IL LAVORO BEN FATTO | LIBRO
IL LAVORO BEN FATTO | MANIFESTO
16 E 17 GENNAIO 2024 | IL RACCONTO
Cara Irene, direi che le nostre due mezze giornate di lavoro sono andate come dovevano andare, a partire dal “perché”, dal loro senso, raccontato in maniera breve ed efficace da Mauro Di Maio.
Il passo successivo è stato la definizione del libro con 3 parole chiave insieme al racconto del perché della scelta, come sai è importante che le persone che partecipano al workshop siano da subito protagonisti attivi, è uno dei muri maestri della didattica artigiana, quella in cui ogni corso è un racconto, ogni classe, o team, un’organizzazione che apprende e ogni studente, o partecipante un autore.
Queste le parole che sono venute fuori: impegno; responsabilità, sacrificio; cuore, blockchain, regole; rispetto, professionalità, onestà, tempo; ricerca, impegno, benessere; passione, collettività, consapevolezza; familiarità, conoscenza, amore; testa, organizzazione, passione; dedizione, passione, educazione; organizzazione, precisione, esperienza; immaginazione, collettività, ottimismo; ispirazione, speranza, ripartenza.
Come dici amica mia? Sì, non tutte/i hanno partecipato a questo primo gioco, che però alla fine ha comunque coinvolto tutte/i, tanto è vero che uno dei lettori che verrà ha scritto sul suo post it questo pensiero: “Io il libro non l’ho letto ancora, però il mio papà che faceva il panettiere diceva che la fatica è fatta di fatica eppure la devi amare e dare sempre il massimo”.
Dopo il libro, il video, i 5 passi del lavoro ben fatto.
A seguire, la nuova distribuzione dei post it dove ciascuno ha scritto il numero del passo a suo avviso più importante e ha raccontato il perché. Qui naturalmente hanno partecipato tutte/i e questi sono stati i passi scelti: passo numero 1 (che cos’è il lavoro ben fatto): 4 volte; passo numero 2 (come si fa): 2 volte; passo numero 3 (perché farlo): 6 volte; passo numero 4 (chi lo può fare): 6 volte; passo numero 5 (cosa succede): 1 volta.
A questo punto è toccato a me, mezzora o poco più, un po’ di idee in circolo per allineare qualche pensiero e mettere un poco di altra carne a cuocere.
Dopo la pausa caffè ho indossato la vandera manifesto che mi sono portato da #Cip e con l’aiuto del video racconto della presentazione della vandera Scritte del Frantoio Marsicani ho introdotto l’esperimento di narrazione che i diversi gruppi avrebbero portato avanti il giorno successivo.
Abbiamo parlato del senso del lavoro che ci aspettava, ho illustrato i 5 campi organizzativi che compongono la vandera manifesto (identità, talenti, valori, storia, visione), abbiamo fatto domande ed esempi e devo dire che è stata un’ora e mezza di lavoro piena di cose e di possibilità, è a quel punto che mi sono detto tra mé e mé che il giorno dopo sarebbe venuto fuori un gran bel lavoro.
Per concludere la prima mezza giornata, ho regalato a ciascun partecipante una carta del lavoro ben fatto disegnata da Laura Ressa a partire dal Manifesto, così, con l’auspicio di tornarci su.
Il lavoro dedicato alla vandera nei giorni precedenti ha dato i suoi frutti, così ho dovuto soltanto riepilogare in pochissimi minuti il lavoro da fare.
Nelle due ore successive solo donne e uomini al lavoro, con i gruppi composti con la guida di una sola parola chiave, diversità: diversità di provenienza, di genere, di età, di punti di vista. Le foto dell’ottimo Giuseppe Armellino, sul quale ritorno alla fine, da questo punto di vista dicono più di mille parole.
L’ultima mezzora di lavoro l’abbiamo dedicata agli speech dei portavoce dei 4 gruppi, a volte 1, altre volte 2 o 3, sempre però con l’impegno e mi azzardo a dire persino la tensione che avevo indicato, come se Mauro e io fossimo due imprenditori che avrebbero assegnato un premio di un milione di euro alla migliore vandera manifesto.
