Sergio che connette persone e spedisce pacchi

Caro Diario, Sergio Massimilla nella mia vita è entrato come GolfoTrek, l’uomo è venuto dopo, ed è stata una bella scoperta, lui è uno degli hub umani di cui parla Barabasi nei suoi libri, magari prima o poi gliene regalo uno. Naturalmente ho deciso di raccontarlo solo dopo averlo scoperto, così ci siamo incontrati, ho registrato le cose che ci siamo detti, le ho sbobinate, ci ho lavorato un po’ su, ma giusto un poco, e questo è tutto. Anzi no, non ti ho detto che il suo è primo racconto realizzato nella casa del lavoro ben fatto qui a Cip, che è la nostra nuova casa, nostra nel senso di Cinzia e mia, che anche questa è una cosa bella, e te la volevo dire.

La bellezza
Allora Vincenzo, se mi chiedi cosa mi piace ti rispondo la bellezza. La bellezza di un’opera d’arte, di un racconto, del lavoro che è il mio pane. La bellezza della natura, la bellezza che sta nelle sfumature, nei particolari, nei dettagli. La bellezza che sta in un fiore, in una foglia. La bellezza, la bellezza d’animo, la bellezza del creato, la bellezza di un sasso. Io se vado su una spiaggia e vedo un sasso magari penso alla barriera corallina di 150 milioni di anni fa in cui si è deposta, all’orogenesi che l’ha portata su, all’erosione che l’ha portata sulla spiaggia. Tutto questo non per 
descrivere il sasso, ma per pensare al processo, al lavoro fatto da madre Terra. Spero di non sembrare esagerato, ma tu mi hai chiesto di essere sincero e io ti sto dicendo quello che penso veramente.

Insieme alla bellezza mi  piace dipingere, anzi no, in realtà non dipingo, lo considero di più un esperimento. Sono affascinato dalla magia del colore e dalla sua capacità di definire le emozioni, le mie tele insomma sono un gioco, un tentativo di mutare in qualcosa di bello i colori che ho intorno. Sono la gioiosa follia di un momento, il risultato della mia improbabile capacità di dominare le inconsuete tecniche che impiego.
Dipingo di rado, il tempo che ho è poco, ma fino a quando mi piace continuerò a farlo. E comunque mi piace siano i miei quadri a colorare gli spazi che vivo.

Per quanto riguarda il resto leggo molto, ho una ventina di libri solo sul comodino. Poi mi piacciano i film di intrattenimento, quelli che non mi richiedono di pensare, quelli che mi fanno rilassare. E mi piace la musica dei miei anni giovanili, che ti devo dire, i Genesis, Lucio Dalla, i Queen, storie così.

La povertà d’animo
Le cose che invece non sopporto sono parecchie, credo sia per molti così. Quello che non sopporto in assoluto è la povertà d’animo. Penso che non ci possiamo rassegnare a essere tante piccole isole, abbiamo bisogno di connessioni, di persone che si impegnano in qualcosa, che hanno spinta propositiva, che non sono mosse soltanto dai soldi, che amano questo nostro territorio e fanno qualcosa per farlo crescere. Per farla breve non mi piacciono la critica gratuita, il pettegolezzo, il restare fuori per tirchieria, per pochezza appunto, non mi piacciono le persone che hanno un atteggiamento che non serve e non aiuta a fare passi avanti.
Credo che insieme si possano fare tante cose, e che se non riusciamo a farle è perché ognuno se ne sta per i fatti suoi. Sono convinto che le connessioni sono importanti, molto importanti.

Il lavoro
Il primo lavoro che ho fatto è stato vendere le pizze ai passeggeri alla stazione di Sapri, avevo 17 – 18 anni. Ricordo ancora che in pochi giorni guadagnai 69 mila lire. D’estate, durante i primi anni di università, ho lavorato in un agriturismo, sempre sul territorio. Arrostivo carne, affettavo a mano prosciutti e salami, facevo cose così.

