Ormai lo sapete che ogni tanto la faccio, l’ultima volta è stato con Rodolfo Baggio, questa invece è la volta di Ilaria Vitellio, che quando una si racconta come ha fatto lei è inutile stare lì a sistemare il punto e la virgola, o racconti tu o racconta lei, e perciò meglio aprire virgolette e via, ve la leggete come si è pensata lei, che a me è piaciuto un sacco, e spero tanto che piaccia anche a voi.
Di mio ho aggiunto solo un pensiero alla fine, prima della sua breve bio, che anche quella non è un gioco ma piuttosto un modo per dire quanta conoscenza, competenza e fatica – rieccola -, c’è dietro un progetto come MappiNa, che in questo caso più ancora che negli altri è importante conoscerla, basta leggere e si capisce perché.
«Buongiorno Vincenzo, eccomi.
Mio padre è morto qualche mese prima che nascessi e così sono nata e cresciuta in una famiglia di tutte donne: mia madre, mia sorella, mia nonna e mia zia, che si è sempre vantata di essere la prima divorziata d’Italia.
Con gli anni, mi sono fatta l’idea che essere sopravvissuta a un contesto familiare siffatto, naturalmente popolato non solo di zie ma anche di zii e di cugini a morire (a bizzeffe), per giunta in una città come Napoli, mi abbia insegnato molto in merito alla tolleranza, alla creatività e alla trasversalità delle pratiche.
Ho scelto di iscrivermi ad architettura un minuto prima di pagare il bollettino alla posta, avevo con me anche quello di economia già compilato. Li, nei miei studi, ho incontrato l’urbanistica e tutto ciò che trattava l’urbano (geografia, sociologia e tutto il resto appresso) che confermavano la mia poca aderenza all’architettura e le mie perplessità di fronte a quei disegni di case o quartieri nel nulla.
Ho finito così per fare l’urbanista prima (partecipando da giovane consulente al Piano Regolatore di Napoli) e l’urban planner poi (programmi di sviluppo, piani strategici, etc.) incrociando professione e carriera universitaria (PHD, master, specializzazione, molti anni di docenza a contratto) per circa 15 anni.
Tra il 2010 e il 2011 decido di cambiare vita. Le prospettive universitarie si chiudono sempre più (come è noto da quelle parti il merito, se pure una ce l’ha, non è un criterio di accesso) e anche le ricerche si fanno sempre meno interessanti (la sensazione era quella di passare il tempo a pittare – pitturare – il cielo con ricerche che non avrebbero portato valore aggiunto né a me che le facevo né a chi eventualmente le leggeva). Così un po’ per voglia e un po’ per necessità mi prendo l’anno sabbatico e lo dedico alla mia famiglia e a me stessa. Mi diverto così tanto che la persona che era il mio compagno da 19 anni improvvisamente mi sposa e io colgo l’occasione per fare una grande festa.
Nel 2013 guardando le immagini dell’ultima ondata di rifiuti a Napoli e leggendo i commenti sui social che dividevano i napoletani tra quelli che sostengono che la nostra città è la più bella del mondo (gli entusiasti incondizionati) e quelli che invece la degradano a città violenta, sporca e incivile (i pessimisti ad oltranza) è nata MappiNa, con l’obbiettivo di cogliere tutto quello che stava nel mezzo di queste due immagini di città.
Vuoi sapere cosa ho fatto? Ho pensato e realizzato una piattaforma che mette in grado i cittadini di fare quello che ho insegnato per anni ai miei studenti ad architettura: guardare, ascoltare e raccontare la città a partire dall’esperienza quotidiana; promuovere dinamiche di riappropriazione delle risorse immateriali e materiali (ad esempio gli immobili abbandonati) di questa città.