Sì, amica Irene, proprio così è stato, con ogni gruppo che è andato al massimo per raccontare le prorpie parole, i propri segni e disegni e i propri perché, sono stato davvero molto soddisfatto, nei prossimi giorni vorrei tornarci su, ma non adesso, oggi è il giorno delle donne e degli uomini dell’Associazione Faipa, è loro lo spazio, è a loro che va lasciata la scena. Guarda, ti dico solo questo, il buongiorno si è visto dal mattino, quando Antonino Aversa, uno dei partecipanti, si è presentato con le vandera di stoffa bianche e così i cartoncini bristol che aveva preparato Mauro sono stati usati per la brutta copia, diciamo così. Mitici!
Alla voce workshop è rimasto solo il tempo della foto ricordo, che ti ho messo in copertina, insomma direi che è tutto, anzi no, ti devo dire ancora che Mauro e io il nostro milione di euro che non c’è lo abbiamo suddiviso in 4 tranche da 250 mila euro. No, ti assicuro che non siamo stati presi da un attacco ecumenico, è che davvero l’impegno e i risultati sono stati per tutti di altissimo livello, e quando è così bisogna prenderne atto.
Prima di salutarti ti voglio presentare un mio nuovo giovane amico, Giuseppe Armellino, professione fotografo.
Facciamo così, innanzitutto si presenta lui, gli ho chiesto qualche riga che condivido volentieri con te: “caro Vincenzo, che ti devo dire, ho sempre amato la creatività e l’arte esprimendomi in particolar modo con il disegno, tanto che dopo aver conseguito un diploma tecnico ho deciso di renderle parte della mia vita iscrivendomi all’Accademia di Belle Arti di Napoli con specializzazione in Fotografia. Dopo aver conseguito la laurea mi sono impegnato per intraprendere esperienze professionali in ambito fotografico nei villaggi turistici. Ad un certo punto ho sentito l esigenza di avere una mia identità e di esprimere il mio stile, quindi ho deciso di mettermi in proprio decidendo di operare nella mia casa, la penisola sorrentina, perché è proprio qui che penso io debba sbocciare per poi puntare sempre più avanti.”
Cosa aggiungere ancora? Solo due cose, forse tre.
La prima è che quando è arrivato ci è voluto mezzo minuto per capirci. Gli ho detto solo che volevo foto che raccontassero il lavoro delle persone nelle due mezze giornate, foto vere, niente pose se non quando proprio non si poteva evitare, il risultato lo hai visto, io grazie alle sue foto ho dovuto scrivere molto meno del solito, è non è una cosa banale.
La seconda è che se io adesso mi metto a scrivere tutti gli aggettivi belli che mi vengono in mente per definire il tempo trascorso insieme e le chiacchiere la sera a cena finisco come il famoso acquiuolo napoletano che a chi gli chiedeva come era l’acqua rispondeva “manco ‘a neve”. Perciò la risolvo raccontandoti quello che è successo a un’ora dalla fine, quando ho saputo che gli piace disegnare e gli ho chiesto di farne uno che riprendesse le persone al lavoro. Nonostante avesse ancora foto da fae, invece di mandarmi da qualche parte l’ha fatto, è uno schizzo, ma anche questo dice un mondo. Gli ho detto di farsi vivo, spero trovi la voglia e il tempo di farlo, mi piacerebbe incrociarlo ancora sulla mia strada.
Ecco, adesso per quanto mi riguarda è davvero tutto amica mia, resto in attesa del racconto del lavoro svolto degli speaker dei quattro gruppi.
Valentino Casamenti
Caro Professore e caro Mauro, spero con questa mail di trovarvi bene e innanzi tutto vi volevo ringraziare per i due giorni splendidi e produttivi che ci avete regalato nella splendida cornice di Sorrento.
L’obiettivo che che ci è stato dato era quello di scrivere su di vandera – grembiule di lavoro – manifesto quello che secondo noi rappresenta l’associazione Faipa, mettendo in risalto i seguenti punti: identità, storia, talenti, valori e visione. Siamo stati divisi in quattro gruppi proprio per capire quale peso specifico ogni gruppo decideva di dare ai cinque aspetti sopra citati, con quale ordine e grado di importanza. Queste le aspettative iniziali.
Il mio gruppo era composto, oltre a me, da Antonino Aversa, Carla De Angelis, Carla Milano e Carmine Marzuillo.
