Caro Diario, di Claudia Castaldo ti avevo parlato nel post sul #lavorobenfatto a Hub Dot.
Sì, esatto, dopo quell’esperienza abbiamo continuato a scambiare qualche idea e a condividere qualche possibilità, e così un paio di settimane fa mentre prendevamo un caffè le ho chiesto se aveva voglia di raccontarsi, lei mi ha detto di sì e tra poco potrai leggere la sua storia.
Come dici amico mio? Poiché mi conosci la cosa non ti sorprende, anzi dopo aver letto quel post avresti scommesso che la storia di Claudia sarebbe arrivata entro un paio di settimane?
Hai ragione, a volte mi regolo così, però nei casi secondo me più interessanti faccio come Seraph in Matrix Reloaded con Neo, della serie “non conosci bene una persona finché non ci lavori”.
Ora ti lascio, perché altrimenti faccio il cappello più lungo del vestito non va bene, però una cosa ancora te la devo dire, ed è che il lavoro di Claudia non solo è molto ben fatto, ma ha dentro di sé valori, principi e regole, e insomma se io in questa vita qua o anche nella prossima riesco a mettere su la bottega che piace a me una come lei non me la lascio scappare. A proposito, non ti ho detto che domani pomeriggio arriva a Cip, martedì mattina partecipa alla iniziativa promossa da Maria Rosaria Trama con le due classi del Liceo Parmenide presso la Tenuta Colline di Zenone ad Ascea la sera sta con noi a Jepis Bottega per l’edizione 2019 de la notte del #lavoronarrato che ormai da 6 anni fa da preludio al Primo Maggio e alla Festa del Lavoro.
Come dici caro Diario? Così ti ho detto due cose non una?
Mi devi credere, quando fai così il precisino non ti sopporto.
Ciao Vincenzo, tu lo sai ma i nostri lettori no e dunque comincio dicendo che sono Claudia, ho 28 anni e sono napoletana.
Ho alle spalle studi economici ma la sete dell’imparare facendo mi ha condotto nel mondo della comunicazione e degli eventi.
Vincenzo, hai presente quando le maestre alle elementari ti chiedevano cosa volessi fare da grande? Dopo un susseguirsi di medici, ballerine e calciatori, c’ero io che volevo fare la salvatrice di delfini e questo, forse, già avrebbe dovuto suggerire qualcosa su cui riflettere.
Ciò detto, aggiungo che le esperienze per me sono importanti. Quando mi si presenta la possibilità di mettermi alla prova e di imparare qualcosa di nuovo, non riesco a dire di no!
Probabilmente ha influito il fatto di non essere cresciuta con un unico obiettivo, bensì nella completa libertà di scegliere cosa volessi fare da grande.
Una libertà che oggi può far paura, soprattutto se vuoi farcela con le tue forze e fai parte di una generazione dove concedersi il tempo di capire davvero quello che si vuol fare è un lusso che sembra non possiamo permetterci più, perché il passo da una vita libera ad una vita precaria è troppo breve.
Conviene allora aggrapparci alle parole di Albert Einstein: “La crisi porta progressi […] È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera se stesso senza essere superato”.
Le esperienze per me sono importanti anche perché attraverso di esse ho imparato a conoscermi e riconoscermi.
Come ogni giovane ragazza curiosa, ho di certo accumulato le mie delusioni, che ho nel tempo scelto di rinominare con il termine “lezioni di vita”. Preferisco sempre vedere il lato positivo delle cose.
Essere positivi – oggi – è importante, per non dire fondamentale!
Penso di aver imparato la maggior parte delle cose semplicemente osservando, senza il bisogno di parlare, fino al momento in cui non ho avuto il desiderio, l’esigenza di esprimere una mia opinione in merito a ciò che osservavo.
Le parole, come tu ben sai Vincenzo, sono importanti. Bisogna pesarle e attribuire loro il giusto valore.
Una delle parole per me più significative, da prima che diventasse così inflazionata, è consapevolezza.
È affascinante come negli anni, crescendo, io ne attribuisca un valore sempre diverso. Oggi, per me, consapevolezza significa riconoscermi ogni giorno, nei pensieri, nelle azioni, ma soprattutto nelle scelte. Ritengo siano le nostre scelte a definire chi siamo!
Sono sempre stata dell’idea che nella vita è sì importante il risultato che raggiungi, ma lo è ancora di più il modo in cui lo raggiungi! Perché cosa te ne fai di un grande risultato se, davanti allo specchio, faccia a faccia con te stessa, devi sentirti piccola?
Mi piace ancora sorridere agli sconosciuti quando vedo un gesto che mi emoziona per strada.
