E come equilibrio | L’uomo in preghiera

Cara Irene, come sai Alphabeta, Storie e Segni è un libro dedicato alla scrittura e alle sue origini che con Giuseppe Jepis Rivello abbiamo pubblicato a Marzo 2022. Lo abbiamo organizzato in due parti: il lato Alpha racconta 26 storie, una per ogni lettera, più una storia che fa da contesto; il lato Beta i 20 segni arcaici dell’alfabeto protosinaitico con 20 didascalie ricreate da Giuseppe a partire da I misteri dell’alfabeto di Marc-Alain Ouaknin.
Oggi ti racconto la storia, la didascalia e i segni della lettera E. Spero ti piacciano, buona lettura.

LATO ALPHA
E come Equilibrio

Quel pomeriggio Domenico aveva letto su Tik Tok una frase che l’aveva colpito parecchio: “perché la vita è un brivido che vola via, è tutto unequilibrio sopra la follia”. Deciso che valeva la pena saperne di più, scoprì che era un verso di Sally, una canzone di Vasco Rossi. Incuriosito e contento di sé, aveva premuto il play e l’aveva ascoltata tre volte di fila, però nella versione di Fiorella Mannoia.
Mentre rimetteva a posto le cuffie ci pensò ancora un poco, poi smise. Il giorno dopo aveva il compito di matematica e bisognava prepararsi nel modo migliore.
L’occasione per ritornarci su capitò la domenica seguente: nonna Antonio aveva preparato i cavatieddi con i pomodorini del piennolo e la provola e aveva invitato tutta la famiglia a pranzo. “Non rinunceremmo per niente al mondo ai tuoi cavatieddi, mamma”, le aveva risposto il figlio Ugo al telefono, e così fecero.
Dopo il caffè, il nonno indossò i panni da lavoro per scendere in bottega e chiese a Domenico, come faceva ogni volta, se aveva voglia di accompagnarlo. Il ragazzo non aspettava altro, per lui il nonno era l’amore senza fine, e anche la bottega faceva la sua parte nella costruzione del mito. E poi questa volta aveva una ragione in più, cosicché erano appena arrivati giù che chiese al nonno “ma secondo te in che senso la vita è tutto un equilibrio sopra la follia?”
“Ti piace Vasco Rossi?”, domandò a sua volta Michele, che era contento quando il nipote, di norma abbastanza pacato, si lasciava portare dalla propria impazienza.
“Non lo seguo tanto, a me piace Ultimo. Questa canzone però mi è piaciuta, sono belle le parole e anche la musica, ho ascoltato la versione cantata da Fiorella Mannoia”.
“Anche l’interpretazione di Vasco merita, tante sue canzoni sono belle. Senti a nonno, per sapere quello che ha voluto dire di preciso lo dovresti chiedere a lui, è l’unico che può risponderti. A volte il verso di una canzone nasce da un pensiero, a volte da una rima, come nel caso di follia che fa rima con vola via. Comunque il senso generale della canzone mi sembra chiaro: Sally è una donna che soffre, che pensa di aver fallito e poi alla fine si ricrede, o comunque considera un’altra possibilità. Se ci pensi bene, al di là della canzone anche il verso da solo dice tanto; per esempio la pandemia seguita al covid 19 ci ha costretto a trovare un equilibrio sopra la follia, anche se sei piccolo dovresti ricordartelo quel periodo.”
“Certo che me lo ricordo, e comunque ho 11 anni, non sono piccolo.”
“Già, non sei piccolo, pure tua sorella Carmela che, come sai, ha solo 5 anni, un paio di settimane fa mi ha detto che lei non è piccola, è grande. È buffa questa cosa che da bambini vogliamo diventare subito adulti e da adulti vorremmo ritornare bambini, non ti dico poi da vecchi.
Comunque, tornando al punto, anche tutto quello che sta succedendo alla voce cambiamento climatico ci costringe a vivere un equilibrio sopra la follia.
Questo a livello sociale. Poi c’è tutto il capitolo personale, il tormento di Sally che è quello di tante persone che affrontano esperienze dove trovare un equilibrio è complicato. Ci stanno momenti nella vita in cui basta davvero poco per ritrovarsi da una parte o dall’altra di una barricata, non so se mi spiego”.
“Non lo so neanch’io, nonno”, commentò il ragazzo. “Però mi sembra che equilibrio sia una parola importante ma difficile, forse anche un poco ambigua, ma forse mi sbaglio.”
“Non lo so, di certo è importante come parola”, rispose il nonno. “L’equilibrio è fondamentale non solo nelle nostre vite, ma anche più in generale.”
“Che cosa vuoi dire?”
“Già, che voglio dire, come se fosse facile. Per esempio che l’equilibrio non è statico, non è qualcosa di fermo, di stabilito una volta per sempre.”
“È come quando vado in bicicletta, per stare in equilibrio mi devo muovere”, disse a questo punto Domenico.
“In un certo senso sì, l’esempio della bicicletta aiuta, però l’equilibrio di cui stiamo parlando è un poco più complesso”. “In che senso nonno?”
“Nel senso che si riferisce a più cose: la capacità di stare bene con sé stessi, la consapevolezza che la ragione e il torto non stanno mai soltanto da una parte, l’attenzione non solo alle proprie ragioni ma anche a quelle degli altri. In pratica l’equilibrio è tante cose, compresa la forza di pensare e di agire senza farsi prendere dall’ansia o dalla paura, non a caso sta al centro di molte pratiche, filosofie, religioni. Lo sai per esempio che molti fedeli rivolgono le loro preghiere a una Madonna dell’equilibrio scoperta da un monaco trappista? E hai mai sentito parlare del Tao?”
“No alla prima e no anche alla seconda”, rispose Domenico.
“Giusto, a volte dimentico che anche se sei grande in realtà hai compiuto da poco 11 anni, hai tempo per sapere queste cose.”
“Nonno, innanzitutto non sfottere, non mi piace quando fai così, e non dire che gli sfottuti vanno in Paradiso che mi arrabbio.”
“Non lo dico, però ci vanno, lo dice la cultura popolare.”
“Non mi importa. Quello che voglio dirti è che anche nella saga di Star Wars che ho visto con papà l’equilibrio è importante, per esempio quello tra gli Jedi e i Sith.”
“Concordo, pure nella trilogia di Guerre Stellari l’equilibrio ha una funzione importante.”
“Guarda che gli episodi sono nove, non tre.”
“Lascia perdere, per me esiste solo la trilogia iniziale, gli episodi che sono venuti dopo non reggono il confronto, sono stati soprattutto un modo per sfruttare la scia e fare cassa.”
“Certo volte sei davvero curioso, nonno. A proposito, ma tu ti sei mai sentito un uomo equilibrato?”
“Per larga parte della mia vita non posso dire di esserlo stato, però a un certo punto le cose sono cominciate a cambiare”.
“Come mai?”
“Come mai, figliolo. Ci vuole tempo per capire le cose che sono davvero importanti, quelle che valgono veramente. E anche quando cominci a farlo non è che a un certo punto finisci. Per esempio io da giovane, e anche più avanti, sono stato troppo convinto di stare dalla parte giusta a prescindere, e così ho fatto errori che con maggiore equilibrio avrei potuto evitare. Forse ero anche troppo preso dalla voglia di fare del bene agli altri, pure quello a volte non aiuta.”
“Non ti sto capendo nonno.”
“Non ti preoccupare, non è facile da capire, ma poi capirai, a modo tuo e con il tempo capirai, non serve che tu lo faccia adesso.”
“Questo che hai appena detto è un pensiero equilibrato?”
“Non lo so nipote mio”, rispose l’uomo divertito, “forse sì, ma non ne sono sicuro. Di certo quando ero giovane a tuo padre ho detto continuamente “devi capire questo, questo e questo, e per capirlo devi fare così, così e così”. L’ho detto per il suo bene, ma oggi non lo rifarei, oggi direi “vedi figliolo, io farei in questo modo, a me è capitato questo, pensaci, cerca di capire qual è la strada migliore per te e poi percorrila.”
“Nonno, forse adesso un poco ti ho capito.”
“Mi fa piacere, ma come ti ho detto c’è tempo. Adesso conviene che torniamo di sopra, altrimenti tua nonna se la prende con me.”