Dopo una suddivisione dei compiti iniziali, (chi fa cosa, disegna, ecc.) abbiamo iniziato a confrontarci tra di noi riguardo a quale disposizione dare alle 5 parole sulla Vandera.
Ognuno di noi ha espresso il proprio pensiero riguardo all’associazione, ed in questo particolare compito, ognuno dei partecipanti ha dato la propria idea ed il proprio supporto per la creazione della Vandera.
Siamo così arrivati alla conclusione che l’Identità era esattamente la parola dalla quale partire, il far capire chi siamo e cosa vogliamo rappresentare, il messaggio che vogliamo dare o semplicemente il nostro biglietto da visita.
Abbiamo declinato la parola identità, e la prima parola in assoluto che ne è scaturita, è stata Amicizia, perché è la parola che più ci rappresenta, descrivendo così la nostra associazione insieme allo spirito di squadra e all’inclusività.
Successivamente abbiamo scritto delle date di riferimento riguardanti la nostra Storia, per far capire da dove veniamo e come si è formata e trasformata la nostra associazione nel corso degli anni, mantenendo tutta la nostra tradizione fatta di Talenti, ivi comprensivi tutti quegli aspetti legati alla nostra professione che includono empatia, iniziativa, comunicazione e predisposizione alla risoluzione dei problemi. A tal proposito mi permetto di allegare un piccolo video chiamato “Teddy” dove narra la storia di un orsacchiotto dimenticato in hotel da parte di un bambino di una famiglia Canadese. Fui contattato dalla famiglia, che oramai si trovava già in aeroporto, dove la madre di Thomas, questo il nome del bambino, mi pregò affinchè mi preoccupassi della spedizione in Canada di tale orsacchiotto che per Thomas significava davvero tanto. Ovviamente tranquillizzai la madre dicendole che mi sarei preso cura personalmente della situazione ed avrei provveduto alla spedizione di Teddy, nel più breve tempo possibile. Mi venne in mente l’idea di sviluppare una storia riguardante Teddy e fargli “vivere” delle giornate in questo frangente di tempo, che poi avrebbe potuto raccontare a Thomas al suo rientro in Canada. Con l’aiuto della proprietà dell Hotel, riuscii a coinvolgere tutti i reparti alberghieri, dalla Spa, al Ricevimento, all’ Housekeeping al bar ed il ristorante, creando un video dove si vede Teddy, assoluto protagonista, di una giornata tipo in Hotel, proprio per mostrare a Thomas durante quei giorni di distacco, come ci eravamo presi cura di lui e come lui aveva trascorso quei giorni in hotel in nostra compagnia. Dopo pochi giorni, Thomas riabbracciò il suo Teddy ed insieme ricevette il CD con il racconto.
La storia sopracitata, proseguendo nella narrazione del lavoro, si collega ai nostri Valori, che racchiudono tutte un insieme di parole come: responsabilità, impegno, rispetto, passione, collaborazione ed integrità, proiettandoci nella Visione futura della nostra associazione che vuole essere un contributo alla comunità, un punto di riferimento e l’essere un esempio per tutti, tramite una eccellenza operativa ed una innovazione continua, nel pieno rispetto della tradizione e dei nostri valori.
La Vandera, in ogni sua area, è stata volutamente lasciata con degli spazi da riempire, affinchè ognuno di noi la possa completare con parole nuove, dando il proprio personale contributo, e far diventare sempre più grande questa meravigliosa associazione, che rappresenta per tutti noi l’Amicizia, il Rispetto e la Formazione, che sono le basi per “Il lavoro ben fatto” in questa meravigliosa professione chiamata Ospitalità.
Carlo Duca
Salvatore Galasso, Pina Russo, Riccardo Sottile, Antonino Staiano
VISIONE
Block chain. Fare una catena fra tutti i soci in modo da scambiarci e condividere le varie modalità di approccio per promuovere l’associazione.
Formazione. Indispensabile per trasmettere le nostre conoscenze e competenze a tutti coloro che vogliono avvicinarsi alla nostra professione.
Confronto. Confrontarsi con i giovani che vogliono far parte della nostra associazione e loro esigenze.
Internalizzazione. Gemellarsi a livello internazionale con altre associazioni che hanno comunanza d’interessi. In questo senso il nostro Presidente ha aperto dei contatti con la Cina.
