Le mille e una storia della 4° A. Il mosaico

4° A, GIANNI RODARI, ISTITUTO COMPRENSIVO FOLLONICA 1, FOLLONICA
IRENE E LA BOTTEGA DEL NONNO. IL PERCORSO
IRENE E LA BOTTEGA DEL NONNO. LE POSSIBILITÀ
A SCUOLA DI LAVORO BEN FATTO, DI TECNOLOGIA E DI CONSAPEVOLEZZA

Caro Diario, dopo i primi 3 episodi con Irene abbiamo deciso di fermarci con questa parte della storia. L’idea di scrivere una storia nella storia con una parte delle frasi della classe come se fosse un puzzle, un mosaico per l’appunto, e di ragionare delle connessioni e delle conseguenze inattese che un processo di scrittura creativa può attivare, continua a piacerci un sacco, ma quest’anno non riusciamo a lavorarci con la classe, e senza le bimbe e i bimbi perde senso ed efficacia, perciò per adesso rimaniamo concentrati sulla a href=”https://vincenzomoretti.nova100.ilsole24ore.com/2020/04/17/irene-e-la-bottega-del-nonno-le-possibilita/” target=”_blank”>storia percorso e sulla storia possibilità, in estate completiamo anche questa e il prossimo anno, in 5° A, ci torniamo su con le bimbe e i bimbi.

INDICE DEGLI EPISODI
Episodio 1Episodio 2Episodio 3Episodio 4
Episodio 5Episodio 6Episodio 7Episodio 8

EPISODIO 1
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Dopo che la mamma e il papà ebbero finito di sparecchiare, il nonno chiese a Irene di accompagnarlo al camino; questa sera la storia della buona notte si intitolava Mastro Vincenzo e parlava di un uomo che costruiva giocattoli per aiutare i bambini poveri che non li potevano comprare.

Il nonno si mise comodo sulla poltrona, Irene si sedette sulle sue ginocchia e lui iniziò a raccontare: “C’era una volta un uomo umile che amava i bambini. Tutti in paese lo conoscevano per la sua simpatia e saggezza”.
Dopo che il nonno ebbe finito di raccontare la storia, la bambina andó a letto e si addormentó. Nel sonno la bambina inizió a sognare tante cose, le fate, il mare e tante altre cose ma poi inizió a sognare lui, si, proprio lui, mastro Vincenzo! Il giorno dopo la bambina non si risveglió a casa ma nella fabbrica di mastro Vincenzo. Anche se la bambina non se lo aspettava, lui la attendeva, aveva bisogno di qualcuno che l’aiutasse a costruire i giochi. Loro fecero subito amicizia e insieme costruirono i giocattoli per i bambini poveri.
I giocattoli li costruiva con il legno e li portava nelle case dei più poveri. I bambini erano felicissimi e tutti loro gli volevano molto bene.
Quando Mastro Vincenzo passava in bicicletta vicino al parco, vedeva tanta gente povera che non aveva niente così dopo esserci passato molte volte vicino, disse che non era giusto che i poveri non avessero niente e invece tutti gli altri si. Così decise di costruire una sua fabbrica dove costruiva giocattoli per i bambini poveri e li consegnava personalmente.
Mastro Vincenzo faceva giocattoli di legno come macchinine, burattini o pure degli animaletti in legno.
Il giocattolaio faceva dei giocattoli stupendi di legno come cavalli a dondolo e anche burrattini tutti colorati.
Li costruiva a mano con i suoi attrezzi, faceva aerei di legno, navi e treni e li colorava con i colori dell’arcobaleno.
E dopo aver costruito i giocattoli si trasformava in un Babbo Natale che portava i regali.
Regalava molti giocattoli, e infatti loro erano molto ma molto felici.
Ogni sera andava nel suo laboratorio e costruiva dei giocattoli, poi la notte di soppiatto portava i regali ai bambini poveri.
Mastro Vincenzo costruiva i regali a mano e quando andava dai bambini e bambine aveva tutte le mani rovinate e quindi tutti i bambini e le bambine si misero daccordo per fargli dei guanti.
Mastro Vincenzo era molto felice del suo lavoro ma pure in altre città c’erano bambini poveri quindi decise di viaggiare e donare giocattoli a tutti i bambini poveri, ma non donò solo giocattoli ma gli donò pure cibo.
I bambini di quel paese furono molto contenti, ma un giorno Vincenzo andò via e si trasferì a Napoli e scriveva molti libri con tante storie diverse.

