Stefano Tagliabue e Jessica Malfatto li ho conosciuti a fine novembre 2015 a Roncade, durante le prove del TEDx. Giovani – entrambi 26enni – erano lì perché lui doveva raccontare Freestyle Pc for Kids – per favore non andate di fretta che cos’è ve lo dico dopo – ma si vedeva subito che lei era altrettanto importante, si vedeva per il modo gentile, complice, insomma bello, con il quale stavano sul palco, che io che da Napoli ero partito da solo mi sono detto «meno male che adesso arriva Luigi Strino», che anche lui prima l’ho raccontato e poi siamo diventati amici e si trovava a H-Farm per le attività legate a PonyU, la sua startup.
Ma torniamo a Stefano e a Jessica, che dopo le prove e poi anche a cena ci siamo messi a chiacchierare e così ho scoperto che lui è un tecnico informatico che dopo il diploma come perito elettrotecnico si era iscritto a ingegneria elettrica ma poi quando si è accorto che non non faceva per lui ha deciso di seguire la sua grande passione, l’informatica, e così si è iscritto a Scienze Informatiche, all’Università degli Studi di Milano, e ora gli manca solo la tesi per arrivare al traguardo. Jessica invece, che non ve l’ho detto ancora ma da un anno è la moglie di Stefano, dopo vari lavori come giornalista e consulente editoriale per agenzie letterarie e case editrici, ufficio stampa in aziende e digital media specialist in un’importante agenzia creativa, nel 2014 ha deciso di dire no al posto fisso e ha avviato una sua attività come consulente freelance in comunicazione e marketing online.
Si parlava, e io pensavo a come raccontarli, così giovani, determinati, con Stefano che sembra avere un carattere molto dolce e comunque non interrompe mai che però a un certo punto mi ferma per dire che ci tiene a precisare che Jessica ha iniziato a lavorare subito dopo il liceo, nel 2008, mentre frequentava l’università (Lettere Moderne) e poi, sempre mentre lavorava, ha conseguito un Master in Marketing e Comunicazione, promosso da IAB (con borsa di studio). «Nel frattempo ha pubblicato due libri con Historica Edizioni – aggiunge -, si è classificata due volte al Campiello Giovani ed è stata selezionata in oltre 100 concorsi nazionali e internazionali di scrittura creativa.»
«E tu, Stefano, quando hai cominciato?» «Beh, io a 14-15 anni mi divertivo a creare siti web, a smontare computer, a eliminare i virus dai pc di amici e parenti e ho sempre coltivato la passione per l’informatica e la tecnologia. Durante l’università ho lavorato come sviluppatore web, come tecnico informatico, riparando computer, e ho collaborato con diverse community in ambito Open Source. Ho sempre avuto il sogno di avviare una mia attività come tecnico informatico e sono riuscito a far diventare il mio sogno realtà nel 2014, quando ho aperto in una ex falegnameria in cui un tempo lavorava il nonno di mia moglie un negozio di assistenza e vendita informatica. Negli ultimi 3 anni ho lavorato anche al progetto per il quale mi hanno chiamato qui, Freestyle Pc for Kids. Adesso ci lavoriamo insieme io e Jessica, mantenendo comunque i nostri lavori: il negozio per me, l’attività freelance per lei.»
Calma, calma, che adesso ve lo dico di cosa si tratta, anzi ve lo faccio dire da Stefano, che così viene meglio: «A partire da Linux ho sviluppato un sistema operativo totalmente personalizzato che crea un ambiente digitale protetto dedicato ai bambini dai 3 ai 10 anni e l’ho messo in una chiavetta USB. Naturalmente è disponibile sia per pc Windows che Linux e MAC ed è economicamente alla portata se non proprio di tutti – purtroppo -, sicuramente di tantissimi. Basta collegare la chiavetta a un qualsiasi computer per avviare PcforKids e fare in modo che i bambini sperimentino, giochino, studino, si divertano in totale sicurezza. Una volta finito, si toglie la chiavetta dal computer e tutto torna come prima.» Per chi non si accontenta aggiungo che la suddetta chiavetta è da 8GB e ha al proprio interno quattro suite informatiche contenenti ciascuna circa 100 tra percorsi educativi multidisciplinari e giochi, e poi ancora un software per imparare l’uso della tastiera e del mouse indicato per i più piccoli, una suite «Office» interamente pensata per i bambini, un’area specificamente dedicata all’apprendimento della lingua inglese e un browser con un motore di ricerca sicuro già impostato e dedicato ai più piccoli.