Autonomia regionale. La visione comune d’interesse nazionale non deve precludere l’autonomia e la territorialità delle associazioni regionali.
VALORI
Amicizia. I fondatori “Le Chiavi d’Oro” sono stati chiari, l’associazione è amicale e l’amicizia deve essere la colonna portante del nostro stare insieme.
Passione. Il motivo principale per abbracciare la nostra professione.
Umiltà. Fondamentale per inserirsi in una squadra operativa e approcciarsi con i soci.
Unicità. La nostra professione è unica non ha uguali e dobbiamo essere orgogliosi di svolgerla.
TALENTI
Know how. Sapersi confrontarsi con i colleghi, clienti e saper adoperare i supporti tecnologici per svolgere al meglio la nostra professione.
Qualità. Il dettaglio fa la qualità e noi dobbiamo saperci distinguere.
Cultura. Saper parlare la nostra lingua in forma corretta, spaziare culturalmente su vari temi in modo da essere sempre pronti alle esigenze del cliente.
Comunicazione. Conoscere bene il modo di comunicare che il linguaggio del nostro corpo.
Intraprendenza. Avere spirito d’ iniziativa, prontezza e praticità nel risolvere situazioni.
Risoluzione dei Problemi. Analizzare, individuare soluzioni migliori per risolvere problematiche.
STORIA
Origine ospitalità e sua evoluzione. Le prime notizie sull’ospitalità si sono individuate in Francia e risalgono a 15.000 anni a.C. con la scoperta di alcune caverne a Lascaux, che servivano a ricevere gli ospiti delle altre tribù. Presso i greci l’ospite era sacro in quanto protetto da Zeus, il padrone di casa non poteva negargli ospitalità altrimenti avrebbe adirato il dio. Presso i romani l’ospite era accolto con molta considerazione in quanto portatore di nuove conoscenze. Nelle società primitive l’ospitalità non era dunque ancora una professione, ma piuttosto una forma di relazione tra persone con significati diversi. Nell’epoca preindustriale, i momenti di svago furono frutto di tutte le trasformazioni avvenute nei millenni, il tempo libero è divenuto sempre di più un momento valorizzato, come fonte di rigenerazione, divertimento e realizzazione personale. Per la nostra epoca le persone viaggiano non solo per prendersi cura di sé, dai luoghi di montagna, al mare, alle stazioni termali, ma anche per diletto, per curiosità culturale e per spirito d’avventura.
Nascita del I° albergo. La storia ci riporta che il primo albergo fu aperto in Giappone alle pendici del monte Fuji nel 705 il Nishiyama Onsen Keiunkan. Dal 1600 iniziarono a registrarsi le prime locande in Inghilterra e sempre in questa nazione nel 1800 fu costruito il primo albergo moderno.
Nascita delle Le Chiavi d’Oro. Nel 1929 il concierge parigino Fernand Gillet creò una rete di collegamenti fra concierges internazionali dando luogo a Les Clefs d’Or. Nel 1949 Giuseppe Franzetti fondò a Milano la sezione italiana de Le Chiavi d’Oro, la sezione romana viene fondata da Francesco Reina il 16 febbraio 1952, le altre regionali furono Lombardia/Triveneta, Campana e Toscana. Nel 1953 a Sanremo si tenne il primo congresso internazionale al quale parteciparono 11 nazioni. Tutte le associazioni regionali si confederarono in F.I.P.A. fino al1999 anno di scadenza dello statuto. Il rinnovo dello statuto fu causa di divisone fra associazioni regionali che fra soci stessi. Alcuni confluirono in UIPA e noi abbiamo fondato la F.A.I.P.A. il resto è storia recente.
Bubbolo e chiavi. Da sempre oggetti che contraddistinguono il professionista.
IDENTITÀ
Gentilezza. Caratteristica essenziale per il professionista Le Chiavi d’Oro.
Empatia. Porsi in maniera immediata nello stato d’animo del cliente.
Accoglienza. Il significato di questa parola è cambiato nel tempo. Come riferimento, accogliere un ospite o un cliente, è come accogliere il nostro migliore amico in casa.
Famigliarità. Indica cordialità, dimestichezza, confidenza, amicale, affabilità, benevolenza, semplicità, tutte doti che ci contraddistinguono.
