Questa storia qui comincia qualche settimana fa con un messaggio in chat, questo: «Buongiorno, ho letto la sua riflessione sul lavorobenfatto e la condivido pienamente. Proprio per non arrenderci, per valorizzare il talento e per fare networking con un gruppo di imprenditrici e libere professioniste abbiamo creato un’associazione, EnterprisinGirls. Siamo nate a Napoli lo scorso novembre e stiamo crescendo in tutt’Italia. Imprenditrici famose e giovanissime si siedono allo stesso tavolo per confrontarsi e crescere. Proviamo a dare servizi di qualità e a creare opportunità. Il 26 settembre saremo all’Expo, nello spazio Women for Expo, dopo aver vinto un bando, per una sessione di networking nel quale presenteremo il nostro modello ad altre donne. Ci darebbe una mano a farci conoscere per poter crescere? Grazie.»
Non so voi cosa avreste detto, la mia risposta è stata «perché no», con l’aggiunta che naturalmente anche io cerco di fare un #lavorobenfatto e perciò avevo bisogno di due cose: un po’ di tempo e di riferimenti per farmi un’idea più precisa e un po’ di sue righe sul senso di questo progetto, perché alla fine io ritorno sempre là, al fatto che racconto persone, donne e uomini che ci mettono la faccia, le idee, le cose che pensano e che fanno.
E’ stato così che ho saputo che Francesca Vitelli è laureata in scienze politiche, si è dedicata alla formazione professionale prima come tutor d’aula, poi come docente e orientatrice, poi come progettista di interventi formativi complessi fino a dirigere per dieci anni un ente di formazione e ricerca. Con la formazione Francesca conosce il mondo produttivo e ne sono rimane affascinata, ma questo è meglio se ve lo faccio raccontare da lei: «i processi e le metodologie organizzative del lavoro sono modelli in divenire che richiedono passione, competenza e curiosità. Come consulente per la Camera Di Commercio di Napoli e per le associazioni di categoria ho incrociato imprenditrici che hanno risvegliato parte dei geni del DNA. Figlia di una madre americana sono cresciuta con la consapevolezza che ognuno può diventare quel che vuole basandosi sulla propria intelligenza, determinazione e competenza. Un’etica calvinista del lavoro e un’indipendenza feroce – unite all’idea di potenzialità -, mi hanno insegnato a considerare il lavoro come irrinunciabile strumento per la realizzazione di obiettivi personali e collettivi. Ho iniziato, così, a studiare la normativa di settore sull’imprenditoria femminile e sulla conciliazione tra tempi di vita e di lavoro. Ho studiato, ho incontrato persone, ho ascoltato, ho riflettuto, ne ho scritto. Negli anni tanti sono stati gli incontri con donne che hanno ereditato un’impresa e che l’hanno creata e conoscerle mi ha fatto comprendere che raccontare le loro storie era un’avventura alla quale non volevo rinunciare.
Ho incontrato imprenditrici famose e donne sconosciute, manager di gruppi internazionali e piccole artigiane, madri e figlie, sorelle e cugine che lavorano fianco a fianco, tutte con un tratto comune: una passione da far scoprire. Sono storie di Di lava e d’acciaio perché raccontano di donne nate sotto un vulcano e temprate come l’acciaio, un patrimonio troppo a lungo rimasto nascosto. È stato uno scatto di dignità. Volevo far conoscere una realtà campana diversa dalla criminalità, l’arte di arrangiarsi, la pizza e il mandolino e così scrivendo le loro storie maturavo il convincimento che fosse giunto il momento di mettermi alla prova passando dalla pagina scritta alla creazione di un network per valorizzare il talento e creare opportunità di lavoro tra imprenditrici, libere professioniste e donne impegnate nel terzo settore. Secondo me non esiste l’economia di genere, l’economia non ha genere. Non esiste l’imprenditoria femminile, esiste un diverso approccio al lavoro, esiste un gap che le donne devono recuperare: imparare a far squadra. Perché da soli si cammina più speditamente ma insieme si va più lontano.»
Ecco, questa è Francesca come si racconta lei, Francesca che un anno fa decide che è venuto il momento di far diventare un lavoro l’attività di costruzione di reti umani, sociali e professionali per le quali ha sempre avuto una particolare predisposizione, e così nasce EnterprisinGirls, ma questo ve l’ho detto già.
Quello che invece non vi ho detto ancora che la sua vita da networker Francesca la vive ogni giorno più o meno così: La mattina, appena sveglia, accende il computer e controlla mail e social. Rapida scorsa ai quotidiani e si comincia: comunicare e promuovere le Egirls è un lavoro a tempo pieno. Tre o quattro ore di lavoro se ne vanno per rispondere, contattare e scrivere testi per il sito, per la piattaforma di lavoro ad accesso riservato per le sole associate, per memo e progetti da sviluppare per una filiera di Egirls o per una singola associata e poi via in auto per incontrare aspiranti nuove associate, per spiegare loro chi sono le Egirls, cosa vogliono fare e come lo fanno. Poi ci sono i sopralluoghi per le attività da organizzare: incontri di lavoro, sessioni di formazione, iniziative promozionali, visite alle sedi delle imprese delle associate per conoscere fino in fondo le realtà produttive da promuovere, campagne di marketing da condividere con chi nell’associazione di mestiere fa questo. La sera ci sono spesso happening a cui partecipare, a casa verso le undici di nuovo al Pc con i cani in braccio o distesi ai miei piedi e poi finalmente a letto.
Come dite? Questa non è una donna è un robot? E invece no, leggete come si racconta al di fuori del lavoro: «A tavola sono vegetariana ma nella lettura onnivora. Se leggo la passione è per il romanzo: corposo, coinvolgente, quello da cui non ti puoi staccare fino a che non scopri cosa ne è stato della terza generazione, i pronipoti dei protagonisti. Se scrivo il genere è altro, un “altro” difficile da definire, un po’ saggio, un po’ romanzo, un po’ autobiografia, la mia è comunque una vita vissuta attraverso le parole.
Le note? Quelle classiche Bach, Vivaldi, Mozart, Puccini. Quelle contemporanee Battisti, Mina, Dalla, Lionel Richie, Natalie Cool, Annie Lennox. Ah, amo tantissimo anche Glenn Miller. I miei film del cuore sono le commedie americane, da Doris Day a Woody Allen e Diane Keaton, passando per Meg Ryan e Barbara Streisand, le vedo e le rivedo volentieri.
Alla voce varie ed eventuali c’è infine una passione nata con me, gli animali. Sono un’etologa mancata dalla primissima infanzia e trascorro tutto il tempo libero con cani e gatti osservandoli affascinata. Considero Dian Fossey un mito.»
Ecco, direi che per quanto riguarda Francesca e la sua vita da networker è tutto, o quasi, diciamo fino alla prossima puntata.