Mi intristiscono le coppie che, sedute ad un tavolo di un ristorante, non sanno più cosa dirsi.
Misuro le persone in base alla loro intelligenza sociale.
Non mi piace nutrire sentimenti negativi. Preferisco stimare o disistimare qualcuno.
Non tollero la superficialità e l’egoismo. Credo siano i peggiori nemici della nostra società, per quanto comuni! Fa comodo “non avere tempo”, non andare a fondo nelle cose, non approfondire, rimanere in superficie, evitare di investire energie, evitare le situazioni “complicate” o le responsabilità. Fa anche comodo pensare solo a se stessi, pretendere dagli altri senza dare nulla in cambio.
E sai Vincenzo, il genere umano, per quanto sappia essere forte, è così sentimentale che ci vuole davvero poco a diventare vittime della superficialità e dell’egoismo dei più deboli.
Mentre a volte, essere forte, significa semplicemente essere in grado tutelare se stessi.
Ma torniamo a parlare di lavoro.
Mi chiedevi cosa ne pensassi dei nuovi strumenti di comunicazione …
Ritengo siano una grande opportunità, ma che dobbiamo ancora imparare a gestire; essere in grado di sfruttarne le potenzialità, senza diventarne vittime.
Ben venga l’innovazione che fa crescere le opportunità, che però secondo me spesso si concretizzano “offline”.
Temo, invece, l’innovazione che dimentica l’importanza dell’empatia, delle sensazioni, delle emozioni, del coraggio, del rischio.
Temo l’innovazione che vuole controllare e rendere tutto più semplice, più facile!
Per me rappresenta un’innovazione che vuole indebolirci. In che modo? Perdendo fiducia in quello che sentiamo o, peggio ancora, avendone paura!
La strada è lunga, ma non così lontana: assumiamo su skype, licenziamo per e-mail, ci fidanziamo ufficializzandolo sui social e ci confrontiamo su whatapp; stringiamo amicizie virtuali su Facebook; ci lasciamo facilmente influenzare da modelli Instagram troppo spesso lontani da valori e principi di cui dovremmo riappropriarci; corteggiamo anche dietro ad uno schermo, ma ci ignoriamo nella vita reale.
Ogni giorno perdiamo un po’ di umanità senza nemmeno accorgercene e, con essa, la nostra identità!
Di questo passo, mentre i robot diventeranno umani, gli umani diventeranno robot.
A tal proposito, qualche giorno fa ho letto questo articolo, di cui sono rimasta felicemente sorpresa!
Un esempio di un brand che può evidentemente permettersi di non cedere al ricatto del sistema capitalistico delle nuove tecnologie social e che, stanco di combattere con gli algoritmi, afferma: “Vogliamo che il social sia più sulle passioni e meno sui like”.
È di certo marketing anche questo. Ma vincente! L’azienda, nel caso specifico, sta inviando un messaggio particolare: Non abbiamo bisogno di pagare perché apprezziate i nostri prodotti!
In quanti possono ancora permetterselo?
Ripeto, ritengo che i nuovi strumenti di comunicazione siano una grande opportunità, ma che dobbiamo ancora imparare a gestire!
Alla base di ogni progetto, per sapere cosa si vuole comunicare, è necessario domandarsi “Cosa voglio rappresentare”. La risposta, lucida e audace, rappresenterà la propria visione! Essa sarà strumentale nella definizione degli obiettivi e motivante nel raggiungimento degli stessi.
Quando un cliente temporeggia nella risposta, capisco che il mio lavoro sarà molto più complesso…
Vorrei tornare tra i banchi delle elementari e rispondere alla domanda della maestra: “Quando sarò grande voglio lavorare nel mondo degli eventi, perché amo progettare, lavorare in team, sviluppare idee, sorprendere le persone, offrire loro emozioni tangibili e reali.
Amo l’adrenalina, correre dei rischi, imparare dagli errori.
Alle aziende consiglio: “Investite in modo consapevole, sorprendete i vostri clienti, regalate loro delle emozioni, potete esser sicuri che non vi dimenticheranno ma che, al contrario, parleranno di voi!”
Infine, mi hai chiesto di dirti perché il lavoro è importante, vale.
Per me il lavoro è importante perché insegna a confrontarsi con se stessi e con gli altri.
Perché il lavoro aiuta a conoscersi, individuare le proprie abilità ed i propri limiti.
Immagino un mondo in cui il sistema educativo ti aiuti nel comprendere il tuo talento perché fare bene le cose significa investire in una società migliore!
Perché saper fare bene qualcosa è importante, così come lo è avere delle passioni.
Perché saper fare bene ciò che si ama è un privilegio al quale nessuno dovrebbe mai rinunciare!