Simboli. Sono tutti quegli elementi che contraddistinguono la professione.
Claudia Milano
Gruppo di lavoro composto da: Antonino Galano, Giulio Galano, Claudia Milano, Raffaele Savarese
Il nostro gruppo, eterogeneo al massimo in termini anagrafici, ha cercato di trarre il meglio dall’esperienza
e memoria storica dei due “senior” in mescolanza con il guizzo vivace e l’entusiasmo dei due “junior”
(Raffaele, in primis).
Abbiamo pertanto deciso di giocare con l’acronimo di F.A.I.P.A. per associare ad ogni macro tematica una
parola che ci descrivesse non solo in quanto professionisti dell’Ospitalità, ma anche in quanto Associazione
“Le Chiavi d’Oro”. In seguito, in pieno brainstorming collettivo, abbiamo aggiunto altre parole che
potessero darci ulteriori sfumature e soprattutto spunti di riflessione.
Questo è stato il risultato del nostro lavoro:
(VISIONE – COLORE VERDE) – F.AMIGLIA Posizionata strategicamente al centro, abbiamo scelto una frase
tanto semplice quanto potente per poter descrivere il nostro approccio al lavoro ed alla vita associativa:
“Questa è la mia casa”. D’altra parte, chi ama il nostro lavoro (e come potrebbe essere ben fatto,
altrimenti?) considera la struttura ricettiva come la propria casa ed i proprio colleghi una famiglia acquisita,
con tutti i pro ed i contro; allo stesso modo, l’Associazione è una grande famiglia allargata che richiede
tempo ed attenzione per far sì che funzioni e che la sua storia venga portata avanti con un occhio al futuro
senza dimenticare le proprie radici. In questa ottica, le altre parole che abbiamo associato sono: sviluppo,
partecipazione.
(VALORI – COLORE GIALLO) – A.MICIZIA Quale potrebbe essere il valore per eccellenza che descriva la forza
che ci porta a stare insieme? L’amicizia, in quanto forma d’amore tra le più pure e le più difficili da
riconoscere e coltivare, rappresenta un collante potentissimo e può rendere sia una squadra di lavoro che
un gruppo di associati una forza potentissima. Le altre parole associate sono: lealtà, condivisione, impegno,
ospitalità, disciplina, integrità.
(STORIA – COLORE BIANCO) – I.NFORMAZIONI ça va sans dire, le informazioni sono la base della nostra
professione. Informazioni che dobbiamo recepire in continuo aggiornamento (in barba a chi ci dice che
diamo solo le chiavi delle camere), informazioni che dobbiamo fornire nel modo più accurato possibile, ma
anche informazioni in ambito associativo che ci servono per poter comprendere il percorso fatto finora ed
indirizzare la barra della nave verso la giusta rotta. Una professoressa di storia disse “non si può
comprendere il presente se non si conosce il proprio passato”, ed in un momento in cui l’Associazione sta
vivendo un momento di statica difficoltà, è importante ricordare da dove siamo partiti. Per questo motivo,
abbiamo inserito tra le parole anche 2002 e scissione, perché corrispondono all’anno ed al modus in cui è
nata la F.A.I.P.A. con l’obiettivo di dare una voce ed un volto a tutti gli operatori del reparto Portineria,
qualsiasi ruolo venga ricoperto. Sono quindi più di 20 anni che questa voce si è alzata e non possiamo
permettere che venga messa a tacere. Le altre parole che abbiamo scelto: documentarsi, front-office,
formazione, fiducia, conoscenza, territorio, racconto.
(TALENTI – COLORE ROSSO) – P.ERSEVERANZA Alzarsi ogni giorno consapevoli che ogni giorno sarà diverso
da quello precedente e che non è possibile fare una previsione; continuare ad incontrarsi ed a discutere per
portare avanti delle idee e dei progetti, consapevoli che ci sarà da scontrarsi con muri di gomma contro cui
ci si farà inevitabilmente male in virtù di qualcosa di più grande. Esiste termine per descrivere queste
circostanze che non sia perseveranza? È per questo che abbiamo inserito come parola emblematica un
termine con cui è stato definito il nostro Antonino da un Ospite, che ben definisce l’obiettivo massimo che
può raggiungere chi persevera nel nostro lavoro: Angelo Custode. Le alte parole inserite sono:
immedesimarci, empatia, disponibilità, poliglottismo.