In MappiNa tutti possono georeferenziare foto, video, suoni e testi e contribuire alla costruzione di una rinnovata immagine interna della città, senza stereotipi. Un’immagine che si materializza in mappe rappresentative di quella cultura urbana che si esprime nella street art, nei giochi in strada, negli incontri inaspettati, nelle pratiche di uso degli spazi pubblici, negli arredi urbani autoprodotti per rendere comoda la città (Mappa dei Luoghi); nei suoni e nelle parole ascoltate per strada (Mappa dei Suoni); nei suoi spazi incerti e immobili abbandonati (Mappa Abbandoni); nelle possibilità di riutilizzo anche temporaneo (Mappa delle Idee); nella varietà degli operatori che producono cultura e nella moltitudine di eventi che la diffondono (Mappa degli Attori ed Eventi).
L’obiettivo? Comporre una mappa che sia il prodotto di una narrazione collettiva, che apra ad un diverso sguardo, e sia una occasione dove sperimentare modi alternativi di attraversare e di trasformare la città.
A tal fine il progetto affianca alle attività on line azioni off line: Open labs dove attivare azioni leggere e a bassa frequenza sugli spazi urbani. In particolare attraverso i Laboratori di Mappatura Urbana (Storytelling) e i Workshop di Reimmaginazione di spazi e immobili abbandonati, selezionati attraverso la piattaforma, si promuovono iniziative in cui si invitano i cittadini e operatori culturali a esplorare territori, a ripensarli criticamente, a riconquistarli e re-immaginarli come luoghi di condivisione, apprendimento ed esperienza, a prendersene cura e valorizzarli attraverso un uso creativo e innovativo, anche temporaneo.
Come vanno le cose? Molto bene ma non abbastanza.
Che voglio dire? Voglio dire che MappiNa è cresciuta, sta crescendo, ha aperto in altre città (Roma, Milano, Venezia), conta circa 400 mappers con oltre 1600 contenuti caricati, ha vinto il primo premio Social Innovation AROUND Award 2014 per l’Innovazione sociale assegnato dalla Social Innovation Society, eppure tutto questo e molto altro ancora non basta. Si, è per questo ho deciso di lanciare una campagna di raccolta fondi.
Vuoi sapere cosa ci faremo con i soldi raccolti con il crowdfunding?
Restaureremo (sono pur sempre un’urbanista, restaurare mi piace di più di uploadare) la piattaforma e svilupperemo Mobile App per IOS e Android, il che ci permetterà lo sviluppo dei servizi geologalizzati (advertising, percorsi personalizzati e incontro domanda e offerta di spazi); implementeremo la georeferenziazione del patrimonio pubblico dismesso con inserimento dei dati mancanti rilevati attraverso comparazioni di database (che solleciterà le iniziative di riuso degli spazi abbandonati); attiveremo più workshop degli Open Labs con laboratori per il riuso, anche temporaneo, degli spazi e immobili abbandonati; faremo crescere e svilupperemo MappiNa nelle altre città. Abbiamo aperto su Roma, Milano, Venezia-Mestre, ma abbiamo bisogno di coinvolgere gli abitanti di queste e di altre città per fare una Grande Mappina partecipata, la più grande mai pensata e realizzata.
Non so a te, ma a me non sembra una cosa da poco.»
Ecco, questo è come si racconta Ilaria. Come ho promesso di mio aggiungo soltanto che quando le ho chiesto se aveva voglia di venire a raccontare Mappina nell’ambito di un’attività di laboratorio nel Rione Sanità non solo ci è venuta, a gratis, ma ha portato anche un ruoto di pasta al forno per 10 persone, con la motivazione che non è che i ragazzi potevano mangiare ogni giorno il panino. Ora io lo so che voi lo sapete quello che voglio dire, e che nessuno di voi mi chiederà «e questo che significa?» però ve lo dico lo stesso che per me una cosa così solo le persone veramente speciali la pensano, e la fanno, per il resto leggetevi la breve bio, che i titoli di Ilaria sono tanti, e belli, però lei quello più importante di tutti non lo ha potuto scrivere, e allora ve l’ho detto io, si chiama straordinaria umanità.
