bello morbido quando è finita la giornata, il giorno dopo non lo puoi utilizzare, e così anche il quadernone che se lo stropicci poi è più difficile scriverci e disegnarci su e la matita che come ha detto un bimbo se premi troppo la punta si spezza.

Mi devi credere amico Diario, nonostante le tante esperienze che faccio le/i bimbe/i non finiscono mai di stupirmi, le/i dovevi vedere queste/i di Modugno quando abbiamo iniziato a parlare dell’importanza di utilizzare bene gli arnesi, e di chi è la colpa se li utilizziamo male, come capita ad esempio se mi dò una martellata sul dito o mi pungo la mano con l’ago. Le/i bimbe/i sono fatti così, subito si appropriano della sostanza delle cose, e capiscono quello che vuoi dire, e ti fanno mille esempi tutti assieme che non sempre capisci ogni singola cosa però capisci quella più importante e ciò che loro hanno capito che gli arnesi non sono né buoni e né cattivi ma dipende da come li usi. Pensa che a un certo punto ho cominciato a parlare dell’importanza delle parole, del fatto che le cose esistono ma abbiamo bisogno delle parole, del linguaggio, per condividerle, e ho fatto l’esempio del bambino cinese che se mi chiede di dargli la matita  nella sua lingua anche se la matita è sul banco io non riesco a dargliela perché non conosco il cinese, e poi abbiamo fatto assieme tanti altri esempi, e a un certo punto una di loro ha detto che quando la sorellina più piccola batte con le dita sul suo braccio vuol dire che vuole giocare e lei questo lo capisce.
Come dici? Tutto questo è possibile perché hanno alle spalle il lavoro che hanno fatto in classe con la loro maestra? Sono assolutamente d’accordo con te, se così non fosse dovrei essere un mago non un povero sociologo.
Tornando al punto, mentre parlavamo di tutte queste cose abbiamo proposto alle bimbe e ai bimbi di disegnare l’officina dei lavori – anche di questo avevamo parlato il pomeriggio precedente con la maestra Francesca – e naturalmente abbiamo iniziato chiedendo a ciascuna/o di loro quale lavoro voleva fare da grande e con quale attrezzo di lavoro voleva rappresentarlo, dopo di che ci siamo spostati nella sala grande che vedi nella foto dove le/i bimbe/i hanno cominciato a disegnare l’attrezzo e a scrivere il lavoro e il loro nome e cognome. Ti assicuro che è stato bellissimo, perché poi le maestre hanno fatto due gruppi e però poi hanno ritagliato con le/i bimbe/i gli attrezzi del gruppo più piccolo e li hanno incollati sul foglio più grande in maniera tale da avere una sola officina.
donmilani
Mentre eravamo giù è arrivata anche la Dirigente Scolastica Giusy Bassi che naturalmente sapeva del progetto e del lavoro della Prima C e così abbiamo potuto scambiarci un po’ di valutazioni per me molto utili sul senso e sulle finalità del lavoro che la maestra Di Ciaula sta portando avanti con la classe, dopo di che siamo tornati in aula, abbiamo fatto qualche foto all’officina della Prima C e poi Francesca, sempre alla presenza della Preside, ha cominciato a chiedere alle bimbe e ai bimbi di dire quello che pensavano del lavoro che avevano fatto ed è stato un piacere ascoltare cose come «abbiamo lavorato assieme», «è stato bellissimo», «abbiamo disegnato l’officina con i lavori che faremo da grandi».
Ecco, per ora mi fermo qui, dico per ora perché di sicuro mi sono dimenticato delle cose che aggiungo nei prossimi giorni, e poi spero che la maestra Francesca trovi il modo e il tempo di raccontare anche lei in prima persona il lavoro che sta facendo. Prima di salutarti ti dico solo altre tre cose: 1. le bimbe e i bimbi hanno insistito molto sul fatto che fossi io a pitturare le pareti della classe, e in particolare un paio di loro continuavano a chiedermi come fosse possibile che io sapessi come si fa (vero) ma non sapessi farlo (vero anche questo) e come puoi immaginare su questa cosa della differenza tra il sapere come si fanno le cose  e il saperle fare si possono scrivere libri; 2. la maestra Francesca ha pubblicato un altro bel po’ di foto sul blog della scuola, appena hai un po’ di tempo valle a guardare; 3. come ho detto a Mimmo, il marito di Francesca, una persona di una gentilezza unica che tra le tante altre cose ha avuto la cortesia di riportarmi alla stazione di Bari, le mie due ore e mezza con la Prima C della Scuola Elementare Don Milani sono state un’esperienza davvero meravigliosa. Non so se ci riesco, ma prima che finisce questo anno scolastico faccio di tutto per ritornarci. E come sempre dico sul serio.