A proposito, non ti ho detto ancora che sono un ragioniere che non fa il ragioniere e un geologo che non fa il geologo. Sono laureato in geologia, sono abilitato all’esercizio della professione, sono stato ricercatore come borsista presso l’Istituto Trattamento Minerali del CNR, ho fatto il libero professionista come geologo, insomma ho fatto diverse esperienze, dopo di che il lavoro ha acchiappato anche me, il lavoro quello che ti fa vivere, quello che sai il giorno dopo cosa farai.
Per me non è stato il geologo, in Italia non sono certo l’unico geologo che non fa il suo lavoro. Qui da noi lo sai come funziona, nonostante calamità naturali, terremoti e alluvioni di ogni tipo si va avanti con il cemento armato e l’urgenza.

Per farla breve, dal 1998 gestico un centro servizi a Sala Consilina dove mi occupo di spedizioni a mezzo corriere espresso per aziende del territorio e privati. In pratica, il lavoro che faccio te lo spiego con le parole dei miei figli quando erano bambini: lo spedipacchi. Quanti ne ho lavorati amico mio, dal campione in Uzbekistan al bancale d’olio a Taiwan. Ma se ti devo dire, la parte che mi piace ti dico che è riunire le famiglie.
Quanto amore ho visto passare negli occhi di mamme che spediscono qualcosa al figlio volato in un altro Paese. Quante loro storie di vita ho ascoltato. Il mio è un lavoro si, ma a volte anche parecchio di più.
La parte più brutta del mio lavoro è invece lo stress da ordine online che mi riversano addosso quelli non sono nemmeno miei clienti  e cercano aiuto. Per esempio perché dopo due giorni le scarpe che ha acquistato in rete ancora non le ha ai piedi. E dello stress dell’uomo o della donna che per lavoro prima o poi consegnerà quel pacco ne vogliamo parlare?
Ammetto che sono di parte, ma anche se è vero che il commercio elettronico spalanca mondi commerciali che non c’erano prima io preferivo e preferisco il negozio del paese.

Il mio lavoro è nato un poco così, per caso, eppure oggi posso dire che mi ha dato tanto. Da un lato, mi ha fatto conoscere larga parte delle realtà aziendali del territorio, dalle più grandi alle più piccole; dall’altro, ho avuto la possibilità di conoscere tanti spaccati dei privati, tanta umanità, tanta storia vissuta.
Mi viene in mente il Venezuela, da noi c’è stata molta emigrazione verso questo paese, anche se adesso c’è il rientro. Ricordo che nel 2000 tornavano qua, facevano shopping come si dice, abbigliamento e altro, e si spedivano le cose; poi, poco alla volta, tutto questo è scemato, fino a spedire soltanto le medicine, i pannoloni, gli articoli che lì sono più difficili da trovare.
Ascoltare la vita di tanti emigrati e immigrati ti dà modo di capire tante cose, di entrare nell’intimità delle persone, penso alla signora che spedisce il pacco al figlio che sta in Germania, cose così.
In un certo senso posso dire che la nostra agenzia, siamo 2 soci, io e Sabino Perongini, nel raggio di 100 chilometri è la struttura più efficiente e più importante nella spedizione del famoso pacco dal Sud in qualunque parte del mondo.
Anche questo dal punto di vista pratico vuol dire tante cose: fare ogni giorno tanti chilometri per esempio, credo che avrò fatto solo la Bussentina 20 mila volte, o anche, soprattutto, incontrare ogni giorno tante persone, avere a che fare non solo con le loro esigenze ma anche con le loro ansie, le loro speranze, le loro storie, e questa per me è una cosa molto bella.
Vincenzo, oggi come oggi sono convinto che piccolo è bello. Come struttura noi eravamo anche cresciuti a un certo punto, avevamo 5-6 dipendenti ma i problemi erano più dei vantaggi, avevo sempre mal di testa, adesso a lavorarci siamo solo noi due soci e funziona meglio. Senza voler scendere in questioni troppo difficili da spiegare voglio dire, e non sono certo il primo che lo dice, che le regole del gioco aziendale in Italia sono modellate sulla grande impresa, non certo su quella micro come dovrebbe essere. Detto ciò, aggiungo che oggi lavoro con viva soddisfazione e alla mia veneranda età, ho 57 anni, sono felice di essere dipendente di me stesso, perché ho imparato che esiste pure la famiglia, che esiste pure il tempo libero, ecc.
Il lavoro è importante, bisogna amarlo e farlo bene, ma come in tutte le cose ci vuole equilibrio, altrimenti non si fa una buona vita.