EPISODIO 2
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Quando il giorno dopo si svegliò, Irene continuò a pensare al sogno che aveva fatto. A colazione, raccontò tutto al nonno e gli disse che voleva fare come Mastro Vincenzo. “Nonno, vorrei fare un giocattolo di legno tele comandato da regalare al figlio del vicino di casa, che è molto povero. Tu mi aiuterai, vero?”.

Il nonno guardò sbalordito la nipotina e allargando le braccia disse: “Si, certo che ti aiuto. Per me è un piacere aiutarti, ho una valigia piena di legno che mi regalarono da piccolo”.
“Grazie nonno, sei veramente speciale.”
Irene, felice, prese per mano il nonno e gli disse “Andiamo allora!”, così il nonno accompagnò Irene in giardino e iniziarono a costruire divertendosi e sporcandosi.
Ci volle una settimana, e quando ebbero finito di costruire la macchinina di legno riuscirono a creare anche una pista.
Dopo aver costruito la macchinina di legno telecomandata tutta colorata con i colori dell’arcobaleno, Irene e il nonno andarono dal vicino di casa e gli consegnarono il giocattolo.
Il nonno bussò alla porta del vicino, aprì il bambino che disse: “Ciao Irene, che cosa è successo?”
Irene rispose: “Ho costruito un giocattolo per te!”.
Il bambino la ringraziò e Irene disse: “Come ti chiami?”, il bambino rispose: “Egidio”.
La bambina disse: “Che bel nome” e il bambino rispose: “Grazie mille, vorresti bere un tè con me?”.
Irene accettò ed era così felice che lo invitò a cenare e a dormire nella sua casa.
Egidio accettò subito ed il nonno raccontò di nuovo la storia di Mastro Vincenzo.

EPISODIO 3
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Erano trascorsi venti anni da quella indimenticabile notte. Egidio si era laureato in medicina e adesso lavorava come tirocinante nell’ospedale della città. Irene si era invece laureata in pedagogia, aveva fatto anche la maestra per due anni prima di realizzare il sogno della sua vita, aprire una bottega di giocattoli di legno interamente realizzati a mano, l’aveva chiamata La Bottega del Nonno. Da qualche mese aveva anche un apprendista, un giovane falegname molto bravo ed educato che si chiamava Filippo, proprio come il principe de La bella addormentata nel bosco. Ogni tanto, quando non era di turno in ospedale, anche Egidio veniva ad aiutarli in bottega, perché le richieste era tante e poi c’erano da fare i giocattoli per i bambini poveri, che quelli né Irene e né Egidio se li erano più dimenticati.