LATO BETA
L’uomo in preghiera
E, He, l’Uomo in preghiera, il Respiro, valore numerico 5. Le diverse varianti di questo pittogramma rappresentano tutte un uomo in preghiera, in piedi, seduto o che cammina, con le braccia alzate al cielo.

Il respiro è anche un po’ la preghiera costante del nostro corpo, delle nostre membra. Un uomo in preghiera ricorda quanto questo atto ci renda vulnerabili e fragili. Non è una questione di fede, di Dio al quale ti rivolgi, quello che conta è che sei lì pronto ad interagire con qualcosa che va oltre la tua persona, qualcosa che supera il tuo spazio, qualcosa di magico, di immaginario, di intimo, di profondo.
Pregare non è un atto di fede ma un atto umano. Si può pregare di fronte a un albero, a un fiore, a una croce, a un quadro. Pregare è stabilire una relazione extra umana. Questo è straordinario, perché ci permette di creare continue manifestazioni per tirare fuori quello che abbiamo dentro. Pregare è comunicare pur sapendo che non avremo una risposta dall’interlocutore. Pregare è domandare sapendo che ogni risposta è già dentro di noi.
Un atto intimo nella maggioranza dei casi, certo, esistono anche preghiere collettive, ma la vocale “E” ci ricorda anche quanto sia importante tenere insieme più cose contemporaneamente. Quando essa è congiunzione unisce le cose, le parole, non sceglie l’una o l’altra come invece farebbe la “O”, ci dice ad esempio che esiste “il bello e il brutto” non “il bello o il brutto”. Questo le restituisce il senso dell’equilibrio, che forse, è prossimo alla preghiera, alla preghiera come ricerca intima degli uomini e delle donne.
Pregare è tenere insieme, non dividere, pregare è usare sempre la vocale “E” per unire le cose del mondo.