Caro Diario, giusto una settimana fa sono stato a Salerno, alla bellissima Stazione Marittima progettata dallo studio dell’architetta anglo-irachena Zaha Hadid, per incontrare architette/i e ingegneri che stanno frequentando il Master NIB in Progettazione|BIM & Architettura|Ambiente. Ad accompagnarmi alla scoperta di questo nuovo interessante micromondo è stato Luigi Centola, salernitano per nascita e anche un po’ per cultura, architetto per professione e connettore per vocazione, nel senso che ci è stato svelato da Albert-László Barabási nel suo bellissimo Link.
Luigi è il fondatore di Centola & Associati, che ha tra i suoi progetti più noti e importanti Waterpower – Renewal Strategy for the Mulini Valley, Premio Europeo e Globale per la Costruzione Sostenibile, che quando gli ho parlato di Giuseppe Jepis Rivello e del suo motto – un piede a #Cip, uno nel mondo e la testa nella rete – mi ha presentato come un progetto “con i piedi e il cuore nella storia del territorio di Amalfi e la mente nel mondo della ricerca e sperimentazione”, aggiungendo “proprio come piace a te e a Giuseppe”.
Con Luigi ci siamo conosciuti via social e poi via telefono un paio di mesi fa, mi aveva scritto / detto che con un gruppo di giovani colleghe/i del Master stavano lavorando su un progetto per il Rione Sanità, aveva aggiunto che avevano letto il libro scritto da Cinzia Massa and me e anche il paper sulla bellezza scritto con Rodolfo Baggio e aveva concluso che gli avrebbe fatto piacere se fossi andato a fare un poco di chiacchiere con loro su questi temi.
Come dici amico Diario? Lo sai già che cosa gli ho risposto? Mi sarei stupito del contrario, lo sai come la penso, mi piace definirmi una delle persone più ricche del mondo proprio per i rapporti umani che ho, non certo per i soldi, che come diceva mio padre prendendo a prestio le parole del tressette, “a denari so’ piombo”, carte di denari non ne ho, e con questo possiamo venire al punto.
Sono arrivato in stazione a Salerno alle 9:25 a. m. e ho trovato Luigi, che incontravo di persona per la prima volta. Ci sono voluti 10 minuti scarsi per andare dove dovevamo andare, alla Stazione Marittima, dopo di che dolcino, caffè, visita con racconto appassionato della struttura, gioiose e giocose presentazioni e finalmente si comincia.
L’ouverture tocca naturalmente al mio nuovo amico, che ha parole affettuose e però non scontate nei miei confronti, si capisce che è anche lui è un tifoso dell’approccio olistico, della serie va bene essere architetti, ingegneri, sociologi o quant’altro, però è quando gli architetti, gli ingegneri, i sociologi e tanti altri si mettono insieme, e guardano da più punti di vista, da più background, da più esperienze un problema da risolvere o un progetto da realizzare che si ottengono i risultati migliori. Nel suo racconto ci sono non solo dati e informazioni – a proposito, per saperne di più sui due Master ti consiglio di guardare qui, qui e qui – ma anche conoscenza e saggezza, come quando ci racconta del suo viaggio in Smart per il Rione Sanità, perché alla fine teneva ragione la bambina a cui fu detto che prima di parlare doveva essere sicura di quello che voleva dire, e che allora disse “Come posso sapere che cosa penso finché non vedo che cosa dico?” (Wallas, 1926, pag. 106, cit. in Weick, 1997, pag. 12).
Ecco, se devo scegliere tre hashtag per definire l’ouverture di Luigi, a parte #competenza, che naturalmente ci sta, non se ne può fare a meno, ma è anche troppo scontato, io scrivo #passione, #curiosità e #ricerca, che dal mio punto di vista sono tre ottimi ingredienti per fare un buon lavoro, in generale e in particolare al Rione Sanità.
Dopo Luigi è toccato a me, e grazie alla registrazione di Matteo Mangiolino e agli appunti di Luisa Santoriello e Nadia Peruggi posso fare una sintesi per quanto stringata decisamente più fedele di quella che sarei riuscito a fare con l’aiuto della mia memoria, che come sanno i miei amici non sta messa per niente bene.
1. Per cominciare una citazione che secondo me è uno straordinario omaggio alla bellezza, è di Milan Kundera, il libro è L’arte del romanzo, ci sono inciampato quella stessa mattina prima di uscire, vedi alla voce serendipity, eccola: «Bellezza, l’ultima vittoria possibile dell’uomo che non ha più speranza.»
2. La frase di Kundera mi dà lo spunto per ricordare la dedizione al lavoro di Lorenzo, il muratore che ha salvato la vita a Primo Levi ad Auschwitz e la conversazione tra Levi e Philip Roth, ne abbiamo parlato più volte, in particolare un bel po’ di spunti li puoi trovare qui.
