Caro Diario, qualche giorno fa Silva Giromini ha mandato a me e Jepis questa mail:
“Buona sera, sto scrivendo queste parole come al solito intorno alle 22.00 di questo 30 aprile 2021. È la mia prima esperienza con il Lavoro Narrato, meno male che tutto il mio lavoro l’ho pubblicato in settimana, oggi non è giornata. Ho fatto qualche incursione nella vostra diretta e ho visto solo un pezzettino del lavoro della Piccola Scuola.
Vi faccio subito una domanda: ma tutto questo ben di Dio della diretta, gli ospiti, le interviste, rimangono da qualche parte o sono perse? Oggi, prima della diretta, ho registrato con la mia voce l’incipit di un libro che voglio recapitare a Jepis Bottega. Volevo farne un regalo a Vincenzo, ma anche Jepis e la Piccola Scuola meritano di averlo a disposizione. Intanto lo mando. Mi interessava il libro, e per caso, senza volerlo, se cambio solo qualche parola dell’autore mi trovo lì da voi. Oggi avrei voluto scrivere qualche altra storia sul mio blog, ma vuoi per la poca concentrazione, vuoi per la salute che non mi ha assistito, non sono riuscita.
Il grosso del lavoro è fatto: lo spazio c’è, i contenuti verranno con il tempo. Grazie per questa giornata. È davvero preziosa. Torno ad ascoltarvi un po’. Silva”
Questo è l’audio registrato da Silva, è l’incipit di HappyNext – Alla ricerca della felicità, di Simone Cristicchi:
Ieri pomeriggio è arrivata la mail in cui Jepis ha scritto ha Silva per ringraziarla e confermare che il libro era arrivato, stamattina l’ho trovato in bella mostra sul tavolo che condividiamo in bottega. Mi sono seduto, ho sistemato il mac, ho condiviso un paio di post sui social, ho preso HappyNext, ho aperto una pagina a caso, la 34, e ho letto questo:
“Italo Calvino nelle sue Lezioni americane citava questa antica storia cinese:
Tra le molte virtù di Chuang-Tzu c’era l’abilità del disegno. Il re gli chiese il disegno d’un granchio. Chuang-Tzu disse che aveva bisogno di cinque anni e d’una villa con dodici servitori. Dopo cinque anni il disegno non era ancora cominciato. ‘Ho bisogno di altri cinque anni’ disse Chuang-Tzu. Il re glieli accordò. Allo scadere dei dieci anni, Chuang-Tzu prese il pennello e in un istante, con un solo gesto, disegnò un granchio, il più perfetto granchio che si fosse mai visto.”
Jepis stava scrivendo in un modo che quando sta scrivendo così è meglio non dargli fastidio, ma questa volta non ho resistito, gli ho letto la citazione e ho fatto pure un commento sulla difficoltà a far capire il valore del tempo che c’è prima di un atto creativo, poi lui è tornato a scrivere e io ho avviato il nuovo aggiornamento del sistema operativo.
Il racconto che ha scritto Jepis si intitola Telefono a muro, è bello assai, ti consiglio di leggerlo. Intanto io, mentre il mac faceva quello che gli avevo chiesto di fare, ho ripreso tra le mani Alla ricerca della felicità e ho aperto un’altra pagina a caso, la 92, dove ho letto questo:
“Diversi anni fa vidi un bellissimo documentario sulla figura dello scrittore Mario Rigoni Stern, a cura di Carlo Mazzacurati e Marco Paolini. Mi rimase impresso un passaggio, che penso porterò con me a lungo:
‘Io considero che si dovrebbero fare le cose bene, perché non c’è maggiore soddisfazione di un lavoro ben fatto. Un lavoro ben fatto, qualsiasi lavoro, fatto dall’uomo che non si prefigge solo il guadagno, ma anche un arricchimento, un lavoro manuale, un lavoro intellettuale che sia, un lavoro ben fatto è quello che appaga l’uomo. Io coltivo l’orto, e qualche volta, quando vedo le aiuole ben tirate con il letame ben sotto, con la terra ben spianata, provo soddisfazione uguale a quella che faccio quando ho finito un buon racconto. E allora dico anche questo: una catasta di legno ben fatta, ben allineata, ben in squadra, che non cade, è bella. […] E oggi dico sempre, quando mi incontro con i ragazzi: voi magari aspirate ad avere un impiego in banca, ma ricordatevi che fare il contadino per bene è più intellettuale che non fare il cassiere di banca. Perché un contadino deve sapere di genetic, di metereologia, di chimica, di astronomia persino.’
Più vado avanti con gli anni, più mi rendo conto della verità e del valore di queste parole.”
Non credo di dover dire altro amico mio, la bellezza di questa storia parla da sè, ti lascio con tre post it che mi fanno da segnaposto per i miei futuri vagabondaggi narrativi:
1. Jepis Bottega è, come direbbe il grande Robert K. Merton, un luogo sociocognitivo serendipitoso. Vi si producono alchimie non comuni, si realizzano possibilità fuori dall’ordinario, vi accadono fatti altrove improbabili, ancora stamattina è arrivato Michele Croccia e si è messo in moto un processo di cui ti racconterò nei prossimi giorni.
2. La comunità del lavoro ben fatto acquista forza e consistenza, comincia a travalicare i propri confini, resta aperta la necessità di unire i puntini, ma un passo alla volta riusciremo a fare anche questo.
3. La chiacchiera tra Domenico Romano e Jepis che, per genio e per caso, ha chiuso l’ottava edizione della nostra notte, merita un approfondimento. Sono due trentenni così uguali e così diversi che ogni volta che si confrontano è una meraviglia, io avrei persino un’idea per il prosieguo, ma intanto voglio trovare il modo per riguardarmi il video e ripensarci su.
Ecco caro Diario, direi che per adesso è tutto, alla prossima.
POST SCRIPTUM
Carissima Silva, la risposta alla tua generosa domanda la trovi qui. Per il resto, appena ho finito di leggere L’arte della pazienza del nostro amico Raffaele Gaito mi leggo questo di Cristicchi. Un abbraccione.
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