BACKSTAGE
COME NASCE, A VOLTE, UNA STORIA
Caro Diario, te lo ricordi Luigi “Squot” Scuotto? Sì, proprio lui, quello che insieme a Giuseppe Jepis Rivello e a me a inizio Gennaio 2019 ha vissuto la bellissima esperienza narrativa che abbiamo chiamato L’orologio senza tempo e il chicco di grano.
Naturalmente siamo rimasti in contatto anche dopo la sua partenza per l’America Latina, quando c’è di mezzo l’amicizia quella vera i chilometri anche quando sono tanti non bastano per scrivere la parola fine, al tempo di internet più che in ogni
altra epoca.
A proposito, a momenti me ne dimenticavo, Gigi il 30 Aprile ha partecipato anche alla sesta edizione de La Notte del Lavoro Narrato, anche quella una gran bella storia, presto ne riparleremo, ma non oggi.
Allora, tutto ha inizio il 19 Maggio, sono a JMO2019 e scrivo a Gigi questo messaggio:
«Ciao Gigi, qui a Grosseto ho avuto la fortuna di incontrare tua madre e di sapere che torni in Italia e quindi mi prenoto per un caffè. Tu invece hai avuto la sfortuna che io intercettassi per caso una chiacchiera che lei stava facendo con Mario Romanelli di Travel Appeal e che ha avuto come oggetto la poca attenzione che hanno i suoi ospiti per l’amore e l’impegno che ci sono voluti per fare di Poggio La Croce un’oasi naturale: vernici d’arancia, nessuna emissione di CO2, niente gas nelle case, l’elettricità prodotta dall’impianto fotovoltaico, l’acqua riscaldata dal sole grazie ai pannelli solari su ogni tetto delle case vacanza, i giardini e gli ulivi che non conoscono fertilizzanti chimici eccetera eccetera.
Immagino che tu adesso stia pensando “e allora”? E allora mi è venuta voglia di proporti di scrivere una nuova storia insieme, tu e io, una cosa tipo quella che abbiamo fatto con Jepis a Cip, un qualcosa che invece del chicco di grano e del tempo avesse come protagonista un pennello e le differenze. Sì, il tutto potrebbe essere il pretesto per raccontare l’importanza di essere differenti, pensare differente, proporre possibilità differenti, costruire case differenti, vivere in un mondo differente. Fammi sapere se ti va, passo e chiudo, ti voglio bene.»
Come dici amico Diario? Non ti ricordavi che Gigi è il figlio di Margherita? Pensa che io non sono neanche sicuro di avertelo detto. Comunque, il giorno dopo Gigi mi manda tre messaggi vocali – che non sono proprio la mia passione, mi ricordano troppo il telefono – e mi dà uno spunto che mi piace un sacco, un pennello che invece di mettere la vernice la toglie, perché si rifiuta di aggiungere pitture sintetiche alle porte o ai muri, e poi anche tutta un’altra serie di idee molto interessanti dal punto di vista narrativo che adesso non te le dico tutte altrimenti ci spoileriamo da soli.
Per farla breve, cominciamo a lavorare a distanza, lui intanto dall’Argentina arriva in Italia, mentre sta a Poggio La Croce gli mando la bozza della storia, mi fa sapere che come idea di base gli piace e aggiunge che arriva a Napoli il martedì, giovedì 6 Giugno mi viene a trovare a Bacoli e dopo gli abbracci più affettuosi che abbiamo ci mettiamo a lavorare per un paio di ore assieme.
In estrema sintesi, come si dice in questi casi, questo è il risultato del nostro lavoro:
1. Il disegno della copertina e del pennello.
2. Una sorta di piano di lavoro che prevede:
2.1. racconto del Backstage, (io, lo stai leggendo) e disegno della copertina (Gigi, lo hai visto quando hai cominciato a leggere questa storia);
2.2. disegno dei protagonisti della storia più altri vari ed eventuali (Gigi, of course);
2.3. scrittura della storia nlla versione definitiva (io);
2.4. fotoracconto integrato con disegni (Gigi);
2.5. video (Gigi)
2.6. decostruzione e ricostruzione della storia sulla base del processo crea – racconta – ricrea ideato da Jepis (io, Gigi e Jepis, che anche se lui ancora non lo sa Gigi e io non abbiamo nessuna intenzione di farne a meno).
Il nostro piccolo – grande piano di lavoro ha anche una tempistica – flessibile, siamo già in ritardo, ma ce l’ha; in ogni caso il video – che è l’ultima fase del lavoro di Gigi mio prima di tornare da Jepis – è previsto per Novembre 2019, mentre la sessione finale di decostruzione e ricostruzione sarà per Gennaio – Febbraio 2020, al ritorno di Gigi dall’America Latina.
