Caro Diario, la trasferta in Versilia della settimana scorsa è stata bella assai e ricca assai, dall’iniziativa su verità e lavoro promossa dal Consorzio Promozione & Sviluppo Le Bocchette alla visita alla fabbrica del carnevale passando per le decine di nuove belle persone che Cinzia e io abbiamo avuto modo di conoscere, a partire da Chiara Serreli e Simone Bigongiari, che con loro ormai per quanto mi riguarda sono al punto che ogni giorno continuo a inventarmi scuse per scambiare un saluto o condividere un pensiero perché faccio fatica ad abituarmi alla loro mancanza.
Ecco, proprio Simone è un po’ l’artefice di questa storia, perché l’Archimede che ti racconto oggi, al secolo Silvano Pellicci, è suo suocero e probabilmente non l’avrei mai conosciuto se non fossi passato per casa sua. Sai come vanno queste cose amico Diario, si scambiano quattro chiacchiere e a un certo punto mi parte l’embolo del narratore, e insomma penso che uno così lo devo raccontare.
La scintilla è scoccata mentre raccontavo di mio padre che si è costruito la casa tutto da solo e Silvano mi ha detto “anche io”, e poi mi ha chiesto come si chiama la cazzuola in napoletano e io gli ho risposto “a cucchiara”, e infine mi ha detto che lui ha fatto il falegname da quando aveva 11 anni.
Non lo so, spero di non essere stato scortese, perché non avevo neanche finito di decidere di intervistarlo che chiesto a Simone di registrare le nostre chiacchiere e di fare un po’ di foto, cosa che lui molto gentilmente ha fatto e dunque eccomi qua con la vera storia di Archimede, 80 anni, falegname, per un anno infermiere all’Ospedale Psichiatrico Maggiano che prima si chiamava ‘Spedale de’ pazzi di Fregionaia, qui puoi leggere tutta la storia, dopo di che è tornato a fare il falegname nell’Ospedale Psichiatrico fino alla pensione, dopo di che è cominciata la sua vita da inventore, perciò adesso mettiti comodo che mi sono fatto raccontare tutto.
«Vedi Vincenzo, come ti ho detto ho cominciato a raddrizzar chiodi che avevo 11 anni.
Sai, io da ragazzo ero mingherlino, non ce la facevo a lavorare la terra, non c’avevo il fisico per fare il contadino, e così mia madre mi ha messo a bottega da un falegname del nostro paese. Raddrizzavo chiodi, mettevo le cose a posto, poi pian pianino mi ha insegnato a usare la sega a mano e la pialla. Mi dava delle assi alte 8 centimetri e io le dovevo segare e poi con la pialla dovevo metterle a misura e a squadra, e da lì sono andato su su su su fino a saper fare un arco come questo, vieni che te lo faccio vedere.
Perché vedi di cose nella mia vita ne ho fatte tante – mobili, infissi, camere, botti – ma questo lavoro qui è stato particolarmente impegnativo, per forza di cose ho dovuto lavorare il legno all’incontrario, non per il verso del legno, e così è molto più complicato.
Mi è piaciuto molto fare il mio lavoro di falegname, ma insomma una volta in pensione non potevo starmene mica con le mani in mano e così è cominciata la mia vita da inventore.”
Dai, gli ho detto a questo punto, fammele vedere un po’ di queste tue invenzioni.
“Volentieri Vincenzo, seguimi”, mi ha detto mentre mi conduceva sul retro della casa.
“Li vedi questi pannelli solari? Ne ho costruiti 5, più di 30 anni fa, servono per riscaldare l’acqua, mi piaceva l’idea di farli da me. In particolare questi due che vedi qui vanno dietro al Sole”.
“Cioè?”
“Cioè girano su una ruota di bicicletta con un motorino che va piano piano, piano piano, gira su una testa di trapano conica e ha l’orologio e due timer di lavatrice per aggiustarlo.”
“Perché due?”
“Perché uno va avanti ma va troppo veloce e non rispetta l’orario, l’altro timer mi ha permesso di regolarlo. Abbiamo l’acqua a 53-55 gradi, sia nel bagnino agricolo che in casa.
Questa tenda invece viene tirata su quando c’è vento. Per costruire il marchingegno ho avuto bisogno di due relè, di mezzo grammofono, delle palline ad espansione del grammofono, quando c’è vento le palline si espandono e la tenda va su.
Prima la notte mi toccava levarmi per tirar su le corde, era stata già divelta due volte, ma adesso non lo faccio più.
Ah, l’avrai già capito da te ma comunque ci tengo a dire che le mie invenzioni sono realizzate tutte con materiali riciclati, qui i vicini quando hanno qualcosa che non va la portano a me e io la aggiusto.
Questo per esempio è un motore industriale di girarrosto che fa attaccare la corrente e quest’altro è un nastro trasportatore realizzato con motorini di lavatrice che ci fa risparmiare un sacco di fatica quando per esempio dobbiamo portare delle cose dal giardino alla casa.
Qui invece puoi vedere un’altra tenda elettrica realizzata con motorino di fotocopiatrice, si tira giù quando piove, serve a proteggere il forno, noi ogni due settimane facciamo il pane.
Questo marchingegno serve a schiacciare pinoli e nocciole, quest’altro ad arrotare le lame, questa è invece una sega a nastro, è nata da una mola ad aria che usavano nelle cave e questa serve invece per appuntare i lapis.”
“Non ci posso credere Silvano” mi è scappato a questo punto.
“E perché?”, mi ha risposto candido. “Vedi, questa è la macchina per togliere le foglie quando si raccolgono le olive, semplice, scuote i rami e poi un soffione sposta vie le foglie. Questa invece è la serra che si copre se la temperatura diventa troppo bassa o fa la grandine, naturalmente accade nelle sere d’inverno, è azionata anche questa da un motore di lavatrice e fa risparmiare molta fatica, un amico agricoltore qui vicino mi ha chiesto di farla anche per lui, perché sai Vincenzo, risolve un bel problema e si risparmia tanta fatica.”
Ecco amico Diario, questo è un poco ma solo un poco di Silvano “Archimede” Pellicci, 80 anni ai primi di Ottobre, falegname e inventore.
Ha ragione Cinzia amico Diario, Silvano è “peggio” di suo padre Salvatore, persone che sanno fare tanto, che resuscitano e danno nuova vita alle cose, anche se non fanno girare l’economia, nel senso che se fossimo tutte/i come loro ci sarebbero un mare di elettricisti, idraulici, falegnami, aggiusta cose, disoccupati.
Come dici caro Diario? Se Silvano avesse 20 anni sarebbe uno straordinario maker? Certo che sì. Che magari sarebbe bello fare incontrare un po’ di maker e di startupper con Silvano e anche con il papà di Cinzia, una giornata di brainstorming ma anche una specie di sfida / competizione senza limiti di età, secondo me ne verrebbero fuori belle cose. Sai che faccio?, ne parlo con Simone, vedo cosa ne pensa e ti faccio sapere.