La signora Teresa

Caro Diario, la signora Teresa è la mia vicina di casa. Lei va verso i 102 anni, io verso i 70, da buoni vicini ci scambiamo ogni giorno chiacchiere minime, che non scrivono la storia, sono chiacchiere di vicinanza, di vicinato, di umanità. Ho pensato di condividerne, ogni tanto, un po’ con te, così le tengo belle sistemate e me le posso rileggere, che io delle chiacchiere così non mi stanco mai.

CASELLE IN PITTARI, VIA INDIPENDENZA 84 – 86
30 LUGLIO 2025

“Mannaggia ‘u prufussure, mannaggia”.
Caro Diario, in qualunque altra occasione sarei rimasto oltremodo sorpreso da queste parole pronunciate, con l’anima e il cuore, dalla signora Teresa. In questa occasione no, perché, come avrebbe detto mio padre, “tenevo ‘a botta int’e scelle”, letteralmente avevo il colpo nelle ali, in pratica mi sentivo in colpa per qualcosa che avevo, o nel caso specifico non avevo fatto.
Perché sì, come forse ti ho già raccontato io ogni mattina quando esco di casa anche se la sua porta sta chiusa grido “Buongiorno signora Teresa” e lei mi risponde “Buongiorno prufussù”, dopo di che se può si affaccia e facciamo due chiacchiere – il tempo di ieri, le cose da fare oggi – se invece non può rimane il saluto. Sempre. Tutte le mattine.
Questa mattina no! Adesso tu dirai perché e io te lo dico subito: sono uscito alle otto meno dieci e a quell’ora la porta sta sempre un poco aperta, vedendola completamente chiusa ho pensato che fosse andata all’orto, e ho sbagliato. Comunque oggi la giornata a mare era particolarmente bella, fresca e ventilata, e così stasera sono tornato a casa parecchio più tardi del solto, erano quasi le sette. Arrivate all’Urmo vedo che si avvicinano con passo veloce tra giovanissime ragazze, due le conosco e una no. Una delle due che conosco dice alle altre due ecco il professore, è tornato, quella che non conosco fa ancora un passo e mi dice “buonasera, sono Patrizia, la nipote della signora Teresa, mia nonna è molto preoccupata per voi, perché è da stamattina che non vi vede e non vi sente”.
Non la faccio nemmeno finire di parlare e mi dirigo con passo svelto verso casa, mi dico mannaggia a me che non ho salutato, arrivo al “Palazzo”, il punto dove abitiamo io e la signora Teresa e ancora prima di essere visibile grido “Buonasera signora Teresa”, c’è un’amica con lei che esce sull’uscio e dice “ecco il professore” e sento la sua voce da dentro che dice “Mannaggia ‘u prufussure, mannaggia”.
Mi dirigo direttamente verso casa sua, di fianco alla mia, lei nel frattempo esce e mi dice “Prufussù, ma perché non mi avete chiamato, io sono stata preoccupata tutta il giorno, non sai quante volte ti ho bussato da stamattina, non siamo anziani (ti ricordo che lei va per i 102 e io per i 70) e uno si preoccupa. Ho mandato mia nipote Teresa da Jepis per chiedere se ti aveva visto o per telefonarti, lui più sa dove stai. Mi hai fatto spaventare, e si tinivi qualche cosa e non potevi aprire?”
A questo punto si è fermata e allora io mi sono scusato, le ho detto che avevo incontrato la nipote Patrizia all’Urmo e le ho promesso che da adesso in poi quando esco la chiamo sempre.
“Si, mi devi chiamare sempre prufussù, pure se la porta è chiusa”.
“Sarà fatto”, ho ribadito, e a quel punto ci siamo salutati, ho aperto la porta di casa e mi sono fatto la doccia ripensando a quello che era accaduto per non scordarmelo e scrivere questo post, perché potrei scrivere molto di più sulle chiacchiere che facciamo con la signora Teresa, con lei che è l’assoluta protagonista, ma purtroppo mi scordo tutto, e più cerco di ricordarmi e peggio è.
Questo è, amico Diario. Che ti devo dire, per me è una fortuna incredibile avere come vicina la signora Teresa. È vero, c’è Cinzia che mobilita mezzo mondo quando non mi sente, ci stanno gli amici che mi guardano, c’è la comunità che se ho bisogno si prende cura di me, ma con la signora Teresa è diverso, trovo davvero commovente, fantastica, meravigliosa, la sua vicinanza e la sua attenzione. Sì, questo è, e te lo volevo dire.

