Caro Diario, tieni presente quando si dice del valore della scuola, delle opportunità che essa offre, dell’importanza di incontrare sulla propria strada buoni maestri? Si, parlo proprio della scuola di cui le mamme parlano con le altre mamme, a volte anche con i papà, quella che sa innovare, sa ascoltare, sa sostenere e accompagnare la voglia di imparare e di scoprire dei ragazzi, la scuola di cui racconta anche Colomba Punzo qui. Ecco amico mio, l’incontro di Raffaele La Ragione con il mandolino avviene in una scuola così, la Giacinto Diano di Pozzuoli, a 11 anni, in prima media, quando decide di partecipare, «per pura curiosità e senza avere idea di cosa fosse un mandolino», ad un corso extracurricolare gratuito tenuto dal maestro Gianluigi Sperindeo, che di certo non è un caso se Raffaele, ancora oggi che di anni ne ha 28, continua a parlarne con così tanto affetto.
«Ricordo che gli strumenti venivano dati in dotazione – racconta – e che grazie a quel progetto, esteso a varie scuole della provincia, il primo in Italia, venne costituita una orchestra giovanile a plettro (mandolini, mandole e chitarre) formata da circa 25 elementi. Facemmo concerti a Napoli, in Campania e in diverse città del Nord: Bologna, Vittorio Veneto, Mantova, al teatro Bibiena.
Vincenzo, credimi, quando sei un ragazzino di 12 – 13 anni e vivi un’esperienza così non la dimentichi più neanche se campi 969 anni come Matusalemme».
Scusa, non ti ho ancora detto che Raffaele, nonostante la giovane età, alla voce cose fatte, progetti realizzati, ha già all’attivo un bel po’ di cose.
Si è diplomato al Conservatorio “G. Verdi” di Milano, con il Maestro Ugo Orlandi, ha conseguito il Diploma Accademico di Secondo Livello in Mandolino, si è laureato in Discipline dell’Arte della Musica e dello Spettacolo presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna, con una tesi sulla tradizione liutaria e musicale della famiglia napoletana dei Calace, di prossima pubblicazione, «perché ho voluto dare più senso, maggiore profondità, al mio interesse per la ricerca musicologica e per il repertorio storico del mandolino.»
Ha collaborato con diverse formazioni orchestrali e da camera (solo per citarne alcune l’Orchestra Mozart, la Seoul Philarmonic Orchestra e I Solisti Veneti (con questi ultimi ha pubblicato il cd On the wings of Love Ermitage, 2008), lavorando con direttori del calibro di Claudio Abbado, Myung – Whun Chung e Claudio Scimone) e si è esibito in concerti in Italia e all’estero (Germania, Francia, Spagna, Grecia, Croazia, Slovacchia, Ungheria, Svezia, Cina, Giappone, Corea del Sud).
Da diversi anni collabora con l’Orchestra di Mandolini e Chitarre “Città di Brescia”, una delle realtà più interessanti del panorama degli strumenti a plettro, con la quale ha inciso diversi dischi monografici.
È coautore – ha curato il capitolo dedicato al mandolino -, del DVD didattico Musica Live edito da Mondadori nel 2009.
Nel 2013, in occasione del 150° anniversario della nascita, ha tenuto concerti dedicati a Raffaele Calace – personaggio approfondito anche in diversi studi – in Italia e all’estero (Napoli, Atene, Budapest ed Osaka) e sempre nello stesso anno è stato invitato, in occasione del 20° anniversario della scomparsa di Federico Fellini, a tenere il concerto di apertura alla rassegna a lui dedicata presso l’Istituto Italiano di Cultura di Bratislava.
È di quest’anno la pubblicazione, assieme ad Ugo Orlandi, del CD Nicola Maria Calace: Je Reviendrai.
Ecco, adesso che ti ho dato un’idea delle connessioni esistenti tra Raffaele e il lavoro ben fatto, posso aggiungere che gli piace collezionare spartiti antichi (ne ha un bel po’) e libri che raccontano Napoli con i suoi mille volti, e risvolti. E che gli piace un sacco pure ‘o pallone, ma si, il gioco del calcio; è tifosissimo del Napoli, anche se la condizione di “emigrato” in quel di Brescia lo costringe a guardare le partite da solo, dato che gli amici sono quasi tutti juventini.
