Sei un buon leader?

Caro Diario, correva l’anno 2009 e sul mio blog prendevo spunto da un articolo di Bruce Weinstein intitolato «Are you a good leader?» per fare qualche domanda – considerazione insieme alle mie lettrici e ai miei lettori del tempo, ma su questo ci torno tra poco, perché prima è utile che io ti dica qualcosa di più sulla domanda e sull’articolo di Weinstein, che al tempo si rivolgeva in particolare ai C-Level del mondo delle banche e delle imprese e fu pubblicato su Business Week, mentre adesso l’ho ritrovato qui.

Ricordo che fui colpito in particolare dal reiterato utilizzato della parola «ethical», usata sette volte, tre nell’espressione «ethical obligation», una volta per parlare di «ethical responsabilty» e di «ethical leadership», una volta nella forma negativa, «deeply unethical», e una come sostantivo. E ricordo anche che due dei suoi dieci «comandamenti» per il buon leader, come puoi facilmente verificare, recitavano «Don’t make promises you can’t keep» e «Take responsability for your mistakes», sì, hai capito bene amico mio, «non fare promesse che non puoi mantenere» e «prenditi la responsabilità dei tuoi errori».
Il mio post si concludeva con alcune considerazioni che ti risparmio sui danni prodotti dalla cultura del leader uomo solo al comando e dalla scarsità di classi dirigenti, mentre invece voglio dirti che continuano a piacermi molto la parola «etica» e l’idea del buon leader che non fa promesse che non può mantenere e si prende la responsabilità dei propri errori.

Come dici? Se le regole fossero queste non ci sarebbero buoni leader né in Italia e né nel mondo? Se penso alle prime pagine dei giornali italiani mi viene di risponderti infatti, se penso alle persone che nel mio piccolo incontro, alle cose che mi capita di studiare e di raccontare ti dico che non è così, che i buoni leader ci sono, sono tanti, solo che non riescono a fare rete e a prendere il potere, mentre i cattivi leader si, loro con le loro schiere di yes man e women ce la fanno alla grande, e si sostengono gli uni con gli altri, cosa che i buoni leader non riescono a fare in misura sufficiente.

Come dici? Perché accade? Non lo so, o almeno non lo compiutamente, e però sono disposto a discuterne, magari con l’aiuto tuo, delle nostre lettrici e dei nostri lettori.
Per fare bene le cose direi di cominciare rispondendo a queste due domande:
1. Quali sono le caratteristiche del buon leader?
2. Perché i buoni leader sono gli esempi mentre i cattivi leader governano il mondo?
La discussione è seria, astinersi perditempo.

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Caro Diario, la discussione, per quanto non semplice, soprattutto in queste forme, sta cominciando a svilupparsi.

Per prima è arrivata Giovanna Manzi con questi pensieri:
«Discussione molto seria, credo che alla fine il buon leader per esprimersi debba lavorare in un ambiente favorevolmente positivo, ovvero che sia fertile per far crescere e realizzare progetti e sviluppare talenti. Queste condizioni non sono purtroppo quelle che connotano il governo, inteso come amministrazione della cosa pubblica, quindi i buoni leader ne rifuggono mentre i cattivi ne sono attratti. Si potrebbe confutare che se uno è un buon leader dovrebbe essere capace di modificare l’ambiente circostante e trasformare delle zolle improduttive in fertile humus, magari è vero, resta però il fatto che anche i buoni leader sono essere umani e preferiscono muoversi magari in ambiti a loro più favorevoli.»

Tiziano Arrigoni invece è intervenuto così:
«E se fosse proprio la logica dell’uomo solo al comando, dell’io e non del noi il problema? La molla che sviluppa una narrazione con molti interpreti, dai gufi ai professoroni, da menomale che c’è lui, alle rottamazioni e alle resurrezioni? Forse per definizione il leader – uomo solo ha bisogno di yes men che siano necessariamente mediocri e che non oscurino le sue mediocrità. E questo impedisce o comunque ostaccola la crescita di leader buoni. Chissà.»

Infine sono arrivati Osvaldo Cammarota e Domenico Mimmo Pennone con due pensieri brevi. Osvaldo sottolineando che «purtroppo abbiamo leader senza “ship” e “ship” senza leader» per poi aggiungere che «questo accade per le ragioni che tu stesso Vincenzo evidenzi nell’articolo e che condivido». Mimmo ricordando che «il buon leader è quello che ti porta a raggiungere risultati comuni», cosa come sappiamo non facile per molte ragioni, a partire da quelle ricordate da Giovanna.

Ecco amico Diario, prima di salutarti un ringraziamento e una citazione che è anche un po’ un invito.
Il ringraziamento va a Giovanna, Tiziano, Osvaldo e Mimmo che non mi hanno lasciato solo con i miei pensieri.
La citazione è di Pericle, eccola: “Solo perché non ti curi di avere un interesse alla politica non significa che la politica non si prenda un interesse su di te”.
L’invito è a non perdere la voglia di discutere, perché Pericle tiene ragione.
Partecipare è facile, basta inviare una mail a partecipa@lavorobenfatto.org, tutti gli interventi sarano pubblicati.

MATTEO BELLEGONI
Caro Vincenzo, si potrebbero dire tante cose in merito alle tue domande, ma, sebbene non sia proprio una mia dote, cercherò di essere breve e sintetico.
Per quanto riguarda la prima domanda la risposta che mi viene spontanea è “il senso del tempo”.
Questa risposta è legata ad una metafora musicale e in particolar modo al jazz, forse uno dei più belli e complessi generi musicali che l’uomo abbia inventato, tolta ovviamente la musica classica, anche se la metafora varrebbe tranquillamente anche per essa, perché senza un buon direttore d’orchestra, che appunto da il tempo, l’orchestra non potrebbe suonare bene nemmeno la più nobile e bella delle sinfonie.
Lo dico per esperienza personale e già ho avuto modo di esprimere in passato, tra le tue pagine, questo pensiero, e penso che, che si tratti di jazz, musica classica o mazurca, puoi essere un ottimo solista, ma se non sai trascinarti tutti dietro il tuo tempo e al contempo rispettare il tempo dei tuoi compagni, sarai pure un ottimo solista, ma non sarai mai un leader ed è bene che suoni da solo.
Dicevi che un buon leader si prende la responsabilità dei propri errori, ebbene, io non so se sia stato un buon leader e se mai lo sarò, ma posso serenamente dirti che questo è stato il mio principale errore : se ti metti a correre mentre gli altri camminano, quello che spesso accade è che i tuoi compagni non ti seguiranno e sceglieranno qualcuno che rispetterà di più il loro passo.
Alla seconda domanda è ancora più difficile dare una risposta e quindi mi atterrò agli esempi già fatti, sempre per cercare di rispettare la mia promessa di brevità, visto che è l’altra dote che citavi.
Se il buon leader è quello che prova a farti aumentare il passo, come detto rispettando il senso del tempo, per farti raggiungere nuove mete, il cattivo leader è quello che ti dice di sederti perché ci penserà lui a raggiungere la meta per te e questo, come puoi ben capire, ci illude di poter raggiungere nuovi traguardi senza sprecare nemmeno un briciolo di energia.
Se ci pensi bene questo è anche il bivio che abbiamo davanti rispetto all’utilizzo e l’implementazione dell’intelligenza artificiale : ci sarà chi, ahimè credo pochi, proverà ad utilizzarla per raggiungere nuovi traguardi umani, ci sarà invece chi si siederà e lascerà che l’I.A. faccia tutto al proprio posto, rinunciando al proprio ruolo nello sviluppo presente e futuro del mondo.

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