Antonio che racconta il Cilento

Cara Irene, questa volta ti propongo di fare così: prima tu ti guardi la storia raccontata da Antonio Ferolla, il video dura 2 minuti, e poi io ti racconto la storia del mio incontro per genio e per caso con Antonio nella Bottega di Giuseppe.

 

Visto? Spero che ti sia commossa anche tu come mi sono commosso io qualche ora fa quando l’ho visto per la prima volta in Bottega, ora sto a 3, però adesso tocca a me raccontare la storia che ti ho promesso.

È cominciato tutto ieri sera, intorno alle dieci. Ero di ritorno da Roma, Giuseppe mi era venuto a prendere alla stazione di Sapri, avevo appena finito di lamentarmi del ritardo del treno quando mi ha detto che alla libreria di bottega erano arrivati i nuovi volumi, compresi i due che avevo ordinato io.
“Domani per tutta la mattinata ho un ospite in bottega”, aveva aggiunto, “ma se vuoi salire per ritirarli non ti fare problemi, tanto ci mettiamo un minuto”. E io così ho fatto, in un certo senso.
Sì, in un certo senso, perché è vero che ho preso i libri e me ne sono andato, però più tardi sono ritornato, su invito di Giuseppe, che forse già aveva in testa di proporre ad Antonio di coinvolgermi in quello che stavano facendo, o forse no, sta di fatto che è andata a finire proprio così, e naturalmente mi ha fatto piacere. A proposito, scusami se per adesso non ti dico niente amica mia, ma non sta a me farlo, comunque non appena Antonio renderà pubblico il suo lavoro lo condivido anche con te e con le nostre lettrici e i nostri lettori.

Già, Antonio. Quando ha finito ho cominciato a domandargli un poco di lui, lo sai che mi piace conoscere le persone che incontro, non per curiosità ma per senso, profondità, qualità del rapporto con chi ho di fronte.
È stato così che ho saputo che il mio nuovo amico è nato a Vallo della Lucania e tiene 35 anni, che risiede a Santa Barbara di Ceraso, che è un fotografo e videomaker e ha il suo studio a Ceraso, che ha lavorato e vissuto per 9 anni a Roma prima di tornare nel Cilento, “perché la terra chiama”, così ha detto. E poi ha aggiunto che la sua passione è raccontare storie da vivere, storie sincere che aiutino a conoscere il territorio e a promuoverlo nella sua autenticità.
Sembrava avesse finito quando mi ha proposto di vedere il video con il racconto di Michele Ametrano, quello da cui siamo partiti, Giuseppe lo ha mandato sullo schermo del Lato beta della Bottega e …
E da “Io da otto anni aggio fatto a pastore”, io da quando avevo 8 anni ho fatto il pastore, fino a “M’accattai chesta campana pi ricordo di mia mamma”, comprai questa campana per ricordo di mia mamma, in pratica dall’inizio alla fine, sono rimasto come senza respirare, e quando si è commosso lui, Michele, il pastore, mi sono commosso pure io.
Sono stati due minuti che hanno lasciato il segno amica mia, che nella mia testa hanno dato un senso ancora più profondo al lavoro che Antonio ha fatto con Giuseppe, per questo ho pensato di proporli anche a te questi due minuti, e di raccontare come ci sono arrivati io.
È venuto il momento dei saluti, anzi no, c’è ancora una cosa che voglio dirti, una specie di promemoria per future esplorazioni, riguarda ancora una volta la serendipity, che da quando l’ho incontrata per fortuna non mi lascia più. Non mi riferisco tanto alla serendipity che oggi in Bottega mi ha fatto incontrare Antonio, anche se pure quella c’è, mi riferisco alla risposta che non ho saputo dare quando mi ha chiesto che cos’è secondo me la Bottega di Jepis: un luogo sociocognitivo serendipitoso che favorisce l’incontro di teste, mani e cuori brillanti, persone che hanno voglia di creare, raccontare e ricreare, come dice Giuseppe, capaci di ascoltare e di prendersi cura delle persone e delle cose che pensano e che fanno. Sì, è questo che avrei voluto dire e non ho detto, però l’ho fatto ora, e va bene così. Spero di tornare presto.

ANTONIO FEROLLA | PER SAPERNE DI PIÙ
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