Ecco, per ora mi fermo qui, conto di tornare settimana prossima con la storia. Il titolo lo sai già, Rauschenberg e Margherita, per il resto un poco di pazienza.
Come dici amico mio? Margherita lo capisci ma perché Rauschenberg? Ma non ti ho appena detto che devi avere un poco di pazienza? A presto!
STORIA
RAUSCHENBERG E MARGHERITA
Mi chiamo Rauschenberg, sono un piccolo pennello in martora, anche se piccolo nel mio caso è soprattutto un modo di dire dato che ho più di mille anni e ho attraversato molte epoche e ogni continente prima di tornare a vivere dove sono stato creato, a Scarlino, un antico borgo con la testa alle pendici di Poggio Ballone e i piedi tra Cala Violina e Cala Martina, nella maremma toscana.
Fu un mago un po’ filosofo e un po’ burlone a tirarmi fuori dal suo pentolone per regalarmi al conte Lamberto. Lo scherzo per poco non gli costò caro, perché quando il conte si accorse che ero un pennello diverso da tutti gli altri non la prese bene. Per fortuna che il mago oltre a essere filosofo e burlone era pure potente, così con un incantesimo riuscì a salvare la sua testa e anche la mia.
“Lamberto mi ha deluso”, mi disse quando finalmente fummo al sicuro, “pensavo conoscesse di più del significato della vita. Perché vedi amico mio, il senso più profondo delle nostre esistenze non sta nel mettere ma nel levare. Se vuoi togliere peso alle cose e alle persone, se vuoi guardare oltre la superficie e scoprire l’essenza non ti resta altra strada, per questo ho fatto un pennello magico come te, per questo ti ho dato questa possibilità. Tu non sei soltanto un pennello che toglie vernici e incrostazioni, tu riporti le cose al loro significato, pensa come sarebbe bello se un giorno si riuscisse a farlo anche con le persone, ci sarebbe più futuro per tutti, niente più povertà, niente più guerre”.
Io che potevo fare, ascoltavo, anche se il modo in cui era iniziata la mia vita non era stato molto incoraggiante in cuor mio ero profondamente grato al mago filosofo potente e burlone di avermi fatto come mi aveva fatto, un pennello diverso da ogni altro del passato, del presente e del futuro.
Per quanto mi riguarda, non è stato facile capire che la diversità non è un problema ma una opportunità, ho avuto bisogno di diversi secoli per comprendere appieno il suo valore, dunque non me la sentivo di essere così severo con Lanfranco. Aggiungo che nei miei mille anni e più di vita non è che ne ho trovati molti disposti a considerare le differenze una virtù. Certo, attraverso i secoli non sono mancate le eccezioni degne di rilievo, ma per la maggior parte quelli che comandano hanno preferito quasi sempre quelli che ubbidiscono a quelli che capiscono, non a caso quelli come me, i “diversi”, non hanno mai avuto vita facile, anzi spesso sono stati costretti a nascondersi per non fare una brutta fine. Detto ciò, ribadisco che non stava a me contraddire il mago che mi aveva dato la vita e il nome, anche quello molto particolare, un omaggio a un pittore e scultore statunitense Robert Rauschenberg, che profetizzò sarebbe vissuto circa mille anni dopo e sarebbe diventato celebre per aver cancellato un’opera di un artista famoso come Willem de Kooning, e oggi posso dire con certezza che così è stato.
Sono tornato a Scarlino nel 1983, grazie a un antiquario che mi aveva acquistato in un mercatino di Canton, ero in compagnia di oggetti di ogni senso, di ogni paese, di ogni tipo. Sono rimasto nella sua bottega fino a quando è arrivata Margherita, una bella signora napoletana arrivata in Maremma grazie al suo amore per Sergio e alla loro passione per le cose belle e ben fatte.
Entrata per chiedere di un pomello per una credenza di inizio novecento, dopo un po’ ha cominciato a parlare di Poggio La Croce, degli appartamenti di 80 metri quadrati per 4 persone e di 120 per 6, del silenzio, delle voci del bosco, degli uccellini al risveglio.
“Abbiamo costruito ogni cosa”, ha detto a un certo punto, “con pareti in legno, isolanti naturali, vernici a base di agrumi”. Sì, proprio così ha detto, e poi mi ha visto, e mi ha preso in mano, e per quanto io cercassi di farmi piccolo lei non la finiva più di accarezzare le mie setole, fino a quando non ha chiesto al mio amico antiquario quanto costavo.
“Questo pennello non è in vendita signora”, ha risposto lui, e io in cuor mio mi sono sentito sollevato, però è durato poco, perché subito dopo ha aggiunto “però glielo posso donare, ma solo se mi promette di trattarlo bene, Rauschenberg se lo merita”.