CASELLE IN PITTARI, VIA INDIPENDENZA 84 – 86
4 MAGGIO 2025

Caro Diario, sono di ritorno dal caffè e incontro la signora Teresa seduta fuori casa. Quello che viene dopo te lo racconto come è successo, tale e quale.
“Buongiorno prufussù, ci simo fatto ‘a prima passeggiata.”
“Buongiorno signora Teresa, solo quattro passi, sono arrivato all’Urmu, ho preso un caffettino e ho fatto una bella chiacchiera con Mario di Zì Filomena. Ieri pomeriggio ho fatto una bella passeggiata, con Giuseppe e altri amici siamo arrivati al campo del Palio del Grano e della Biblioteca. A scendere siamo scesi dal paese, al ritorno siamo tornati quasi tutti per la strada, è un po’ più lunga ma molto più pianeggiante”.
“Eh sì, chella ‘a chianata, la salita, da laggiù è ripida, avete fatto bene. Meglio farla piano piano, così i ginucchi nun soffrono.”
“Proprio così. Le salite sono per i giovani.”
“Mah, i giuvani nun camminano prufessù, chisti ‘a machina s’a portano fino ‘a dint’u lietto n’atu ppoco. La cosa cchiù importante che esiste è camminà, ma nun ‘o capisciunu, s’arrognano dint’a ‘sti machine e via. Nun ‘o sanno ca accusì quanno che se fanno viecchi patisceno (soffrono). Patimmu nuje ca’ camminammo, figurateve ‘lloro. Mah!”

CASELLE IN PITTARI, VIA INDIPENDENZA 84 – 86
1 APRILE 2025

Caro Diario, sono uscito come tutte le mattine quando non c’è Cinzia per prendere il caffè. Non mi piace farlo e prenderlo da solo, mi piace raccontare che sono un signore e il caffè me lo devono servire, la verità è che mi scoccio, e anche che andando al bar incontro persone, chiacchiero, socializzo, che come sai sono tutte cose che mi piacciono assai.
Comunque è da ieri che ho in testa che dovrei raccontare di più la signora Teresa, lei è una fonte di spunti narrativi straordinaria. Giuro che mi prenderei a schiaffi per la mia inconsistente capacità di ricordare, perché per la maggior parte le chiacchiere le facciamo quando esco la mattina per il caffè o a pranzo quando vado da Mario, perché la saluto ad alta voce anche se la sua porta è chiusa e quasi sempre lei arriva e si affaccia. Dopo di che, al ritorno, mannaggia a me, mi ricordo il fatto ma non le parole che ha detto, e a rendere potente il fatto sono proprio le sue espressioni, il suo modo di pensare e di parlare.
Ti faccio un esempio. Nei gironi scorsi quando c’è stata la scossa forte di terremoto a Bacoli, ha usato delle parole di affetto per Cinzia, e ha fatto delle considerazioni su cosa significa avere paura di perdere la casa e tutte le proprie cose, che mi hanno commosso. Ecco, detto così, ti ho detto il fatto, ma gli ho tolto il 90 percento del senso e del significato, credimi. E succede lo stesso quando parliamo della guerra e della povera gente che sta sotto le bombe, rimannaggia a me.
Comunque, oggi, quando sono tornato, mentre aprivo la porta ho sentito la sua inconfondibile voce che mi chiamava da dietro le spalle e mi salutava. Naturalmente mi sono girato, ho risposto e le ho detto che l’avevo salutata all’andata e che avevo pensato fosse andata in campagna.
“No prufussù, fa friddo, ci sono andato l’altro giorno dalle galline e ci portato il mangiare, mo’ s’arrangiano. Nun v’aggiu sintito.”
“Non c’è problema, ci siamo salutati adesso. Comunque da domani le temparature si dovrebbero alzare, fino a venerdì, dice che poi sabato ritorna il freddo, speriamo di no.”
“Prufessù, ma quando finisce stu viernu, stammo ‘o prime aprile e aggià dovuto appiccicà (accendere) ‘o riscaldamento, face friddu, ma quando vene ‘o calore?”
“Viene signora Teresa, viene, un altro poco e viene.”
“E va bene, speriamo, tanto ‘a nuje cca ce trova.”
Questo è, caro Diario, spero di tornare presto.