La Bottega del Nonno era un negozio nella piazza della città. Tutti i bambini adoravano quella bottega, Irene era sempre gentile, prima che un bambino se ne andasse gli regalava una caramella. E poi i giocattoli erano tutti colorati e pieni di vita! Profumavano di legno, l’odore preferito da tutti i piccini.
La bottega era insomma tutta colorata e piena di giocattoli. A tutti i bambini piaceva molto andare a curiosare e sognare tra tutti quei giochi, in più si poteva vedere Filippo costruire i giocattoli. Una volta a settimana Irene ed Egidio andavano a portare i giocattoli ai bambini poveri ed era per loro una grande gioia.
Filippo e Irene erano cosi felici che ogni giorno fabbricavano migliaia di giocattoli di legno che distribuivano in tutto il mondo. Ogni volta che le persone ricevevano i giocattoli erano cosi contenti, che gli davano tanto incoraggiamento per continuare a costruire tanti nuovi e particolari giocattoli.
L’atmosfera della bottega era calda e accogliente, con le pareti colorate che ricordavano proprio la prima volta che fecero un giocattolo. C’era un bancone di legno del nonno e c’erano molti scaffali con sopra tantissime scatole dove c’era scritto “giocattoli dei bambini poveri.”
Avevano tanto lavoro da fare, costruivano tanti oggetti sia per bambini che per bambine, e avevano tante idee e tanti progetti.
Quando dovevano fare una consegna la facevano tutti insieme. Quando suonavano il campanello e veniva ad aprire una bambina povera, gli donavano il giocattolo e i loro cuori si riempivano di gioia.
Irene e Filippo avevano costruito molti giocattoli e li avevano messi in vetrina e tutti i bambini poveri e non poveri si abbagliavano gli occhi a vedere tutti quei giochi costruiti in legno.
Il magazzino della bottega era pieno di giocattoli che venivano regalati ai bambini poveri. Irene una mattina si svegliò presto per andare a costruire altri giocattoli per regalarli ai bambini. Entrata in negozio si accorse che da dentro veniva una strana musica, entrò in silenzio e trovò tutti i giocattoli che ballavano. Era uno spettacolo meraviglioso e magico.
Un giorno una mamma e suo figlio entrarono nella bottega e comprarono una bottiglia con all’interno un cavallino in legno e una trottolina, davanti al negozio c’era un bambino povero e il bambino fu molto triste a vederlo in quello stato, allora gli diede la trottolina, il bambino povero fu molto felice e lo ringraziò andando via.
Un’altro giorno arrivò un signore che voleva fare un ospedale per aiutare le persone malate e Irene disse di si perché gli piaceva aiutare le persone in difficoltà.
Un’altro giorno ancora arrivò un bambino di nome Paolo, che purtroppo era povero, vide questa bottega insieme a sua mamma, si avvicinò e guardò la vetrina con gli occhi spalancati. Irene lo vide e gli portò un’orsacchiotto. “Prendilo e portalo con te” gli disse. Paolo sorrise guardando Irene e disse “grazie signora”.
La bottega del nonno aveva bisogno di tanti falegnami, tra cui un falegname che vendeva ai bambini ricchi, per non andare in bancarotta, di nome Cesare. Lavorava con Pietro il magnifico, Sem e Ben, i fratelli invincibili e Mattia, l’amico geniale che era bravissimo a dare istruzioni per fare tutti i giocattoli del mondo.
Filippo aveva dei capelli castani, una maglietta arancione, pantaloni grigi e scarpe marroni. Egidio era innamorato di Irene, gli piacevano i suoi occhi azzurri la sua giacca di pelle e i suoi lunghi e bei capelli biondi. Anche a Irene piaceva Egidio, ma non sapeva come dirglielo.
Filippo era già sposato con una donna che si chiamava Lucrezia aveva dei capelli neri e uno sguardo severo.
Egidio sembrava un principe, con i suoi capelli rossicci, la giacca nera e scarpe nere. Un giorno che Irene incontrò Egidio, lo trovò molto strano, invece di dire ciao diceva bao. Dopo un po’ disse a Irene “voi venire a pranzo con me?”, “sì, molto volentieri”, fu la risposta.
La sera, prima di lasciarsi, Irene disse a Egidio: “vieni a casa con me”. Arrivati a casa Egidio disse a Irene “vuoi essere la mia ragazza?”, e subito Irene disse “si”.
Dopo sette mesi si sposarono, ebbero due bimbe e due bimbi che si chiamavano Ester, Rene, Giacomo e Michele. E indovinate un po’? La loro prima parola fu: Giocattolo.
Un giorno, in bottega, entrò uno strano signore matto. Era vecchio, con degli occhiali strani, molto strani, che forse Irene aveva già visto. Irene disse per prima “Buongiorno. Posso aiutarla?”, lui subito rispose “no grazie” e Irene aggiunse “se vuole io sono qui”. L’uomo le disse grazie e andò avanti, camminando su e giù per tutta la bottega, poi finalmente prese un giocattolo e chiese “questo quanto costa?”. Irene rispose “9.90 euro” e lui disse “grazie, allora lo compro”.
Mentre pagava, Irene vide sul portafoglio dell’uomo il nome Mastro Vincenzo.

EPISODIO 4
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La città dove vivevano Egidio e Irene era bella, né troppo grande e né troppo piccola. Anche le persone che ci vivevano erano per la maggior parte gentili, lavoratrici ed educate.
“Questo, però, non vuol dire che non si possa migliorare”, si disse una bella mattina Irene, e subito cominciò a pensare a che cosa si poteva fare e a come farlo. Pensa che ci ripensa e l’idea arrivò: “con l’aiuto delle maestre Mary e Raffaella ci lavoreremo con le bimbe e i bimbi della 4° Z, loro sono sempre capaci di pensare cose belle”. Così fecero, chiedendo a ogni componente della classe di scrivere prima che cosa gli piaceva e che cosa non gli piaceva della loro città e poi un’idea per renderla più bella.
Irene, Mary e Raffaella avevano in mente di discutere tutte le idee insieme alla classe e scegliere le tre più belle da presentare al Sindaco, ma senza correre, per ora bisognava fare il primo passo, e così fecero.