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12 Aprile 2017 Torna al Diario
Caro Diario, ieri la mia amica Francesca Di Ciaula – si, eravamo @mici già prima, ma adesso che ci siamo visti a Modugno, e ho conosciuto il marito Mimmo, e sono stato a scuola con lei mi sento di esserlo ancora di più – mi ha scritto una bellissima mail. Te la rigiro qui senza ulterioriore indugio, che non sempre c’è bisogno che io dica troppe cose, soprattutto quando sei di fronte a un bellissimo lavoro come quello che la maestra Francesca Di Ciaula sta portando avanti con le bimbe e i bimbi della Prima C:
«Gentilissimo Vincenzo, ti scrivo finalmente dopo essermi fatta prendere da questo tempo recente di marzo ad inseguire impegni, compiti e compitini. Come sempre è stato il lavoro ad assorbirmi. Sto lavorando anche ad un altro progetto sui giochi all’aperto, i giochi di sempre, come le conte, la campana disegnata con i gessi nel cortile della scuola e altro ancora. E vabbè è cosa che va così. Dopotutto l’ho capito sempre meglio con te in questi ultimi anni. Che a metterci la testa e le mani, non puoi fare a meno di metterci pure tutto quello che sei e la tua voglia di far bene ogni giorno, metterci la voglia di esserci nelle cose, il lavoro e altro. Io ci metto pure l’entusiasmo, che vuoi farci! Allo stesso tempo la tua presenza a scuola mi ha come rassicurato su quanto fatto. Mi è sembrato che il tuo stare con i bambini e tutto ciò che è stato fatto con te quel giorno di marzo, abbiano regalato un valore di senso aggiunto al lavoro svolto fin lì in aula, come a racchiuderlo, come a segnare uno step e tuttavia a lanciare un nuovo ponte verso cose nuove. Dunque ho ripreso con l’argomento degli strumenti di lavoro dei genitori e quelli che vorrebbero utilizzare da grandi, per arrivare a esprimere tutti quanti, ognuno a proprio modo, ognuno con un suo esempio, il concetto della stretta corrispondenza tra lavoro e strumenti, sulla linea da te tracciata a scuola con quella bellissima conversazione con i bimbi. Così nel lavorare sul rapporto tra attrezzi e funzioni, oggi son approdata ad un un nuovissimo tema: pensare a strumenti di fantasia che facciano cose magnifiche, un lavoro che tu hai già realizzato più di una volta in altre scuole. Il titolo d’impatto, fantastico, me lo hanno suggerito loro ovviamente: Strumenti da super eroi. La conversazione che tu hai avuto con loro ha dunque lasciato un segno. Sono venute fuori idee bellissime, come la penna che scrive le parole con le doppie, quella che trascrive direttamente i tuoi pensieri, l’armadio che rimette in ordine il materiale, quello che piega i vestiti, la matita che ti avvisa quando stai temperando troppo, la LIM che saluta quando si spegne e altri ancora inediti. Il mondo fantastico che i piccoli all’età di sei anni ancora trattengono, è una grande risorsa. Ti invierò foto tra un paio di settimane o poco più. L’ultimo step saranno le macchine, inventare macchine che facciano cose utili o inutili, vedremo un po’, per riprendere così il concetto di tecnologia e comprenderlo meglio in relazione a tutto quanto svolto fin lì. Questo il percorso pensato. Mi fermerò qui, ma non proprio. Ci sarebbero le tessere del gioco dell’oca come lettere/strumenti, ma soprattutto ho la tentazione di costruire uno storytelling utilizzando qualche device. L’idea è quella di raccontarsi, a se stessi, agli altri, un obiettivo che metto sempre al termine di ogni lavoro importante. L’ho fatto in quinta lo scorso anno. Quest’anno al termine della prima classe mi pare importante, altrettanto denso di emozioni e significati grandi come il cuore che tutti, bambini soprattutto, mettiamo ogni giorno nelle cose che facciamo. Un caro saluto. Francesca.»