CASELLE IN PITTARI, VIA INDIPENDENZA 84 – 86
3 NOVEMBRE 2024

Caro Diario, sono da poco passate le 14:00 quando io Cinzia torniamo a casa. Abbiamo mangiato da Mario e preso il caffè con Dora e Ciro, a casa loro. Mentre Cinzia mette due pacchetti nell’auto io mi avvio verso casa, la porta è aperta e io come sempre saluto a così alta voce che mi sente tutto il vicinato.
“Buongiorno signora Teresa, tutto a posto?”
“Sì, sì, prufessù, ma Cinzia se ne è già andata?”
“No, sta qui, adesso chiude la valigia e parte.”
“Va bene, le vulia dà ‘na cosa.”
Nel frattempo Cinzia arriva, saluta a sua volta e si avvicina alla porta della signora mentre io entro in caso. Pochi minuti dopo arriva e mi dice che la signora Teresa le ha chiesto se si mangiava i peperoni che ne aveva due dei suoi e glieli avrebbe dati volentieri. Mentre racconta gli occhi di Cinzia sono lucenti di contentezza; l’abbraccio, la semplicità e la gentilezza di questa donna di 101 anni ci commuovono.
Preparata la valigia Cinzia ritorna a casa della signora Teresa e ne esce più contenta che mai con questa borsetta con i peperoni. L’accompagno alla macchina, altro abbraccio, si infila dentro e parte.
Mentre ritorno in casa, sono meno di 10 passi, ringrazio anche io, sempre a voce alta per farmi sentire, la signora Teresa, lei si affaccia sulla porta e mi dice “Prufessù, glielo ho detto a Cinzia, nun guardà che so’ piccoli, pecché so’ buoni. Nuje li crescimmo all’uso antico, nun ce mettimme niente, che se ce mettimmo pure nuje ‘a usà ‘a medicina è fernuta. Ce l’aggia ditto, nun guardà ca so’ piccoli, mangiali ca so’ buoni.”
Se avessi potuto l’avrai abbracciata e stretta forte, ma naturalmente non mi perfetto una confidenza di questo tipo, così mi sono lmitato a ringraziarla ancora.
“Di niente prufessù, quando ‘na cosa ce sta s’adda da cu piacere, ce damme ‘na mano l’uno cu ll’ato, io mò dinto all’uorto sti cose le tengo, Cinzia se sape cucinà e se mangia, vuje è cchiù difficile ca ve facite.”

Le verdure della signora Teresa

CASELLE IN PITTARI, VIA INDIPENDENZA 84 – 86
30 AGOSTO 2024

Caro Diario, intorno alle 12:40 esco di casa per andare a pranzo.
“Signora Teresa, vado da Mario a mangiare una cosa”, dico a voce alta. I suoi passi mi avvertono che sta venendo verso la porta. Salgo i tre scalini, faccio due passi e mi fermo giusto davanti a lei.
“Prufessù, stammatina priesto sono passate due persone che volevano tuzzulià alla vostra porta, però io le ho fermate, ho detto vedete che ‘u prufussure a quest’ora dorme ancora, ho fatto bene?”
Ci penso su giusto un attimo e rispondo “avete fatto molto bene signora Teresa”, a prescindere. Alla fine chi era era, qualunque sia il motivo per cui voleva tuzzuliare, se è il caso tornerà, oppure me lo dirà la prossima volta che ci incontriamo all’Urmu.
“Come va con il piede?”, mi chiede ancora.
“Così e così signora Teresa”, rispondo. “Ogni tanto ricomincia a farmi male, una volta uno, una volta l’altro, oppure tutti e due. A Luglio mi sono fatto l’ecodobbler e per fortuna da quel versante è tutto a posto; bisogna capire che cos’è. Magari una forma di artrosi. O di artrite. Pure le mani mi fanno male, vedete?”, aggiungo mostrandogliele, “le dita non riesco a chiuderle più, bisogna capire di cosa si tratta.”
“Prufessù, nun ci dormite acoppa.”
“Scusate signora Teresa, in che senso?”
“Non ci dormite sopra, nun facite passà tiempo”, ripete lei con voce più alta. “I dolori sono brutti, e cchiù tiempo passa e peggio è. Però vedete che qua i medici specializzati non ci stanno, dovete vedere a Napoli, là ce ne stanno bravissimi.”
“Sarà fatto. Una di queste volte che torno a Napoli vedo di risolvere.”
“Va bene, mo’ jate a mangià, che s’è fatto tardi. Turnate priesto.”

CASELLE IN PITTARI, VIA INDIPENDENZA 84 – 86
27 AGOSTO 2024

Stamattina, otto e un quarto, minuto più, minuto meno. Apro la porta e mi ritrovo a pochi centimetri la signora Teresa, la mia vicina di casa, che ha quasi 101 anni. Sobbalziamo entrambi, poi lei fa un mezzo passo indietro.
“Prufessù, scusate, vi stavo venendo a bussare. Ieri non v’aggiu visto proprio né ‘a matina e né ‘a sera, ho detto mò vaco a bussà.”
“Vi ringrazio signora Teresa, in effetti ieri non mi sono sentito bene e sono rimasto in casa. Comunque grazie assaje, siete gentilissima.”
“Prego, e che significa, simmi anziani, ci dobbiamo guardare uno cù ll’ato.”

CASELLE IN PITTARI, VIA INDIPENDENZA 84 – 86
28 LUGLIO 2024

“Un calorio così in vita mia non me lo ricordo mai, prufessù.”
La signora Teresa, mia meravigliosa vicina di casa, 101 anni quasi. Secondo me le possiamo credere.