EPISODIO 5
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Erano trascorsi 10 anni e finalmente la Città del Lavoro Ben Fatto aveva un nome, si chiamava Pinnacoli Pendenti, proprio come aveva deciso la 4° Z dieci anni prima. Adesso a Pinnacoli Pendenti, ogni persona aveva un lavoro e si era abituato a farlo bene, nessuno più buttava i mozziconi o le carte per terra, c’erano tante piste ciclabile e per gli skateboard e il mare era sempre pulito. Era andata così perché a suo tempo il Sindaco aveva letto le proposte della classe, gli erano piaciute, e aveva nominato un Comitato Permanente delle Bimbe e dei Bimbi a cui si rivolgeva ogni volta che aveva decisioni difficili da prendere. “I bimbi sono generosi e sinceri”, aveva detto, e così aveva fatto.
Da qualche mese a Pinnacoli Pendenti c’era per la seconda volta un Sindaco donna, e questo aveva portato nuovo entusiasmo nella città. Bisognava costruire una nuova scuola e Barbara, così si chiamava il nuovo sindaco, aveva immediatamente convocato il Comitato Permanente delle Bimbe e dei Bimbi per definire le linee guida. In particolare dalle bimbe e dai bimbi volle sapere qual era la loro idea di scuola e di classe intelligente.

EPISODIO 6
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Gli anni erano trascorsi in un lampo e le bambine e i bambini della 4° Z erano ormai diventate ragazze e ragazzi pronti a tuffarsi nel mondo del lavoro.
Quella sera, durante la festa che facevano ogni anno, qualcuno propose un nuovo gioco: a turno, ognuno avrebbe raccontato il proprio lavoro, quello che voleva fare negli anni delle elementari e quello che faceva o sperava di fare adesso. La prima fu I. C., che fu così brava e coinvolgente con la sua storia, le sue risposte e i suoi perché che tutti fecero a gara per seguirla.

EPISODIO 7
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Un altro anno era trascorso e le ragazze e i ragazzi della 4° Z si preparavano al loro incontro annuale. Quest’anno sarebbe stato diverso dagli altri, il terribile virus che stava sconvolgendo il mondo impediva di incontrarsi come sempre, perciò l’appuntamento era sulla piattaforma Nica 4. Senza gli abbracci e il tintinnio dei bicchieri non sarebbe stata la stessa cosa, ma non avrebbero rinunciato per nessuna ragione al mondo al loro incontro.
Mancavano 10 minuti all’ora stabilita quando i display dei 25 telefoni si illuminarono come se fossero uno solo. Era la maestra che chiedeva di collegarsi, aveva bisogno di aiuto. Non ce ne fu una, né uno, che esitò, pochi istanti e tutti furono nella sala d’incontro virtuale.
La maestra fu come al solito molto diretta: il virus stava mandando all’aria il sogno di una vita delle sue cinque figlie. C’erano voluti anni di lavoro e di sacrificio per mettere assieme i soldi per comprare l’albergo più bello di Pinnacoli Pendenti e adesso tutto sembrava destinato a fallire. La paura delle persone, le frontiere chiuse, gli aerei che non volavano, i turisti che non arrivavano: come può vivere un albergo in queste condizioni? Bisognava inventarsi qualcosa per superare la paura e le difficoltà, e bisognava farlo presto.
“Per questo ho pensato a voi”, disse la maestra, “sono convita che con il vostro affetto, la vostra intelligenza e la vostra creatività sarà meno difficile trovare delle soluzioni. Che dite”, concluse, “potete darci una mano?”.
Il sì fu così forte e convinto che la piattaforma rimbombò come i muri di una vera casa; decisero che ci avrebbero pensato su per un giorno intero e la sera successiva ognuno sarebbe arrivato con una o più idee.

EPISODIO 8
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