Breve bio di Ilaria Vitellio
Planner con specializzazione, master e dottorato-PhD in urbanistica e pianificazione.
Si occupa da diversi anni di strumenti di governo del territorio, di politiche urbane e territoriali e, recentemente, con particolare attenzione ai temi della costruzione multiattoriale di processi di rigenerazione urbana attraverso la sperimentazione di approcci quali il cultural plannig, community mapping, community planning 2.0, neogeografia e open data.
Ha svolto per diversi anni docenza a contratto presso la Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e seminari presso altre università, tra cui l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia – IUAV, l’Università degli Studi di Sassari – Alghero e recentemente presso la Summer School Emilio Sereni – Storia del Paesaggio Agrario Italiano, Istituto Alcide Cervi – Gattatico (RE). Ha collaborato a progetti di ricerca internazionali e nazionali presso università italiane e straniere.
Ha svolto consulenza professionale per le pubbliche amministrazioni nell’elaborazione strumenti di regolamentazione del territorio alle diverse scale, tra cui il Piano Asi – Provincia di Avellino; il Piano di area vasta – Comuni di Acerra, Afragola, Caivano, Casalnuovo e Casoria; i PRG – Comune di Napoli, Comune di Paola, Comune di Pietrelcina; il Prusst – Comune di Napoli; il Programma integrato urbano – Comune di Angri; la definizione Zone Franche Urbane – Comune di Napoli; l’accompagnamento tecnico del PIU Europa – Comune di Napoli.
Sempre per le pubbliche amministrazioni ha svolto consulenza per l’attivazione e la costruzione di processi di pianificazione strategica, in particolare a Napoli e Campobasso, e nella elaborazione dei relativi documenti.
Pubblicista di libri e saggi editi da Franco Angeli e Bruno Mondadori, recenzionista e referee delle maggiori riviste italiane di pianificazione e sviluppo territoriale (quali Territorio, ASUR, Urbanistica Informazioni, Dialoghi Internazionali, Nuova Informazione Bibliografica del Il Mulino, etc.).
Ha pubblicato il volume “Regimi urbani e grandi eventi. Napoli una città sospesa” (Franco Angeli, 2009) sul ruolo svolto dalle politiche culturali e dagli eventi nella trasformazione della città e nella costruzione multiattoriale dello sviluppo.
Componente di organi scientifici quali: Association of European Schools of Planning, Associazione Italiana di Storia Orale, Associazione italiana Scienze Regionali, Società Italiana Urbanisti, Istituto Nazionale di Urbanistica.
E’ coordinatore della Biennale dello Spazio Pubblico promossa dall’Istituto Nazionale di Urbanistica – INU e Ordine Nazionale degli Architetti.
E’ componete del Steering Committee di Smart City Exhibition promossa da Forum PA e si occupa dei laboratori formativi dell’Accademy
Ideatore e coordinatore della ricerca Città Open Source, della Biennale dello Spazio Pubblico che dissemina e ragiona sulle esperienze di innovazione sociale nei rigenerazione dello spazio pubblico attraverso il web 2.0 (co-working, community.hub, crowdsourcing urbano, gammification, urban makers, etc.).
Ideatore e animatore di MappiNa – Mappa Alternativa di Napoli, piattaforma di collaborative mapping e crowdsourcing urbano volta a costruire una immagine culturale della città fondandola sull’immaginazione pratica dei suoi abitanti e sulle possibilità di riuso di immobili e spazi abbandonati che ha vinto il premio Social Innovation Around 2014.
Componente del progetto ConfiscatiBene progetto partecipativo per favorire la trasparenza, il riuso e la valorizzazione dei beni confiscati alle mafie, attraverso la raccolta, l’analisi dei dati e il monitoraggio dei beni stessi; nominato nella short list per il premio Open Data Award 2015.