L’Associazione Golfo Treck
Perché è nata GolfoTrek? Fondamentalmente perché non c’era. Non mi fraintendere, prima di noi nel Cilento già esistevano delle belle realtà, penso per esempio alle attività di Mimmo Pandolfo a Rofrano o di Lucio e Giuseppe Sorrentino sul Bulgheria. Ho avuto la passione per il territorio e per l’archeologia fin da bambino, più avanti, avevo 14 – 15 anni, ho frequentato il Gruppo Archeologico che Felice Cesarino aveva fondato assieme ad altri amici.
La mia passione per il territorio l’ho estrinsecata nel passato anche sul terreno imprenditoriale, tanti anni fa avevamo fondato una piccola softare house quando ancora il modem gracchiava, si chiamava Argomedia, tra le altre cose avevamo fatto anche il primo sito di costa di Maratea punto com, non quello attuale, e un cd rom dedicato al Bussento che descriveva tutte le bellezzde naturali, archeologiche e storiche della valle del Bussento per l’appunto.
 Se devo trovare un filo conduttore direi che ho sempre innestato nelle cose che faccio la passione per il mio territorio, il Cilento. Mi piace conoscerlo a fondo, viverlo, conoscere bene Caselle in Pittari per me viene prima di conoscere una cittadina dello stesso tipo della Puglia, tanto per fare un esempio.

Io ho sempre vissuto a Sapri, che è una località che a sua volta vive da sempre della baia e dunque di servizi, commercio e turismo, anche se oggi i servizi vanno diminuendo. Una città molto di mare insomma, però in realtà il 90 percento del suo territorio è fatto di una montagnella che si chiama Monte Ceraso e si getta sulla costa tra Sapri e Acquafredda.
Il Monte Ceraso era lì, con la rete sentieristica abbandonata a sé e quasi nessuno che si preoccupava realmente di frequentare il territorio, di conoscerlo, se non appunto il Gruppo Archeologico di cui ti ho parlato prima. 
Sempre l’amore per il territorio mi ha portato a rompere le scatole a tutte le persone che conoscevo e che non conoscevo per fondare questa associazione, cosa che è avvenuta intorno al 2015, non mi ricordo neanche bene chi sia stato che ha scelto il nome.
Una realtà che si occupasse della montagna non c’era e quindi l’abbiamo messa su.
 Aggiungo che il tempo che ho potuto dedicare io alle attività come le escursioni è sempre poco, anche a causa del mio lavoro a Sala Consilina, in compenso mi sono dedicato alla mia montagnella, il Monte Ceraso.
Nel corso di questi anni abbiamo fatto tante iniziative. Anche questa volta mi piace riassumere il tutto in una sola frase: Golfo Trek offre occasioni, fa incontrare e connette persone e possibilità, aiuta ad essere tenaci, che è una qualità che nella vita serve parecchio.
Ti racconto una cosa, così mi spiego meglio. Noi una volta mettemmo delle corde per arrampicarsi sul lungomare, c’era una manifestazione, a Sapri si svolge quasi tutto sul lungomare, ci chiesero di essere presenti e noi mettemmo queste corde per arrimpicata appese ad un albero. Si trovò a passare un ragazzo, Marco, si divertì, entrammo in confidenza, gli facemmo vedere anche altre cose del territorio e lui a distanza di tempo mi scrisse per dirmi che era un professore della John Cabot University e mi chiese se poteva venire a fare delle attività con il suo gruppo di atleti studenti a Sapri.
Ecco, Marco e i suoi studenti sono venuti già 23 volte a Sapri per svolgere attività outdoor nel Golfo di Policastro, nel bacino del Bussento, sulla costa di Acquafredda, sul Bulgheria. Recentemente ho scritto un post per dire che gli dovremmo dare la cittadinanza onoraria.
L’ultima cosa che ti voglio dire a proposito di Golfo Trek è che come per tutte le cose anche nel nostro caso ci vuole chi tira la carretta, non possono essere sempre gli stessi, il tempo cambia le cose per tutti, la persona che è un punto di riferimento importante gli nasce un figlio e giustamente non può più dedicarsi come prima. Sono tutti problemi normali, che però devono essere risolti altrimenti non vai avanti.