(IDENTITA’ – COLORE BLU) – A.FFIDABILITA’ Se esistesse una lista scritta di qualità che descrivano la
migliore immagine che possiamo dare di noi stessi, sicuramente figurerebbe la parola affidabilità. In quanto
operatori di Portineria, siamo il biglietto da visita della struttura e dobbiamo dare chiaramente un senso di
sicurezza a chi ci sceglie; l’Associazione, allo stesso tempo, ha bisogno di dare un senso di stabilità ed
affidabilità per essere ascoltata e presa sul serio. Abbiamo inserito anche altre parole, quali fiducia, sorriso,
professionisti, multi-tasking. E, soprattutto, abbiamo inserito made in Italy: spesso ci vediamo annichiliti da
chi svilisce il nostro lavoro, con l’arroganza di chi ritiene nobili solo le professioni delle cosiddette “scuole
alte”, ma non va dimenticato mai che noi siamo espressione di eccellenza all’estero, che ricerca come il
pane personale italiano per le strutture ricettive del mondo. Il nostro made in Italy è la sintesi di tutte le
parole raccontate in ogni vandera, siamo portatori sani di professionalità e bellezza nel mondo. È un
patrimonio, un’eredità, da portare avanti con orgoglio e dedizione.
Santi Roggio
Buongiorno Professore, di seguito le racconto la vandera del nostro gruppo, formato da me, Bengie Baiano, Michele Gruttadauria e Antonino Ruoppo.
VISIONE
Al centro della vandera, tra il rosso della lava abbiamo scelto di inserire la visione. La nostra idea è che la nostra associazione e noi stessi dovremo proiettarci nel FUTURO, programmando ogni passo del nostro percorso, ponendoci la domande “cosa vogliamo essere?” e “come vogliamo arrivarci?”.
La programmazione, però, ha bisogno di basi solide e, quindi, abbiamo deciso di utilizzare i RACCONTI del nostro passato, della nostra storia per poter gettare delle solide basi dalle quali iniziare.
Lo SVILUPPO e L’INNOVAZIONE sono due punti fermi per poterci proiettare nel futuro. Lo sviluppo dei nostri soci, l’innovazione come strumento per poter raggiungere i nostri obiettivi grazie alla tecnologia e alle nuove leve che, con le loro idee potranno spingerci e coadiuvarci nel cambiamento.
Il MESSAGGIO che dovremo comunicare sarà importante per il nostro futuro di associazione e professionisti. Questo messaggio dovrà definirci come associazione. Inoltre sarà necessario che sia semplice e di facile comprensione.
Nel breve termine dovremo affrontare una SFIDA. Superandola, saremo in grado di perpetuare la nostra visione a lungo termine.
TALENTI
Il futuro ci porta naturalmente ai talenti. I nuovi talenti dovranno avere delle caratteristiche personali e professionali ben definite. Questo ci aiuterà a proiettarci, con il loro sostegno verso il futuro. Le caratteristiche sono semplici ma importanti. Non andrò a snocciolare ogni parola ma farò un semplice elenco di quello che ogni persona dovrà dimostrare di avere: passione, curiosità, empatia, creatività, improvvisazione, ottime capacità comunicative. Ogni elemento, preso da solo è già molto importante ma un talento che condivida con noi queste caratteristiche sarà certamente in grado di cambiare il futuro della FAIPA. Inoltre, questi talenti aiuteranno nell’evoluzione del futuro della nostra professione e, seppur in minima parte, nel migliorare il mondo in generale.
STORIA
Il futuro di un’associazione che conta già diversi anni di storia, non può certamente dimenticare il proprio passato. I racconti che ci aiuteranno a sviluppare la nostra visione, fanno parte della nostra storia.