3. Per cominciare a raccontare il Rione Sanità scelgo come hashtag #ponte, il ponte del Rione Sanità, un ponte che unisce, la reggia di Capodimonte con Palazzo Reale a Piazza Plebiscito, e un ponte che divide, il Rione Sanità dal resto della città.
4. Sotto il ponte un’enclave, un intero rione che viene tagliato fuori. Alla voce effetto positivo l’hashtag è #identità. Alla voce effetto negativo è #chiusura.
5. Tre cose che farei io se dovessi lavorare a un progetto sul Rione Sanità:
5.1. capire chi sono i principali stakeholders;
5.2. conoscere il rione, sentire, ascoltare.
5.3. mischiarsi alla gente, farsi riconoscere, farsi accogliere.
6. Per me il principale stakeholder che esiste oggi nel rione Sanità è padre Antonio Loffredo, il parroco. Lui ha messo in moto il processo che ha portato alla convenzione per affidare la gestione delle Catacombe di San Gennaro alla Cooperativa La Paranza. Da lui è venuta l’idea di usare le chiese dismesse per farle diventare luoghi di cultura, di socialità e di lavoro a disposizione della comunità. È stato ancora lui che ha fatto crescere tante ragazze e ragazzi, ha contribuito alla loro formazione, non solo scolastica ma di vita, ha creato le condizioni perché avessero più possibilità e visione, li ha aiutati a diventare punto di riferimento della comunità, insomma ha costruito una classe dirigente e ha creato le condizioni perché si creassero posti di lavoro con la cultura, con l’arte, con l’accoglienza. Se Enzo Porzio e Susy Galeone sono oggi parte di un gruppo assai più ampio di giovani che stanno cambiando la vita e la storia del Rione Sanità è anche grazie a questo lavoro e a questa impostazione.
7. Naturalmente il Rione Sanità non è diventato di colpo il Paradiso terrestre, permangono grandi e piccoli problemi, a partire dalla criminalità organizzata e dalla dispersione scolastica, però prima c’erano solo i problemi, oggi ci sono anche le opportunità, e qui gli hashtag sono decisamente #bellezza e #lavorobenfatto.
8. Se padre Loffredo ha portato in giro i ragazzi per aprirli al mondo, un obiettivo delle/dei partecipanti al master deve essere quello di portare il mondo nel Rione Sanità, ma non solo nel senso dei turisti, anche, sempre di più, nel senso dell’apertura.
9. Se il lato oscuro della forza dell’identità è la chiusura, quello dell’apertura è la globalizzazione come non luogo, come perdità di identità, come rischio di diventare un rione cartolina.
10. La scommessa è tenere assieme questi due hashtag che non vanno “naturalmente” d’accordo, #identità e #apertura. Tolstoi ha scritto “se vuoi essere universale parla del tuo villaggio”, noi con la testa, le mani e il cuore dell’architetto, dell’ingegnere, del sociologo dobbiamo “raccontare” e “ridisegnare” pezzetti del Rione Sanità per essere universali.
11. Per me l’intervento nel Rione Sanità deve essere aperto al mondo e identitario, deve guardare alla bellezza e alla funzionalità, deve essere capace di pensare in grande e allo stesso tempo di mettersi nelle scarpe di chi ci abita e di chi ci viene come turista e/o viaggiatore.
12. Fare è pensare, con l’accento sulla e. Fare e pensare con la e congiunzione secondo me non basta. Il fare senza pensare ci fa diventare “tecnici”, ci porta a separare il cosa e il come fare dal perché fare, e ogni qualvolta questo accade, come ci ricorda Hanna Arendt, invece che Homo Faber diventiamo Animal Laborians.
13. Fondamentale è l’approccio. L’approccio è quella cosa che ti porta a voler scrivere il romanzo più bello che sia mai stato scritto, a progettare la piazza o la casa più bella, ecologica e innovativa che sia mai stata fatta. Dopo di che si può anche arrivare penultimi, ma quello riguarda il risultato, nell’approccio no, nell’approccio non possiamo darci un destino diverso dall’essere i migliori. Fare cose belle, fare cose ben fatte, se non si parte da qui il nostro lavoro non ha senso.
14. Altri libri che sono finiti nelle nostre chiacchiere: Pensare l’efficacia di Jullien, Il legno storto dell’umanità di Berlin, L’ordine del tempo di Rovelli e naturalmente L’uomo artigiano di Sennett.
15. Una foto di gruppo e una citazione prima di venire via: la foto è quella che ho messo come copertina mentre la citazione è “Più luce!, disse Goethe morendo”, da James Hillman, prefazione a La forza del carattere, anche se in realtà le ultime e più umane parole di Goethe sono state “Apri anche l’altra imposta per fare entrare un poco più di luce”.
16. L’altro ieri mattina mi ha chiamato Luigi per dirmi che stavano tutte/i al Rione Sanità, purtroppo non ho ho potuto raggiungerli, ma la cosa mi ha fatto piacere assai.
17. Questa storia non finisce qui amico Diario, perciò resta sintonizzato.