Il Laboratorio Culturale
Adesso c’è questa opportunità della nuova sede che ci ha messo a disposizione Felice Cesarino, che come ti ho detto è stato uno dei fondatori del Gruppo Archeologico Golfo di Policastro.
Felice ci ha dato l’opportunità di avviare un nuovo percorso di creazione di un luogo che è riduttivo dire che è la sede di Golfo Trek. Quello che vogliamo fare in realtà è un laboratorio culturale all’interno del quale gli stakeholder, le menti brillanti, le persone fattive, creative, volenterose del territorio si possono incontrare. Naturalmente le persone esistono a prescindere da questo spazio e però è qui che possono incontrarsi, far nascere e sviluppare sinergie a tutti i livelli.
Per quanto riguarda me sarà soprattutto una straordinaria occasione per imparare, però mi ricordo anche cosa è stato per me il Gruppo Archeologico quando avevo 14 anni e allora dico che spero che chi ha oggi 14 anni, i ragazzi di oggi, possa avere un luogo dove trovare una fucina di idee, qualcosa che lo possa ispirare, gli possa fornire stimoli e idee per il futuro. A questo proposito ribadisco che questo Laboratorio Culturale è un progetto a sé, ognuno si deve sentire a casa propria, lo deve vivere come se fosse il padrone di casa.
Il laboratorio ha già un primo programma di eventi, a partire da Sabato 8 Ottobre proprio con la presentazione di un libro di Felice. Tre appuntamenti sono già fissati, ma ci tengo a sottolineare che le cose belle da raccontare sono talmente tante che c’è solo l’imbarazzo della scelta. Per farti un esempio, nei giorni scorsi ho incontrato Giuseppe Sorrentino del Bulgheria, l’ho invitato al primo incontro e gli ho chiesto di venire a raccontare la sua esperienza insieme ai loro iscritti. Vedi, io più vedo altri che fanno cose belle e più sono contento. L’incontro e la valorizzazione del territorio, questo è il mio modo per contribuire a creare valore. C’è un aspetto di educazione, di civismo, ma anche di lavoro, che è importante.

Indipendenza e Libertà
Sì, direi che tra le finalità c’è anche il lavoro, il che lavoro nobilita l’uomo. Bisogna creare attraverso il lavoro indipendenza economica delle persone del territorio e sul territorio. Se ci pensi è evidente.
Dove il bisogno è forte è estremamente difficile avere cittadini liberi. Se una persona ha fame o, ancora peggio, se ha fame il figlio, di quale tutela del territorio gli vuoi parlare. Non vorrei sembrare velleitario, però l’ideale è quello, può essere riassunto in queste due parole, indipendenza e libertà delle persone. E mettersi insieme è un modo per fare qualche passo in direzione dell’ideale, perché da soli non contiamo niente mentre se ci mettiamo assieme, se riusciamo a fare qualcosa per l’altro, forse un pochino il nostro territorio, che è pur sempre un pezzetto di mondo, lo possiamo migliorare. Non so se mi spiego.