L’APPARTENENZA e la COSTITUZIONE della FAIPA (allora FIPA) lo scorso secolo, ci raccontano l’amore di ogni singola persona per il meraviglioso mondo del concierge. L’attaccamento e le RADICI che ogni associato dimostra per il proprio territorio. Sia che esso ci viva, sia che ci lavori soltanto. L’Italia è un paese meraviglioso e noi siamo i custodi della sua storia. La storia, però, non è fatta solo di date e fatti, bensì di ANEDDOTI e MEMORIE di ognuno di noi. I racconti di quasi un secolo di vita dietro al banco del concierge, in giro per i corridoi dei migliori hotel d’Italia. Noi siamo gli attori, le strutture il nostro palcoscenico e i nostri servizi, gli effetti speciali. La PERSEVERANZA nel portare avanti le nostre memorie e la nostra storia ci distingue da chiunque altro.
In ultimo, siamo i custodi delle TRADIZIONI locali che condividiamo con i nostri colleghi e i nostri ospiti.
IDENTITÀ
Ciò che siamo, ciò che la nostra storia di e di noi. L’INTEGRAZIONE spiega a chi non ci conosce ancora che per noi ogni persona è uguale a un’altra. Non ci sono differenze di colore, religione, età. Come la nostra bellissima nazione, la nostra identità si costituisce come quella di una FAMIGLIA. Ciò che ci lega è il nostro LAVORO, colleghi e amici che sono ORGOGLIOSI di rappresentare il nostro paese come AMBASCIATORI DEL TERRITORIO e CUSTODI di usi e costumi, segreti e dialetti. Siamo un SOLIDO sostegno per ogni viaggiatore, per ogni collega, per ogni amico.
VALORI
I valori che ci accomunano, come associati sono l’AMICIZIA. La nostra è un’associazione amicale che si basa su solidi PRINCIPI di LEALTÀ verso noi stessi, i nostri amici e i nostri ospiti.
La lealtà ci ricorda che il RISPETTO è necessario per poter dialogare tra noi e con i nostri ospiti. Inoltre, siamo un’associazione che rispetta i principi di AGGREGAZIONE e SOLIDARIETÀ. Questi, seppur ultimi, sono estremamente importanti perché rappresentano lo spirito di squadra che ci distingue da chiunque altro e ci rende unici.
10 GENNAIO 2024 | IL PERCHÉ DI MAURO
Cara Irene, qualche giorno fa ho chiesto al mio amico Mauro Di Maio se aveva voglia di raccontare un poco meglio il suo perché, o si suoi perché, in pratica perché ha pensato di organizzare queste due mezze giornate con al centro il lavoro ben fatto. Mi ha risposto cortesemente di si e qualche ora fa mi sono arrivate queste sue righe, forse l’ha preso un poco alla lontana, ma io preferisco pubblicarle così come sono, ogni traccia è importante per comprendere e ricostruire il senso delle cose che pensiamo e facciamo, del resto lo spazio c’è, perciò è meglio così.
“Caro Professore, è oramai più di un anno che le nostre storie si sono incrociate. So che te lo ricordi, era una sera insolitamente piovosa per Sorrento ed ero il primo fra i pochi partecipanti alla presentazione del tuo libro di una vita, come lo chiami tu, anche se in realtà lo hai scritto insieme a tuo figlio Luca.
Come ti ho dello quella sera stessa, insieme a noi idealmente si sono incontrati anche tuo padre Pasquale e mio padre Raffaele, due persone più brave a esprimersi con le mani che a parole. Personalmente sono convinto che molro di quello che io e te facciamo ogni giorno nelle nostre vite si ispira a loro, ma di questo parliamo un’altra volta, adesso voglio rispondere ai perché, a cominciare da un perché che penso che non ti aspetti, perché il nostro inno nazionale mi commuove così tanto. Vedi, mio padre Raffaele all’età di 10 anni ogni mattina, estate ed inverno, a petto di fuori suonava la tromba e l’inno nazionale sul piazzale d’armi dell’allora orfanotrofio del Castello Aragonese di Baia. Ho sempre cercato di immaginare il suo senso di solitudine e di smarrimento, il suo cercare con gli occhi una presenza, un padre che non c’era più perché era morto in guerra otto anni prima.
Proprio così, mio padre si è costruito tutto con le sue mani, miente gli è stato regalato ad eccezione di una stupenda compagna di vita che è mia mamma.
