Caro Diario, Alessandro l’avevo incontrato già due o forse tre volte, ogni tanto al ritorno da Roma mi fermo a “cenare” al bar dove lavora al Vomero, a volte cannolo siciliano e caffè, altre, più spesso, zeppola di san Giuseppe e caffè.
Nel bar di solito sono tutti gentili e sorridenti, però il suo modo di sorridere e di essere gentile mi aveva colpito di più, non te lo so dire perché, sta di fatto che la settimana scorsa ha detto una cosa sul senso del lavoro – non te la dico, preferisco che la senti da lui nel corso del suo racconto – che mi ha fatto venire la voglia di raccontarlo.
Non tornavo da Roma ma da Guardia Perticara, in provincia di Potenza, bella storia anche quella, è la prossima che ti racconto. Ero stanchissimo perché purtroppo quando viaggi verso il Sud non è mai normale, e io in un giorno ho fatto Napoli Potenza in treno, Potenza Guardia in auto e infine Guardia Napoli sempre in auto con un tratto di grandine talmente fitta che a un certo punto ci siamo dovuti fermare.
Ero assetato e stanco, ma visto che stavo al Vomero mi sono fermato al bar e Alessandro era di turno. Ho bevuto 5-6 bicchieri d’acqua rigorosamente liscia e in bicchiere di vetro, ho mangiato la zeppola e ho preso il caffè, dopo di che gli ho parlato di te e gli ho detto della mia idea di raccontarlo.
Non l’ha presa bene. No, amico Diario, non perché in fondo non gli facesse piacere, come tutte le persone normali quando qualcuno apprezza il loro lavoro è stato contento, perché diceva che lui non è che storia particolare avesse alle spalle, pensa che ancora l’altro ieri sera mi è apparso in chat con questo messaggio – Vincenzo buonasera, ho scritto un po’ di cose sul mio conto ma ti volevo dire che io sono una persona semplicissima, sei proprio sicuro di voler leggere e cercare di scrivere un articolo su di me – e naturalmente io gli ho risposto di sì, che io racconto proprio le persone normali, che sono proproprio loro, siamo proprio noi, che possiamo cambiare l’Italia e il mondo. Insomma poi ieri mi ha mandato la sua storia, l’ho ricopiata in forma di lettera proprio come me l’ha mandata lui.
«Caro Vincenzo, sono Alessandro Natale e sono nato nel 1980 a San Gaetano, come sai un quartiere popolarissimo della nostra città, precisamente in zona San Gregorio Armeno.
La mia è una famiglia semplicissima, padre dipendente comunale e madre casalinga che hanno messo al mondo 5 figli, io sono il quarto.
Dopo la separazione dei miei genitori, vicenda molto dolorosa e triste che preferisco per pudore non ricordare, mia madre, che è veramente una grande donna, ha continuato da sola a crescerci e a farci vivere nell’amore e nell’onestà.
Vedi Vincenzo, nelle famiglie come la mia più che studiare diventa importante lavorare e imparare un mestiere, e fu così che all’età di 14 anni iniziai a lavorare in un bar del Vasto, altro quartiere popolare, dove facevo consegne esterne. Ricordo che guadagnavo 20 mila lire a settimana e naturalmente 15 mila lire le davo a mia mamma.
Passano gli anni e con una maggiore consapevolezza cresce in me la voglia di diplomarmi e così inizio a frequentare dei corsi serali all’istituto alberghiero che all’epoca stava a via Manzoni. Sì Vincenzo, non sono certo l’unico, però la mattina lavoravo e la sera andavo a scuola ed è così che ho conseguito il diploma e sono contento di averlo fatto.
All’età di 20 anni vado via di casa e inizio il mio percorso lavorativo vero e proprio, quello da adulto autonomo. Faccio svariati lavori come il panettiere, il commesso, il cameriere, fino a quando riesco a trovare lavoro per l’azienda con la quale lavoro ancora adesso con la mansione di responsabile e da qui inizio a crescere dal punto di vista professionale.
Vincenzo, amo il mio lavoro, amo relazionarmi alle persone, amo confrontarmi e mettermi in discussione, amo lavorare in un ambiente sereno e collaborativo, capirai dunque perché al contrario mal sopporto la poca professionalità, l’atteggiamento di chi aspetta solo lo stipendio a fine mese, chi fa le cose con approssimazione, e naturalmetne trovo intollerabile qualunque forma di maleducazione.
Per me le persone devone essere coccolate quando entrano da noi, devono sentirsi a casa e trovare aria familiare, devono gustare un buon caffè associato a una buona frolla al limone.
Perché cito proprio la frolla al limone? Perché è una delle tante specialità che proponiamo ai nostri clienti, persino le divise che indossiamo e i colori che caratterizzano il nostro locale si ispirano ai limoni, ad Amalfi, alla costiera.
Nella mia vita privata metto al primo posto l’amore per mia madre, poi il lavoro e poi dedico il tempo che rimane al mio benessere. Per esempio mi piace ascoltare della buona musica tipo le canzoni della grande Mina, amo fare un po’ di sport e dunque faccio nuoto e palestra.
Vincenzo, cerco sempre di distinguermi, ma non perché penso di essere migliore di un altro ma perché è il mio modo di essere. E poi cerco sempre di cogliere qualcosa di positivo in ciò che le persone possono darmi, anche se ti devo confessare che più vado avanti e più mi capita di capita di incontrare sul mio cammino persone aride di sentimenti. Forse per questo sono ancora single, ma comunque non demordo, alla fine sono sicuro che al mondo c’è tanta brava gente.»
Ecco caro Diario, questo è Alessandro Natale, spero ti sia piaciuto.
Come dici? Anche senza violare la regola – come faccio sempre gli avevo detto che io racconto persone non le aziende per le quali lavorano – ha cercato comunque di farlo capire? Per me quello ci sta, è persino un segno di accattamento, però lo ha fatto con leggerezza e va bene così. Piuttosto ti devo dire che quando ha parlato di quello che gli piace e di quello che non gli piace sul lavoro mi ha ricordato mio padre con la storia del lavoro preso di faccia – quello fatto con dedizione e impegno, con la testa, con le manie con il cuore – e il lavoro fatto ‘a meglio ‘a meglio, quello che invece no, però questo te l’ho già raccontato tante volte e perciò mi fermo. Vomunque ritorno presto, ti devo raccontare di Guardia Perticaria.