Non so se voi siete sorpresi del successo di Freestyle Pc for Kids, io si, e un poco anche Stefano e Jessica.
«Te lo assicuro Vincenzo – mi dice ancora Stefano – non ci aspettavamo una richiesta iniziale così forte basata sostanzialmente soltanto sul passaparola: 3 mila ordini nei primi cinque mesi, molti dall’estero, Canada, Brasile e Sud Africa compresi. Siamo già alla seconda versione del sistema operativo, stiamo preparando le versioni in inglese, francese, tedesco e spagnolo, ci stiamo attrezzando per presentarci al meglio in Europa e nel resto del mondo, stiamo creando una rete una rete di rivenditori in tutta Italia – per adesso siamo a quota 80 – e stiamo verificando la possibilità di avviare un progetto pilota nelle scuole.»
Ecco, a questo punto direi che passata la sorpresa uno ci pensa su e si rende conto che le ragioni del successo sono sostanzialmente due. La prima è – diciamo così – di sistema, nel senso che al tempo di Internet una buona idea, soprattutto se risponde a un bisogno vero, è facile da utilizzare ed economicamente sostenibile per una famiglia media ha molte più possibilità di fare goal, nel senso di raggiungere lo scopo. La seconda, quella che secondo me fa la differenza, è data dal carattere, dall’approccio delle persone con il lavoro e la vita, dalla loro voglia di fare bene le cose perché è così che si fa.
Sentite come la raccontano Stefano e Jessica questa parte della loro storia: «Vincenzo, dietro ogni cosa c’è tanto lavoro, se vuoi riuscire devi essere disposto a fare tanti sacrifici, a metterci tanta passione e tanto entusiasmo, devi curare i particolari, a partire dal dialogo con i singoli utenti – i loro feedback sono preziosi – e dal controllo di ogni fase, dall’assistenza alle spedizioni».
Tradotto in ore di lavoro questo significa ad esempio che Stefano è in negozio dalle 7.30 del mattino alle 23 – 24 di sera, con due ore di pausa durante il giorno. Possibile? Possibile. Soprattutto se pensi che un’azienda per crescere deve prima saper camminare sulle proprie gambe.
«Si Vincenzo – mi raccontano convinti -, per il momento anche a livello economico stiamo andando avanti con le nostre forze, anche se abbiamo avuto diverse proposte da parte di potenziali investitori. La ragione è semplice, faticosa da sostenere ma semplice: vogliamo prima di tutto cercare di crescere in modo consapevole, perché se è vero che ricevere un finanziamento notevole è molto positivo e permette una crescita molto rapida, è altrettanto vero che bisogna essere in grado di gestire sia una crescita molto veloce che determinate cifre, nel senso che bisogna essere pronti per riceverle. Noi, in questo momento, sentiamo di voler crescere con le nostre gambe per creare prima di tutto una struttura solida. Non siamo imprenditori navigati e non abbiamo un’esperienza decennale, stiamo provando a diventarlo con il nostro lavoro giorno dopo giorno. Ecco, vogliamo prima dare delle risposte concrete, vogliamo essere concentrati sul nostro lavoro, sui numeri e sulla creazione di un’azienda che sia capace di camminare anche da sola.»
Ecco, la storia di Stefano e Jessica, innamorati nel lavoro e nella vita per ora si ferma qui. Ma sia chiaro che è solo per ora, perché continueremo a seguirli, perciò restate sintonizzati.