Allora caro Professore, tutto questo per dirti che parole come Coraggio, Orgoglio, Speranza, Possibilità sono impresse da sempre nel mio Dna. Da figlio e padre di Raffaele jr ed Alessandro ho il dovere e sento la responsabilità di crederci, soprattutto in questi tempi cosi incerti e così pieni di sfiducia nel futuro. Sarebbe come tradire tutto quello che ha fatto mio padre, e come può immaginare io non lo voglio, e questo è l’altro perché, il principale, quello che viene prima, dopo di che ce ne stanno altri che pure sono molto importanti, anche se vengono dopo. Perché credo nel #lavorobenfatto e nel Made in Italy. Credo in futuro possibile per noi e per i nostri figli. Credo nel lavoro, nell’impegno e nella perseveranza. Credo che il mondo dell’ospitalità italiana con le sue professionalità possa fare la differenza se impara a fare sistema valorizzando le proprie competenze e la propria umanità.
E perché insieme alle colleghe e ai colleghi di Le Chiavi D’Oro FAIPA intendiamo fare nostro l’approccio organizzativo del lavoro ben fatto per migliorare nel nostro lavoro, migliorare il lavoro della nostra organizzazione, contribuire al miglioramente di organizzazioni più grandi e importanti come l’associazione Solidus “I Professionisti dell’ospitalità italiana “.
Con questo ti saluto, spero che bastino come perché, poi il resto lo facciamo insieme a te martedì e mercoledì prossimo.”
Ecco cara Irene, non penso io debba aggiungere altro, ti lascio con la foto della dedica al libro che avevo fatto con la mia brutta calligrafia, me l’ha mandato Mauro e mi fa piacere condividerla con te.
3 GENNAIO 2024 | IL PROGRAMMA
Cara Irene, ho appena inviato a Mauro Di Maio il .pdf con il programma dettagliato delle nostre due mezze giornate di lavoro. Come gli ho scritto nel messaggio di accompagno, sarebbe utile che le/i partecipanti lo guardassero prima di venire a Sorrento. L’idea è che più pensano e fanno cose prima del nostro incontro, compreso leggere il libro, meglio lavoreremo insieme. Naturalmente, sono tutte persone adulte e vaccinate, come si dice, per cui sanno loro che fare, io però glielo devo dire, conosco solo questo modo di lavorare, ne più, e né meno. Alla prossima.
28 DICEMBRE 2023 | MAURO E LE CHIAVI D’ORO
Cara Irene, quest’anno alle voci #Natale e #AnnoNuovo è stato parecchio complicato conquistare qualche centimetro di contentezza, di serenità, ma comunque alla fine ci siamo riusciti, ci stiamo riuscendo, Cinzia da questo punto di vista è eroica, e pure io sto cercando di tenere botta, per fortuna abbiamo belle famiglie e belle persone intorno, che aiuta tanto.
Vengo al punto per dirti che qualche giorno fa mi ha scritto il mio amico Mauro Di Maio, presidente di Le Chiavi D’Oro Faipa, Federazione delle Associazioni Italiane dei Portieri d’Albergo.
Dopo il suo messaggio ci siamo parlati e dopo che che ci siamo parlati abbiamo deciso che il 16 e 17 Gennaio 2024, ci vediamo all’Hotel Isabella, in Penisola Sorrentina, e lavoriamo due mezze giornate con il gruppo dirigente nazionale della sua organizzazione intorno a idee, parole e azioni belle come il lavoro ben fatto, l’identità, il senso e tanto altro ancora.
Qualche ora fa gli ho inviato il programma di massima, se vuoi, puoi scaricarlo cliccando qui o sull’immagine che segue.
Due cose ancora prima di salutarti amica mia.
La prima è che dopo la bella esperienza con Solidus Turismo, I Professionisti dell’Ospitalità Italiana, dello scorso mese di Marzo a Roma, questo nuovo percorso con Mauro e la sua Associazione ci permetterà di scavare un più a fondo intorno al tema lavoro ben fatto e ai valori e ai concetti ad esso collegati, che è quello che più mi piace fare perché ha più senso, lascia più traccie, apre più possibilità.
La seconda è che anche questa volta chi partecipa alle nostre due mezze giornate di lavoro arriva avendo già letto il libro, avere un background condiviso è indispensabile per lavorare al meglio, e Mauro e il gruppo dirigente di Le Chiavi D’Oro Faipa, Federazione delle Associazioni Italiane dei Portieri d’Albergo lo sanno bene.
Ecco cara Irene, direi che per adesso è tutto, ma torno presto.