Come dici caro Diario? Tutto questo è davvero fantastico? Sono d’accordo con te. Direi che è il #lavorobenfatto che produce senso, e storie, e possibilità, e futuro. In attesa che giungano le foto ti saluto. A presto amico mio.

19 Maggio 2017 Torna al Diario
Caro Diario, mi devi scusare se non mi sono fatto vivo prima ma sono stato sopraffatto dalle cose, che nella vita delle persone normali può succedere, in ogni caso niente di irreparabile, perché eccomi qua, pronto a darti conto per filo e per segno di quello che ha acadduto. Come aveva annunciato, il 24 di Aprile Francesca mi ha inviato la mail che puoi leggere di seguito, insieme ai disegni e al video che ti consiglio assolutamente di non perdere:
«Gentile Vincenzo, ti invio la seconda parte del progetto, che include l’attività che hai svolto a scuola con i bambini. Per comodità ti invio in maniera separata le foto dell’ultimo lavoro sugli strumenti di pura invenzione pensati dai bambini, incluse nel file. Si tratta come puoi vedere, per lo più di idee legate al mondo magico ed immaginario e va bene così. Perché a rivedere questi lavori ho avuto la certezza che si tratti di un lavoro di allenamento. Far emergere le potenzialità creative ed immaginarie dei bambini all’interno di un contesto di senso, che restituisca loro la percezione di se stessi come autori, è estremamente funzionale allo sviluppo di capacità di ideazione e progettazione. L’anno prossimo riprenderò questo lavoro in maniera più riflessiva e analitica. Gli oggetti andranno pensati in relazione alla loro funzionalità, al “come”, alle relazioni di successione di azioni e comandi. Quindi l’idea è di lavorare come già ti anticipavo, con le macchine, quelle potenzialmente utili ed anche quelle inutili (Munari), ma vorrei arrivare al tinkering attraverso la realizzazione di oggetti composti da materiale comune e di scarto. Per quest’anno credo di suggellare il tutto con il gioco dell’oca con le lettere associate a lavori e strumenti. Stiamo già lavorando alla ideazione/costruzione delle tessere. A presto. Francesca»
Che meraviglia, vero, amico mio? Ecco, adesso guarda le cose che hanno fatto le bimbe e i bimbi e poi mi dici. Per comodità ti ho messo qui sola la foto riassuntiva, ma se tu ci clicki sopra si apre la pagina dove le vedi tutte.
icall Che dici? Ti sono piaciute le cose che hanno disegnato e scritto le/i bimbe/i? Che vuol dire resti in attesa del gioco dell’oca, pure io sono ansioso di vederlo, però ti dico anche che sono già contento così, di più, felice, direi che Francesca ha fatto un lavoro bellissimo, e insomma il suo esempio così come quello della maestra Irene Costantini a Follonica dimostra che si può fare tantissimo anche senza di me, o con poco di me, e ti assicuro che questa di tutte le cose belle che stanno accadendo in giro per l’Italia intorno a questo progetto è per me la più bella di tutte. Ecco, adesso ti saluto, però mi raccomando guardati il video.

10 Giugno 2017 Torna al Diario
Caro Diario, qualche giorno fa la maestra Francesca mi ha scritto questo messaggio: «Gentile Vincenzo, come promesso ti invio le foto riguardo l’attività conclusiva del progetto di tecnologia: costruzione ed uso del Gioco dell’Oca degli Attrezzi e dei Lavori, quei lavori che i bambini hanno pensato con te, che sono ancora di più di quelli che siamo riusciti ad inserire nel gioco. Alla fine non mi resta che ringraziati per tutti gli input che hai saputo darmi, che non ho utilizzato in toto, ma che sono stati come humus su cui costruire con i bambini cose nuove, appassionanti per loro … e per me.»
Come dici? È bellissimo? Sono d’accordo! Mi sembra proprio un bel modo per chiudere questo primo anno di attività. A proposito, se clicchi sulla foto le puoi vedere tutte le caselle del gioco. Alla prossima.
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