Tornando alla storia del mandolino con la scuola, Raffaele mi dice che in realtà il mandolino oggi è senza scuola, nel senso che per imparare a suonarlo bisogna frequentare i licei musicali o i conservatori dato che non è stato inserito nella lista degli strumenti musicali che un bambino può scegliere di studiare nella scuola media ad indirizzo musicale.
«Vincenzo, credimi, e soprattutto scrivilo, c’è una battaglia in corso per inserire il mandolino nelle scuole. Siamo vittime di una discriminazione in piena regola dato che il nostro è uno strumento assai congeniale allo sviluppo psicofisico dei ragazzi di quella età. Sì, scrivilo che la nostra è una battaglia tutta da giocare e da vincere. Ma ci pensi come sarebbe bello se la meravigliosa esperienza che ho potuto fare io potesse diventare l’esperienza di tanti?»
Già. Come diceva Schopenhauer, «la musica, intesa come espressione del mondo, è una lingua universale al massimo grado e la sua universalità sta all’universalità dei concetti più o meno come i concetti stanno alle singole cose.»
Come? Dici che così è troppo difficile e che Schopenhauer non era mica un musicista? Va bene, allora ecco come l’ha detto sua maestà Frank Zappa: «Informazione non è conoscenza, | conoscenza non è saggezza, | saggezza non è verità, | verità non è bellezza, | bellezza non è amore, | amore non è musica. | La musica è la cosa migliore che esista.» Appunto.
Tornando a Raffaele e al suo amore per il mandolino ammetto che un po’ mi ha sorpreso quando mi ha detto che è stato a Padova, nel cui Conservatorio è stata istituita la prima cattedra di mandolino in Italia, ha fatto la sua scelta di vita. «Si, è stato lì che ho capito che quello che volevo fare nella vita era studiare e suonare il mandolino, che ho cominciato ad approfondire la storia, il repertorio e le possibilità del mio strumento, anche grazie al rapporto con il mio Maestro, Ugo Orlandi.»
Confesso che non ce l’ho fatta a trattenermi e così gli ho chiesto come è possibile che un napoletano debba andare a Padova per “scoprire” iI mandolino e lui mi ha risposto che per quanto possa sembrare paradossale, a Napoli è più difficile che altrove parlare di mandolino “classico”, perché è troppo radicato il ruolo che lo strumento ha nella canzone napoletana, è troppo forte il luogo comune che nel tempo lo ha fatto diventare, per taluni versi ridotto, a vero e proprio simbolo del folklore.
«Vincenzo, te la ricordi la scena di No, grazie, il caffè mi rende nervoso? Ma sì, quella nella quale il geniale Massimo Troisi si sente minacciato e dice “Nunn’è overo, io nun voglio cagnà Napule, a me me piace’ a pizza’, ‘o mandulino ecc.”? Ecco, è paradossale, ma è così. Direi che è anche dal rifiuto di questa “semplificazione” che nasce la mia passione per la ricerca ed il repertorio originale per mandolino, soprattutto quello napoletano. Da qui la mia tesi di laurea dedicata alla famiglia napoletana dei Calace, la più longeva dinastia di liutai al mondo (2009); il libro dedicato a Carlo Munier Il poeta del mandolino (2011) curato ancora una volta da Ugo Orlandi, dove mi sono occupato della parte “napoletana” ed il primo catalogo delle sue opere; il nuovo cd (prodotto da me ed Ugo Orlandi) dedicato alla figura di Nicola Maria Calace; gli altri lavori con L’Orchestra di Mandolini e Chitarre Città di Brescia, con la quale come ti ho detto collaboro ormai da 8 anni.»
Si, Brescia è diventata la città d’adozione di Raffaele, insegna in varie scuole, compresa quella dell’orchestra, ed accademie, e ha attualmente una trentina di allievi.
«Vincenzo, lo vogliamo dire come va detto? Oggi come oggi sono loro, i miei allievi, insieme ai concerti, il mio pane; ma io non mi lamento, sono contento, e ho molti nuovi progetti per il futuro, però ne parliamo più in là, nei primi mesi del 2015, che le cose è sempre meglio prima farle e poi dirle.»
Prima farle e poi dirle mi piace, assomiglia a “una cosa è fatta quando è fatta”, ma di questo ti racconto magari un’altra volta.
P. S.
Ecco. Adesso è fatta. Il CD prodotto da Brilliant Classics esce a Gennaio 2015. E della serie non finiremo mai di stupirvi dopo la cover trovate anche il video di presentazione.
Buona visione e buon ascolto.