“Sul fatto di trattarlo bene non deve avere dubbi”, ha ribattuto pronta Margherita senza cercare di nascondere la sua emozione, “ma perché me lo vuole regalare?”
“Perché un dono è una finestra aperta sulle nostre future connessioni. E perché qualcosa mi dice che se lo dono a lei il mio amico pennello resta a prescindere in buone mani”.
Sì, proprio così ha detto – resta a prescindere in buone mani – perché lui lo sapeva che cosa sarebbe accaduto quando avrebbe preso a intingermi nella sua pittura ecologica e a passarmi sulle porte o sui muri, però non lo ho detto a Margherita, e francamente io non capivo il perché, sentivo soltanto il battito del mio cuore di piccolo pennello che andava a mille.
Sono state le carezze della mia nuova padrona a calmarmi, perché le cose vecchie come me lo capiscono subito come va a finire una storia, e la sua mano che scivolava sulle mie setole in pelo di martora mi diceva che niente avrebbe potuto separarci, perché lei aveva scelto me, non quello che sapevo e potevo fare.
Come non si può fermare il vento così non si può fermare il senso, e meno di mezzora dopo conobbi la mia nuova casa. Erano trascorsi soltanto trenta minuti, anche se mi erano sembrati lunghi trent’anni. Mi accade ogni volta così nelle fasi di passaggio, è il prezzo che pagano quelli come me, le persone e le cose a cui ti sei affezionato a un certo punto spariscono mentre tu stai sempre lì, oltre il tempo, che certe volte la possibilità di morire ti sembra una liberazione più che un peso.
C’è chi ha detto che la bellezza salverà il mondo, di certo questa volta ha salvato me, perché la casa di Margherita e Sergio è davvero bella, ogni cosa sta dove deve stare, è piena di luce e di amore, si vede che non si sono dati un’opzione B, volevano fare proprio quello che hanno fatto, alla fine è questo che fa la differenza.
Il momento tanto temuto è arrivato nel tardo pomeriggio del giorno dopo. Hai voglia di ripetere a te stesso “guarda che non ti sei mai sbagliato”, “tanto se ne accorgeranno alla prima pennellata e ti togli il pensiero”, quando ho sentito Margherita che diceva a Sergio “per favore, mi prendi il barattolo con la pittura a base di mandarino, voglio mettere a posto quella piccola macchia sulla porta” se avessi potuto mi sarei fatto così piccolo da scomparire. Invece quando è arrivato Sergio con il barattolo e lo ha aperto con l’aiuto di un cacciavite giuro che se avessi potuto morire sarei morto. Poi è venuto il turno di Margherita, con i capelli un po’ appuntiti come al solio, gli occhiali inforcati sul naso, ha rimescolato la vernice con una barretta di legno, mi ha preso, mi ha fatto ancora una carezza, mi ha calato nel barattolo, mi ha passato sulla cornice e ….
E … a distanza di mille anni e più da quando il mago potente, un po’ filosofo e un po’ burlone mi aveva tirato fuori dal suo pentolone magico io non ho cancellato, ho pitturato.
All’inizio non ci potevo credere, mi chiedevo come e perché fosse successo, solo dopo ho deciso che non mi importava, chee avevo finalmente trovato le persone e il posto giusto per scoprire un’altra parte di me.
“Come ti sembra Sergio?”
“Perfetto!, avevi ragione tu, questo pennello è davvero speciale, passamelo che lo pulisco per bene e lo rimetto al suo posto”.
Quella notte stessa, mentre riposavo nel mio barattolo di vetro blu, mi è venuto a trovare il mago. “Oggi comincia una nuova fase della tua vita”, mi ha detto. “Da oggi puoi pitturare, stare dalla parte di Sergio e di Margherita, perché questo dà senso al loro lavoro, ai sacrifici che stanno facendo per farlo bene, e dà senso anche ai pennelli come te, perché non si può essere diversi soltanto per testimoniare, bisogna essere diversi anche per cambiare”, ha aggiunto.
“Quindi ho finito di cancellare?”, ricordo di aver pensato a questo punto nel sogno, e allora il mago, neanche mi avesse sentito, mi ha detto “non del tutto, anzi in un certo senso il tuo potere è diventato più grande, perché presto potrai cancellere non solo le pitture chimiche e le cose nocive ma anche le ingiustizie, le discriminazioni, i sentimenti delle persone che non sanno accogliere e amare. Ci vuole solo ancora un po’ di tempo, perciò goditi i prossimi 100 anni con Margherita e Sergio come il tuo cuore desidera.”
Sì, questo mi ha detto il mago, io devo aggiungere solo che la mattina, quando mi sono svegliato, mi sono sentito contento assai.
PERSONAGGI
I DISEGNI DI GIGI SCUOTTO